Ieri, tornando
in auto ed anzitempo da Firenze, ho ascoltato l’inizio delle votazioni per il
nuovo Presidente della Repubblica. Sarà stata la radio ed il suo fascino sempre
un po’ vintage, ma quando in aula è partito l’applauso per l’ingresso di
Giorgio Napolitano ho provato quella sensazione che si prova nei momenti
cruciali della vita democratica di un Paese.
Per chi
segue la politica ed ha senso delle istituzioni, l’elezione del Presidente
della Repubblica è il momento più l’alto. Non solo perché si elegge il
rappresentante dell’unità nazionale, il garante della Costituzione dunque della
nostra convivenza civile e democratica, ma anche perché, almeno nel mio caso, penso
al prezzo che è stato pagato dal nostro Paese per scegliere la Repubblica e
dotarsi di una figura sopra le parti.
Il pensiero
è corso alla figura di Napolitano e agli insulti ed accuse che gli sono stati
rivolti negli ultimi anni della sua Presidenza. Non sta a me dare giudizi,
inoltre non ne sarei all’altezza. Dico telegraficamente che Napolitano ha, dal
mio punto di vista, il merito di aver scontentato quasi tutti gli attori in
campo. E questo mi basta per dire con ragionevole certezza che abbia quindi
ricoperto bene il suo ruolo: perseguendo cioè e davvero l’interesse generale (che non è mai di parte) e
seguendo la Costituzione.
Ha scontentato
Berlusconi nel 2011, ha scontentato il PD non andando alle elezioni e
scegliendo la via tecnica con Monti, scontentando per questo Grillo e per non avergli dato poi l’incarico di formare un
governo nel 2013 (che comunque era arrivato secondo), e scontentando di nuovo il Pd non affidando a Bersani l'incarico di esplorare la possibilità di formare un governo.
Troppo sciocche,
poi, le accuse di non essersi opposto alle così dette leggi ad personam del centrodestra o a norme
del centrosinistra. Il Presidente non può sostituirsi al ruolo dell’opposizione
in Parlamento e l’articolo 89 parla chiarissimo in tal senso: “nessun atto del Presidente della Repubblica
è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità. Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati
dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei ministri”.
Il Presidente è politicamente irresponsabile in via istituzionale. E sappiamo
che i Ministri assumono la responsabilità degli atti presidenziali innanzi alle
Camere, secondo la regola propria delle forme di governo parlamentare.
Ciò che si
può discutere, e lo ha fatto con interesse Michele Prospero (in un articolo del
14 gennaio scorso “Il Presidente che sussurrava alla crisi”) è se le scelte di
Napolitano abbiano avuto efficacia. Quella di Monti, senza dubbio non lo è
stata, non tanto per la scelta di un governo di emergenza nazionale a mio
avviso, quanto per la scelta tecnica. Anche se, in quell’occasione, la
situazione è stata resa complicatissima se non obbligata dalla rinuncia dei
partiti a giocare fino in fondo la loro partita, nascondendosi dietro la foglia
di fico del governo tecnico. Che poi, alla fine, tecnico non lo è mai, poiché comunque
a sostenerlo ci sono le forze presenti in Parlamento.
Il dato più
evidente della presidenza di Napolitano, quello che gli è valso (a mio giudizio
fuori luogo) l’epiteto di “Re Giorgio”, mi pare invece proprio questo: da un lato la crisi
e l’abdicazione dei propri ruoli da parte dei partiti, a partire dallo
sgretolamento delle coalizioni “reggi tutto” pur di vincere, a destra come a
sinistra, e poi di fatto risultate ingovernabili tanto erano disomogenee; dall’altro l’irresponsabilità nella fase del Governo Monti, la codardia dei partiti nel rimandare sine die la legge elettorale, l’incapacità
nel 2013 (con gravissime colpe del Pd e, subito a ruota della ‘purezza intoccabile’
del M5S) di eleggere un Presidente della Repubblica con il richiamo di
Napolitano stesso.
Anche da queste vicende si comprende quanto sia importante domani non fallire il passaggio,
davanti ai cittadini e al Paese, oltre che agli osservatori stranieri, dell’elezione
del nuovo Presidente.
La politica ed il sistema partitico e dei movimenti si
giocano, senza alcuna ombra di dubbio, l’ormai residua dote di fiducia di cui godono.
