lunedì 22 dicembre 2008

Tutti con Sara!

oggi è una giornata tristissima. da stamani aspettiamo notizie rassicuranti sulle condizioni di vita (perchè di questo si tratta) di nostri concittadini, Sangimignanesi come noi. Sara è ancora sotto le macerie, non arrivano notizie buone ancora. Noi siamo qui a lavoro e la lucida cobnsapevolezza di non poter far niente da qui, a 40 km di distanza rende ancora più rabbiosa questa giornata. Sono con la testa lì da stamani, a lavoro non sto compicciando niente, prego perchè la tirino fuori, Vigili del fuoco, volontari, protezione civile, operai del Comune, tuttiiiii.....forza, Sara!

giovedì 18 dicembre 2008

Fiorentina - Torino 0 - 1. Il Toro che non ti aspetti...


Il Toro, nel suo momento peggiore, batte a Firenze i cugini della viola...
Che sia, al di là della coppa Italia, un timido segnale di svolta?
Forse sì, dato che ieri sera sono successe insieme due cose finora quasi impossibili:
vincere una partita e un gol siglato da Rolando Bianchi!
Forza Toro

martedì 9 dicembre 2008

Povero Toro...

Il Torino Football Club S.p.A. comunica di aver esonerato dall'incarico Gianni De Biasi ed il suo staff. La società ringrazia il tecnico per il lavoro svolto in questi anni, augurandogli i migliori successi professionali per il futuro.
Il nuovo allenatore è Walter Novellino. Oggi alle ore 15.00 allenamento a porte aperte.
Povero Toro!
Ma davvero noi tifosi granata meritiamo tutto questo?

Obama e la modernizzazione ecologica dell'economia americana

Il giorno dopo la diffusione dei dati sull'occupazione USA, che parlano di 533.000posti di lavoro in meno solo nel mese di novembre, e l'ennesimo tracollo delle Borse mondiali, il presidente eletto Barack Obama ha presentato, nel discorso radiofonico del sabato al popolo americano, il più imponente piano di investimenti dagli anni '30 ad oggi.
Dall'epoca, per intenderci, del New Deal di Franklin Delano Rooswelt e John Mainard Keynes. Per invertire la tendenza di un'economia sempre più febbricitante, Barack Obama sarebbe pronto a stanziare 136 milioni di dollari solo per le infrastrutture stradali e ferroviarie.
Come nel periodo del New Deal, il presidente eletto punta a far salir ei consumi dando una nuov apossibilità ai disoccupati, con l'obiettivo di creare 2,5 milioni di posti di lavoro entro il 2011. E siccome la crisi sarà lunga e "prima di migliorare dovrà peggiorare", il team economico di Obama sa che solo un intervento sistematico può rimettere l'economia americana sui giusti binari.
Per questo motivo gli investimenti non riguarderanno solo strade e ferrovie, ma soprattutto la diffusione capillare della banda larga (attualmente gli USA sono al 15° posto nel mondo per la diffusione di questa tecnologia), il risparmio energetico negli edifici pubblici, l'ammodernamento degli edifici scolastici, la riforma del sistema sanitario americano.
Una scossa che se confermata andrà ad agire sui fondamenti stessi del sistema economico statunitense, così come disegnato dai tempi di Reagan in poi.Non si tratterà però di interventi a pioggia, né di palliativi a sostegno dei consumi. I singoli Stati dell'Unione saranno infatti parte attiva nell'attuazione del piano di investimenti. Nel caso in cui i fondi stanziati non vengano utilizzati in tempi rapidi, questi verranno sottratti e dirottati in altri ambiti. Insomma un richiamo alla collaborazione di tutti gi attori istituzionali, al di là di qualsiasi posizione politica rappresentino. Un'epoca nuova quella che sta preparando il Presidente eletto nel countdown che lo separa dal 20 gennaio 2009, giorno del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca.
Dopo lo stanziamento di circa 17 miliardi di dollari a sostegno del settore automobilistico, Barack Obama appare deciso a difendere l'industria americana e a traghettare il paese fuori dalla crisi, creando posti di lavoro, e opportunità di investimento. Contribuendo in sostanza a restituire fiducia e sicurezza ai cittadini americani.
Il tutto mentre l'Europa sta a guardare.
Interventi di questo tipo sarebbero infatti considerati da Bruxelles un palese aiuto di Stato. E in attesa che la macchina europea riesca a muoversi in maniera condivisa per difendere il proprio sistema economico, in Italia il governo non trova di meglio da fare che tagliare gli investimenti e le agevolazioni alla scuola e per il risparmio energetico.

venerdì 5 dicembre 2008

A Poznan (Polonia) per il dopo Kyoto...e l'Italia?

