lunedì 30 giugno 2008

Stasera in assemblea

Stasera, in un clima arroventato ( enon per motivi politici) si terrà dalle ore 18.30 la IV assemblea comunale del Pd di San Gimignano. Saremo ad Ulignano, anche per dare l'idea di un PD fisicamente vicino ai Sangimignanesi. Ho un sacco di cose da dire. Spero sia una serata utile. Iniziamo a condividere il percorso di avvicinmento alle elezioni amministyrative e politiche del 2009, ragionando insieme su come essere partito di mediazione e di razppresentanza per la più larga parte dei Sangimignanesi. A dopo.

Due verità.

Venerdi 27 giugno ho partercipato alle terza Assemblea provinciale del PD senese. Non è andata male, dopo la batosta elettorale. Ho condiviso lo spirito della relazione di Simone Bezzini e il suo "basta!". Tra gli interventi più lucidi quello di Fabrizio Vigni e Niccolò Guicciardini. Ma questa non è una novità. Sono intervenuto anche io, questa volta non potevo rinunciare. Ho detto, più o meno, queste cose. A presto.

"Ci sono due verità, dure quanto amare.
La prima è che adesso, davvero, ci siamo accorti che ha vinto la Destra. Che Destra era prima del voto, mascherata da centrodestra e Destra rimane dopo i primi provvedimenti del Governo. Peraltro, è anche una Destra in affitto, molto personale.
La seconda, che è anche il tema di stasera, è che c’è una cosa sola peggiore della pesante sconfitta elettorale: ed è il fallimento della brillante idea (cosa rara a sinistra) del progetto politico che risponde al nome di Partito Democratico.
Se così è, mi pare, allora si pongono davanti a noi alcune questioni su cui interrogarsi.
Intanto, sarebbe sbagliato impiegare questi anni di opposizione che ci attendono giocando sull’equivoco che la nostra credibilità nell’essere e nel fare opposizione si misuri con quanto saremo capaci di urlare più degli altri, pensando nel sottobosco a posizionare noi stessi o i nostri vicini in vista di una (alquanto incerta) futura vittoria.
Quello che dovremmo fare è costruire una proposta alternativa di governo che investe prima di tutto il tema di come non far fallire il progetto politico Partito Democratico.
Il partito non c’è ancora, c’è da poco in alcuni casi, come anche qui da noi.
Non sarà, spiace dirlo, con discussioni d’apparato, cavilli organizzativi come si legge sui giornali in questi giorni da parte dei nostri leaders, che risolveremo il problema.
La nostra priorità, con buona pace di quel che ne pensi il nazionale, è dare compiutezza al progetto PD. Vale anche per la nostra provincia, ha ragione Simone.
Penso che abbiamo tutti un grande bisogno di discutere.
Non partiamo da zero, non abbiamo solo macerie intorno a noi, ci sono tante democratiche e tanti democratici disorientati, ma siamo in piedi con passione e con la voglia di reagire. Reagire all’ondata della Destra, alla sua demagogia ed anche, tuttavia, al suo essere, drammaticamente per noi, più in sintonia col cuore degli Italiani.
E penso che dobbiamo discutere con franchezza di molte cose, a partire da quello che è stata la fotografia del voto, fino a quelle questioni che sono irrisolte nel nostro campo dal 2001. Aggredire, questa volta fino in fondo, le ragioni profonde della nostra sconfitta e dell’essere minoranza nel Paese (abbiamo perso con la forbice più alta dal ’94 ad oggi).
Ci servono linea e struttura del partito. Ma se prima non discuteremo delle cause che ci rendono estranei alla fascia produttiva del Paese (per esempio) e minoranza stabile tra gli Italiani, non avremo mai linea e la struttura sarà sempre più vuota.
Dovremo usare anche un linguaggio nuovo, almeno nuovo per noi. Per stare in cronaca (e cito solo questo tema per brevità) sulla sicurezza, che va di pari passo con quello della legalità e della giustizia, noi siamo afoni. E non sono tra quelli che pensano che la sicurezza sia né di destra né di sinistra. Penso che la sicurezza sia un diritto di tutti, ma come non vedere che a seconda delle culture politiche che vi stanno dietro e che le sorreggono ci sono scelte del decisore pubblico a volte diametralmente opposte? Prendiamo l’Europa e capiremo.
