mercoledì 14 gennaio 2015

Con la cultura si mangia eccome, magari non in albergo



Tranne che quando scrive di San Gimignano Montanari ha spesso ragione. La primavera scorsa  ebbi infatti a replicare ad un suo articolo sul Fatto Quotidiano sulla nostra città, molto frettoloso ed altrettanto superficiale, zeppo di luoghi comuni. La cosa mi colpì perché ho stima di lui e, spesso, di cosa scrive.
Come un suo recente articolo che parla della proposta (non ho capito avanzata da chi) di prestare gratuitamente le opere d’arte chiuse nei musei agli alberghi per esporle. Si proprio così.

L’articolo è interessante perché dà l’occasione di riflettere su quale politica culturale sta dietro ad una proposta simile. Mentre in tutto il mondo i privati concorrono a mantenere il patrimonio culturale pubblico non sostituendosi allo Stato, ma aiutandone l’azione, cioè quello che si chiama da sempre mecenatismo, da noi no. E c’è chi vorrebbe fare esattamente il contrario. Già nel nostro Paese, come fa giustamente rilevare l’autore, abbiamo aperto alle sponsorizzazioni dei privati, operazioni commerciali che fanno leva sul patrimonio pubblico. Si potrà storcere il naso ma, credo, si tratta di un meccanismo ancora sopportabile. Quello che invece non lo sarebbe è andare addirittura oltre: lo Stato che fa il mecenate per i privati (a costo zero? Con quali garanzie per la conservazione e la sicurezza? Un bene pubblico ad esclusivo beneficio dei pochi privati che frequentano l’hotel di lusso?).

La cosa dà da pensare. Soprattutto quando poi leggo che in Italia, quasi come l’altra faccia della stessa medaglia e con buona pace di Tremonti, con la cultura si mangia eccome. Il sistema produttivo del comparto cultura vale 80 mld di euro (tra no profit e pubbliche amministrazioni), che attiva 134 mld di euro con una filiera culturale di 214 mld di euro; nonostante la crisi l’export del settore è aumentato (era di 30 mld di euro nel 2009 è arrivato nel 2013 a 41,6 mld di euro); 289mila occupati in Lombardia, 160mila nel Lazio e nel Veneto, 107 mila in Toscana, 60mila in Sicilia e migliaia di imprese culturali nel nostro Paese. A dirlo è stato il recente rapporto “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza”, fatto da Symbola.

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