Leggo la solita bordata di insulti e di luoghi comuni sul
lavoro fatto per dare all’Italia una nuova legge elettorale. Una legge, vale la pena
ricordacelo, dopo il regalo fattoci dal centrodestra con il porcellum di Calderoli, che da quasi 10
anni il Paese aspetta. Aspetta chi? Che cosa? Che la politica si metta d’accordo per dare all’Italia governi
più coese, duraturi e certi, senza larghe intese e senza mortificare la
rappresentanza e migliorare la possibilità di scelta dei propri rappresentanti.
Questo mi sembra il dato più rilevante, che dovrebbe assillare
la responsabilità politica di ciascuna forza oggi dentro e fuori al Parlamento.
In questa diatriba ognuno porta quello che io chiamo il suo ‘mondo
perfetto’. Non mi sottraggo neppure io: sistema maggioritario, collegi
uninominali (con le primarie) e doppio turno (ballottaggio).
E tuttavia, così facendo, non saremmo andati da nessuna
parte.
Mi pare invece che l’Italicum provi a dare una riposta a
questa esigenza. E che abbia fatto passi avanti significativi (ricordo bene l'appello di alcuni giuristi quando fu presentata la versione iniziale).
Premio di maggioranza: si è passati dal 35% dei consensi
della Camera al 37% e poi al 40% definitivo del Senato (FI e altri non lo
volevano, preferendolo alla coalizione). Bene per contrastare la frammentazione
e la coltivazione dei soli “orticelli.
Ballottaggio: introdotto (FI e altri non lo volevano) per
dare stabilità al sistema. Governi di larghe intese, per capirci, così come ora
non se ne faranno più (e personalmente, sapendo di essere contro corrente, non vedo l’ora che si voti!). Però, e questo non mi pare
da sottovalutare, il ballottaggio non esclude il formarsi, comunque, di
alleanze, all’interno di uno stesso schieramento, poiché comunque il Governo
dovrà avere la fiducia del Parlamento e questa potrà venire, sulla base di un
accordo alla luce del sole in vista del ballottaggio, anche da forze contigue
alla lista che ha vinto il primo turno.
Inoltre è sparita l’indicazione del premier nell’urna. A mio
avviso dettaglio non da poco, che ribadisce, e ce n’era bisogno, l’importanza e
direi la necessità della fiducia parlamentare.
Grazie al premio di maggioranza e al ballottaggio si garantisce
la stabilità. Governi più coesi, dunque la governabilità (che non vuol dire automaticamente
buon governo, ma possibilità di governare senza ribaltoni, larghe intese).
Soglia di sbarramento: dall’8% della Camera si è scesi al 3%
del Senato. Di fatto i piccoli partiti avranno la possibilità di entrare in Parlamento
meglio e di più che col Porcellum. Si garantisce così la rappresentanza a
tutti, cosa giusta, quasi sancendo di fatto più che un diritto di tribuna. Non
si mortifica così la rappresentanza democratica, quando invece un po’ di sospetti
ci erano venuti eccome rispetto alla prima bozza.
Quote rosa: non c’erano alla Camera, sono state introdotte
al Senato ed inoltre c’è la possibilità di esprimere la doppia preferenza di
genere sulla scheda.
Listini bloccati e preferenze: c’erano alla Camera non ci
sono più dopo il passaggio al Senato. (Li volevano con forza soprattutto FI ed altri).
Tornano, infatti (a me non piacciono per i sistemi nazionali) le preferenze
(usate pochissimo al nord, tantissimo al sud, poi domandiamoci perché?), ma
restano bloccati i capilista: che potranno candidarsi fino a 10 collegi (i
collegi saranno 100).
Niente collegi uninominali: peccato, ed il capolista
bloccato non può certo essere paragonato al candidato di collegio.
Tutto bene dunque? Per nulla.
Ma se guardo da dove si partiva, il Porcellum, e dove si
voleva arrivare, l’Italicum proposto alla Camera, e se considero anche l’immobilismo
ormai quasi decennale dei partiti e del sistema politico in tema di legge
elettorale (una vergogna per un paese civile e democratico), questa è sicuramente
una mediazione importante.
Certo restano i capi lista bloccati. Rispetto agli altri
punti elencati, qui la mediazione è stata al ribasso. Punto. E tuttavia è
comunque un passo avanti rispetto alla partenza con i listini bloccati
(inaccettabili), anche se personalmente i capilista bloccati continuano a non
garbarmi per nulla.
