delle concessioni di suolo pubblico attive al 31/12/2016. Praticamente le vecchie concessioni sono state prorogate una seconda volta, cioè fino al 31/12/2017, dopo la prima proroga al 31 marzo.
Di fatto ci sarà più tempo per le attività commerciali sangimignanesi per presentare le richieste di nuove autorizzazioni, o richiedere aggiustamenti a quelle già presentate, per essere così definitivamente in regola dal 1/01/2018. Il tutto richiesto anche dalle associazioni di categoria e con il benestare della Soprintendenza. Naturalmente ho votato sì. E fin qui “tutto” potrebbe dire qualcuno.
Ma la verità, almeno per me, è che poche altre volte come questa ho provato così tanta delusione e tanta mortificazione nell’esprimere un voto da consigliere comunale.
Il perché è presto detto. Avevamo chiesto fin dall’estate scorsa alla Soprintendenza che, mentre ci dettava nuovi contenuti nel Regolamento, ci desse almeno la libertà di poter fissare un termine congruo (almeno un anno e mezzo o, alla peggio, un anno) per dare il tempo alle attività commerciali di adeguarsi.
Nel Consiglio comunale del 28 ottobre scorso dovemmo così approvare il nuovo Regolamento in fretta e furia perchè la Soprintendenza ci aveva detto categoricamente NO. Ed occorreva che le nuove autorizzazioni fossero pronte fin dal 1 gennaio 2017. Una follia!
E noi giù a spiegare che era impossibile, che anche nella migliore delle ipotesi lei stessa, una volta posata "la penna rossa", non ce l’avrebbe fatta a dare risposta a tutti.
Soprattutto mi stupiva come, assieme alla più che necessaria tutela del bene pubblico San Gimignano, non si riuscisse a capire che dietro una nuova autorizzazione alle condizioni imposte dalla Soprintendenza, c’erano tanti soldi da spendere -e in poco tempo- per le pratiche, per i professionisti, per il rinnovo degli arredi, sedie, tavoli, ombrelloni, bacheche, espositori, etc.. Una mazzata per San Gimignano.
E così, guarda un po’ quello che era impossibile (e io dico invece maledettamente sensato) il 28 di ottobre diviene un po' più possibile a fine dicembre 2016, quando la stessa Soprintendenza si accorge che i tempi erano stretti. E via la prima proroga.
Poi, con l’approssimarsi della scadenza, e con la “scoperta” di un vincolo del ’28, non solo si richiedono alle attività altre documentazioni a firma di architetti (altri soldi e tempo), ma quello che era impossibile a ottobre 2016 e poi un po’ più possibile a dicembre 2016, diventa magicamente possibilissimo il 29 di marzo 2017. Una roba degna di Kafka. La mortificazione di chi prova ad amministrare questa città.
Con un messaggio, a mio avviso, devastante da parte della Soprintendenza: chi ha rispettato non dico le regole, che quelle vanno rispettate sempre, ma soprattutto i tempi e ha fatto le corse è bello che servito. Della serie: che vi siete affrettati a fare? La solita Italia.
Come se non bastasse, nel bel mezzo delle analisi delle varie autorizzazioni pervenute, sono cambiati alcuni funzionari. E così, "magicamente" quello che "stava bene" ai primi "non sta più bene" ai secondi e via con la sagra del Cor-Ten per bacheche e spallette...
Preciso che ho massimo rispetto, da sempre, per tutte le articolazioni dello Stato, Soprintendenza inclusa. Ma questo atteggiamento non è accettabile e merita di essere stigmatizzato.
Due ultime considerazioni.
La prima. Noi amministratori, a differenza della Soprintendenza, non abbiamo solo il compito di tutelare il nostro Centro Storico. Abbiamo anche la responsabilità di consentire a tante famiglie di poterci vivere e di poterci lavorare. Ciò implica fare delle scelte tenendo insieme tutti i desideri diversi, gli interessi diversi, tutte le diverse esigenze e minimizzare gli effetti collaterali a volte indesiderati. Trovare un equilibrio è la responsabilità di chi amministra tenendo insieme tutto questo, evitando la città museo e il supermercato a cielo aperto.
Se, a causa di scelte imposte dalla Soprintendenza nel nuovo regolamento, alcune attività vedranno calare i loro introiti e chiuderanno, anche per la dinamica degli affitti, perché magari non potranno più esporre la loro bacheca, abbiamo arricchito o impoverito San Gimignano ed il suo Centro?
E domando ancora: in questi anni San Gimignano non aveva raggiunto un suo equilibrio senza diventare una città di “cartapesta” né una nuova “San Marino”? La risposta è sì!
Seppure in un quadro di regole sicuramente perfettibile e maggiormente controllabile nella sua applicazione, la nostra città ha garantito in questi anni l’equilibrio tra la tutela del bene culturale, il diritto a vivere dentro il centro, il diritto a svolgerci un’attività. In poche parole, a tenere vivo il Centro Storico.
Ecco: la fretta che ci è stata imposta io l’ho letta come la negazione di tutto questo. E per me non è accettabile. Per rispetto di chi l’ha amministrata, di chi ha scelto di viverci e di chi ha deciso di investirci dei soldi per la sua impresa. Di noi Sangimignanesi.
Perché poi mi capita di andare in Piazza del Campo a Siena o mi capita di andare in via Martelli a Firenze e vedere le tende (bianche!) di Eataly che mi parano il Battistero ed un po’ di bile mi sale...
Seconda ed ultima considerazione, anche se risulterà
impopolare.
Ho francamente fatto fatica a capire il ruolo dei vertici provinciali
delle due principali associazioni di categoria in tutta questa vicenda.
Il giorno prima del Consiglio Comunale del 28 ottobre intimano
a mezzo stampa al Consiglio Comunale - dunque a noi consiglieri comunali che di
norma non ci fila mai nessuno – di non approvare alcun regolamento. Soprattutto
non una parola verso la Soprintendenza. Restiamo allibiti e rispondiamo che,forse, hanno sbagliato un tantino bersaglio: le novità nel regolamento ci sono
in larga parte imposte, noi avremmo certo voluto aggiornarlo ma sicuramente in un lasso di tempo più congruo e razionale di almeno un anno, un
anno e mezzo.
Abbiamo poi spiegato loro che lasciare il vuoto e non approvare un
Regolamento guida sarebbe stata una sconfitta per San Gimignano, che ha regole
in tal senso dal 1988, e che farlo andava prima di tutto nell’interesse dei
loro associati, quelli che dovrebbero difendere, perché gli orienta negli
investimenti senza mandarli direttamente in pasto alla Soprintendenza.
Poi, a febbraio/marzo 2017 chiedono al Comune una proroga. Dico:
allora non era tanto più semplice unirsi a noi fin da subito nel chiedere tempi
più ragionevoli alla Soprintendenza? E quelli che hanno fatto le cose nei tempi? Mistero e buio fitto.