venerdì 23 maggio 2014

La primavera (e non solo) del 1992

Il '92 è stato un anno che non scorderò.
Uno di quelli che, da adolescente, ti formano e ti segnano per quello che sarai o diventerai.
A luglio e a novembre se ne sarebbero andati nonno e nonna.
Uno dietro l'altra, lasciando piazza Sant'Agostino più vuota.
Nel primo caso avevo lasciato la terza media da poco e, come diceva lei, con profitto.
Nel secondo caso avevo da poco iniziato la IV ginnasio e, al ritorno a casa, mi dissero che da quella notte nonno non c'era più.
Non mangiai nulla.
Il 23 maggio, invece, avevo passato pomeriggio e sera davanti alla TV.
Incredulo a cercare di comprendere ciò che stava accadendo con la strage di Capaci e l'eliminazione di Falcone.
Ricordo tutto.
Anche l'inizio dello scandalo di tangentopoli.
E ricordo quella rabbia, quel senso di ingiustizia che senti così acuto (forse) solo da ragazzo.
Ricordo al tempo stesso, però, un pari e contrapposto senso di giustizia.
Quello che mi ha portato ad un certo tipo di studi.
Quello che mi ha portato ad un'idea di impegno civile e politico.
Quello che mi ha portato a nutrire rispetto e senso delle istituzioni democratiche.
Quello che ogni giorno mi e ci chiede, a ciascuno di noi, di mettercela tutta e provare (almeno) a fare il nostro dovere.
Ed a farlo per bene.
Devo molto al '92.

San Gimignano c’è! (qualche risposta, lunga, al Montanari)



Caro Montanari,
mio nonno ha combattuto per liberare San Gimignano e l’Italia dai tedeschi e dai fascisti perché ci fosse, anche, la libertà di parola per tutti.
Anche oggi, fortunatamente, dopo 69 anni.
L’importante, però, sarebbe non approfittarsene.

Mi congratulo per la sua scoperta dell’acqua calda: il fenomeno del turismo di massa nella nostra città. 
Benvenuto, se ne discute da vent’anni.
Così come non ho trovato per nulla originale la ormai (anch’essa) stucchevole litania su quanto è bello il turismo di sola qualità. 
Senza dire cosa significa, senza dire come si riconosce la qualità, senza proporre, soprattutto, una soluzione che sia una.

Quanto a rispolverare la chiusura del centro Storico (che sia l’Unesco o altri a chiederlo è comunque una bischerata), lasciamo stare.
Il Centro Storico va governato, né abbandonato né chiuso.

E governare è un po’ più complesso che scrivere un articolo.  
E lo si governa mantenendo servizi (non tutti) ed attività tra le sue mura; lo si governa con un citybus che consenta di raggiungerlo, a tutti, in modo pubblico, da tutti i quartieri; lo si governa pensando che non ci sono i residenti da una parte e i visitatori dall’altra, ma trovando soluzioni che contemperino le esigenze di chi qui ci viene e di chi qui ci vive (un esempio: i parcheggi riservati ai residenti, gratuiti, grazie anche ad un forte uso della tecnologia.); lo si governa attraverso un regolamento dell’arredo urbano che vieti di far diventare il centro storico un ombrellonaio continuo, che eviti le insegne luminose da metropoli ed una irrazionale occupazione del suolo pubblico di vie e piazze; lo si governa facendolo pulire con 3 turni di pulizia e spazzamento al giorno; lo si governa con l’idea di riportare alla fruizione pubblica zone oggi nascoste della città, come il parco dietro al S.Fina e come il complesso del San Domenico (questa robina, che rappresenta oltre il 10% del centro storico patrimonio Unesco rischiava, questa sì, di essere privatizzata e di essere sottratta per sempre all’uso pubblico! Lei dove era?); lo si governa immaginando una grande ZTL dietro i fossi come previsto nel Piano Strutturale; lo si governa investendo denari pubblici nel restauro dei palazzi e dei monumenti pubblici (teatro, logge nuove, ammattonati e piazze tanto per citare alcuni interventi degli ultimi 5 anni); e potrei continuare…

Basta tutto questo? Probabilmente no. 
Ma almeno è un'idea di dove vogliamo andare e di cosa vogliamo fare.
La qualità, se proprio si vuol ragionare seriamente, la si prova a fare con scelte di questo tipo.
Non con gli articoletti che grattano la pancia al pubblico amico.
Se poi lei ha soluzioni più brillanti ce le dica. E ci confrontiamo.

In più, lei spara nel mucchio (giochino facile facile), facendo però il danno più grosso proprio ai tanti commercianti, artigiani, albergatori, operatori ricettivi, ristoratori che invece fanno della qualità il loro paradigma: accoglienza, cortesia, professionalità, scontrini sempre, lingue estere conosciute e parlate, sforzo di far conoscere le bellezze della nostra arte e cultura, etc…
Chieda scusa a questi.
Che sono proprio quelli che a diventare una “Disneyland del Medioevo”, “un otulet della storia”, un “mall della cultura” (ma quanto si è sbizzarrito nella ricerca della vecchia retorica turistica eh?!?!), non ci pensano proprio!
Perché sono i primi a sapere che questa sarebbe la loro morte.

