martedì 31 gennaio 2017

CORTE COSTITUZIONALE E LEGGE ELETTORALE

Dunque abbiamo un proporzionale puro al Senato (con coalizioni e senza premio) ed un proporzionale con premio, ma senza coalizione, alla Camera.
Insomma, abbiamo un “bellissimo” ritorno al proporzionale. Il passato che avanza.
Con forti disomogeneità ancora evidenti tra Camera e Senato: soglie di sbarramento diverse, capilista bloccati e doppia preferenza di genere per i deputati e preferenza unica per i senatori, 100 piccoli collegi alla Camera contro 20 grandi collegi regionali al Senato, mentre dei premi ho già detto.
C’è da armonizzare e non poco, mi pare.
Ma, soprattutto, quella che abbiamo davanti è una scelta politica di fondo: tornare al “gioioso” passato della scelta delle liste di partito (già riassaporata col Porcellum – votato dal centrodestra tanto per essere chiari) e le preferenze multiple ed i governi non scelti prima dal voto dei cittadini ma formatisi in parlamento dopo le elezioni, quando la famosa “seggiola” ormai è acquisita, ennesima anticamera di nuove larghe intese, o proseguire sulla via del maggioritario coi governi scelti prima dal voto dei cittadini e non dopo in Parlamento, con la democrazia dell’alternanza, con i collegi piccoli (e contendibili) ma dove stretto è il rapporto ed il controllo candidato/eletto?

Io non ho dubbi e sto con la seconda ipotesi.
Mi spiace dirlo ma tra le gravi responsabilità del Pd a guida Bersani c’è anche quella, dopo l’essere arrivati primi ma non aver vinto nel 2013, di non aver riproposto subito il Mattarellum (maggioritario con collegi uninominali a turno unico e una piccola quota di proporzionale) quando era il tempo. Poi è venuto Renzi e forse, per i modi dell'Italicum più che negli intenti, si è fatto pure peggio.

Al caro Grillo e al suo #obiettivo40% (al quale auguro naturalmente la stessa fortuna del mitico #vinciamonoi delle europee 2014) ed a tutti gli altri, compresi eventuali inciucisti del mio partito, una sola domanda: nel 1993 gli italiani votarono in massa ad un referendum che poneva il quesito di abbandonare il proporzionale e passare ad un sistema maggioritario. E l’anno dopo venne il Mattarellum.

Che facciamo dunque?
Gli esiti referendari li brandiamo e ne chiediamo il rispetto solo quando fanno comodo e per fare propaganda o li rispettiamo sempre indipendentemente dalla convenienza politica?
Anche qui, ed anche per questo, non ho dubbi su come rispondere.
La voglia del voto subito con le leggi attuali mi sembra solo l'anticamera di nuove larghe intese, del classico cambiare tutto per non cambiare nulla, con il passato che ritorna nella sua veste peggiore.