mercoledì 23 luglio 2008

Toro, arriva Jurgen Saumel


E’ stato oggi presentato alla stampa il nuovo acquisto del Toro, Jurgen Saumel.

"Dopo essere andato in scadenza di contratto con lo Sturm Graz, a causa dei problemi economici del club, mi cercavano diversi club in Germania, Spagna, Inghilterra, Italia e Grecia: ma quando l’interessamento del Torino si è fatto realtà, non ho avuto dubbi ad accettare la squadra granata. Manninger, mio compagno in Nazionale, Polster e Schachner mi hanno parlato del Toro, e le loro parole hanno certamente giocato un ruolo importante nella mia scelta. Cerco di giocare al meglio sia nella fase difensiva sia in quella offensiva. Mi piacerebbe giocare con il numero 24".


Ecco la presentazione del direttore sportivo Pederzoli: "Si tratta di un giocatore che, nonostante la giovane età, può vantare già un’importante esperienza internazionale. L’abbiamo cercato a lungo e per noi si tratta di un acquisto importante, dopo averlo strappato a diverse realtà prestigiose. Siamo felicissimi di poterlo oggi presentare ai tifosi, sperando che dia a tutti grandi soddisfazioni".


Anche il tecnico De Biasi ha voluto presentare Saumel:

"E’ un centrocampista che ama gli inserimenti, il tiro, le verticalizzazioni, ma anche equilibrato ed attento dal punto di vista tattica. Speriamo si ambienti subito alle pressioni del campionato italiano e di una piazza come quella di Torino: lo aiuteremo anche in questo, perché su Jurgen crediamo moltissimo".


Già questa è una notizia: nons embra una sola e finalmente è sotto i 30 anni.

martedì 22 luglio 2008

W L'Italia. Unita.

L'inno italiano
Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò.
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore;
Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.

domenica 20 luglio 2008

Grazie, Paolo.

Eroi:
L'eroe, nell'era moderna, è il protagonista di uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di se stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune”.Non c’è modo migliore di ricordare Paolo Borsellino, nel giorno del 16° anniversario della strage di via D’Amelio, per quello che è stato: un eroe, che ha consapevolmente sacrificato se stesso per combattere la mafia, il male peggiori della storia della Sicilia e del nostro Paese. Paolo Borsellino è stato un eroe. Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, gli uomini della scorta dedicati a garantire sicurezza del giudice Paolo Borsellino sono degli eroi. Giovanni Falcone è stato un eroe. Gli uomini della sua scorta sono stati degli eroi. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un eroe. Pio La Torre è stato un eroe. Peppino Impastato è stato un eroe. Tutte le persone che hanno perso la vita combattendo la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta sono stati degli eroi. Le persone ancora in vita che ogni giorno combattono, denunciano, resistono contro la criminalità organizzata sono degli eroi. Questi, e non altri, sono gli eroi della nostra epoca. Gli esempi da seguire per ambire alla sconfitta definitiva della criminalità, della prepotenza, della vigliaccheria che tarpano le ali allo sviluppo e alla legalità nel nostro Paese. Era un pomeriggio afoso, quello del 19 luglio 1992. Una domenica pomeriggio come tanti in una Palermo semideserta. La gente affollava le spiagge di Mondello e del litorale. Era il pomeriggio in cui la mafia aveva deciso di colpire, di scrivere un’altra pagina nera della storia d’Italia. L’opinione pubblica era ancora scossa dal tragico omicidio del giudice Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta. Poco meno di due mesi dopo Capaci era giunto il momento di eliminare l’altro giudice simbolo della lotta a cosa nostra: Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone. Una Fiat Panda celeste imbottita di tritolo, e non una Fiat 126 come erroneamente dichiarò la stampa, esplose in Via d'Amelio, strada in cui viveva la madre di Borsellino, dalla quale quella domenica il giudice si era recato in visita.. Oltre a Paolo Borsellino morirono gli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo. La bomba venne radiocomandata a distanza ma ancora oggi non si è fatta chiarezza su come venne organizzata la strage, nonostante il giudice sapesse di un carico di esplosivi arrivato a Palermo appositamente per lui. C'è, inoltre, un particolare più inquietante di tutti gli altri: l'agendina rossa di Borsellino non venne ritrovata, probabilmente sottratta da qualche investigatore giunto tra i primi sul posto. Oggi, a 16 anni di distanza, è ancora - sempre - il momento del ricordo. Ricordare Paolo Borsellino vuole dire fare tesoro del suo esempio come patrimonio collettivo, vuole dire ripartire da lì per inasprire ed intensificare la lotta contro ogni tipo di mafia, vuol dire riprendersi la libertà vera, di cui questo Paese ha disperato bisogno. Abbiamo scelto due frasi, pronunciate proprio dal magistrato siciliano, che meglio di tante altre sintetizzano ciò per cui egli lottava e ciò che noi proveremo a portare sempre nel cuore. “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. “Io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione, o financo vorrei dire dalla certezza, che tutto questo può costarci caro”.
Con queste parole Paolo Borsellino concluse l’ultima intervista rilasciata al settimanale di approfondimento del Tg5, “Terra”. Era il 29 giugno 1992, venti giorni prima la strage di via D’Amelio.

"Magistrato esemplare, dolore e sgomento restano vivi nella memoria di tutti""Nel sedicesimo anniversario del barbaro agguato di via D'Amelio a Palermo, che il 19 luglio 1992 spense la vita di suo marito e dei giovani agenti - Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina - dedicatisi alla sua sicurezza, desidero far giungere a lei, gentile signora e - suo tramite - a tutti i familiari dei caduti di quel giorno il mio pensiero commosso e partecipe. Rinnovare anno dopo anno il ricordo di Paolo Borsellino e della sua scorta costituisce il doveroso riconoscimento che il Paese tributa al dramma da voi vissuto e al coraggio con il quale avete saputo affrontarlo nei lunghi anni trascorsi. Il dolore e lo sgomento per la strage di via D'Amelio restano vivi nella memoria di tutti. La inaudita violenza con cui si colpì un magistrato esemplare, costantemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata, suscitò nel Paese - già segnato dal barbaro attentato di Capaci - una condivisa stagione di lotta contro la brutale spirale mafiosa. Ricordare tutti coloro che hanno pagato con il sacrificio della vita i servigi resi alle istituzioni contribuisce in modo determinante a diffondere la cultura della legalità contro ogni forma di violenza e sopraffazione. Le iniziative e la mobilitazione delle forze sane della società, e in particolar modo delle generazioni più giovani testimoniano la funzione rigeneratrice dell'esempio e dell'eredità morale che Paolo Borsellino ci ha lasciato. Con commosso ricordo sono vicino a Lei, gentile signora, ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti e, con questo spirito, le rinnovo i sentimenti di gratitudine e di solidarietà di tutti gli italiani”.

E’ questo il testo della lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato alla vedova di Paolo Borsellino, Agnese.

lunedì 14 luglio 2008

14 LUGLIO 1789: PRESA DELLA BASTIGLIA

La liberté guidant le peuple, di Eugene Delacroix (1830), Museo del Louvre, Parigi
E' la Libertà che guida il popolo.



Il 14 luglio 1789 la folla invase prima l'Hotel des Invalides e poi si diresse verso la prigione-fortezza simbolo imponente dell'assolutismo e la espugnarono. Successivamente fu creata una Guardia Nazionale, affidata al comando di La Fayette, con il compito di reprimere ogni eventuale tentativo antirivoluzionario, molti aristocratici fuggirono all'estero. Circa un mesee dopo il 26 agosto, l'Assemblea Nazionale francese approverà la Déclaration des droits de l'homme et du citoyen.

E' la Libertà che guida il popolo. Dovremo riflettere su come la sinistra (almeno quella italiana) abbia dimenticato questa parola, lasciandola approdare ad altre sponde.

13 luglio 1944 la Liberazione di San Gimignano

Era la mattina presto del 13 luglio 1944 quando un gruppo di partigiani (mio nonno c'era), andò incontro alle truppe alleate (francesi in verità, marocchine le avanguardie) per guidarle in paese.

San Gimignano aveva subito pesanti bombardamenti. Prima alleati, da sud, poi tedeschi, da nord, in ritirata.

I rifugi erano diventati la casa comune di tanti Sangimignanesi e come furono vissuti quei giorni è raccolto in un bel libro di testimonianze "Sessantannifa", edito per il 60° anniversario della liberazione cittadina dall'Amministrazione comunale e dall'ANPI.

Abbiamo ricordato anche quest'anno quel giorno di liberazione. Quest'anno lo abbiamo fatto con due concerti. Ho assistito al secondo, domenica sera, con la locale filarmonica. Piazza del Duomo gremita. Un bel colpo d'occhio e una bella sensazione di unità quando la banda, a fine concerto, ha attaccato l'inno di Mameli.



Il ricordo di un giorno così importante per la nostra città non è semplice ritualismo quanto volontà di celebrare e riconoscere il reale valore di quegli ideali insiti nella libertà, nel rispetto e nella giustizia; gli stessi ideali che sono alla radice della democrazia di ieri e di oggi. Per tali motivi il ricordo della Liberazione è una preziosa eredità contro chiunque tenti di soffocare questi stessi ideali con la violenza e la prevaricazione”.

Marco Lisi Sindaco di San Gimignano.



Pensiero per il futuro:

Anche grazie, se non soprattutto, all'impegno costante dell'ANPI la nostra Amministarzione ha da sempre celebrato e ricordato questo evento. E' un aspetto da non sottovalutare. Perchè il ricordo, l'esercizio della memoria, corroborata quando possibile dalla testimonianza diretta, restano un passaggio (se non obbligato) comunque prezioso e utile nella costruzione di un senso comune, di una pedagogia civile.