Le dico poi che a me il turismo non mi mette per nulla in fuga.
Ma chi gliele racconta queste balle?
Sono nato e cresciuto qui.
Ho un bel mutuo sul groppone che ho preso per ristrutturare la casa dei nonni per tornare proprio (pensi un po’) a vivere nel Centro storico.
E qui (udite udite) voglio continuare a vivere e qui voglio fare la mia famiglia.
Perché mi creda Montanari, non è vero che tutto è per i turisti.
E (non so lei con chi abbia parlato) dire che “l’unico posto pubblico in cui fare 4 chiacchiere è la lavanderia a gettoni”, dimostra che lei di San Gimignano, mi permetta, non ne sa proprio nulla.
In Centro storico ci abitiamo in 1503, sarebbe bastato chiedere a chi ci sta…

Lei dice che la soluzione sarebbe coltivare un turismo di qualità, diversificare l’economia.
Ma lo sa, ad esempio, che nel nostro programma di governo siamo gli unici che parlano anche di manifatturiero (mentre altri si scordano che siamo in Val d’Elsa) e più diffusamente di agricoltura? 
In questo secondo caso non per farne un museo delle cere, ma un fattore dinamico di manutenzione del territorio e fattore di reddito perché i nostri imprenditori agricoli continuino a lavorare ed a vivere qui.
Lo sa che prima della crisi il primo settore per addetti dei lavoratori sangimignanesi era il manifatturiero e non il turismo?

Lei scrive su di un giornale che invita a non omologarsi.
Bene, faccia uno sforzo anche lei che sul quel giornale ci scrive,a non omologarsi ad una retorica sul turismo a San Gimignano vecchia e inconcludente.

Sulla scelta della gestione esterna dei Musei Civici per 5 anni (la proprietà era e resta del Comune, cioè nostra), con me non attacca.
Parla a uno che si è battuto in Consiglio e con i colleghi affinché l’operazione non fosse soltanto un’operazione economicistica, perché dentro a quei Musei c’è la nostra storia ed il nostro futuro.
Grazie a questa chiave di lettura, ed al concetto del mantenimento del forte indirizzo pubblico, avevo pure strappato l’astensione di una parte delle opposizioni sull’atto di indirizzo del Consiglio Comunale.
Mi domando però, se vogliamo essere onesti intellettualmente, cosa avrebbe fatto lei a fronte dei tagli imposti dal DL 78/2010, art. 6 comma 8 (lo conosco bene perché siamo stati costretti a discuterne a lungo). 
Si tratta di quella cosina che dal 2011 ti impone di spendere non oltre del 20% di quello che spendevi nel 2009 in convegni, mostre, promozione, pubbliche relazioni.
Tradotto in sangimignanese:  dagli oltre 100mila euro del 2009 si è passati ad appena 21mila euro nel 2011...

Erano i tempi del “con la cultura non si mangia..”, se li ricorda?
E non ci sono più nemmeno i tempi delle “vacche grasse”, per capirci, della fondazione MPS e della Fondazione Musei Senesi.
Quelli che forse lei avrà conosciuto.
Ricordo poi che per la gestione esterna si è svolta con una regolare gara ad evidenza pubblica. 
Così, giusto per ricordarlo, senza ricorsi degli altri partecipanti.
Come si chiamino i gestori a me interessa poco.
Mi interessa invece che siano dei professionisti, questo sì, e che corrispondano all’indirizzo pubblico.
Per questo mi sono impegnato e mi impegno.

Dunque che fare? Cosa deve fare un museo oggi?
Cosa devono fare, in particolare, i Musei Civici di San Gimignano, soprattutto dopo la scelta della gestione esterna, maturata a seguito dei vincoli di spesa e della spending review imposti dalle normative nazionali?
Per noi e per me la risposta è nel dialogo permanente fra musei e territorio.
I musei non possono e non devono vivere di soli “eventi”, ma della relazione quotidiana col nostro territorio.
In mancanza di risorse locali e nazionali serve un rapporto profondo fra i nostri Musei Civici ed i suoi potenziali frequentatori/visitatori/cultori, l’associazionismo che il nostro Comune esprime – anche per la valorizzazione dei tanti “tesori minori” oggi non fruiti – e, aggiungo, le nostre istituzioni scolastiche.
E’ decisiva la relazione tra museo e territorio, tra patrimonio culturale e comunità, e dunque è importante investire nella valorizzazione delle nostre collezioni permanenti; rivisitare in chiave storica e tematica le opere di cui disponiamo;  mettere in campo allestimenti innovativi; mettere in campo percorsi didattici (costanti) con le scuole (nell’atto di indirizzo del Consiglio Comunale c’è!) e le nostre associazioni

A me e a noi dell’"intrattenimento di cassetta" non importa proprio nulla.
Ci interessa invece, oltre la nostra storia dare  un indirizzo anche per il futuro.
 E questo non può, per me, che essere un forte indirizzo pubblico, secondo i criteri e gli obiettivi che ho descritto e che sono nell’Atto di indirizzo del Consiglio.
Questo sì che sarà uno dei compiti più impegnativi e delicati della nuova Giunta comunale.

