Caro Montanari,
mio nonno ha combattuto per liberare San Gimignano e l’Italia
dai tedeschi e dai fascisti perché ci fosse, anche, la libertà di parola per tutti.
Anche oggi, fortunatamente, dopo 69 anni.
L’importante, però, sarebbe non approfittarsene.
Benvenuto, se ne discute da vent’anni.
Così come non ho trovato per nulla originale la ormai (anch’essa)
stucchevole litania su quanto è bello il turismo di sola qualità.
Senza dire
cosa significa, senza dire come si riconosce la qualità, senza
proporre, soprattutto, una soluzione che sia una.
Quanto a rispolverare la chiusura del centro Storico (che sia
l’Unesco o altri a chiederlo è comunque una bischerata), lasciamo stare.
Il Centro Storico va governato, né abbandonato né chiuso.
E governare è un po’ più complesso che scrivere un articolo.
E lo si governa mantenendo servizi (non tutti) ed attività
tra le sue mura; lo si governa con un citybus che consenta di raggiungerlo, a
tutti, in modo pubblico, da tutti i quartieri; lo si governa pensando che non
ci sono i residenti da una parte e i visitatori dall’altra, ma trovando
soluzioni che contemperino le esigenze di chi qui ci viene e di chi qui ci vive
(un esempio: i parcheggi riservati ai residenti, gratuiti, grazie anche ad un forte uso della
tecnologia.); lo si governa attraverso un regolamento dell’arredo urbano che
vieti di far diventare il centro storico un ombrellonaio continuo, che eviti le
insegne luminose da metropoli ed una irrazionale occupazione del suolo pubblico di vie e
piazze; lo si governa facendolo pulire con 3 turni di pulizia e spazzamento al
giorno; lo si governa con l’idea di riportare alla fruizione pubblica zone oggi
nascoste della città, come il parco dietro al S.Fina e come il complesso del
San Domenico (questa robina, che rappresenta oltre il 10% del centro storico
patrimonio Unesco rischiava, questa sì, di essere privatizzata e di essere
sottratta per sempre all’uso pubblico! Lei dove era?); lo si governa immaginando una grande
ZTL dietro i fossi come previsto nel Piano Strutturale; lo si governa
investendo denari pubblici nel restauro dei palazzi e dei monumenti pubblici
(teatro, logge nuove, ammattonati e piazze tanto per citare alcuni interventi
degli ultimi 5 anni); e potrei continuare…
Basta tutto questo? Probabilmente no.
Ma almeno è un'idea di dove vogliamo andare e di cosa vogliamo fare.
La qualità, se proprio si vuol ragionare seriamente, la si
prova a fare con scelte di questo tipo.
Non con gli articoletti che grattano la pancia al pubblico amico.
Se poi lei ha soluzioni più brillanti ce le dica. E ci
confrontiamo.
In più, lei spara nel mucchio (giochino facile facile),
facendo però il danno più grosso proprio ai tanti commercianti, artigiani, albergatori, operatori
ricettivi, ristoratori che invece fanno della qualità il loro paradigma:
accoglienza, cortesia, professionalità, scontrini sempre, lingue estere
conosciute e parlate, sforzo di far conoscere le bellezze della nostra arte e
cultura, etc…
Chieda scusa a questi.
Che sono proprio quelli che a diventare una “Disneyland del
Medioevo”, “un otulet della storia”, un “mall della cultura” (ma quanto si è
sbizzarrito nella ricerca della vecchia retorica turistica eh?!?!), non ci pensano
proprio!
Perché sono i primi a sapere che questa sarebbe la loro
morte.
Le dico poi che a me il turismo non mi mette per nulla in
fuga.
Ma chi gliele racconta queste balle?
Sono nato e cresciuto qui.
Ho un bel mutuo sul groppone che ho preso per ristrutturare
la casa dei nonni per tornare proprio (pensi un po’) a vivere nel Centro
storico.
E qui (udite udite) voglio continuare a vivere e qui voglio fare
la mia famiglia.
Perché mi creda Montanari, non è vero che tutto è per i
turisti.
E (non so lei con chi abbia parlato) dire che “l’unico posto pubblico in cui fare 4
chiacchiere è la lavanderia a gettoni”, dimostra che lei di San Gimignano, mi permetta,
non ne sa proprio nulla.
In Centro storico ci abitiamo in 1503, sarebbe bastato
chiedere a chi ci sta…
Lei dice che la soluzione sarebbe coltivare un turismo di
qualità, diversificare l’economia.
Ma lo sa, ad esempio, che nel nostro programma di governo
siamo gli unici che parlano anche di manifatturiero (mentre altri si scordano
che siamo in Val d’Elsa) e più diffusamente di agricoltura?
In questo secondo caso non per farne
un museo delle cere, ma un fattore dinamico di manutenzione del territorio e fattore
di reddito perché i nostri imprenditori agricoli continuino a lavorare ed a vivere
qui.
Lo sa che prima della crisi il primo settore per addetti dei
lavoratori sangimignanesi era il manifatturiero e non il turismo?
Lei scrive su di un giornale che invita a non omologarsi.
Bene, faccia uno sforzo anche lei che sul quel giornale ci
scrive,a non omologarsi ad una retorica sul turismo a San Gimignano vecchia e
inconcludente.
Sulla scelta della gestione esterna dei Musei Civici per 5
anni (la proprietà era e resta del Comune, cioè nostra), con me non attacca.
