domenica 20 luglio 2008

Grazie, Paolo.

Eroi:
L'eroe, nell'era moderna, è il protagonista di uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di se stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune”.Non c’è modo migliore di ricordare Paolo Borsellino, nel giorno del 16° anniversario della strage di via D’Amelio, per quello che è stato: un eroe, che ha consapevolmente sacrificato se stesso per combattere la mafia, il male peggiori della storia della Sicilia e del nostro Paese. Paolo Borsellino è stato un eroe. Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, gli uomini della scorta dedicati a garantire sicurezza del giudice Paolo Borsellino sono degli eroi. Giovanni Falcone è stato un eroe. Gli uomini della sua scorta sono stati degli eroi. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un eroe. Pio La Torre è stato un eroe. Peppino Impastato è stato un eroe. Tutte le persone che hanno perso la vita combattendo la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta sono stati degli eroi. Le persone ancora in vita che ogni giorno combattono, denunciano, resistono contro la criminalità organizzata sono degli eroi. Questi, e non altri, sono gli eroi della nostra epoca. Gli esempi da seguire per ambire alla sconfitta definitiva della criminalità, della prepotenza, della vigliaccheria che tarpano le ali allo sviluppo e alla legalità nel nostro Paese. Era un pomeriggio afoso, quello del 19 luglio 1992. Una domenica pomeriggio come tanti in una Palermo semideserta. La gente affollava le spiagge di Mondello e del litorale. Era il pomeriggio in cui la mafia aveva deciso di colpire, di scrivere un’altra pagina nera della storia d’Italia. L’opinione pubblica era ancora scossa dal tragico omicidio del giudice Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta. Poco meno di due mesi dopo Capaci era giunto il momento di eliminare l’altro giudice simbolo della lotta a cosa nostra: Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone. Una Fiat Panda celeste imbottita di tritolo, e non una Fiat 126 come erroneamente dichiarò la stampa, esplose in Via d'Amelio, strada in cui viveva la madre di Borsellino, dalla quale quella domenica il giudice si era recato in visita.. Oltre a Paolo Borsellino morirono gli agenti di scorta Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo. La bomba venne radiocomandata a distanza ma ancora oggi non si è fatta chiarezza su come venne organizzata la strage, nonostante il giudice sapesse di un carico di esplosivi arrivato a Palermo appositamente per lui. C'è, inoltre, un particolare più inquietante di tutti gli altri: l'agendina rossa di Borsellino non venne ritrovata, probabilmente sottratta da qualche investigatore giunto tra i primi sul posto. Oggi, a 16 anni di distanza, è ancora - sempre - il momento del ricordo. Ricordare Paolo Borsellino vuole dire fare tesoro del suo esempio come patrimonio collettivo, vuole dire ripartire da lì per inasprire ed intensificare la lotta contro ogni tipo di mafia, vuol dire riprendersi la libertà vera, di cui questo Paese ha disperato bisogno. Abbiamo scelto due frasi, pronunciate proprio dal magistrato siciliano, che meglio di tante altre sintetizzano ciò per cui egli lottava e ciò che noi proveremo a portare sempre nel cuore. “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. “Io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione, o financo vorrei dire dalla certezza, che tutto questo può costarci caro”.
Con queste parole Paolo Borsellino concluse l’ultima intervista rilasciata al settimanale di approfondimento del Tg5, “Terra”. Era il 29 giugno 1992, venti giorni prima la strage di via D’Amelio.

"Magistrato esemplare, dolore e sgomento restano vivi nella memoria di tutti""Nel sedicesimo anniversario del barbaro agguato di via D'Amelio a Palermo, che il 19 luglio 1992 spense la vita di suo marito e dei giovani agenti - Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina - dedicatisi alla sua sicurezza, desidero far giungere a lei, gentile signora e - suo tramite - a tutti i familiari dei caduti di quel giorno il mio pensiero commosso e partecipe. Rinnovare anno dopo anno il ricordo di Paolo Borsellino e della sua scorta costituisce il doveroso riconoscimento che il Paese tributa al dramma da voi vissuto e al coraggio con il quale avete saputo affrontarlo nei lunghi anni trascorsi. Il dolore e lo sgomento per la strage di via D'Amelio restano vivi nella memoria di tutti. La inaudita violenza con cui si colpì un magistrato esemplare, costantemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata, suscitò nel Paese - già segnato dal barbaro attentato di Capaci - una condivisa stagione di lotta contro la brutale spirale mafiosa. Ricordare tutti coloro che hanno pagato con il sacrificio della vita i servigi resi alle istituzioni contribuisce in modo determinante a diffondere la cultura della legalità contro ogni forma di violenza e sopraffazione. Le iniziative e la mobilitazione delle forze sane della società, e in particolar modo delle generazioni più giovani testimoniano la funzione rigeneratrice dell'esempio e dell'eredità morale che Paolo Borsellino ci ha lasciato. Con commosso ricordo sono vicino a Lei, gentile signora, ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti e, con questo spirito, le rinnovo i sentimenti di gratitudine e di solidarietà di tutti gli italiani”.

E’ questo il testo della lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato alla vedova di Paolo Borsellino, Agnese.

1 commento:

Niccolò ha detto...

La memoria è sempre troppo corta nel nostro paese...