Penso che la prossima Amministrazione comunale dovrebbe riprendere con forza questo tema. Soprattutto dal punto di vista del lavoro con le scuole, rispolverando magari alcune vecchie abitudini: il mantenimento dei cippi sparsi sul territorio, formidabili "monumenti" alla guerra di Resistenza e alla lotta di liberazione nel nostro comune, la valorizzazione del percorso i "Sentieri della Memoria", la visita delle scolaresche nei luoghi della resistenza sangimignanese, lo straodinario evento che fu la liberazione dei detenuti politici dal carcere di San Gimignano....
Perchè la "memoria", soprattutto per i più piccoli ha bisogno di essere toccata con mano, di punti di riferimento tangibili e luoghi visitabili e fruibili.
Credo che non potremo sottrarci da questo dovere.

giovedì 10 luglio 2008

Liga live!

Ieri concerto del Liga all'Artemio Franchi di Firenze.
Bella compagnia sangiradiosa, bella serata.
Avevo ascoltato il Liga live proprio lì quaqlche anno fa e confesso che non mi era piaciuto.
So bene che, come tutti, Liga può piacere o meno.
Io non dico che mi piaccia proprio tutto di quello che canta e compone, però sì, mi piace e lo ascolto volentieri.
Sarà perchè con quelle canzoni ci sono cresciuto, sarà perchè comunque, anche lui, ha una sua carica tutta sua.
Ieri, è stata una autentica emozione.
Intanto eravamo in una zona del prato dello stadio tranquillissima e ventilata.
Un posto di livello!
Poi perchè l'audio era buono. Odio i concerti in cui la musica è "a palla" e non senti niente della voce del cantante.
E poi perchè lo spettacolo era "pensato bene".
Mi ha entusiasmato "Non è tempo per noi" con il testo degli articoli fondamentali della Costituzione che passavano sullo schermo.
Ecco, da lì, è stato un crescendo.
Vero.
Autentico.
Era tanto che non mi godevo un concerto così.
Forse è capitato nel momento giusto.
Per un paio d'ore non ho pensato ad altro (mi capita di rado...) e la musica scorreva lenta, piano piano.
Ce la siamo gustata tutta.
In serate così ti senti "in diritto di sentirti leggero".
Bravo Liga.
Invecchiando migliori.
Brividi finali con "buonanotte all'Italia", e con l'immagine del GRANDE TORO sparata in bianco e nero sullo schermo gigante dietro al palco.

Opposizione

Ho letto la dichiarazione di Veltroni che dice: "siamo noi la sola opposizione". Giusto. Mi permetto di aggiungere una postilla. "Con una ambizione in più rispetto agli altri però: tornare ad essere un giorno maggioranza di governo".
Questo è il vero tratto che ci distingue dalle "altre" opposizioni.
E, comunque sia, se un'opposizione si giudica dalle urla, certo noi stiamo a zero.
Se si giudica, invece, per la capacità di denuncia e di, quando ce n'è la possibilità, proposte alternative e concrete, beh... in questo caso siamo un pò più avanti degli altri.
Con buona pace di Travaglio, che peraltro leggo e stimo per la documentazione delle cose che dice.
Ma che non capisco perchè ce l'abbia tanto con il PD.
O forse sì.
Gli conviene che stiamo all'opposizione.
Ha più mercato. Leggete il post precedente con il commento di Maltese e forse capiremo.

"Gli altri urlano, noi otteniamo risultati. E' facile fare opposizione alzando la voce e lanciando invettive, ma i risultati si ottengono con un'azione responsabile in Parlamento.
Il segretario del Pd Veltroni rilancia: "Serve una forza seria, responsabile, rigorosa. Si va sicuramente sui giornali dicendo 'sei un magnaccia', ma non è così che si conquista il consenso".
Aggiunge: "Le parole sono parole, se ne dicono tante. Ma i risultati li abbiamo raggiunti noi: il decreto su Rete 4 lo abbiamo bloccato noi, il decreto sulle intercettazioni lo abbiamo bloccato noi. Ora speriamo di riuscire a bloccare anche il 'blocca-processi'. Ma se succederà sarà grazie alla nostra azione, non grazie alle urla".

Show-business sul palco

Trovo e posto questo commento di Curzio Maltese. Curzio è una mente lucida e brillante, a volte caustica. Lo posto perchè mi sembra contenga alcune verità. Forse, però, pur non condividendo toni e modalità della manifestazione di piazza Navona, una cosa non mi convince: sì, è vero, se inviti Grillo, il massimo che ti puoi aspettare è un "vaffa", il suoi "marchio" di fabbrica. Tuttavia, a volte, da qualche parte si dovrà pur cominciare...Concordo sul finale, è uno dei motivi del mio impegno. "È la politica che cambia le cose, e quella non c'è più". Giusto! A noi ritrovarla. Buona lettura.

Manifestazioni come quella di Piazza Navona dell'altro giorno sono show business. Servono a sfogare i sentimenti di un pubblico di spettatori, servono ai protagonisti a vendere merci sul mercato: libri, dvd, spettacoli teatrali. Non servono a cambiare le cose. Quindi non sono politica. I guai cominciano se si scambia lo show business per politica e lo si prende sul serio. Quando Beppe Grillo o Sabina Guzzanti o altri comici sanno di dover intervenire a una manifestazione pubblica, riuniscono i loro autori e chiedono un "pezzo" efficace. Un testo per una riunione politica è diverso da un testo comico per il teatro, ma segue regole rigide. Non dev'essere serio ma neppure troppo divertente: sarebbe un errore. Si bruciano belle battute del repertorio, che è giusto riservare al pubblico pagante dei teatri e dei palazzetti. Oltretutto, se la gente ride troppo, pensa. E se pensa non si scalda abbastanza, non urla. Bisogna dunque tenere alto il livello dell'emozione e "spararle grosse". Contro un bersaglio non scontato. Altrimenti non si fa notizia. Occorre anche valutare se alla manifestazione parteciperanno altri comici, come nel caso di piazza Navona. In tal caso il livello di fuoco aumenta, perché si corre il rischio di essere oscurati dalla concorrenza, in gergo televisivo "impallati". La logica è simile a quella che si segue per lanciare un film o un libro in una comparsata televisiva importante, uno show del sabato sera o il festival di Sanremo. È inutile parlare del prodotto in sé, perché il pubblico se lo aspetta e si perde l'effetto sorpresa. Benigni, quando doveva lanciare un film, non andava a parlare del film da Baudo o dalla Carrà ma s'inventava memorabili performances, tipo toccare gli attributi di Baudo o palpare le curve della Raffaella nazionale, con gran successo di promozione. Non tutti naturalmente, parlando di sesso o di altri temi "bassi" - penso al magnifico "Inno del corpo sciolto" - mostrano il talento di poeta contadino di Roberto. Le allusioni sessuali comunque funzionano sempre, soprattutto in Italia. Un altro trucco è attaccare un bersaglio imprevisto e in teoria intoccabile. Insomma, se Grillo o la Guzzanti si fossero limitati ad attaccare Berlusconi, nessuno ne avrebbe parlato. Per questo, hanno spostato l'obiettivo sul presidente della Repubblica e sul Papa.
Nulla è lasciato al caso. Si tratta di strategie calcolate, testi scritti e riscritti, trucchi del mestiere di grandi teatranti. Stiamo parlando di professionisti. Dello spettacolo. Scambiati per professionisti della politica. Da un punto di vista morale saranno discutibili. Ma che c'entrano la morale o la politica? In Italia, nel volgere di pochi secoli, si è finalmente capito che etica e politica sono separate. Per la verità, lo si è capito fin troppo. Un giorno si capirà che anche politica e spettacolo sono campi separati. Per ora, il giorno è lontano. Gli eventi creati di Beppe Grillo, dai Vaffa Day in poi, non sono azioni politiche. Il fine non è cambiare le cose, ma accrescere la popolarità del protagonista. Basterebbe un po' di lucida attenzione per comprenderlo. Purtroppo, chi vi partecipa e chi li osteggia non brilla in lucidità. La maggior parte dei bersagli di Grillo sono irrilevanti, innocui oppure marginali. Che importanza volete che abbia la presenza di diciotto parlamentari condannati in Parlamento, su mille, quando ce ne sono stati in passato due, tre, cinque volte tanti e 200 inquisiti? D'altra parte se la presenza in politica di un pregiudicato fosse un tema così importante, i seguaci di Grillo non si affiderebbero a lui, che ha una condanna definitiva e ricopre un ruolo politico, per quanto improprio, assai più importante dei diciotto messi assieme. Lo stesso discorso vale per altri obiettivi, come il doppio mandato, l'ordine dei giornalisti, i finanziamenti ai giornali di partito. Tutte storture, tutte battaglie condivisibili, s'intende, ma quisquilie. Nel caso del referendum sulla legge Gasparri non si tratta di una quisquilia, ma è ancora peggio. È un suicidio politico. Se si votasse oggi, quel referendum sarebbe una catastrofe per l'opposizione e un trionfo per Berlusconi. Ma la cosa più probabile è che il referendum non si faccia, per fortuna. Nessuna delle altre proposte avrà poi uno sbocco politico. Che senso ha dunque sbattersi tanto? Senso politico, nessuno. Ma il comico ha enormemente aumentato il proprio seguito, pubblico, clientela. Dico subito che trovo indegno e ridicolo ogni moralismo in proposito. Grillo è un uomo di spettacolo, è grottesco giudicarlo sulla base di un metro politico o etico. In più, se guadagna tanto, se lo merita. Ha fatto scelte coraggiose che gli hanno impedito di accedere alla principale fonte di arricchimento degli attori, la televisione pubblica e privata. È giusto che si cerchi altre audience. Il blog è la principale alternativa e lui lo ha intuito fra i primi. Ma se fosse un po' più sincero, dovrebbe ammettere che il suo blog non è tanto uno strumento di lotta politica e confronto di opinioni (peraltro, sono tutti d'accordo) quanto un fenomenale punto vendita di merci autoprodotte. O quanto meno è l'uno e l'altro. Grillo è dotato di un altro talento tipico dei comici, la scelta dei tempi. I suoi interventi sono ottimamente calibrati. Non frequenti, non distanti. Appena calano l'attenzione e le vendite, ecco l'evento, il vaffanculo col botto mediatico. Nelle settimane successive, le vendite e la popolarità schizzeranno di nuovo alle stelle. Gli altri hanno capito e lo imitano. Oggi la frase che gli agenti di spettacolo si sentono ripetere più spesso dagli attori, ma ormai perfino da registi, scrittori e professori di diritto comparato col saggio in uscita, è "facciamo una cosa alla Grillo, facciamo un gran casino". S'intende, per lanciare il prodotto. I più avveduti o i più aristocratici, come Nanni Moretti, si sono sottratti per tempo alla trappola. L'interesse delle persone di spettacolo a usare eventi politici a fini di popolarità e commerciali è insomma piuttosto evidente. Come dovrebbero essere chiare le analogie di meccanismo e di linguaggio fra queste tecniche e il populismo berlusconiano. Misteriosa è invece la ragione per cui i politici e gli organizzatori si prestino a queste operazioni di marketing, dalle quali hanno tutto da perdere. Paolo Flores ha il grande merito di aver avviato con la manifestazione del Palavobis del 2002 la stagione dei movimenti che, negli anni successivi, riempì le piazze italiane di milioni di persone. Da storico e filosofo di valore, può stimare lui stesso l'abissale distanza che separa la sobria e feconda forza politica del Palavobis di allora con la sguaiata impotenza di Piazza Navona. L'ultima adunata non avvierà una stagione di protesta. Al contrario, può aver contribuito a stroncarla sul nascere. I toni, i modi, l'eco mediatica per quanto parziale e magari ingiusta dell'evento, hanno contribuito a rafforzare il disegno del "nemico" berlusconiano. Il quale da anni cerca di rovesciare la questione centrale della criminalità delle classi dirigenti italiane nel suo contrario, l'emarginazione fra gli estremisti di chi difende la magistratura e i valori della Costituzione. Con gli insulti di piazza Navona gli si è reso un enorme favore. Quanto ad Antonio Di Pietro, non gode forse degli stessi strumenti culturali di Flores, ma ha di sicuro fiuto politico. Capirà prima o poi che la strada in cui si è messo porta a un finale scontato: Grillo in cima alle classifiche dei best sellers e l'Italia dei Valori allo 0,5 per cento dei voti. Perché prima o poi gli toccherà dissociarsi, anzi ha già cominciato, e sarà bollato come codardo e venduto. Ma in questo scambio di favori ed equivoci fra primedonne, l'unico aspetto che davvero intristisce è l'inganno del pubblico. Le persone che sono andate a Piazza Navona da cittadini e si sono ritrovati spettatori, come sempre. Hanno applaudito un idolo che attaccava un altro idolo. Portando a casa la sera il tacito, amaro dubbio che le cose non cambieranno. E come potrebbero? A colpi di eventi? Gli show servono a consolare, non a cambiare la realtà. Lo show di Berlusconi, che rimane l'inventore del metodo, si rappresenta da quindici anni e l'Italia è il paese meno cambiato al mondo. Soltanto ogni giorno un po' più volgare, ignorante e incattivito. È la politica che cambia le cose, e quella non c'è più. (10 luglio 2008)

