Due fatti di questi giorni ci dicono che tira una brutta aria segno, da un lato, di un'arretratezza culturale, dall’altro, di una odiosa intolleranza verso il dissenso.
Ce ne è poi anche un terzo, ma questo non fa più notizia...
1. Mi avvalgo delle parole di un economista che stimo: "La posizione del governo italiano rischia di trascinare l'Europa verso l'abisso. Berlusconi ha lo sguardo volto al passato, vede e pensa alla vecchia economia: ma su quella strada non c'è scampo perché la crisi ha una dimensione non affrontabile con i parametri tradizionali. Per salvarsi bisogna innovare, rilanciare, scommettere sul futuro". Jeremy Rifkin
La battaglia (è poi tale?) del governo sulla riduzione degli impegni europei (i 20-20-20) tradisce due cose: l'idea di un modello di sviluppo sempre uguale a se stesso, che opera sempre e costantemente a condizioni date ed immutabili. Il clima e il depauperamento delle risorse ci dimostrano invece che non è così; la mancanza di una cultura ambientalista riformista che faccia leva sull'innovazione tecnologica per la modernizzazione ecologica dell'economia con riflessi potenziali positivi su occupazione, economia stessa, clima e sostenibilità nell'uso delle risorse.
Possibile che in tutta Europa l'abbiano capito (anche a destra fortunatamente vedi Sarkò e la Merkel...) e in Italia no?
2. Scuola e università: studenti, insegnanti, genitori e rettori protestano. Ma c’è chi scambia il disagio sociale per un problema di ordine pubblico e propone di mandare la polizia nelle università.
In democrazia si dovrebbe ascoltare, prima di agire. Soprattutto se si vuole agire male e con la forza. Chiariamoci: occupare non è un atto consentito. Su questo nessun tentennamento, altrimenti la sinistra cade in un suo antico vizio, per cui le regole si rispettano finchè fanno comodo ma possono essere forzate quando è lei a deciderlo perché depositaria, magari, di una verità più forte e più giusta (verrebbe da dire "più vera") delle altre. Non sono più questi i tempi. E tuttavia, di fronte ad occupazioni PACIFICHE non si può brandire il manganello, minacciare sgomberi, e confondere ordine pubblico con ben altra cosa: una protesta spontanea contro una norma (un decreto legge per l'esattezza) che già nella sua forma giuridica (un decreto legge appunto!) denota la NON voglia di discutere e di confrontarsi democraticamente (rafforzata dalla scelta, peraltro, di apporvi la fiducia) sull’idea di istruzione e formazione in questo Paese. Detto questo, domenica scorsa abbiamo fatto un'iniziativa in merito alla scuola e in effetti cose di cui preoccuparsi ci sono, eccome. Al di là della retorica politica di destra e di sinistra un rischio c’è ed è alto per la scuola italiana.
3. Infine. Sento dire che questa protesta è alimentata dalla sinistra (un pò generico come termine di questi tempi...) e dalla stampa contraria al Governo. Ora. Il Pres del consiglio governa, non col mio voto certo, ma ha vinto le elezioni, alla grande, democraticamente, lo rispetto, ne a tutto il diritto. Ma, mi domando, come si fa a dire e a credere ancora a queste cose??? l'Italia è fondamentalmente un paese di destra, la pdl ha vinto con largissimo consenso, la cd sinistra rappresenta “poco più di un terzo” degli Italiani (“un terzo” è il Pd, il “poco più” sono tutti gli altri) e davvero le scuole, le università sarebbero tutte sobillate e unidirette da queste forze. E dei giornali? Cosa vogliamo dire? Un signore che è padrone delle tre principali reti televisive private, che ha la guida politica della tv di stato (fin quando la politica non uscirà dal comando della rai sarà così purtroppo…), che è editore di molti giornali e riviste ancora la mena col fatto che la stampa è tutta contro di lui? Le trovo cose inconcepibili. Ma è ancora più strabiliante il fatto (e con questo dobbiamo fare i conti con umiltà) che siano in molti ancora a credervi.
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