martedì 26 agosto 2014

Ciao grande Alfredo, signore del ciclismo

Su Sky, ogni tanto, c'è un rubrica intitolata "i signori del calcio".
E, ogni tanto, si celebrano anche personaggi che signori, forse forse, non lo sono stati, nè dentro nè fuori dal campo.
Ci vorrebbe la stessa rubrica, ma a due ruote: "i signori del ciclismo".
E la prima puntata dovrebbe essere dedicata al nostro Alfredo Martini: il signore del ciclismo.
Sulla bici e senza bici.
Italiano e toscanaccio.
Indimenticabile commissario tecnico della nazionale.
Dei suoi 6 successi mondiali ho un vaghissimo ricordo TV (1986) della vittoria di Moreno Argentin a Colorado Springs, mentre ricordo benissimo, perchè c'ero, la vittoria rocambolesca di Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (in Belgio), in camper a 10 anni coi miei genitori lungo il percorso iridato. Quando ancora il ciclismo faceva sognare...
Poi, a colori e ben impressa ancora in mente, la doppietta di un altro signore del ciclismo, Gianni Bugno: nel 1991 e nel 1992, rispettivamente a Stoccarda e a Benidorm.
Martini se ne intendeva e come di ciclismo.
Ne incarnava lo spirito, l'essenza di uno sport bellissimo, non a caso definito 'metafora di vita'.
L'unico rammarico è stato non potergli dedicare idealmente e sostanzialemtne la vittoria di un italiano nel mondiale dell'anno scorso, quello che ha organizzato la sua Toscana, a pochi passi da casa sua, con arrivo a Firenze.
Martini è stato un grande esempio di ciclismo: prima praticato da corridore, poi organizzato e gestito da C.T., poi predicato. E' impossibile, per tutti, ma per noi Toscani poi, non ricordarlo così.
Un signore.
Pedala ancora Alfredo.

giovedì 21 agosto 2014

Da Erwitt a Pintoricchio, passando per San Gimignano

Per intendersi: vanno bene le mostre alla Elliot Erwitt che, attenzione, si posson fare in tutto il mondo. 
Penso però anche che i musei non possano vivere di soli “eventi”, ma della relazione quotidiana col loro territorio, che li ha espressi e che li deve alimentare.
Perchè i musei, per vivere, devono saper restituire al nostro territorio quel che il territorio ha fornito loro nei secoli. 

Dunque luoghi di sapiente conservazione, certo, ma anche luoghi che sappiano coinvolgere la nostra comunità (e le comunità valdelsane) dalle quali hanno tratto le opere i beni/materiali che espongono. 
Arriveranno così anche i visitatori da tutto il mondo. Che non son pochi giò ora, in verità.
Serve dialogo e rapporto permanente con il pubblico e con il suo territorio. Con i suoi cittadini e con le sue istituzioni scolastiche.
In Consiglio Comunale, la passata legislatura, mi son battuto nell'Atto di indirizzo del CC per la gestione museale perchè fosse un po' più così ed un pochino meno nell'altro modo.
Ben venga, quindi, questo progetto di conoscenza e di valorizzazione dello straordinario patrimonio delle collezioni civiche di San Gimignano.