lunedì 7 luglio 2008

Happy birthday Mepongo!!!

Oggi è il compleanno di Erica. Stasera festeggeremo gli appena 27 anni, di cui gli ultimi mesi condivisi con un bimbo (bimba?) in gestazione.
da amico e da testimone degli sposi (si avvicina anche l'anniversario ragazzi) sono doppiamente felice.
Soprattutto perchè non è frequente vedere due persone, nonostante tutto, serene e innamorate l'uno dell'altra.
Tanti auguri Erica!

domenica 6 luglio 2008

CAMBIO DI PROSPETTIVA

Oggi rimettendo a posto tra gli scatoloni di casa, ho ritrovato questa storia.
La dedico a chi sta cercando una sua prospettiva.
In parte anche a me stesso.

Un giorno un uomo non vedente era seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello con su scritto "sono cieco, aiutatemi per favore".
Un pubblicitario che passava si avvicinò, si fermò, notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello.
Allora si chinò, versò alcune menete nel cappello e senza chiedere all'uomo prese il cartello, tirò fuori una penna, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notà che il cappello era pieno di monete e banconote.
Il non vedente però riconobbe il passo dell'uomo e chiede se fosse stato lui ad aver scritto il suo cartello e che cosa avesse scritto.
lL'uomo rispose: "niente che non fosse vero, ho solo riscritto il tuo in modo diverso", sorrise e se ne andò.
Il non vedente non seppe mai che sul suo cartello c'era scritto: "oggi è primavera...ed io non la posso vedere".

Robin Hood a chi???

SCRIVO IN VERDE, VERDE SPERANZA...

E' incredibile come un uso sapiente dei media possa far passare messaggi banali quanto efficiaci e convincre le persone che quel che si dice è assolutamente vero.
In questo, diciamoci la verità, Silvio è il più bravo di tutti e un pò di mestiere l'ha passato anche agli altri. Per esempio a Giulio Tr. Il famoso Robin Hood. Alla rovescia però. Come hanno dimostrato economisti ed esperti, per esempio, sulla "tassa" ai petrolieri. Una bufala. Eppure domandate in giro: rubano ia ricchi per dare ai poveri.
Tanto per stare alla cronaca ecco un altro speldido splendente esempio di Robin Hood alla rovescia.
Il Governo ha rinnovato le concessioni stradali.
Guarda un pò per le autostrade le tariffe vengono ancorate all'inflazione effettiva (circa il 3 e passa per cento) così come è stato recentemente fatto con gli autotrasportatori...
Domandona spontanea: perchè 2 pesi e 2 misure???
Vale a dire, perchè alle autostrade, alle aziende, si restituisce tutto e invece per i lavoratori si chiede e si pratica l'ancoraggio all'inflazione programmata (intorno al 2%)?
REBUS SIC STANTIBUS...

Partigiani a Monticiano

Oggi nonno Guido è stato a Monticiano, con l'ANPI, per l'inaugurazione della locale sezione dell'associazione che riuniscie i partigiani d'Italia.
Inutile dire che mio nonno ha una carica che forse solo la sua generazione poteva avere.
Io, a volte, provo imbarazzo di fronte alla sua forza di volontà, al suo impegno, alla sua fede spassionata per quello per cui ha lottato, sofferto, perso amici e compagni in età adolescenziale.
Una domanda nonno: forse non era "proprio" questa l'Italia che sognavi eh?!?
Domanda retorica perchè so già la risposta.
Farsi a 83 anni di domenica mattina alle 9 più di 100 km tra andate e ritorno per l'apertura di una nuova sede dell'ANPI è un esempio di attaccamento e di senso civivo bellissimo.
La nostra cultura, la nostra coscienza democratica, si forma molto più con questi piccoli esempi che con discorsi roboanti.
L'esempio, ne sono sempre più convinto, resta il nutrimento migliore per il nostro essere cittadini.
Grazie nonno!

VIRTU' ORALI

Non lo so ma è uno strano destino quello di un Paese le sorti del cui Governo dipendono da un "onesto boccaglio" presidenziale (citazione Carlo verdoniana, dunque non volgare :-).
Intanto tutto questo ci dice della pochezza di alcuni esponenti politici. Poi la vicenda ci narra di quale alta posizione occupi oggi la donna nella mente (e probabilmente nelle conversazioni telefoniche) dei nostri governanti...non è certo una posizione eretta.
Infine, ed è la cosa più dura da accettare, temo che abbia ragione Feltri: nel caso esistessero, che si pubblicassero le intercettazioni "orali" del Premier. Di sicuro, ne aumenterebbero il fascino e la stima, perchè all'Italiano queste cose piacciono. (sic!).
Scopriremmo dunque di avere un Presidente del Consiglio che a 70 e passa anni suonati fa "impazzire" future ministre...
Sai che scoperta! Sai che stima!
Mah...roba da fumetto di Milo Manara.
(Scusami Milo..)

venerdì 4 luglio 2008

Dà retta palle!


Il 26 settembre 2007 andava in onda la prima puntata di "Da' Retta Palle!" su Sangiradio. pochi mesi al compleanno...


DA' RETTA PALLE 1 - 26.09.2007

Da’ retta palle, la nuova rubrica di sangiradio.120 secondi sangiradiosi su tutto ciò che accade nel mondo, dentro e fuori le mura.

Da' retta palle…detto volgare, saggezza popolare, spirito toscano.120 secondi per lanciare il sasso e non togliere la mano, smuovere le acque, svegliare o addormentare per sempre le coscienze.Parleremo di tutto ciò che succede dentro e fuori le mura, tempo e lavoro precario permettendo.Eviteremo tuffi nella retorica, voli pindarici o esercizi cervellotici.Da’ retta palle…Una finestra sul mondo, dall’attualità alla politica, dalla scienza all’ambiente, dal fancazzeggio al culturale, dal locale al globale senza dimenticare lo sport e la giusta dose di gossip.

Da’ retta palle…non si sa come sarà…forse sarà e basta.Quel che è certo è che in questo nostro primo appuntamento il tema è uno solo: la radio.O meglio: SANGIRADIO.

Da’ retta palle…Quella radio di cui siamo malati, lasciati o leticati che siamo.Sangiradio, la nostra radio, la nostra voce.Sangiradio, se non ci fosse…bisognerebbe inventarla. Non si era detto niente tuffi nella retorica?? E’ vero, ma sangiradio è ormai questa: la nostra bella e confortevole casa virtuale.
L’IMMENSA Hannah Arendt una volta ha scritto che “il colore fa apparire l’universo..”
Il popolo sangiradioso è il nostro colore, SANGIRADIO il nostro universo.
Sintonizzati su SANGIRADIO, ascolta i 120 secondi della nuova rubrica, esprimi la tua opinione nel forum della rubrica stessa…
Così facendo, anche voi, almeno una volta nella vita potrete dire “da’ retta palle….”.