Anche qui. Parlare di Europa per una misera discussione d’apparato è quanto di meno utile si possa fare. Mi e ci appassionano come le frasi brillanti del ministro Carfagna. C’è, ancora una volta, un errore di prospettiva e di metodo. Manca la discussione. Il no dell’Irlanda al Trattato di Lisbona, per esempio, dovrebbe darci la misura di quanto sia necessaria una franca discussione sul progetto politico Europa. La mia opinione è che sia tremendamente urgente rilanciare un’idea ed un progetto politico di Europa che sia condiviso e percepibile dagli europei. I quali altro non attendono, forse (qui il condizionale è d’obbligo) di toccare con mano un’Europa politica che parli la stessa lingua in materia di immigrazione, diritti, lavoro, energia, politica estera. Tutti temi sui quali, fin troppo, la UE è apparsa incerta e non in grado di produrre “vantaggi” per i cittadini europei che – a mio avviso a torto – hanno cominciato a guardarla con più sospetto e sfiducia. Il NO irlandese, se così è, può essere letto non come un no all’Europa ma un NO all’assenza di un progetto politico. E’ di questo che mi piacerebbe sentire parlare Rutelli e tanti altri, prima ancora di aver stabilito a tavolino, sempre e solo in tre, con chi ci sederemo al Parlamento Europeo. Abbiamo un grande bisogno di conoscere la UE, di capire, di discutere quale Europa “politica” vogliamo. Se poi ci facessero anche votare dentro al PD non sarebbe tanto una novità, quanto un atto politico coerente con il nostro Statuto nazionale e con il grande progetto politico democratico che è il PD. Altrimenti, la domanda è d’obbligo, se i referendum non li facciamo su queste macro-questioni, che cosa li abbiamo previsti a fare?
E’ così, su queste questioni, che completiamo e definiamo il progetto PD.
E’ così che ci facciamo popolo, come dice Veltroni.
E’ così che opereremo quello che molti chiamano “radicamento” e che spesso viene confuso con quante sedi apriamo. Il punto, oggi, è che radicamento fa rima con rappresentanza e capacità di mediazione: quanto popolo rappresentiamo, quale partito siamo e per quale paese?
Non sarà semplice, abbiamo però cinque anni di tempo per farlo, non confidando anche questa volta però in un’alleanza dell’ultima ora o nella buona sorte come abbiamo fatto già dopo il 2001. Intanto, perché un Prodi non ci sarà più la prossima volta e poi perché penso che, per essere maggioritari davvero e non più a parole, non ci basterà avere una piazza gremita festante o un buon programma di governo.
Il tema, e la sfida, è molto ma molto più seria.
Ci servirà un partito vero, ma soprattutto una proposta culturale e programmatica che sappia includere e rappresentare la società italiana, una volta compresa per bene l’attuale composizione sociale del nostro voto.
Evitando, tutti quanti, il rischio concreto che sta correndo il PD: quello di essere non un Partito Democratico propriamente detto, quello in cui credo ancora con forza, ma una confederazione di gruppi e componenti varie che determina scelte e assetti a tutti i livelli. Vale anche per la nostra Provincia dove abbiamo, a partire da stasera, un grande bisogno di organismi legittimati di confronto e decisione pubblica e democratica, evitando i canali personali, le logiche di appartenenza.
Il 2009 in provincia di Siena sarà importante per le scadenze amministrative certo, ma anche – aggiungo sommessamente - per il futuro del nostro partito, per un suo nuovo gruppo dirigente, per una sua nuova organizzazione.
Insomma: un partito che la smetta di voltarsi indietro, un partito che guardi al futuro, davvero, dove ci si ritrovi per dire “ciò che si pensa” e “quel che si vuol fare” e non per dichiarare “con chi si sta”.

Andrea Marrucci
Siena, 27 giugno 2008

Allora partiamo!

Dunque, dopo anni passati a scrivere per quello e per quell'altro, da oggi scriveremo di noi (e su di noi), utilizzando questo blog.
Ovviamente l'idea mi affascina. Resta da vedere quanto tempo avremo per dedicarcisi con continuità. Lo valuteremo a tempo debito.
Adesso è ora di partire, con l'entusiasmo che accompagna ogni nuova avventura!