Infine, siccome sono abituato a rispondere a tutto e, se ci riesco, ad argomentare, le dico al volo anche cosa penso della ForGood.
Personalmente "a pelle", l’idea mi fa venire i brividi…pensare di riprodurre l’unicità è un’idea antica quanto  perdente. Ma che ha, purtroppo dico io, pure un suo mercato...
E tuttavia: se ha da essere (nel senso che se l'Amministrazione comunale non ha strumenti giuridici per evitare/condizionare in alcun modo iniziative del genere, come sembra), avevo e ho suggerito molta prudenza. Per intenderci e telegraficamente: credo infatti che il Comune non debba metterci "il cappello" sopra, nel senso di una iniziativa intesa come di una qualche valenza pubblica, considerato che il tutto muove, comunque, da un interesse privato (e per me discutibile per quel che ne so ad oggi).
Detto questo, le rispondo tranquillamente alla sua domanda: i Cinesi hanno preso un abbaglio e non hanno proprio capito nulla di San Gimignano.

A San Gimignano, quando uno non c’ha preso proprio per nulla, si dice che “l’ha buttata di fori!”.
Ecco, mi pare, pur avendo provato a darle qualche risposta, che questo sia anche il suo caso.

Mi dispiace, perché avrebbe potuto innescare un dibattito anche serio, invece di puntare il dito verso la Giunta Bassi (perché -stringi stringi- lei lì voleva arrivare), con tanto di appellino finale al voto. Mah!
Diciamoci la verità: da umile e per nulla capace giornalista pubblicista le dico che pezzi come il suo a 3 giorni dalle elezioni si chiamano, tecnicamente, in un modo solo. Che non riporto per carità di patria.

Diciamoci la verità: grazie alla nostra San Gimignano, lei si è preso la prima pagina di un quotidiano nazionale e si è fatto una grande pubblicità.
Perché ancora, e con buona pace dei cinesi, siamo guardati ed apprezzati da e in tutto il mondo.
Almeno ci ringrazi.

mercoledì 21 maggio 2014

La CO2 della discordia (e dell’arroganza)


Trovo le parole del Signor Piazzini su gonews di stamani di un'arroganza fuori misura.
A parte il fatto che il Tar si pronunci dopo 2 anni (e ha fatto presto), consiglierei più prudenza e cautela. Oltre che a moderare i toni e le parole.

E premetto subito, a scanso di equivoci, che comprendo anche una certa agitazione di chi, alla fine, se stiamo alle parole, chiede solo di poter fare il suo lavoro. Tutto legittimo. Addirittura, tutto garantito dalla Costituzione (più che dal Tar ad essere precisi).

Vorrei però ricordare che nessuno (almeno della maggioranza uscente Centrosinistra per San Gimignano), ha mai messo in dubbio il suo diritto (né quello di altri) a fare impresa.
E a farla nel rispetto della normativa vigente.

Vorrei anche ricordare che nessuno è ed ha mai “voluto andare contro legge”, soprattutto chi è dentro e rappresenta le istituzioni. Ma di che parla?

Affermare poi che “Ai candidati a Sindaco dei Comuni di San Gimignano e Barberino dico solo “state sereni” il Tribunale ha chiarito l’evidente e cioè che San Paolo si trova a Certaldo e che tutte le procedure fatte sono del tutto regolari. In conclusione la legge ci da ragione e noi siamo disposti al dialogo e determinati a portare in fondo le nostre attività ma per fare un percorso rispettoso della cittadinanza abbiamo bisogno di persone che rappresentano le istituzioni che siano serie e responsabili nel far rispettare le leggi e non ciarlatani o maghi del consenso che vogliono solo e comunque, anche contro legge come con l’istituzione di un nuovo parco, ostacolare le attività di impresa e non dialogare istituzionalmente per trovare soluzioni che possano dare nuove opportunità al territorio nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente”.

Caro Piazzini, ecco un po’ di cose su cui la sua uscita non c’è piaciuta per nulla (per non dire peggio), senza troppa polemica:

1)      ognuno di noi le riconosce il sacrosanto diritto di fare impresa a normativa vigente. Si figuri se istituzioni democratiche si permetterebbero di fare il contrario. Ancora: di cosa parla?
2)      Nessuno di noi (e con noi intendo noi PD e SEL di San Gimignano -coalizione Centrosinistra per S.Gimignano-, ha mai dato la stura a ciarlatani o maghi, nessuno di noi ha mai usato violenza (ci mancherebbe altro) né fisica né verbale contro di lei o altri.
3)      Nessuno di noi ha mai cavalcato il Comitato, convinti come siamo che ciascuno debba fare il proprio mestiere, con rispetto reciproco.
4)      Anzi, nostro malgrado, dal Comitato a volte abbiamo preso male parole perché abbiamo sempre spiegato (e capisco che l’argomento non faccia presa, nell’epoca dei berci elevati a politica), che alle istituzioni non spetta gridare, ma usare gli strumenti della legge ed i procedimenti amministrativi per tradurre le volontà politiche in azioni concrete. Questa è la democrazia e lo stato di diritto. Chi non lo capisce vada a scuola.
5)      Quindi: se lei rivendica il sacrosanto diritto di fare impresa nella legalità, sappia che c’è anche il nostro altrettanto sacrosanto diritto ad agire nella medesima legalità, con gli strumenti normativi vigenti affinché prevalgano altri interessi, cioè quello pubblico della comunità e del territorio rispetto al suo privato. E’ quello che stiamo facendo come Comuni (almeno come San Gimignano ne sono certissimo), all’interno della VIA regionale, con l’Odg approvato dal Consiglio Regionale a novembre scorso, con le azioni per la modifica del Piano Estrattivo e quello Ambientale regionale.  
6)      Se ha scarsa memoria la informiamo che a San Gimignano siamo contrari a questo tipo di attività da oltre 10 anni, quando la SOL ci provò nel territorio di San Gimignano ad inizio anni 2000. Ora che siamo a 3-4 km più in là, in Comune di Certaldo, non abbiamo cambiato idea. 
7)      Siamo stati anche contrari fin dal 2012, nel caso specifico, al suo nuovo progetto a S.Polo, per le stesse motivazioni di allora. Leggere qui per rinfrescare la memoria, grazie.
8)      L’idea del parco fluviale, dovrebbe saperlo, non è certo di ora. Anzi se proprio dobbiamo dirla tutta i nostri Comuni sono rimasti anche un po’ indietro (anche per alcune buone ragioni, prima tra tutte il coordinamento di tutti i diversi strumenti urbanistici comunali). Mica pensiamo ad un parco fluviale per bloccare un’attività di impresa!!! Se lo si fa lo si fa per un’idea di territorio e di paesaggio, di fruizione pubblica del territorio stesso, di conservazione e tutela della biodiversità, di attrazione turistica in una zona vocata turisticamente, etc… Ma per chi ci ha preso?
9)      Infine, anche se qui si entra nel campo delle opinioni, siamo da sempre poco (per nulla ) convinti che per il nostro territorio, per la Valdelsa, la sua attività possa “dare nuove opportunità al territorio nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente”.


Per tutto questo ci battiamo, nelle regole, perché le regole cambino a maggior tutela di un interesse più pubblico che privato. Senza minacce, senza violenza, con gli strumenti che la legge e la democrazia ci mettono a disposizione.
Questo è quello che può e deve fare la politica, senza acredine, senza rivalse personali, a tutela 
dell’interesse generale. Il mondo, per fortuna, non finisce in un TAR. Ci farà fare il nostro lavoro? 

Si scrive agricoltura, si legge territorio, paesaggio, reddito e impresa


Premessina (ina ina...)
In una campagna elettorale locale che vedo molto interessata al cicciolo ma molto meno alle idee (ne sento poche in giro), mi ostino a parlare e scrivere di quello che vogliamo fare come centrosinistra  (e di un po’ di opinioni personali su ciò che vorrei fare) per San Gimignano nei prossimi anni.
Credo sia più utile.
O, se non altro, mi diverte di più.
Ma se invece, per dirla con il Manzoni, “fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.

Qui di seguito, rapidamente se ci riesco, quello che ho detto (venerdì scorso incontrando coi candidati al Consiglio ed il nostro candidato Sindaco alcuni imprenditori agricoli) e quello che penso.
 


Si scrive agricoltura, si legge territorio, paesaggio, reddito e impresa
Veniamo da 5 anni di rivoluzione nel mondo agricolo. 
Rivoluzione indotta da Roma ma, indirettamente, subita anche a San Gimignano. 
E di norma le rivoluzioni servono per fare (anche) progressi a ciò che, appunto, si intende rivoluzionare. 
In agricoltura è successo il contrario. 
Si è rischiato pesantemente di tornare indietro. 
Ed il dato economico condiviso da tutti su quest’ultimo lustro (si dice: “l’agricoltura a San Gimignano non è cresciuta ma ha tenuto”) appare quasi come un mezzo miracolo. 
E siccome i miracoli non sono di questo mondo, penso più prosaicamente che il merito sia dei nostri agricoltori che si sono rimboccati le maniche, hanno fatto due conti ed indossato la giacca pesante in attesa del passaggio della burrasca.  

Al mondo agricolo negli ultimi anni, infatti, è stato chiesto un contributo importante nel risanamento del Paese. Faccio alcuni esempi, così ci capiamo:
-         la novità assoluta dell’IMU sui fabbricati rurali (novità storica!)
-         la vicenda del tributo di bonifica
-         il continuo aumento dei carburanti agricoli
-         la riforma Fornero che ha interessato anche questo settore, solo per fare qualche esempio...

Soprattutto la vicenda dell’IMU è emblematica.
Per San Gimignano, per terre come le nostre, ma verrebbe da dire per un Paese come l’Italia, ha significato la fine di un patto fiscale prima e sociale poi.
La rottura di quel patto/concetto per cui lavorare la terra, curare e mantenere il paesaggio per trarne fonte di reddito e di vita costa fatica, rischio di impresa elevatissimo e sconta difficoltà dovute al fattore più incerto ed imprevedibile del nostro pianeta: la natura.