The United Nations Climate Change Conference in Poznań opened on Monday, 1 December.
The Conference is a milestone on the road to success for the processes which were launched under the Bali Road Map.
The meeting comes midway between COP 13 in Bali, which saw the launch of negotiations on strengthened international action on climate change, and COP 15 Copenhagen, at which the negotiations are set to conclude.

The Conference includes the 29th sessions of the Convention’s subsidiary bodies - SBSTA and SBI – as well as the 4th session of the AWG-LCA and the 2nd part of the 6th session of the AWG-KP. Almost eleven thousand participants are attending the Poznań meeting, which will both advance international cooperation on a future climate change regime and ensure progress on key issues.

Nelle due settimane di conferenza i Paesi membri devono trovare un accordo sulla lotta alle emissioni di gas serra a partire dal 2012 (il cosi detto "post-Kyoto"), da adottare poi alla Conferenza di Copenaghen fissata per il 2009.
Il "Kyoto-2", cioè il futuro accordo sui mutamenti climatici che sostituirà il Protocollo di Kyoto a partire dal 2012, risulta essere al centro delle attenzioni: l'obiettivo degli Stati membri, dichiarato al termine della Conferenza di Balì dello scorso anno, è quello di coinvolgere dentro il nuovo e più ambizioso accordo sia le grandi economie industrializzate che fino ad oggi non si sono impegnate, come gli Stati Uniti, sia i Paesi in via di sviluppo.

La posizione su questi temi dell'Italia è nota, e purtroppo non è di avanguardia.
Guardiamo con fiducia a queste due settimane di lavoro augurandoci un esito positivo ed un accordo all'altezza della sfida che riguarda l'umanità intera.
Il link per seguire i lavori è il seguente:
www.unfccc.int

Bush: "sulla guerra in Iraq ho sbagliato"....

E’ davvero incredibile!
Una mattina il Presidente uscente degli Stati Uniti W.Bush si alza e dice: “l'Iraq è stato un errore. Il più grande rimpianto di tutta la mia presidenza è certamente il fallimento dell'Intelligence sull'Iraq”. George W. Bush tira le somme della sua amministrazione durante un’intervista alla ABC.
Un mea culpa che arriva in ritardo ma che fa luce su alcuni importanti aspetti, come le informazioni di intelligence infondate circa la caccia alle armi di distruzione di massa, di uno dei conflitti più controversi delle storia recente. “Credo di essere stato impreparato alla guerra - ha detto Bush -. Non avevo fatto campagna elettorale dicendo ‘Per favore votatemi, io riuscirò a gestire un attacco’. Insomma non mi aspettavo un guerra”. Questo, francamente, è l’unico aspetto sul quale non mi sento di colpevolizzarlo.
E tuttavia la sua risposta, e quella del Governo italiano, poteva essere assai diversa. Bush continua ad analizzare la situazione con il “senno del poi” e spiega: “Molta gente si è giocata la reputazione su questo dicendo che le armi di distruzione di massa erano un motivo valido per rimuovere Saddam Hussein. Non posso disfare quello che è stato fatto”.

Può essere una magra consolazione per chi, come me, partecipò a Roma il 15 febbraio 2003 alla grande manifestazione planetaria per il ‘no’ alla guerra all’Iraq, giudicata allora come inopportuna, insensata e fondata su ragioni ambigue e poco credibili.

Soprattutto non può esserlo per chi ha visto morire i propri figli o i propri cari, siano stati civili iracheni o militari americani o di altre nazionalità. Le armi di distruzione di massa, l’unilateralismo, il primato dell’America, la democrazia d’esportazione che si presenta con le bombe sono stati i “must” di una tragica campagna di guerra che ha rimosso sì Saddam Hussein (e quando un tiranno cade il mondo democratico plaude) ma che non ha fornito allo stesso tempo, data l’inconsistenza delle premesse, una soluzione più efficace, democratica e popolare al quel paese ed ai suoi abitanti. Tutt’altro.
Semmai ha inasprito conflitti latenti, anche tra culture, seminando odio e distruzione.