L’appuntamento è a più tardi, ovviamente, sempre e comunque, solo su SANGIRADIO.



Internet, informazione e pluralismo

Mi sembra molto interessantre questa indagine svolta dal sito lavoce.info. Emerge un quadro di una nota verità e di una mezza verità.
La prima è che la tv resta il principale mezzo per gli Italiani. Questo la dice lunga su chi sia oggi ad esercitare la vera egemonia culturale. Le tv e..soprattutto chi le possiede. Ma va?
La seconda è che però essi si rivolgono ad internet per avere maggiori approfondimenti (perchè i bassi costi di inrnet sono considerati garanzia di maggiore indipednenza e libertà dai grandi finaziatori). Sono solo in parte d'accordo. E' vero. Sulla rete si trova di tutto, sempre in maggior dettaglio e con lenti di ingrandimento vi via più grandi. Questo è un bene. Resta però ancora il problema della veridicità delle fonti, spesso non citate, e della fraudolenza di certe info o di certi dati. Un aspetto su cui ancora lavorare.
Un dato per me importante: "iIl 63 per cento degli intervistati pensa che il pluralismo sia molto importante". Ok. Salvo scordarcelo quando andiamo a votare.
Come dire: vengo dopo il tg!

Sono sempre di più gli italiani che navigano in Internet, 26 milioni dicono le stime.
E se la televisione resta il mezzo da cui si attingono le notizie, è in rete che si cercano fonti di approfondimento attendibili e non faziose.
Perché i bassi costi sono una garanzia di minore dipendenza dai finanziatori. Lo dicono i risultati del nostro sondaggio su "Internet, informazione e pluralismo".
Sta davvero diventando un popolo di navigatori, quello italiano. Navigatori su Internet, ovviamente. Si stima che siano 26 milioni, 60 per cento dei cittadini da 14 a 80 anni di età. L’indagine è stata effettuata su un campione di mezzo migliaio (per l’esattezza 493) di queste persone. Non è rappresentativo della popolazione italiana, ma degli internauti. C’è in proporzione il doppio di giovani tra i 14 e i 24 anni rispetto alla popolazione italiana.

NOTIZIE DALLA TV, APPROFONDIMENTI IN RETE
Saranno pure internauti, ma gli intervistati in questo sondaggio considerano comunque la televisione il mezzo principale da cui attingono notizie (77,1 per cento delle risposte). Internet arriva al secondo posto ma con enorme distacco (7,7 per cento).

Tuttavia, a fronte di un’esigenza di approfondimento, il ricorso a Internet sale oltre il 20 per cento, quello alla Tv scende al 37 per cento.

C’è da supporre che la televisione sbaragli il campo quando si vuole un’informazione facilmente fruibile (il linguaggio comprensibile, tipico della Tv, è il criterio di scelta del medium per il 41,8 per cento degli interrogati), ma che passi in secondo piano quando si è alla ricerca di fonti attendibili e non faziose. In tal caso Internet batte tutti i media con il 70 per cento e la televisione rimane confinata a un 19 per cento. Sono pochi (meno di 5 su 100) gli internauti che cercano un’informazione partigiana, “in affinità con le proprie idee”.

Il 63 per cento degli intervistati pensa che il pluralismo sia molto importante. Tra questi, il 41 per cento ritiene di trovare un’informazione più seria e obiettiva su Internet, solo il 12 per cento sulla televisione.

Ed è interessante vedere perché ai siti web venga attribuita una maggiore credibilità. Quasi la metà delle risposte indicano i bassi costi e perciò la minore dipendenza dai finanziatori.

Fonte: www.lavoce.info

GOMORRA e lo specchio rotto d'Italia

Sto leggendo GOMORRA, dopo aver visto il film e letto varie recensioni.
Il film l'ho visto prima per motivi di praticità. Mi piace tantissimo leggere, ma trovare il tempo per farlo mi è sempre più complicato. La pila dei libri che mi fanno compagnia sul mio comodino è cresciuta molto in questi mesi. Sembra un bambino che cresce in tenera età...
GOMORRA mantiene le promesse. Saviano ha una scrittura asciutta e pulita, molto metaforica a volte per descrivere sensazioni che la guerra di camorra gli lascia dentro.
L'istinto che si prova leggendo il libro è quello di rabbia e indignazione, poi subentra la vergogna per ciò che è la CAMORRA e cosa è questo nostro paese. Devo finirlo al più presto.

100 COSTITUZIONALISTI E UN APPELLO CONTRO "LODO ALFANO E BLOCCA PROCESSI", IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE

Cento costituzionalisti hanno firmato un documento nel quale esprimono "insuperabili perplessità di legittimità costituzionale" sull'emendamento blocca-processi e sul lodo Alfano sull'immunità temporanea per le alte cariche dello Stato. E chiedono di aderire al loro appello "in difesa della Costituzione"


IL TESTO DELL'APPELLO
I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative intese: 1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la pena della reclusione superiore a dieci anni; 2) a reintrodurre nel nostro ordinamento l'immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell'assunzione della carica, già prevista dall'art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004, premesso che l'art. 1, comma 2 della Costituzione, nell'affermare che "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso rispetto della Carta costituzionale, rilevano, con riferimento alla legge di conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili perplessità di legittimità costituzionale perché: a) essendo del tutto estranei alla logica del cosiddetto decreto-sicurezza, difettano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'art. 77, comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008); b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo); c) pregiudicano l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt'al più, di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza; d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti; rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorietà dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".
Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento e limite dell'immunità "funzionale", bensì come mero pretesto per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati "comuni". Per ciò che attiene all'analogo art. 1, comma 2 della legge n. 140 del 2003, i sottoscritti rilevano che, nel dichiararne l'incostituzionalità con la citata sentenza n. 24 del 2004, la Corte costituzionale si limitò a constatare che la previsione legislativa in questione difettava di tanti requisiti e condizioni (tra cui la doverosa indicazione del presupposto - e cioè dei reati a cui l'immunità andrebbe applicata - e l'altrettanto doveroso pari trattamento dei ministri e dei parlamentari nell'ipotesi dell'immunità, rispettivamente, del Premier e dei Presidenti delle due Camere), tali da renderla inevitabilmente contrastante con i principi dello Stato di diritto. Ma ciò la Corte fece senza con ciò pregiudicare la questione di fondo, qui sottolineata, della necessità che qualsiasi forma di prerogativa comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed esclusivamente con una legge costituzionale. Infine, date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti ritengono opportuno ricordare che l'immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica, mentre analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell'ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente.



PER FIRMARE L'APPELLO VAI SU:
http://www.repubblica.it/speciale/2008/appelli/costituzionalisti/index.html

UN IMPIANTO ALL'AVANGUARDIA

Oggi ho avuto l'opportunità di visitare il costruendo termovalorizzatore di Poggibonsi. L'impianto è in stato di fermo per i lavori di potenziamento ed ammodernamento. Sostanzialmente si tratta della costruzione della nuova linea (terza linea) di combustione, indipendente dalle due esistenti, dell'ampliamento ed unificazione della fossa rifiuti, introduzione di un secondo sistema di abbattimento fumi sulla linea nuova e realizzazione di una nuova linea di recupero energetico. Mi sembra proprio un impianto all'avanguardia, che usa la migliore tecnologia disponibile (in particolare il sistema DeNOx-deDioxin) per fare un esempio. Il costo è contentuto rispetto ad altri impianti ("appena" 30 milioni di euro). Il costo di esercizio deve tenere conto anche della energia prodotta (circa 30 MW) dalla valorizzazione del calore di combustione. L'energia elettrica prodotta è rivenduta al gestore della rete elettrica. Questa quota non si riverbera in tariffa (la TIA), ma contribuisce ad alleggerirla. La tariffa dell'ATO 8 è anche per questo la più bassa della Toscana ed una delle più basse in Italia!
Lo cosa che colpisce di più è che due terzi dell'estensione dell'impianto è dedicata alle tecnologie di abbattimento fumi. Del resto questo è uno dei principali impatti ambientali di questi impianti. Così come è vero che, per esempio, per le famigerate diossine, l'impianto rispetta ampiamente i limiti normativi. L'impianto è all'avanguardia. Un esempio per tutti: l'impianto di Brescia, premiato a New York come impainto modello non dispone dell'ultima tecnologia costituita dal sistema DeNOx-deDioxin, per esempio. Vi è poi tutta una serie di accorgimenti tecnici/tecnologici in grado di prevenire (sempre con approccio cautelativo) eventuali problemi o particolarità di combustione.
Lo giudico un impianto in sintonia con le scelte effettuate (lungimiranti) dalla Provincia in questi anni, necessario e funzionale ad un moderno (e sicuro!) ciclo integrato dei rifiuti.
Non sottovaluteri, inoltre, la trasparenza nella gestione e nella informazione alla cittadinanza su quelli che sono i piani di monitoraggio e controllo delle emissioni in atmosfera. Le quali saranno proiettate in tempo reale su pannelli visibili ai cittadini in luoghi aperti nei comuni di Poggibonsi e di San Gimignano. Il Termovalorizzatore deve dunque continuare ad essere una "casa di vetro", trasparente, ecnomica ed efficiente.
La politica, come ha fatto a suo tempo, mantenga il suo ruolo guida di spiegare la necessità di questi impianti (pochi, efficienti e ben gestiti) in un'ottica di autosuffcienza di amabito e di autosmaltimento del rifiuto indifferenziato proveniente dalla raccolta differenziata (Valdelsa) o dalla selezione dell'indifferenziato (effettuata nell'impianto di selezione di Pian delle Cortine).

giovedì 3 luglio 2008

FINALMENTE LA NOTIZIA ATTESA DA ANNI!


Ingrid Betancourt finalmente libera!

Il granata è il nostro colore!