Anche qui: rispetto all’infermo in cui eravamo, se non siamo
direttamente passati in paradiso, diciamo che almeno ne siamo usciti e finiti
in purgatorio. Con un sistema flessibile tra candidati bloccati e preferenze. Spero
proprio che la misura introdotta sia utilizzata al massimo, senti che mi tocca
dire: cioè che lo stesso capolista sia presentato nei 10 collegi consentiti. Così
scatterà il meccanismo più candidature plurime più preferenze, perché comunque
il capolista dei 10 collegi ne dovrà scegliere solo uno. E gli altri saranno
tutti eletti con le preferenze.
Ma quello che voglio dire è che le riforme in generale, e la
legge elettorale in particolare, non si fanno a tavolino, ma nel contesto, in
questo caso politico, in cui ci si trova ad operare.
E se non si vuol far da soli, come a dicembre 2005 fece il centrodestra
approvandosi da solo la legge, atteggiamento che, questo sì, trovo davvero
illiberale, ci vuole realismo e disponibilità a trovare un compromesso.
Si dirà: esiste un sistema perfetto? Per quel poco che ci
capisco e per quel poco che ho imparato all’università esistono sistemi
possibili, dato il contesto in cui ci si trova a mediare, ed esistono i sistemi
furbi, di parte, fatti apposta per non funzionare. E magari approvati a colpi
di sola maggioranza a 6 mesi dal voto. Esattamente come avvenne con il Porcellum
di Calderoli. Una porcata nella porcata.
Poiché né il Pd, né Grillo, né FI, né altri, da soli,
avrebbero avuto i numeri, la strada era una sola, se si parte dall’imperativo
che una legge elettorale nuova era non più rinviabile.
E se tanto più si è detto che sulle “regole del gioco” si
cerca l’accordo con tutti e che non si vuol far da soli, farlo poi costa: costa
mediare, costa rinunciare al proprio mondo perfetto, costa trovare una
soluzione che sia accettabile almeno per la maggior parte degli altri attori in
campo. Quelli che vogliono starci s’intende, non quelli che restano chiusi nel
loro mondo perfetto. Che resta perfetto, migliore e tutto quello che si vuole,
ma che non fa fare un passo avanti al sistema politico-istituzionale.
***
PS: Lo so che quello che sto per dire non frega a nessuno ed
è tutto dibattito interno, ma molte delle migliorie sono state frutto del
lavoro interno al PD, il cui ruolo di pungolo va ascritto alla così detta ‘minoranza’
che non può non vedere questo dato politico. Anche per questo non ho condiviso
la posizione di Gotor. Legittima nel merito, non l’ho condivisa per nulla nel
metodo. In un partito si sta con delle regole e non si può invocare il voto di coscienza
sulla legge elettorale... Dalla totalità dei candidati nominati, come era nel
Porcellum e come era nell’iniziale proposta dell’Italicum, il passo avanti è
gigantesco.
Poi mi garberebbe chiedere a qualcuno del mio PD da quando siamo
diventati fans sfegatati delle
preferenze. A partire dai Gotor, eletti nel listino bloccato di Bersani.
Sia ben chiaro, non ce
l’ho con nessuno, non ho da difendere minoranze o maggioranze, non mi sento renziano
non mi sono mai sentito bersaniano (sono del Pd come tanti e
voglio solo che questo partito che abbiamo fondato funzioni), ma certe prese di posizione, dopo
aver ottenuto risultati grazie alla mediazione e al confronto politico tra
minoranze e maggioranza, le ho trovate e continuo a trovarle solo strumentali.
PPS: Per questo, pur con i suoi pregi ed i suoi difetti,
credo che la politica debba al Paese questa legge, e sarebbe un guaio nel guaio
farla saltare. Se passasse, invece, credo che il problema vero sia il rapporto
della legge elettorale con la riforma costituzionale in corso. Non solo perché c’è
la clausola di salvaguardia rispetto all’abolizione del Senato elettivo, ma perché
c’è una modifica dei poteri dell’esecutivo che debbono essere attentamente controbilanciati
nella riforma costituzionale. Non è accettabile, per fare solo un esempio, come
è adesso in discussione alla Camera, che lo stato di guerra sia deliberato dal
nuovo Parlamento (eletto con l’Italicum) a maggioranza semplice. Se alcuni
compromessi al ribasso sono mal digeribili e tuttavia “sopportabili” per salvaguardare
l’obiettivo generale di dotare l'Italia di una legge elettorale che finalmente
garantisca stabilità, governi coesi
e rappresentanza, mediazioni al ribasso sulla riforma costituzionale non sono
digeribili né perdonabili dal mio punto di vista.
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