Cosa spetterà
al nuovo Presidente? Lo stesso destino e lo stesso contesto di Napolitano? Io credo
di no. Non vedo un rischio di degenerazione del governo parlamentare a
vantaggio di un ruolo più politico del Presidente. Certo è, come ho scritto a proposito della nuova legge elettorale, la spinta maggioritaria e la riforma
del bicameralismo perfetto chiederanno al Presidente di esercitare un ruolo
inedito fino ad oggi ed ancora di maggiore garanzia rispetto ad un parlamento
dominato da una sola lista o comunque, non è un caso irrealistico, da una
coalizione molto solida di 2-3 partiti al massimo. Per la prima volta la nostra
forma di governo parlamentare conoscerà, se passa la legge elettorale come ho scritto qui, un sistema fortemente maggioritario. Le due cose non sono di per sé incompatibili ma, di fatto, in Italia non l’abbiamo mai sperimentato. Per
questo il nuovo Presidente si dovrà misurare in un contesto nuovo e delicato.
Mi preoccupa
di più la riforma della Costituzione in atto che, con una lista “piglia tutto”,
dovrà inserire garanzie notevoli affinché questa lista possa fare molto da
sola, certamente, ma non tutto.
Il caso della dichiarazione dello stato di
guerra a maggioranza semplice del Parlamento e non qualificata è una
aberrazione da cancellare subito, per fare un esempio per tutti! Su questo bisogna approfondire la discussione e la conoscenza su quanto sta avvenendo alla Camera, e bisognerà organizzare un momento pubblico anche qui sotto le torri. Ci lavorerò.
***
PS1: da
quando oggi ho scritto questo post sembra ormai certa l’elezione di Mattarella.
Se così sarà riconosco a Renzi e al PD di aver trovato una buona soluzione questa
volta. Spiazzato Berlusca a cui Mattarella dà evidentemente più noia di un giocatore
in casacca democratica come Prodi, Pd unito – si spera- e che ha votato in streaming
la sua scelta, Sel addirittura entusiasta, inevitabile la convergenza di Alfano
(che è pure Ministro dell’interno, dicasi Ministro dell’Interno..), spazzato il
più che legittimo ‘sospetto’ che nel patto del Nazareno ci fosse ben altro che
le sole riforme e, ma non da ultimo, una personalità dalle doti politiche, etiche
e morali difficilmente contestabili.
PS2: se
destra e sinistra non contano più, se conta quello che sei e quello che fai
come ci dice Grillo, se contano i requisiti della persona qualcuno ci deve
spiegare perché Mattarella non va bene e non si può votare (anche se non è certo
uno che scalda i cuori o dal profilo social come usa oggi; almeno, cosa rara, è
uomo perbene e delle istituzioni). E perché non in streaming? Come è stato
fatto notare. Mistero. Se nel 2013, viene da dire oggi col senno di poi, il M5S
avesse peccato di meno presunzione verso il Pd (seppur colpevolissimo di un
suicidio politico) oggi saremmo qui a raccontare un’altra storia. Ma senza
giocare e portando sempre via il pallone, perchè si è convinti di essere
sempre migliori degli altri, è dura. Dopo il 2013, i nomi di Bersani e di Prodi
tra i 10 nomi per le “quirinarie” più che il sapore di una beffa o di una presa in giro, sanno di una cosa fuori dal mondo.
PS3: detto con molta chiarezza. E' dai tempi dell'Università e dal mitico corso di diritto costituzionale studiato sul Martines che sono contrarissimo all'elezione diretta del Capo dello Stato. Non abbiamo bisogno di passare ad una repubblica presidenziale. Le modalità di elezione stabilite dall'art. 83 sono le più consone per una repubblica parlamentare. Ed evitano che, con l'investitura diretta, il Presidente della Repubblica sia indotto ad intervenire nella direzione politica dello Stato, proprio perché investito direttamente. Il Capo dello Stato resti soggetto di garanzia e super partes, la direzione politica resti alla dinamica gruppi parlamentari-Governo.
PS3: detto con molta chiarezza. E' dai tempi dell'Università e dal mitico corso di diritto costituzionale studiato sul Martines che sono contrarissimo all'elezione diretta del Capo dello Stato. Non abbiamo bisogno di passare ad una repubblica presidenziale. Le modalità di elezione stabilite dall'art. 83 sono le più consone per una repubblica parlamentare. Ed evitano che, con l'investitura diretta, il Presidente della Repubblica sia indotto ad intervenire nella direzione politica dello Stato, proprio perché investito direttamente. Il Capo dello Stato resti soggetto di garanzia e super partes, la direzione politica resti alla dinamica gruppi parlamentari-Governo.