"Granata è una seconda pelle. Portarla è come un viaggio tra le stelle.
Vincere e sempre vincere con ardore, per il Torino ed il suo grande cuore".
Recitava così un vecchio inno del TORO.
Oggi leggevo su Tuttosport (unico giornale sportivo a parlare sempre del TORO) che il nuovo sponsor Kappa ha trovato un bellissimo "bagno" di colore granata per le nuove maglie.
Era l'ora!
Il TORO se lo merita (come meriterebbe qualche acquisto in più, Presidente Cairo!).
Il granata non è nè rosso scuro, nè amaranto.
E' granata e basta.
Come il cuore.
Come il vecchio cuore granata.
Una seconda pelle.
Appunto.

L'Assemblea comunale guarda al futuro

Non è andata male, sia per gli interventi che per il livello della discussione l'Assemblea comunale di lunedì. A San Gimignano stiamo facendo un buon lavoro e da settembre, passando per l'estate dalla festa de l'Unità per il Pd, torniamo a immergerci nella realtà sangimignanese in prospettiva 2009. Avevo da dire un sacco di cose e le ho dette. Eccole. Con buona pace. A presto.

IV ASSEMBLEA COMUNALE PD - Ulignano, 30 giugno 2008

Mi capita spesso in questi giorni di provare un certo fastidio per lo stridente contrasto che avverto tra il 60° anniversario della Costituzione e l’attuale stato della Repubblica.

Nell’anno dei sessant’anni della carta fondamentale della nostra convivenza civile, la democrazia repubblicana vive una dei suoi momenti più bassi.

Questa è la mia opinione.

- Cosa c’entra l’immunità per le più alte cariche dello Stato, a partire dal premier indagato, con il sistema di pesi e contrappesi sapientemente previsti dalla Costituzione e con il suo articolo 3?

- Cosa c’entra l’esercito in strada con compiti di polizia con lo spirito democratico e liberale della nostra Carta?
Su questo tema ho ascoltato giorni fa, in una rassegna stampa alla radio, un’intervista al ministro della difesa Ignazio La Russa, annunciare trionfale che i soldati saranno ovunque in strada, avranno compiti di polizia, potranno fermare persone sospette e identificarle. “E poi?” Domandava stupito l’intervistatore…”poi potranno accompagnare il fermato al più vicino comando di polizia o carabinieri”.
Può darsi mi sbagli, ma per i sessant’anni di storia repubblicana l’esercito in strada non mi pare un bel regalo di compleanno.
Mi preoccupa molto quel “potranno fermare persone sospette”…e mi vengono alcune domande: in base a quali criteri?
Faccio qualche ipotesi a caso: orecchini? capelli lunghi? veli in testa? colore della pelle? Non riesco a pensare ad altro…

- E poi, cosa c’entra l’aggravante per gli immigrati irregolari che si introducono nel nostra Paese con il principio per il quale tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali?

- E cosa c’entra il disegno di legge salva-premier, il decreto salva rete quattro con i compiti, anch’essi costituzionali, previsti dall’articolo 3 per cui “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”?

Ci sono due aspetti, di questo florilegio dei primi mesi di Governo Berlusconi, che colpiscono.
Il primo è che un Governo che dovrebbe essere, o meglio, si dichiarerebbe a parole “liberale” sforna in rapida sequenza provvedimenti illiberali a dispetto delle grandi democrazie liberali davvero dove, caro La Russa, in strada non scende l’esercito e gli agenti di polizia vanno a cavallo e senza armi da fuoco nei centri città.
Il secondo è la clamorosa inversione dell’ordine delle priorità del nostro paese a vantaggio degli affari privati del Premier, riedizione di un non lontanissimo passato.

In campagna elettorale si aveva un bel dire dell’impoverimento degli Italiani, dei salari fermi, specialmente dei lavoratori dipendenti e della necessità di dare risposte a questi disagi. Lettera morta. La priorità del Governo è “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Peccato che al posto di “cittadini” al plurale, il Governo abbia letto distrattamente del “cittadino Silvio Berlusconi”.

Un altro bel regalo alla Costituzione. Non c’è che dire.

Tuttavia c’è un terzo aspetto che mi colpisce parimenti ai primi due citati.
La “quasi” totale assenza (il quasi è per i pochi di noi del centrosinistra) di indignazione per provvedimenti di questa gravità. Lo so, non dovremmo più stupirci di questo aspetto dato che le elezioni di aprile hanno dimostrato non essere tra le priorità che gli Italiani chiedono ad un premier e ad una maggioranza di governo.

Eppure, io continuo a pensare che sia ancora necessario indignarci e denunciare (del resto anche a questo serve l’ opposizione) di fronte a simili comportamenti.
Penso anche che chi si rende protagonista di simili atti non possa sottrarsi alle sue responsabilità nel contribuire ad uno scadimento generale della vita pubblica.

Il premier aveva la grande opportunità di trovarsi di fronte ad una opposizione, la nostra, che non gli aveva concesso carta bianca né gli aveva sbattuto la porta in faccia senza prima essersi guardati negli occhi o per il solo fatto di sapere che l’altro si chiamava Silvio Berlusconi. Credo che quella scelta fosse giusta, almeno per affrontare le grandi questioni dell’architettura istituzionale.
Berlusconi si è messo alla prova da solo, ha scelto altre priorità.
Dialogare in questi termini è una contraddizione in termini. Il premier ha scelto la strada del monologo personale, dell’assolo. Che se la giochi fino in fondo.
Del resto ne ha i numeri. Ma non conti sulla nostra disponibilità.

Non so se la manifestazione di piazza sia la risposta giusta, di sicuro penso che possa essere una parte della nostra risposta.
Guai se la piazza esaurisse la nostra proposta politica!
Tuttavia, e ci tornerò tra poco, abbiamo davanti a noi l’occasione di fare quel partito che molti, io certamente, avevamo in testa.

Mi ricordo quando nel partito al quale ero iscritto prima di dar vita al PD, durante i congressi di scioglimento, andavo dicendo, chiedevo ed auspicavo un partito “che parlasse la stessa lingua quando è all’opposizione e anche quando è al governo. Un partito che non parlasse per sentito dire, ma perché le cose le aveva studiate e misurate”.

Penso che è proprio oggi che noi avvertiamo la necessità di un partito di questo genere. Dobbiamo ancora costruirlo.
Ma le persone che guardano a noi vogliono, forse, anche questo.
E un linguaggio nuovo.
E’ anche così che, a mio avviso, si sostanzia l’essere riformisti.


***

Ho apprezzato la determinazione e la voglia di dire “basta!” che emergevano dalla relazione di Simone Bezzini alla terza Assemblea provinciale.
Basta con la riproposizione nel PD di vecchie litanie e liturgie del vecchio centrosinistra, basta con le discussioni di apparato.

Ho apprezzato lo spirito della relazione perché penso che sia una buona cosa avere un segretario che ha ben chiare davanti a sé le difficoltà che ha il PD e i rischi cui può andare incontro.

Vedete, ci sono due verità per noi, dure e al tempo stesso amare.

1.La prima è che adesso, davvero, ci siamo accorti che ha vinto la Destra. Che Destra era prima del voto, mascherata da centrodestra e Destra rimane dopo i primi provvedimenti del Governo. Peraltro, è anche una Destra in affitto, molto personale.

2.La seconda, che è anche il tema di stasera, è che c’è una cosa sola peggiore della pesante sconfitta elettorale: ed è il fallimento della brillante idea (cosa rara a sinistra) del progetto politico che risponde al nome di Partito Democratico.

Se così è, mi pare, allora si pongono davanti a noi alcune questioni su cui interrogarsi ed alle quali accennavo in premessa.

Intanto, sarebbe sbagliato impiegare questi anni di opposizione che ci attendono giocando sull’equivoco che la nostra credibilità nell’essere e nel fare opposizione si misuri con quanto saremo capaci di urlare più degli altri, pensando nel sottobosco a posizionare noi stessi o i nostri vicini in vista di una (alquanto incerta) futura vittoria.
Quello che dovremmo fare è costruire una proposta alternativa di governo che investe prima di tutto il tema di come non far fallire il progetto politico Partito Democratico.

Il partito non c’è ancora o c’è da poco in alcuni casi, anche in Provincia di Siena.
Non sarà, spiace dirlo, con discussioni d’apparato, cavilli organizzativi come si legge sui giornali in questi giorni da parte dei nostri leaders, che risolveremo il problema.

La nostra priorità, con buona pace di quel che ne pensi il nazionale, è dare compiutezza al progetto PD, lavorando sul territorio.
Cito il territorio non perché mi affascini il mito “del territorio” ma perché una delle ragioni della vittoria della Destra (e soprattutto della Lega) è stato il suo farsi, appunto, “sindacato del territorio”.
Spiega il direttore del Censis Giuseppe De Rita: “…venuti meno i due grandi contenitori DC e PCI -l’unico modo per creare blocco sociale è la difesa della comunità locale. La Lega sembra averlo capito, al contrario di PD e PDl che non hanno capito che il Paese sta diventando comunitario e che chi difende gli interessi della comunità vince”.
Sia chiaro. Sono molto d’accordo con questa analisi, anche se non del tutto.
Un Paese si tiene insieme se lo si guarda nel suo insieme.

Ma è altrettanto chiaro che il famoso radicamento di cui tanto si parla, passa anche da questa dinamica.
Del resto qualcuno potrebbe anche obiettare, a ragione, che questa è stata la forza del centrosinistra in provincia di Siena.
Occorre, allora, riprendere quel discorso, in un momento di transizione, per esempio, per la nostra economia. Anche Valdelsana.
Rispetto alla quale credo che sia doveroso da parte di questa assemblea esprimere solidarietà ai lavoratori del caravan colpiti dalla cassa integrazione e rivolgere un invito forte a tutti gli attori della partita perché si diano risposte in tempi rapidi.


Penso poi che abbiamo tutti un grande bisogno di discutere.
Non partiamo da zero, non abbiamo solo macerie intorno a noi, ci sono tanti di noi disorientati, ma siamo in piedi con passione e con la voglia di reagire.
Reagire all’ondata della Destra, alla sua demagogia ed anche, tuttavia, al suo essere, drammaticamente per noi, più in sintonia col cuore degli Italiani.