Parla a uno che si è battuto in Consiglio e con i colleghi affinché l’operazione non fosse
soltanto un’operazione economicistica, perché dentro a quei Musei c’è la nostra
storia ed il nostro futuro.
Grazie a questa chiave di lettura, ed al concetto del mantenimento
del forte indirizzo pubblico, avevo pure strappato l’astensione di una parte
delle opposizioni sull’atto di indirizzo del Consiglio Comunale.
Mi domando però, se vogliamo essere onesti
intellettualmente, cosa avrebbe fatto lei a fronte dei tagli imposti dal DL
78/2010, art. 6 comma 8 (lo conosco bene perché siamo stati costretti a
discuterne a lungo).
Si tratta di quella cosina che dal 2011 ti impone di
spendere non oltre del 20% di quello che spendevi nel 2009 in convegni, mostre,
promozione, pubbliche relazioni.
Tradotto in sangimignanese: dagli oltre 100mila euro del 2009 si è passati
ad appena 21mila euro nel 2011...
Erano i tempi del “con la cultura non si mangia..”, se li
ricorda?
E non ci sono più nemmeno i tempi delle “vacche grasse”, per
capirci, della fondazione MPS e della Fondazione Musei Senesi.
Quelli che forse lei avrà conosciuto.
Ricordo poi che per la gestione esterna si è svolta con una
regolare gara ad evidenza pubblica.
Così, giusto per ricordarlo, senza ricorsi
degli altri partecipanti.
Come si chiamino i gestori a me interessa poco.
Mi interessa invece che siano dei professionisti, questo sì,
e che corrispondano all’indirizzo pubblico.
Per questo mi sono impegnato e mi impegno.
Dunque che fare? Cosa deve fare un museo oggi?
Cosa devono fare, in particolare,
i Musei Civici di San Gimignano, soprattutto dopo la scelta della gestione
esterna, maturata a seguito dei vincoli di spesa e della spending review imposti
dalle normative nazionali?
Per noi e per me la risposta è
nel dialogo permanente fra musei e territorio.
I musei non possono e non devono vivere
di soli “eventi”, ma della relazione quotidiana col nostro territorio.
In mancanza di risorse locali e
nazionali serve un rapporto profondo fra i nostri Musei Civici ed i suoi potenziali
frequentatori/visitatori/cultori, l’associazionismo che il nostro Comune esprime – anche per la
valorizzazione dei tanti “tesori minori” oggi non fruiti – e, aggiungo, le nostre
istituzioni scolastiche.
E’ decisiva la relazione tra museo e territorio, tra
patrimonio culturale e comunità, e dunque è importante investire nella
valorizzazione delle nostre collezioni permanenti; rivisitare in chiave storica
e tematica le opere di cui disponiamo; mettere
in campo allestimenti innovativi; mettere in campo percorsi
didattici (costanti) con le scuole (nell’atto di indirizzo del Consiglio
Comunale c’è!) e le nostre associazioni
A me e a noi dell’"intrattenimento di
cassetta" non importa proprio nulla.
Ci interessa invece, oltre la nostra storia dare un
indirizzo anche per il futuro.
E questo non può, per me, che essere un forte indirizzo pubblico, secondo i criteri e
gli obiettivi che ho descritto e che sono nell’Atto di indirizzo del Consiglio.
Questo sì che sarà uno dei compiti più impegnativi e
delicati della nuova Giunta comunale.
Infine, siccome sono abituato a
rispondere a tutto e, se ci riesco, ad argomentare, le dico al volo anche cosa
penso della ForGood.
Personalmente
"a pelle", l’idea mi fa venire i brividi…pensare di riprodurre
l’unicità è un’idea antica quanto perdente. Ma che ha, purtroppo dico io, pure un suo mercato...
E
tuttavia: se ha da essere (nel senso che se l'Amministrazione comunale non ha
strumenti giuridici per evitare/condizionare in alcun modo iniziative del genere,
come sembra), avevo e ho suggerito molta prudenza. Per intenderci e
telegraficamente: credo infatti che il Comune non debba metterci "il cappello" sopra, nel senso di una iniziativa
intesa come di una qualche valenza pubblica, considerato che il tutto muove,
comunque, da un interesse privato (e per me discutibile per quel che ne so ad
oggi).
Detto
questo, le rispondo tranquillamente alla sua domanda: i Cinesi hanno preso un
abbaglio e non hanno proprio capito nulla di San Gimignano.
A San Gimignano, quando uno non c’ha
preso proprio per nulla, si dice che “l’ha buttata di fori!”.
Ecco, mi pare, pur avendo provato
a darle qualche risposta, che questo sia anche il suo caso.
Mi dispiace, perché avrebbe
potuto innescare un dibattito anche serio, invece di puntare il dito verso la
Giunta Bassi (perché -stringi stringi- lei lì voleva arrivare), con tanto di
appellino finale al voto. Mah!
Diciamoci la verità: da umile e
per nulla capace giornalista pubblicista le dico che pezzi come il suo a 3 giorni dalle elezioni si
chiamano, tecnicamente, in un modo solo. Che non riporto per carità di patria.
Diciamoci la verità: grazie alla
nostra San Gimignano, lei si è preso la prima pagina di un quotidiano nazionale
e si è fatto una grande pubblicità.
Perché ancora, e con buona pace
dei cinesi, siamo guardati ed apprezzati da e in tutto il mondo.
Almeno ci ringrazi.