Penso dunque che, prima di tutto, sia necessario rimettere al centro delle politiche agricole, a tutti i livelli attraverso condizioni e strumenti concreti, i suoi veri protagonisti:
-         il territorio, il lavoro e dunque l’impresa e l’imprenditore agricolo

Così come è necessario, anche a San Gimignano, almeno per quello che a noi compete e sui cui possiamo incidere, aprire una discussione per un rinnovato rapporto tra città e campagna (non solo perché in campagna c’è la nostra storia e la nostra tradizione, ma perché oggi sempre di più c’è un presidio di gestione del territorio ed un fattore produttivo e di reddito prezioso, ma in difficoltà). Se così non sarà tra poco ci penserà, a cose fatte tra l'altro, la nuova LR sul paesaggio in costruzione in queste settimane. 

Ho detto dunque bene e ok alla salvaguardia del territorio, così come prevede la nuova LR sul governo del territorio (anch’essa in discussione in queste settimane), ma comunque no a rigidità. 
Non sbracare (sul territorio e sul paesaggio non si scherza!), ma senza ingessare tutto. Mi spiego. 

Se il tema è rimettere al centro territorio, lavoro ed impresa agricola, l’imprenditore agricolo deve essere messo però nelle condizioni di lavorare.
E di lavorare anche sapendo di farlo da una condizione di partenza per cui la nostra campagna, come è stato giustamente fatto osservare, ha un costo di produzione più alto di altre. 
Ma sapendo altrettanto bene che è proprio questa visione complessiva, questa visione di non sfruttamento intensivo della nostra campagna che ancora oggi fa la nostra differenza e, in moltissimi casi, la nostra eccellenza qualitativa.

Dunque l’imprenditore agricolo deve essere messo nelle condizioni di lavorare.
Alcune cose possono essere fatte subito:
-         dai cambi di coltivazione che non prevedono opere edilizie da fare senza titoli abilitativi (i famosi permessi), alle norme sui reimpianti (ma chi si avventura oggi in simili azzardi? Eroi...), ai movimenti terra per attività agricole, alle modifiche delle inclinazioni delle falde in caso di sostituzione delle coperture oggi in eternit, etc…

Per farlo la prima cosa da fare è semplificare! Norme e procedure.
Senza mollare di un centimetro la tutela del territorio e del paesaggio, ma togliendo tutto ciò che fa perdere tempo e, soprattutto, non aggiunge una virgola sul piano ambientale e tecnico.

E semplificare non dicendolo e basta (e poi sperando che lo facciano o lo debbano fare altri).
Ma partendo da ciò che dipende da noi!

Vista anche l’esperienza di questi ultimi 5 anni in Consiglio Comunale, faccio sempre questo esempio: di Consiglio sono passati soltanto 2 PMAA, per essere prima adottati e poi approvati come Piani attuativi. Tempo medio (perso) circa 3-4 mesi. Al netto della crisi e di molto alto, questo è un passaggio da eliminare. Attuazione di un principio giusto (avere lenti addosso a chi intende intervenire su di un territorio di pregio come il nostro), oggi sconta un contesto totalmente diverso da quando la norma fu pensata.Senza che, diciamocelo francamente, il Consiglio possa aggiungere nulla (o pochissimo) sul piano tecnico all'istruttoria eseguita.

Dunque, ecco alcune cose che abbiamo proposto di fare:
-         niente Piano attuativo per i PMAA (poi vediamo la nuova LR che cosa dirà, se metterà delle soglie  sopra le quali il piano sarà comunque necessario e, dico i, può essere ragionevole una simile soluzione)
-         nuovo Regolamento Urbanistico (RU), il secondo del nuovo Piano Strutturale (PS), che inevitabilmente comporterà una variante allo stesso PS
-         abolizione della commissione edilizia comunale (resta quella paesaggistica, obbligatoria per legge)
-         riorganizzazione dell’ufficio urbanistica
-         aggiornamento del regolamento edilizio (con particolare attenzione alle agri-energie)
-         no deciso, come diciamo da oltre 3 anni e come avevamo già detto oltre 10 anni fa quando interessato era il Comune di San Gimignano, a progetti di estrazione di CO2
-         tavolo verde caratterizzato da: presenze qualificate degli operatori agricoli e maggiore funzione ex ante sulle scelte determinanti.
-         Aggiungo un tema (personale) che andrà definitivamente risolto e su cui siamo rimasti indietro: gli scarichi fuori fognatura in territorio aperto. Recupero del pregresso, condivisione a livello valdelsano di un solo ufficio competente, procedure, tempi di rilascio certi e controlli a campione. La qualità e la tutela del territorio,  a casa mia, passano anche da questa roba.

Su tutto questo abbiamo ribadito una scelta da cui non possiamo e non vogliamo tornare indietro: la qualità come criterio guida di ogni passaggio della filiera.

Noi infatti vogliamo sostenere, sia in modo diretto che attraverso azioni incentivanti come abbiamo fatto in questi anni, tutti quei progetti che vanno in questa direzione e che puntano ad accrescere il valore delle nostre produzioni.

Il Consorzio della Vernaccia, in tal senso, è il luogo fisico, ad esempio, di cosa si intenda per "fare qualità", confrontarsi sulla qualità (di sè e degli altri), investire in qualità (vedi il progetto sulla selezione clonale della Vernaccia).

