Avrei votato senza
problemi il ddl Cirinnà, frutto già di una buona mediazione. Alla fine
di tutto, però, quello che mi interessa di più è che seppure dopo
cronico ritardo e stucchevoli tatticismi, finalmente la legge che
istituisce per la prima volta in Italia “l’unione civile tra persone
dello stesso sesso” ci sarà. E ci sarà come “specifica formazione
sociale” sulla base dell’art. 2 della Costituzione. Insomma: si allarga
il campo dei diritti, fino ad oggi colpevolmente rinchiuso nel nostro
Paese.
Non mi iscrivo né al partito dell’esaltazione della
vittoria, né a quello del piagnisteo continuo che non va bene nulla.
Penso che la legge passata al Senato sia la migliore possibile alle
condizioni date nel Senato della Repubblica italiano oggi, nell’anno del
Signore (è il caso di dirlo…) 2016.
Avrei voluto tutto e di
più, il meglio e il bene, lo avrei voluto ben prima e non oggi, e in tal
senso ho e abbiamo presentato negli anni scorsi assieme ai colleghi di
Sel anche atti politici nel nostro piccolo Consiglio Comunale rivolti al
Parlamento perchè intervenisse, di comunque colore esso fosse stato,
prima di averne viste di tutti i colori in questi giorni.
Ma se è
vero che per me che la politica si nutre di valori e di ideali
(smetterei quando non ne trovassi più), ho ben imparato, frequentandola
da molto vicino, come essa sia davvero l’arte del possibile. E come
spesso il meglio sia nemico del bene.
Credo che dopo quello che
si è visto al Senato perdano un po’ tutti gli attori in campo, senza
scampo per nessuno. Compreso il mio partito.
Avanzano solo i diritti, almeno e per quanto in ritardo. Meno male.
Perché mi pare che si dimentichi che a breve, dopo il passaggio alla
Camera, avremo finalmente l’estensione alle coppie omosessuali di tutti i
diritti del matrimonio civile, dalla residenza comune alla
reversibilità della pensione, dal diritto di subentrare al contratto di
affitto alla possibilità di decidere la comunione dei beni, dalla
decisioni da prendere in materia sanitaria all’accesso a congedi
matrimoniali, assegni familiari e graduatorie pubbliche. E via così per
le convivenze di fatto.
Prima non c’era nulla di tutto questo, tra breve ci sarà. Ho l'amaro in bocca per come ci siamo arrivati.
Certo è che il Parlamento, il Senato in particolare, aveva la
possibilità di riappropriarsi di un ruolo e di una centralità, su di un
tema che è vero che interessi una piccolissima percentuale della
popolazione, così come è altrettanto vero che rappresenti una cartina di
tornasole del grado di civiltà e di libertà di un Paese. In questo caso
il nostro. Così non è stato. E la responsabilità di questo giro di
giostra è principalmente del PD e del M5S. Se la cavano più o meno gli
intramontabili democristiani, di opposizione e di governo: ma tanto si
sa, loro se la cavano sempre.
Al PD rivendico due responsabilità.
Una positiva: quella di aver posto comunque il tema al centro del
dibattito, non scansandolo ma affrontandolo, quando invece una tattica
molto spicciola suggeriva di tenersi molto più alla larga da questa
tematica. Una negativa: ha sbagliato i conti, ha gestito male la
costruzione del consenso sul ddl. Non ho capito poi la gestione del
gruppo di Zanda, né il suo rapporto con Grasso: ma non si parlano?
(curioso poi come Grasso sia passato per i 5S da unico magistrato amico
di Berlusca a paladino della democrazia...). I 5S invece avevano per
l’ennesima volta la possibilità di determinare qualcosa in questo Paese,
ma hanno deciso di portare via il pallone anche stavolta. La democrazia
sarà anche salva, ma loro continuano a non essere determinanti in
nulla. E’ la differenza che corre tra fare testimonianza e governare le
cose.
Resta comunque un senso di frustrazione e di amaro in
bocca, per tutto quello che mille volte in Italia potrebbe essere e poi
non è. Siamo un Paese che non conosce mezze misure: o vince la palude
dell’immobilismo o per fare le cose abbiamo bisogno dello strappo, della
forzatura, della prova di forza (ho trovato odiosa la fiducia su di un
tema di questa natura, anche se l’ho compresa per come si sono messe le
cose. L'unico contento sarà stato l'osceno Diba, che l'ha invocava
strumentalmente apposta). Siamo questi ed il Parlamento ne è lo specchio
fedelissimo. Purtroppo.
Considerazioni finali e telegrafiche.
Alfano è tristissimo e imbarazzante. Confonde il diritto canonico con
la natura... Considera una vittoria da conservatori togliere la fedeltà
per legge (io la penso come Vattimo: attiene alla sfera etica, non
giuridica e per quanto mi riguarda la toglierei anche dal matrimonio
civile in quanto retaggio, sono d’accordo con la Cirinnà, di un’Italia
bigotta e oscurantista che su questo elemento basava il delitto
d’onore).
L’unico innaturale rischia di essere lui.
Bene
che il Parlamento, dopo questa mesta vicenda, discuta quanto prima una
legge organica sulle adozioni, che riaffronti anche il tema
dell’adozione del figliastro (così ci capisce anche Scilipoti). C’è una
possibilità di giocare un ”secondo tempo” e di riabilitarsi parzialmente
ai nostri occhi di cittadini. E sono ancora una volta d’accordo con la
Cirinnà: si vedrà così chi bleffava e e chi faceva sul serio. Perché
alla fine della fiera ci sono sempre le vite delle persone che si
aspettano risposte e qualche certezza in più. Un’occasione per non
lasciare che di queste vicende si occupino solo i tribunali in questo
Paese, perché la politica non sa o non vuole decidere.
Non vedo
l’ora di essere al 2018 per votare per un nuovo Parlamento. E a tutti
gli schizzignosi dico, vista la situazione, ben venga l’Italicum, con
tutti i suoi limiti di cui ho scritto mille volte. Che ci sia una
maggioranza chiara, che governi dal “giorno dopo”, che se ne assuma la
responsabilità senza portare via il pallone, che ne risponda alla fine
del mandato davanti agli elettori. Una roba come quella del 2013 porta
ai governi di larghe intese e a questi troiai.
Ribadisco quanto
ho scritto più volte: il PD è e resti un partito di centrosinistra. No
al partito della nazione, negazione ed esatto opposto della
vocazione maggioritaria di avere un progetto per governare l’Italia.
Renzi ha ribadito che è un fantasma e che non insegue i fantasmi. Bene.
Verdini si balocchi quanto gli pare, voti cosa gli pare, ma resta
un'altra roba.
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