Oggi, fortunatamente, assistiamo ad una svolta nella politica estera degli Usa, nell'ottica del multilateralismo. Tra le linee guida del presidente eletto, Barack Obama, c’è la priorità di un’uscita rapida dall’Iraq a fronte di un impegno maggiore nell’opera di ricostruzione dell'Afghanistan.

“Not in my name”: a maggiore ragione, oggi più di ieri, rifaccio mio lo slogan che utilizzammo allora contro la guerra in Iraq.

Ecco l'idea di futuro che hanno i nostri governanti...

Ecco una “norma-mostro” contenuta nel decreto anti-crisi, che si aggiunge al già eliminato obbligo di accompagnare le compra-vendite di immobili con il certificato di qualità energetica: stiamo parlando dell’annullamento retroattivo dell’agevolazione fiscale (detrazione del 55%) sul risparmio energetico (azioni di ristrutturazione, cambio caldaie, infissi, elettrodomestici ad alta efficienza, motori industriali, impianti per la produzione da fonti rinnovabili) introdotto da Bersani.
E’ un provvedimento che è lo specchio di una cultura politica: dannosa per le tasche dei cittadini che sceglievano di costruire o ristrutturare le proprie case con criteri di risparmio energetico e impiegando fonti rinnovabili; dannosa, in tempi di crisi, per la piccola e media impresa che in questi settori trova occasione di rilancio; deleteria per migliorare la qualità e l'efficienza del patrimonio edilizio del paese; controproducente per ridurre i consumi energetici delle famiglie e quindi alleggerire i costi delle bollette; pessima per dare un contributo al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e alla lotta ai mutamenti climatici. Inoltre aggiungo, essendo una norma retroattiva, fa spregio delle più elementari regole di uno Stato di diritto degno di questo nome.

Vi segnalo, tra i tanti questo approfondimento:

Decretazione d'urgenza: l'effetto "bomba a grappolo" anche sul risparmio energetico