Qui mi sono fermato, garantendo l’impegno su questi temi e ricordando le principali azioni el nostro programma.

Eccoli in sintesi e per farla breve ve li metto per titoli:


  1. IL PARADIGMA DELLA QUALITÀ: unico criterio in ogni passaggio della filiera.
  2. IL PAESAGGIO RURALE: UNA RESPONSABILITÀ DI TUTTI: salvaguardare la bellezza del territorio come elemento competitivo. 
  3. IL RUOLO STRATEGICO DELLA VERNACCIA E DEL CONSORZIO DELLA DENOMINAZIONE SAN GIMIGNANO: il vino di qualità come prodotto principale della nostra produzione agricola.
  4. UN NUOVO PROTAGONISMO PER GLI AGRITURISMI: Agriturismi docg: creare un’offerta garantita di qualità. 
  5. SOSTENERE E SVILUPPARE IL BIODISTRETTO: far crescere le produzioni biologiche. 
  6. INCENTIVARE LE PRODUZIONI A KM 0: gli ortolani son tornati di moda, evviva!
  7. OLIO E ZAFFERANO E ALTRI PRODOTTI: creare redditività per l’olio extravergine d’oliva.
  8. MENO BUROCRAZIA NEL SECONDO REGOLAMENTO URBANISTICO: semplificare si deve e stavolta tocca a noi.
Il PROGRAMMA COMPLETO lo trovate qui, in particolare a pag. 20.

sabato 17 maggio 2014

Più Centro nello Storico


Dopo il confronto sereno e ben riuscito con il mondo agricolo di ieri sera a Ulignano (di cui dirò a parte), stasera proveremo a parlare di Centro Storico e di qualche idea che abbiamo elaborato per viverlo meglio nel rispetto reciproco di regole e bisogni.
 
Abbiamo invitato chi vive in Centro Storico e, personalmente , mi sono concentrato su chi ha meno di 40 anni e vive e fa vivere il Centro Storico. Cioè quella parte che ritengo sia quella più dinamica e produttiva della popolazione sangimignanese, che studia o lavora, o che comunque è nella fascia d’età che ha più voglia,  più interessi e forse, credo, più idee.
 
Penso, infatti, che bisogna smetterla di parlare di Centro Storico pensandolo solo in funzione degli anziani. Che certamente ci sono e vanno considerati e sono considerati nelle politiche.
Così come, però, penso che ci siano anche esigenze nuove: nuove e giovani coppie, con o senza auto, con figli da portare a scuola o spazi in cui far giocare i bambini, che chiedono servizi e trasporti, connessioni internet, informazioni in tempo reale su disponibilità posti auto, zone pedonali e ciclabili.
 
Ecco, vorremmo parlare di questo.
 
A chi a voglia e tempo chiediamo di dare una mano a pensare un modo di governare il Centro Storico ancora più rispondente alle esigenze dei più giovani, a chi c’è nato o a scelto, come me, di ristrutturare e di tornare nella casa dei nonni o, magari, ha deciso di investire e di fare la scelta di abitare e vivere dentro le mura.
 
La domanda per me, infatti, è proprio questa: “è possibile vivere normalmente in un centro storico bellissimo apprezzato da tutto il mondo? Cioè: è possibile una vita familiare, vivere bene tra milioni di turisti, ztl, sovrintendenze varie ed Unesco?”
 
La risposta è sì, ma occorrono soluzioni moderne anche da un punto di vista tecnologico.
 
In questi cinque anni appena trascorsi in Consiglio Comunale mi sono battuto perché questi ragionamenti passassero e trovassero soluzioni.
Sono il primo a rendermi conto, tuttavia, che resti ancora molto da fare.
 
Non possiamo scrivere un libro dei sogni, è vero, così come sicuramente sappiamo che le risorse non saranno infinite…ma più che sulle risorse bisogna puntare ad una nuova progettualità e ad una nuova organizzazione perché penso che il Centro Storico debba restare vivo e vissuto e, per questo, debba essere governato ancora meglio e controllato ancora di più.
 
E le cose da fare non mancano e non sono poche:
 
-                  dal completamento del controllo dei varchi con sistemi elettronici (tipo telepass) per l’ingresso e la sosta di persone e merci, al completamento della zonizzazione della sosta (non si può parcheggiare tutti ovunque e dobbiamo dare ai residenti certezza di posteggio zona per zona da Piandornella a S.Agsotino, ad esempio);
-                  dall’infomobilità applicata anche ai parcheggi dei residenti (sapere in tempo reale la disponibilità dei posti liberi), alla connessione veloce internet per famiglie e attività;
-                  dal ridisegno delle funzioni del Centro (cioè quelle attività che si potranno fare nelle piazze e soprattutto nelle vie principali e secondarie), ad un rilancio del Citybus in termini di conoscenza e fruizione (poco più di 100 abbonati annuali sono pochi) e di programmazione del servizio (il passaggio dal Centro Storico è fondamentale, ma non necessario a tutte le ore ed in tutti i periodi dell’anno);
-                  dalla tutela dell’immagine del Centro patrimonio Unesco (con l’aggiornamento del Regolamento sull’arredo urbano) ad un’idea di città che si allarga e si riappropria di spazi finora chiusi per restituirli al pubblico (gli interventi sul S.Fina e sul S.Domenico non sono solo “grandi opere”, ma un’idea di allargare la fruizione pubblica della città, con spazi verdi e zone senza traffico, dove giocare con i bambini, studiare e/o passare il tempo libero), oltre a dare qualità alla così detta fascia periurbana (quella che da dietro i fossi arriva fino a valle e che dovrà essere a tutti gli effetti parco agricolo).
 