E penso che dovremmo discutere con franchezza di molte cose, a partire da quello che è stata la fotografia del voto, fino a quelle questioni che sono irrisolte nel nostro campo dal 2001.
Aggredire cioè, questa volta fino in fondo, le ragioni profonde della nostra sconfitta e dell’essere minoranza nel Paese (abbiamo perso con la forbice più alta dal ’94 ad oggi).

Ci servono linea e struttura del partito.
Ma se prima non discuteremo delle cause che ci rendono estranei alla fascia produttiva del Paese (per esempio) e minoranza stabile tra gli Italiani, non avremo mai linea e la struttura rischierà di essere sempre più vuota.

Sempre l’indagine del Censis che ho citato prima descrive una composizione del voto che deve farci molto riflettere.
L’attuale elettorato della Lega è composto per il 43% da persone che avevano votato questo partito nel 2006, mentre ben il 56% è fatto di elettori che avevano votato per altri soggetti. E di questi il 27% proviene dal PDl e il 20% dal PD. La coalizione di Berlusconi attrae la parte produttiva del Paese. Il 67% degli elettori della Lega e il 65& di chi ha votato PDl è compreso nella fascia di età tra i 30 e i 64 anni; il PD invece, ha un’alta quota di supporter under 30 e ultra 64-enni.”

Come si sarà capito ci votano giovani (che poi ci abbandonano quando entrano nel mondo del lavoro) e pensionati.
Se a questo aggiungiamo la distribuzione geografica del voto al PD, come ha illustrato efficacemente Ilvo Diamanti su Repubblica nella sue “mappe”, noi ci accorgiamo delle proporzioni del lavoro che ci aspetta.
E ci rendiamo conto del fatto che politicamente la nostra proposta non ha sfondato del tutto e solo in piccolissima parte in quelle aree, geografiche (nord e sud) e politiche (centro moderato), che restano per noi territori da conquistare.

Dovremo usare anche un linguaggio nuovo. Nuovo almeno per noi.
Per stare in cronaca sul tema della sicurezza, che va di pari passo con quello della legalità e della giustizia, noi siamo afoni.
E non sono tra quelli che pensano che la sicurezza sia né di destra né di sinistra.
Penso che la sicurezza sia un diritto di tutti, ma come non vedere che a seconda delle culture politiche che vi stanno dietro e che le sorreggono ci sono scelte del decisore pubblico a volte diametralmente opposte?

Prendiamo l’Europa e capiremo.

Anche qui. Parlare di Europa per una misera discussione d’apparato è quanto di meno utile si possa fare.
C’è, ancora una volta, un errore di prospettiva e di metodo. Manca la discussione.
Il no dell’Irlanda al Trattato di Lisbona, per esempio, dovrebbe darci la misura di quanto sia necessaria una franca discussione sul progetto politico Europa. La mia opinione è che sia tremendamente urgente rilanciare un’idea ed un progetto politico di Europa che sia condiviso e percepibile dagli europei. I quali altro non attendono, forse (qui il condizionale è d’obbligo) di toccare con mano un’Europa politica che parli la stessa lingua in materia di immigrazione, diritti, lavoro, energia, politica estera. Tutti temi sui quali, fin troppo, la UE è apparsa incerta e non in grado di produrre “vantaggi” per i cittadini europei che – a mio avviso a torto – hanno cominciato a guardarla con più sospetto e sfiducia. Il NO irlandese, se così è, può essere letto non come un no all’Europa ma un NO all’assenza di un progetto politico. E’ di questo che mi piacerebbe sentire parlare Rutelli e tanti altri, prima ancora di aver stabilito a tavolino, sempre e solo in tre, con chi ci sederemo al Parlamento Europeo. Abbiamo un grande bisogno di conoscere la UE, di capire, di discutere quale Europa “politica” vogliamo.

Se poi ci facessero anche votare dentro al PD non sarebbe tanto una novità, quanto un atto politico coerente con il nostro Statuto nazionale e con il grande progetto politico democratico che è il PD.
Altrimenti, la domanda è d’obbligo, se i referendum non li facciamo su queste macro-questioni, che cosa li abbiamo previsti a fare?

E’ così, su queste questioni, che completiamo e definiamo il progetto PD.
Lo stiamo facendo secondo me bene, per esempio, sul tema dell’ambientalismo, con il movimento degli ecologisti democratici, dove stiamo utilizzando linguaggi e parole nuove rispetto ad un ambientalismo del passato, minoritario e arroccato sulla difensiva.

E’ così che ci facciamo popolo, come dice Veltroni.
E’ così che opereremo quello che molti chiamano “radicamento” e che spesso viene confuso con quante sedi apriamo.
Il punto, oggi, è che radicamento fa rima con rappresentanza e capacità di mediazione.
Le domande a cui rispondere sono: a) quanto popolo rappresentiamo? b) quale partito siamo e per quale idea di Paese?

Non sarà semplice, abbiamo però cinque anni di tempo per farlo, non confidando anche questa volta però in un’alleanza dell’ultima ora o nella buona sorte come abbiamo fatto già dopo il 2001.

Intanto, perché un Prodi non ci sarà più la prossima volta e poi perché penso che, per essere maggioritari davvero e non più a parole, non ci basterà avere una piazza gremita festante o un buon programma di governo.
Anche i buoni programmi, cui noi continuiamo a credere, non bastano più.

Il tema, e la sfida, è molto ma molto più seria.
Ci servirà un partito vero, ma soprattutto una proposta culturale e programmatica che sappia includere e rappresentare la società italiana, una volta compresa per bene l’attuale composizione sociale del nostro voto.

Evitando, tutti quanti, il rischio concreto che sta correndo il PD: quello di essere non un Partito Democratico propriamente detto, quello in cui credo ancora con forza, ma una confederazione di gruppi e componenti varie che determina scelte e assetti a tutti i livelli.

Vale anche per la nostra Provincia, l’ho detto anche all’Assemblea provinciale, dove abbiamo, e da venerdì li abbiamo, un grande bisogno di organismi legittimati di confronto e decisione pubblica e democratica, evitando i canali personali, le logiche di appartenenza.

Insomma: lavoriamo a tutti i livelli per un partito che la smetta di voltarsi indietro, un partito che guardi al futuro, davvero, dove ci si ritrovi per dire “ciò che si pensa” e “quel che si vuol fare” e non per dichiarare “con chi si sta”.

Il 2009 in provincia di Siena sarà importante per le scadenze amministrative certo, ma anche – aggiungo sommessamente - per il futuro del nostro partito, per un suo nuovo gruppo dirigente, per una sua nuova organizzazione.



***

Noi a San Gimignano lo stiamo già facendo, lo abbiamo fatto a suo tempo con la scelta del Comitato Promotore, dovremo continuare a farlo in vista delle scadenze delle Europee e soprattutto delle Amministrative del 2009.

San Gimignano è uscita dal voto come il Comune più democratico della provincia di Siena.
Siamo un’isola felice, non per fortuna ma perché abbiamo seminato bene.
Adesso però è arrivato il tempo di occuparci tutti, con rinnovato vigore e “pancia a terra”, di due aspetti:
consolidare le nostre idee e definire il profilo del PD;
consolidare la nostra organizzazione perché è tempo di avere un partito vero e proprio.

Credo sia stata una buona scelta quella che abbiamo fatto nella terza assemblea comunale, di riconfermare cioè la nostra articolazione in Commissioni riprendendo proprio da lì, dopo il voto, il nostro lavoro.
Anche alla luce dello Statuto regionale, approvato sabato scorso a Firenze, non mi pare emergano ostacoli di sorta per cui propongo che si mantenga e si rafforzi nei prossimi mesi questa nostra articolazione.

Due considerazioni, la prima sullo Statuto regionale la seconda sulle Commissioni.

- Lo Statuto regionale marca un passaggio importante.
Disegna un partito federale, molto aperto, un partito modello 14 ottobre (come l’ha definito Franco Ceccuzzi), strutturato nel territorio, le cui cariche sono realmente contendibili, le primarie ne sono un esempio. Essendo il primo statuto regionale approvato spero, lo dico apertamente, che le altre regioni ci possano copiare. Se il PD a livello nazionale sarà un po’ più uguale al modello toscano, sarà, io credo modestamente, un partito migliore.
Penso anche che sulla base dell’approvazione dello Statuto Regionale, e sulla base del piano di lavoro impostato dal Coordinamento provinciale, ci dovremmo impegnare fin da adesso a riconvocare l’Assemblea nel mese di settembre per gli adempimenti che ne scaturiscono e per quelli che scaturiranno dallo Statuto provinciale e relativi regolamenti organizzativi e finanziari.

- Confermando la nostra articolazione in Commissioni so bene, e non mi nascondo, che dobbiamo migliorare in quanto a coordinamento tra di noi.
Lo faremo e su questo chiedo esplicitamente una mano ai coordinatori delle Commissioni stesse.
Tuttavia so anche che nessuno di noi vive la politica come momento totalizzante.
Perciò nostro compito sarà anche quello di combinare efficienza nella discussione e nella decisione con capacità, ciascuno per le proprie responsabilità, di dare seguito a quanto deciso in modo rapido e coordinato evitando riti stanchi che non rispondono più alle esigenze moderne dell’essere in politica.

A proposito di Commissioni, la Commissione Comunicazione ha elaborato la proposta per l’organo di partito la cui testata sarà “SANGINFORM@ - Pensieri Democratici”, che spero l’Assemblea approvi, in modo tale da poterle dare mandato di effettuare la registrazione della testata quanto prima.
Non più tardi di settembre abbiamo bisogno di disporre del giornalino da mandare a tutte le famiglie.
Questa sarà la nostra voce che entrerà in tutte le case dei Sangimignanesi.