Il 29 novembre 2008, il Governo ha licenziato un decreto-legge dal notevole titolo "Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale".Contiene, come d'abitudine ormai, le più disparate disposizioni nelle più disparate materie. E, come altrettanto d'abitudine, giornali e commentatori politici sembrano averne percepito solo le questioni di più facile impatto. Esplode la bomba della social card e dell'una-tantum ai redditi più bassi, si dibatte ferocemente sull'iva delle pay-tv.Ma si tratta solo dell'ordigno principale, quello che attira l'attenzione e che, come è tipico delle bombe a grappolo, contiene nel suo corpo un certo numero di submunizioni che vengono scagliate a distanza e si sparpagliano sul terreno. Bisogna inciamparci per capire tutta la loro potenza.Annidati nell'articolo 29 del Decreto, pochi commi insabbiano quasi completamente una delle più importanti politiche strategiche introdotte da qualche anno nel nostro paese: quella della somministrazione di incentivi diffusi ai cittadini e alle imprese per gli interventi effettuati sui loro edifici e sui loro impianti, a favore del risparmio energetico (il cosiddetto 55%).
È il caso di valutare con attenzione la modalità con la quale il testo di legge affronta la questione:- al comma 1 si esaminano – insieme – i crediti di imposta previsti dalla Finanziaria 2007 per le spese di attività di ricerca (articolo 1, commi da 280 a 283) e per l'efficienza energetica degli edifici (articolo 1, commi da 344 a 347).- al comma 2 si decreta che l'insieme dei due crediti d'imposta non possano superare lo "stanziamento nel bilancio dello Stato della somma complessiva di 375,2 milioni di euro per l'anno 2008, di 533,6 milioni di euro per l'anno 2009, di 654 milioni di euro per l'anno 2010 e di 65,4 milioni di euro per l'anno 2011".- al comma 6 si specifica che le detrazioni per l'efficienza energetica "sono confermate, fermi restando i requisiti e le condizioni previste nelle norme sopra richiamate".- al comma 7 si specifica che per gli interventi relativi al 2008 e i tre anni seguenti, il contribuente dovrà inviare alla Agenzia delle entrate, per via telematica, "apposita istanza per consentire il monitoraggio della spesa e la verifica del rispetto dei limiti di spesa complessivi pari a 82,7 milioni di euro per l'anno 2009, a 185,9 milioni di euro per l'anno 2010, e 314,8 milioni di euro per l'anno 2011".- nello stesso comma si ricorda che "l'Agenzia delle entrate esamina le istanze secondo l'ordine cronologico di invio delle stesse e comunica, esclusivamente in via telematica, entro 30 giorni dalla ricezione dell'istanza, l'esito della verifica stessa agli interessati. La fruizione della detrazione è subordinata alla ricezione dell'assenso da parte della medesima Agenzia. L'assenso si intende non fornito decorsi 30 giorni dalla presentazione dell'istanza senza esplicita comunicazione di accoglimento da parte dell'Agenzia delle entrate".- al comma 8 si dà mandato al Direttore dell'Agenzia di emanare il modello telematico da utilizzare, "contenente tutti i dati necessari alla verifica dello stanziamento (...), ivi inclusa l'indicazione del numero di rate annuali in cui il contribuente sceglie di ripartire la detrazione spettante."- al comma 9 si segnala che per gli interventi già avvenuti nel 2008 si potrà inviare il modulo all'Agenzia dal 15 gennaio al 28 febbraio 2009. Negli anni successivi da giugno a dicembre.- al comma 10 si concede ai suddetti contribuenti (solo persone fisiche e non imprese) che non siano riusciti a inviare il modulo, o abbiano avuto risposta negativa, o non abbiano ricevuto risposta, di ricorrere alla detrazione 36% sulle ristrutturazioni, già esistente da una decina di anni (per un massimo di costi sostenuti pari a 48.000 euro).
Fermo restando che la breve parte del decreto dedicata alla materia risulta per molti versi oscura, nel complesso siamo di fronte all'ennesima testimonianza di una capacità di fare danni probabilmente molto al di là delle stesse valutazioni dei Decisori (come è per altro tipico delle bombe a grappolo) . Il succo del provvedimento è che un incentivo allargato e senza limiti di stanziamento nazionale viene trasformato in una specie di bando a budget strettissimi e a tempi limitati, che non dà al contribuente alcuna garanzia di ricevere il beneficio (è del tutto incerto persino che gli interventi effettuati nel 2008, sotto la pregressa e diversa normativa, siano passibili di riconoscimento). L'incomprensibilità della manovra si basa su un punto essenziale, ribadito anche da Ermete Realacci (ministro ombra dell'ambiente per il Pd e parlamentare), ma evidentemente non compreso dai tecnici del Ministero delle finanze: per lo Stato, le detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico – se valutate concretamente rispetto alla contabilità pubblica del sistema paese – sono tendenzialmente a costo zero. Infatti, i mancati introiti delle detrazioni corrispondono sempre a lavoro, materiali e manufatti ordinati "in più" rispetto al business as usual, e per i quali altri contribuenti pagano nuove tasse (la redazione di Nextville.it si riserva una più accurata indagine sul livello di questa compensazione).


Il circolo virtuoso del meccanismo incentivante del 55% è veramente notevole, perché tutti gli attori ne escono rafforzati:
il contribuente fa un investimento sicuro, a fronte di risparmi energetici futuri, e viene premiato con una diminuzione del carico fiscale; il settore edile (ristrutturazioni, vetri e infissi) e il settore delle nuove tecnologie (solare termico, impianti di riscaldamento, geotermico ecc) godono di un buon incremento, tanto più utile in fase recessiva; il PIL aumenta; il fisco ricava la tassazione aggiunta relativa allo sviluppo di questi settori; le casse dello stato saldano gli sgravi fiscali ai contribuenti in modo differito, cioè in un periodo di tre/dieci anni, con effetto demoltiplicato dall'inflazione.Naturalmente, il valore più grande di questo meccanismo di incentivazione è un altro ancora: aiuta a trasformare velocemente un sistema produttivo-abitativo decotto e altamente pericoloso per il clima e per la nostra vita in un sistema più efficiente dal punto di vista energetico, più dinamico, più innovativo. Una trasformazione che è fortemente voluta dall'Unione Europea e che è già stata dichiarata obiettivo prioritario dalla nuova amministrazione americana. E noi? Dobbiamo limitarci a constatare che siamo dotati di ragionieri inesperti o siamo costretti a ricorrere alla più bieca dietrologia, riconoscendo che si opera tenacemente per avviare il Paese verso il sottosviluppo?

Anna Bruno Ventre