Su queste cose mi e ci interessa ragionare.
Queste sono le cose su cui ci siamo impegnati noi candidati in Consiglio Comunale per i prossimi 5 anni e qui puoi consultare il nostro programma per intero.
 
Qui invece riporto una breve sintesi di quanto è stato fatto per il Centro Storico in questi 5 anni dalla Giunta Comunale e per il nostro patrimonio storico:
 
- ristrutturazione delle mura castellane e di Porta S.Giovanni;
- messa a norma della Torre Grossa;
- ripulitura della Torre Rognosa;
- restauro della loggia nuova;
restauro della facciata del palazzo del Podestà;
- progetto sulla sismicità delle torri;
- restauro Palazzo Cancelleria;
- progetto ed avvio intervento progetto per la frana di Bonda;
- rifacimento del tetto del Teatro dei Leggieri;
- ascensore per parcheggio residenti e turisti di Bagnaia;
- ampliamento del parcheggio di Bagnaia;
- ristrutturazione parcheggio Fossi;
- sede Auser via dei Fossi;
- parcheggio Poggiluglio;
rinnovo dei varchi di accesso ai parcheggi;
- videosorveglianza ai parcheggi;
- intervento sul Cimitero comunale.

venerdì 16 maggio 2014

Un candidato...ed una certa idea della politica

Le campagne elettorali mi hanno sempre affascinato.
Sono momenti di varia umanità.
Se ne vedono, leggono e, soprattutto nei paesini, sentono a volte di tutti i colori.

Pochissimo interessato ed appassionato ad aperitivi, apericene e tratti folkloristici a parte, mi piace invece la dimensione di contatto tra le persone.
I bisogni, le speranze, le difficoltà, le ambizioni, i progetti, le critiche, le osservazioni, i suggerimenti e, perché no?, gli incoraggiamenti dei miei concittadini.

Soprattutto mi interessa quella dimensione della politica e della campagna elettorale in cui ci si guarda negli occhi.
Evito e mi garbano poco, per stile e per cultura, le sventagliate feisbucchiane (neologismo) che, se va bene, interessano ai tre gatti che le alimentano. Poi compiacendosene pure.

Mi hanno insegnato che la dimensione che più preferisco della campagna elettorale, cioè quella del contatto e del confronto con le altre persone, è bene mantenerla sempre se vuoi fare e se hai la passione politica.

E' quello che faccio. Preferisco quindi, da sempre, utilizzare i momenti di campagna elettorale per "accordare le note", affinare i temi e le idee, verificare se quanto proponiamo abbia un riscontro o meno tra i Sangimignanesi.

Soprattutto mi hanno insegnato a non promettere, semmai a prendere impegni, con serietà e concretezza. Ed è quello che faccio. Politica è (anche) impegno.

Sono nato e cresciuto qui, qui ci vivo, i Sangimignanesi sanno bene chi sono, conoscono la mia famiglia, sanno non da ora se ho delle idee, dei valori a cui ispirarmi, un'autonomia di pensiero, qualche capacità o esperienza da mettere a servizio di San Gimignano.
E non ci sarebbe nulla di più sciocco che pensare che sia una mail, una promessa (cosa potrei promettere mi domando poi) a 15 giorni dalle elezioni a far spostare il giudizio di chi ti conosce da sempre.
 
Milito in un partito, che ho fondato, e non me ne vergogno.
Non me ne vergogno e allo stesso tempo lo critico, sia a livello locale che nazionale (l'ho fatto e lo rifarò se necessario), su ciò che non mi torna e che non condivido.
 
Questa idea da cortina di ferro per cui, sono riecheggiati anche ieri in Consiglio Comunale questi discorsi un po' a bischero, se appartieni ad un partito sei un troglodita, un non pensante e che alla fine prevale l'appartenenza al simbolo sul ragionamento mi fa incavolare oltre che inorridire.
Come se chi fosse dentro un partito portasse automaticamente il cervello all'ammasso.
Io non ce lo porto per nulla.
Tanto più se a questa visione si accompagna quella per cui la virtuosità, il sole e la verità in tasca ce l'hanno solo, o comunque di più di te, coloro che militano in liste civiche o, come usa dire oggi, movimenti che si muovono, agiscono e parlano, non potrebbe essere poi altrimenti, come soggetti politici.
 
Comunque sia.
Personalmente non mi sento migliore o peggiore di nessuno.
Certamente non mi sento migliore perché milito in un partito, rispetto a chi invece in un partito non agisce. Come si usa dire, insomma, per partito preso.
 