***


Per quanto concerne il percorso che ci attende da qui a alla fine dell’anno, e il cui traguardo finale non può che essere il giugno 2009, ritengo e propongo all’Assemblea comunale che si debba impostare un percorso alla cui base stanno 2 concetti: un percorso che sia al nostro interno largamente condiviso, cosa di cui discuteremo stasera e su cui voteremo il documento conclusivo, e ampiamente partecipato, cioè rivolto alla città, ai Sangimignanesi. Una partecipazione la cui misura starà nella nostra capacità di offrire ascolto, lanciare idee, costituire elemento di mediazione, essere soggetto meritevole di rappresentare istanze, esigenze, difficoltà ed opportunità presenti nel nostro Comune.

Per fare questo dovremo lanciare una grande campagna sulle idee a partire da settembre. Idee per la città, per la sua comunità, per il suo territorio, per la sua parte produttiva, per le sue articolazioni sociali.

Prima di quella data ritengo che sia opportuno soffermarci su ciò che sono stati, sia in termini di idee sia intermini di realizzazioni, questi dieci anni di giunte Lisi.
Quanto di quella elaborazione di allora è ancora valido per San Gimignano? Quanto è stato fatto, quanto non è stato fatto e si poteva fare? Quali risposte dobbiamo a nuove esigenze che invece si sono formate in questi dieci anni e che prima non c’erano?

Penso che un passaggio obbligato per fare questo sia la nostra Feste de l’Unità per il PD, e invito il partito alla più ampia partecipazione alla Festa, così come già egregiamente fatto per la Prima Festa di Primavera, in quanto straordinaria occasione di confronto e contatto con i Sangimignanesi, nonché passaggio fondamentale per l’autonomia finanziaria del Partito. E’ lì, sulla base dei materiali predisposti dal Sindaco e dalla Commissione governo della città che sarà un primo, importante momento di confronto sul bilancio di dieci anni di governo cittadino.
E’ a questa logica che risponde la volontà di realizzare alla Festa accanto ad uno spazio che spieghi cosa è il PD a San Gimignano e chi sono i democratici di San Gimignano, uno spazio tutto da dedicare all’azione di governo cittadino.

Da Settembre, poi, propongo all’Assemblea di aprire tre cantieri.

1.Il primo importantissimo cantiere dovrà essere quello del programma.
Un confronto serrato non solo tra noi ma soprattutto con San Gimignano sulle idee guida per il futuro del nostro comune. Una campagna che a quel punto sarà d’ascolto e di proposta allo stesso tempo, sviluppando in nuce quelle che saranno le linee guida della nostra proposta di governo per le elezioni 2009 e che penso dovrebbero essere pronte per la fine dell’anno.
Dovremo stabilire insieme quali forme utilizzare, penso ad alcune esperienze già partite come il forum sul lavoro, all’impiego delle nuove tecnologie, ma non c’‘è dubbio che questo dovrà essere la principale missione del nostro partito che si candida a governare la città: avere un’idea del futuro di San Gimignano.
Lo dovremo fare con umiltà, senza arroganza, consci che non tutto è stato fatto e che potremo incontrare criticità nel confronto su alcune tematiche con i cittadini.

2.Il secondo cantiere sarà quello dei criteri con cui andremo a selezionare coloro che avranno l’onore di rappresentare il PD di San Gimignano nelle istituzioni cittadine e provinciali.
Su questo aspetto credo che tutti si convenga sul fatto che la credibilità della politica in generale e di una proposta politica, in questo caso la nostra, si costruisce fin dal basso, da come ci si pone, si interpreta e si svolge un ruolo politico e/o amministrativo quand’anche fosse nel più piccolo e sperduto Comune d’Italia.
Ebbene noi abbiamo tutta l’intenzione (e il dovere) di farlo: perché siamo il primo partito della città, perché crediamo nella politica e nella sua funzione, perché siamo persone serie. Per il 2009 ritengo che saremo chiamati a individuare criteri di selezione di nostri rappresentanti che tengano conto di un rinnovamento che non dovrà essere solo di persone, quanto di metodo, impegno, responsabilità e rispetto per il ruolo che si andrà a ricoprire in rappresentanza di questa nostra comunità.
E’ un passaggio chiave, che va di pari passo col tema della formazione politica, sul quale credo che da settembre occorrerà mettersi la lavoro sul serio, individuando esigenze e priorità.
Ovviamente non secondari saranno poi i metodi di selezione, in coerenza con gli statuti regionali, provinciali e locali.
Ma le Primarie e il Codice Etico, questo sia chiaro, per noi saranno punti fermi.

3.Il terzo cantiere da far partire sarà poi quello delle alleanze.
E’ mia convinzione, come noto, che l’esperienza del centrosinistra allargato a San Gimignano sia ancora oggi un valore.
Certo, non mi nascondo, si imporrà un nuovo quadro delle regole, di gestione del sistema del dissenso all’interno delle coalizioni, regole condivise sul come intendere la responsabilità dell’essere in coalizione.
Inoltre, occorrerà valutare bene l’effettiva presenza sul territorio e l’effettiva rappresentanza di alcune forze politiche.
Inoltre, lo voglio dire chiaramente, punto fermo e discrimine per future alleanze, non potrà che essere il programma di legislatura e la effettiva volontà di misurarsi con il governo locale e di assumersi la responsabilità delle scelte che questo comporta di fronte ai cittadini.

Su questo fronte, il quadro è magmatico, come sapete.
I Verdi di fatto sono impalpabili, abbiamo difficoltà a trovare interlocutori e tra pochi giorni terranno un congresso nazionale, non credo preceduto da un congresso locale.
I Socialisti, a parte gli sforzi di qualche isolato socialista vero, vivono una fase di inquinamento da parte di esponenti della Lista civica, dalla dinamiche ancora incerte. Anch’essi terranno un congresso a breve.
Sinistra democratica ha costituito il gruppo in consiglio comunale ma ancora non è del tutto chiaro se si sia strutturata come un movimento o un partito politico.
Rifondazione comunista ha appena celebrato il suo settimo congresso locale, con un esito che mi permetto di valutare di “ritorno al passato”. Ha prevalso a livello cittadino una linea di “chiusura” verso il PD che dovrà essere verificata per bene e poi contestualizzata con il livello provinciale e nazionale di quel partito.

Io penso che tocchi a noi la prima mossa.
Per senso di responsabilità e per ragioni politiche.
Dovremo dimostrare, per il bene della coalizione la massima apertura e la massima disponibilità per due ragioni: chiudere al meglio questa legislatura e impostare un franco ragionamento sulla prossima.
Ritengo che si debba prevedere, una volta esauriti i passaggi congressuali di cui ho parlato, incontri con queste forze, a partire da Rifondazione comunista.

Una cosa deve però essere chiara a tutti: il PD non ha timori e non ha da farsi perdonare nulla.
Adesso non è tempo di fare congetture o gossip politico.
A settembre le carte saranno più chiare, i congressi chiusi, lanceremo il confronto a viso aperto e allora valuteremo.
Prima di quel tempo la priorità si chiama Partito Democratico e la definizione del suo profilo.


***

Questo è il piano di lavoro che sottoponiamo alla discussione e all’approvazione dell’assemblea comunale, non prima però di aver ricordato alcune questioni finali.

Siamo al governo della città, esprimiamo Sindaco, vice sindaco e tre assessori.
Abbiamo l’obbligo di chiudere brillantemente la Legislatura, nonostante le difficoltà che di anno in anno le Finanziarie ci riservano e che non ci fanno essere percepiti dai nostri cittadini così virtuosi nella gestione della cosa pubblica come in effetti lo siamo, perché impediti troppe volte, a restituire loro i frutti di questo impegno.
Credo che da questa assemblea debba partire un invito per tutti i nostri amministratori ad un ulteriore impegno in questa ultima fase di legislatura per il completamento degli obiettivi del programma di Governo, a partire dall’approvazione del Bilancio comunale 2009 e dall’adozione del Regolamento urbanistico, auspicando un forte coordinamento politico-amministrativo per lavorare fin d’ora ad una prospettiva unitaria con le forze del centrosinistra sangimignanese per il governo della città, auspicando che detta prospettiva possa realizzarsi attorno ad un forte programma e ad una squadra di amministratori volenterosi e competenti.

Auspico anche, poiché non ci siamo riusciti in questa fase, che i Coordinatori di Circolo mettano in piedi momenti di confronto nelle loro realtà a cui possano partecipare il Sindaco e gli Assessori, per affrontare al livello più prossimo ai cittadini una discussione su quanto si è fatto in questi anni e per impostare quel cantiere delle “idee per la città” a partire proprio dai Circoli. Da più parti arrivano richieste in tal senso.
La politica ha anche il compito di spiegare il perché di determinate scelte fatte o il perché di altre non fatte.
Il PD non si sottrarrà a questo compito e sono certo neppure i nostri amministratori.

Questo aspetto si lega a doppio filo al ruolo di protagonisti che dovranno assumere i Circoli da settembre in poi.
Luoghi aperti di confronto, riconosciuti e riconoscibili, in cui si possa toccare con mano che siamo un partito in piedi che c’è prima durante e dopo gli appuntamenti elettorali.

Credo anche che nel pensare all’organizzazione, al funzionamento dei Circoli, all’essere interlocutori politici per larga parte del territorio, noi non possiamo permetterci di tralasciare il processo fondativo di una nuova organizzazione giovanile del partito.
Non dovremo far mancare tutto il nostro apporto a questo processo che, a partire dalla positiva esperienza del nucleo della Sinistra giovanile, crei non tanto un luogo da cui pescare di volta in volta facce fresche da spende qua e là, ma un luogo di aggregazione, di liberi pensieri, di creatività che stia dentro il mondo giovanile sangimignanese, peraltro in fermento in questi mesi.
Per noi questo aspetto è decisivo.
E abbiamo già sperimentato che quando è affrontato con l’entusiasmo che soli i giovani spesso sanno mettere e trasmettere i frutti, piano piano arrivano.
E quando arriveranno sarà un successo per tutti noi, per il PD e per la nostra città.

Quando eleggemmo il Segretario il 19 febbraio dissi che il nostro tempo era quello del PD, che avevamo scelto, accettando ognuno di noi a vari livelli alcune responsabilità, di essere attori e protagonisti del cambiamento invece di esserne oggetti e destinatari passivi.

Questa, ne sono convinto, è ancora la nostra forza.
Questa è la carica del Partito Democratico.

Abbiamo davanti a noi una delle occasioni più belle che si possano presentare a chi fa politica: progettare il futuro della propria comunità.

Non sprechiamola.

Grazie.


Andrea Marrucci
Ulignano, 30 giugno 2008



Le Hawai in piscina

Pochi ma boni in piscina stasera. Che per una sera si è trasformata in una spiaggia hawaiana...si lo so ci voleva un pò di immaginazione, ma noi ce l'abbiamo messa. Una bella rimpatriata, era tanto che non vedevo un pò di gente con cui abbiamo di fatto passato l'invenro insieme. Abbiamo fatto un paio di bagni. Davvero di livello. Magari la prossima volta porto un cambio però!
Ne avevo bisogno di una seratina così. Staccare, si dice così. Stare in compagnia, dico io. Dopo tutto.

2 LUGLIO 2008

Oggi (ieri ormai) babbo compie 54 anni se la matematica non è un'opinione. Lo farà in vacanza, una delle loro rare vacanze. Meglio così per una volta. Se la meritava. Auguri babbo!
Ma oggi (ieri ormai anche in questo caso) è il compleanno di furia, amica da sempre, a cui la vita - anche se all'inizio poteva sembrare di no - ha sorriso. Del resto se lo meritava e ne sono felice. Le voglio bene da sempre, se lo merita. Buon compleanno Furia!

mercoledì 2 luglio 2008

Un pò di Costituzione..

Tanto per ripassare un pò cosa sta accadendo in queste ore in Parlamento...

COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 77.
Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.
I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione.
Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti.

LA FRECCIA DI ROBIN HOOD COLPISCE LA BOLLETTA

Che si trattasse di uno specchietto per le allodole mi ero apparso abbastanza chiaro fin da subito. Vedevo meglio il buon Giulio nel ruolo dello sceriffo di Nottingham. E tuttavia, nonostante il fumus demagogico che accompagnava la misura, c'era in me una certa curiosità nel vedere se davvero, un governo di destra avesse "rubato ai richhi per dare ai poveri"...
I sogni muoiono all'alba: subito dopo l'annuncio due cose mi hanno colpito e fatto capire che niente sarebbe accaduto: il silenzio dei petrolieri (nessuno ha protestato) e l'annuncio dell'aumento delle tariffe di luce e gas (ma gurada un pò!). Buona lettura.


LA FRECCIA DI ROBIN HOOD COLPISCE LA BOLLETTAdi Carlo Scarpa 27.06.2008.

La cosiddetta Robin Hood tax eleverà i prezzi dell'energia elettrica, già oggi piuttosto alti, spostando denaro dalle tasche dei consumatori a quelle dello Stato. Se avrà un effetto reale sulle imprese del settore, sarà a favore di quelle che oggi ottengono più profitti, a danno di chi fa fatica a stare a galla. Se si vogliono colpire i profitti eccessivi nel settore elettrico a sostegno della collettività, esiste solo un modo: far funzionare il mercato. Nel nostro, la concorrenza è poco efficace. Sarebbe interessante conoscere le intenzioni del governo in proposito.
La cosiddetta Robin Hood tax (nome penoso, ma temo che sia necessario per farmi capire) non colpisce solo i petrolieri (Eni in primis, ovvero il governo come suo azionista), ma anche le aziende del settore elettrico. Si tratta di un aumento del 5,5 per cento dell’imposta sui redditi per tutte le imprese che producono o vendono energia elettrica.La cosa interessante è che la tassa eleverà i prezzi dell’energia elettrica, che già oggi sono piuttosto alti, spostando denaro dalle tasche dei consumatori a quelle dello Stato. Se avrà un effetto reale sulle imprese del settore (cosa che si deve dubitare, come vedremo) lo avrà a favore di quelle che oggi fanno più profitti, a danno di chi fa già fatica a stare a galla. Alla faccia del buon Robin Hood, che si rivolta nella tomba. Vediamo perché.

PAGHERANNO LE IMPRESE DI GENERAZIONE?
Anche se la teoria ci dice che questo dovrebbe avvenire solo per le imposte indirette, spesso anche le imprese che si trovano di fronte a un aumento delle imposte sul reddito aumentano i prezzi per mantenere i margini di utile. E questo giochino riesce particolarmente bene ove la domanda è rigida, come nel caso dell’energia (benzina come elettricità). Infatti, il decreto legge specifica che “è fatto divieto agli operatori (…) di traslare l’onere (…) sui prezzi al consumo”. Come si fa a controllarlo? Dice lo stesso decreto che “L’Autorità per l’energia (…) vigila sulla puntuale osservanza della disposizione”. Questo ci fa stare tranquilli? No.Non certo per insipienza della povera Authority, ma per il banale dettaglio che non ha purtroppo alcuno strumento per intervenire (con una malaugurata eccezione, di cui diremo tra poco).Intanto, sui prezzi della benzina l’Authority non ha alcuna competenza, poiché questi da parecchi anni sono liberi. E se anche improvvisamente si volesse tornare a un sistema di prezzi amministrati, vorrei capire come si potrebbe distinguere tra aumenti dei prezzi finali dovuti a variazioni del prezzo del petrolio e aumenti dovuti alla traslazione dell’imposta. Sfido chiunque a riuscirci in modo “giuridicamente” robusto.Comunque, se anche all’Authority venissero date competenze (e risorse) specifiche per tale nuovo compito, è facile prevedere che le imprese del settore riuscirebbero ad adeguare i prezzi verso l’alto ben prima che tali controlli divengano effettivi. In altri termini, l’aumento di imposta sui petrolieri, lo pagheremo noi alla pompa, anzi, con ogni probabilità la stiamo già pagando. E nessuno ci può fare alcunché.Lo stesso vale nell’elettricità. Intanto, si noti, l’imposta grava sia su chi produce, sia su chi vende, ovvero graverà sulla bolletta finale due volte. E purtroppo anche qui i controlli dell’Authority non possono essere gran che efficaci.I prezzi all’ingrosso sono liberi da diversi anni (nel 2004 è partita la borsa elettrica) e l’unico modo di effettuare questo controllo sarebbe dire “scusate, abbiamo scherzato”, e chiudere (unico paese in Europa…) il mercato all’ingrosso dell’energia elettrica, sottoponendo il prezzo all’ingrosso a un regime di prezzi amministrati. Il tutto con alcune decine di imprese private che hanno costruito i loro progetti per impianti di generazione tenendo il mercato come punto fermo.Quindi, o si chiude il libero mercato dell’energia, oppure Robin Hood fa aumentare i prezzi a valle.

LA PAGHERANNO I VENDITORI? SAREBBE ROBIN HOOD A ROVESCIO!
E a valle succede che l’energia elettrica viene ceduta ai venditori, che poi la rivendono ai consumatori finali. E anche i venditori saranno soggetti alla medesima imposta che già fa aumentare il prezzo all’ingrosso.Anche qui, attenzione, perché i prezzi finali sono liberi, c’è una direttiva europea che lo specifica, e verso i grandi clienti che da tempo sono nel mercato, temo che l’Authority sia piuttosto impotente.Eppure, qualcosa potrebbe fare… Almeno per i piccoli clienti resta una tariffa massima di riferimento che le imprese devono comunque rispettare. Per questi clienti l’Authority in teoria potrebbe continuare a fissare la tariffa di riferimento ignorando l’aumento delle imposte.I piccoli consumatori sarebbero protetti? Solo in parte, perché la tariffa finale “prende atto” del prezzo all’ingrosso, quindi un suo aumento sarebbe comunque pagato dai consumatori. Ma almeno l’aumento delle imposte sui venditori non sarebbe “traslato” in bolletta.Sarebbe per altro un paradosso straordinario. I veri “extra-profitti” del settore elettrico non sono certo quelli dei venditori finali, che hanno margini estremamente risicati, sono quelli dei generatori. Invece con questo meccanismo le uniche imprese a pagare di tasca propria sarebbero quelle che hanno profitti minori! E il povero Robin si rivolta nella tomba.Ciliegina sulla torta è il fatto che la quasi totalità di questo segmento del mercato è in mano pubblica, cioè a Enel (30 per cento del Tesoro) e alle ex municipalizzate, ove la partecipazione pubblica è assolutamente maggioritaria. Ovvero, pagherebbero in gran parte gli enti locali.

IL VERO PROBLEMA RESTA IRRISOLTO
Se si vogliono colpire profitti “eccessivi” nel settore elettrico a favore della collettività esiste solo un modo. Che è quello di far funzionare il mercato, che finora, diciamolo pure, non ha dato grandi soddisfazioni ai consumatori.Da aprile 2004 a oggi (51 mesi), il prezzo medio mensile sulla borsa italiana è stato superiore alla media delle altre grandi borse europee (Spagna, Germania, Francia e Olanda) nel 96 per cento dei casi. In media, in questo periodo il prezzo italiano è stato superiore a quello medio degli altri paesi di circa il 55 per cento.Conta la tecnologia? Certo. Ma il dato non cambia se togliamo dai confronti la Francia che ha il nucleare, il cui prezzo all’ingrosso è del tutto in linea con quello tedesco o quello olandese. Il presunto vantaggio di costo del nucleare (se esiste, che è tutto da dimostrare) è a dir poco esiguo.È poi vero che i tedeschi bruciano molto più carbone di noi (e lo sussidiano ampiamente) ma anche questo è solo una parte della spiegazione.Nel nostro mercato la concorrenza è poco efficace. Sarebbe carino sapere cosa intende fare il governo a questo riguardo. Aumentare le imposte per aumentare ulteriormente i prezzi?

Robin Hood, se ci sei batti un colpo…