Al liceo ci hanno insegnato il concetto ateniese di politica, connaturato alla condizione stessa di cittadino.
Ecco, sono rimasto sempre caro a quel concetto.
La politica non la voglio (e non è) esclusiva di pochi.
Sono felicissimo quando vedo persone che si avvicinano alla cosa pubblica, quando sono i molti e non i pochi a farsi avanti. 
 
E, dunque, per me ben venga la competizione.
 
A San Gimignano, checché se ne dica, anche a questo giro c'è ampia scelta e sana competizione.
Ci sono ben 4 liste, come cinque anni fa.
Alla faccia di quella realtà apatica che si sente descrivere a volte o di quella presunta "cappa asfissiante" non si sa poi di quale cucina.
 
Qui non c'è da "detoscanizzare", da "depestizzare" proprio nulla: né di rosso, né di grigio, né di bianco, né di verde, né di arancione, né di giallo...
Quel che c'è da fare, invece, è fornire ai Sangimignanesi una proposta seria, organica e concreta per San Gimignano, dopo 5 anni difficili in cui la città ha raggiunto il più importante degli obiettivi: non scivolare indietro.
 
La differenza, come sempre, non la farà l'appartenenza acritica a quello anziché a quell'altro partito, come ancora nel 2014 si vuol fa credere.
La farà la qualità della proposta, il quadro di valori a cui quella proposta si ispira, le persone che dedicheranno il loro impegno a realizzare quella proposta.
 
Ritengo per questo che nel nostro programma ci sia una visione complessiva per governare San Gimignano.Nel nostro programma non c’è un mondo di sogni, ma azioni e proposte concrete, frutto di una conoscenza profonda della Città e del suo territorio. 
Frutto dei Sangimignanesi dopo aver chiesto loro la propria opinione, attraverso appositi incontri e specifici tavoli tematici
 
Ecco, se proprio devo essere sincero, non mi sento di dire che la nostra proposta sia la migliore delle altre.
Quello, semmai, lo decideranno i Sangimignanesi il 25 maggio.
 
Ma una prima, determinante differenza tra la nostra e le altre proposte sta proprio qui: nella visione complessiva di San Gimignano, dei suoi bisogni e delle sue opportunità, grazie ad una presenza costante e capillare nel territorio e nelle frazioni e non apparizioni in prossimità delle elezioni.
Perché in politica impegno non fa rima con improvvisazione.
Perché le elezioni il giorno dopo passano, le cose da fare restano.

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martedì 6 maggio 2014

giovedì 1 maggio 2014

SUPERTUSCAN …pensare non costa!

Esattamente qualche ora indietro del primo maggio di 4 anni fa ricevevo la telefonata che mi avrebbe portato, altrettanto esattamente 4 anni dopo, a scrivere oggi questo post. Da lì a pochi giorni, infatti, questo blog si sarebbe interrotto, fatta eccezione per salutare come ogni anno Tommy (ed in verità come faccio silenziosamente ogni giorno dentro di me).

DRP ha dovuto fermarsi. Il trasferimento a Firenze, il lavoro a “giornata piena”, la vita in città (per noi che si vien "dalla campagna"), ed un lavoro tanto intenso quanto tutto nuovo non hanno lasciato scampo a due attività per me preziose: leggere e scrivere.

Oggi DRP ritorna e cambia pelle, forgiato ma non certo cambiato da questa esperienza (venire ‘di campagna’ aiuta molto a tenere i piedi per terra). E finalmente, dopo i cambiamenti che questi anni hanno portato sotto tanti punti di vista (il bilancio è comunque e decisamente positivo), tornato pendolare tra Sangi e Firenze, assestati gli scossoni lavorativi, rinnovata la casa e con un nuovo sentimento biondo al mio fianco, possiamo tornare a riappropriarci del nostro tempo. A leggere ed approfondire e, soprattutto, a scrivere.

Il primo post del giugno 2008 diceva più o meno così: “dunque, dopo anni passati a scrivere per quello e per quell'altro, da oggi scriveremo di noi (e su di noi), utilizzando questo blog. Ovviamente l'idea mi affascina. Resta da vedere quanto tempo avremo per dedicarcisi con continuità…

Ho passato gli ultimi 4 anni (anche) a scrivere ancora “conto terzi” lettere, risposte ad interrogazioni, discorsi, schede di sintesi, note, interviste e/o bozze di comunicati stampa.
Da oggi torniamo a scrivere di noi.

E a scrivere qui, sul blog, fuori dai cinguettii e dalle facce libro, dove c’è più calma e c'è più spazio per raccontare, oggi come ieri: di sé (in realtà poco), di quello che succede attorno (la maggior parte), delle passioni e di alcuni pensieri sulla comunità in cui vivo e sono nato (la politica, questa bestiaccia).

E così DRP resta solo uno pseudonimo, perché è tempo di Supertuscan!
Come i vini di quella incredibile rinascita enologica toscana, anche qui si riparte da ciò che siamo volendo andare oltre abitudini e tradizioni consolidate.
In poche parole: questo era e torna il mio spazio libero.
Per dire quello che penso e pensare quello che vedo attorno a me.
Pensare non costa.