lunedì 22 dicembre 2008

Tutti con Sara!

oggi è una giornata tristissima. da stamani aspettiamo notizie rassicuranti sulle condizioni di vita (perchè di questo si tratta) di nostri concittadini, Sangimignanesi come noi. Sara è ancora sotto le macerie, non arrivano notizie buone ancora. Noi siamo qui a lavoro e la lucida cobnsapevolezza di non poter far niente da qui, a 40 km di distanza rende ancora più rabbiosa questa giornata. Sono con la testa lì da stamani, a lavoro non sto compicciando niente, prego perchè la tirino fuori, Vigili del fuoco, volontari, protezione civile, operai del Comune, tuttiiiii.....forza, Sara!

giovedì 18 dicembre 2008

Fiorentina - Torino 0 - 1. Il Toro che non ti aspetti...


Il Toro, nel suo momento peggiore, batte a Firenze i cugini della viola...
Che sia, al di là della coppa Italia, un timido segnale di svolta?
Forse sì, dato che ieri sera sono successe insieme due cose finora quasi impossibili:
vincere una partita e un gol siglato da Rolando Bianchi!
Forza Toro

martedì 9 dicembre 2008

Povero Toro...

Il Torino Football Club S.p.A. comunica di aver esonerato dall'incarico Gianni De Biasi ed il suo staff. La società ringrazia il tecnico per il lavoro svolto in questi anni, augurandogli i migliori successi professionali per il futuro.
Il nuovo allenatore è Walter Novellino. Oggi alle ore 15.00 allenamento a porte aperte.
Povero Toro!
Ma davvero noi tifosi granata meritiamo tutto questo?

Obama e la modernizzazione ecologica dell'economia americana

Il giorno dopo la diffusione dei dati sull'occupazione USA, che parlano di 533.000posti di lavoro in meno solo nel mese di novembre, e l'ennesimo tracollo delle Borse mondiali, il presidente eletto Barack Obama ha presentato, nel discorso radiofonico del sabato al popolo americano, il più imponente piano di investimenti dagli anni '30 ad oggi.
Dall'epoca, per intenderci, del New Deal di Franklin Delano Rooswelt e John Mainard Keynes. Per invertire la tendenza di un'economia sempre più febbricitante, Barack Obama sarebbe pronto a stanziare 136 milioni di dollari solo per le infrastrutture stradali e ferroviarie.
Come nel periodo del New Deal, il presidente eletto punta a far salir ei consumi dando una nuov apossibilità ai disoccupati, con l'obiettivo di creare 2,5 milioni di posti di lavoro entro il 2011. E siccome la crisi sarà lunga e "prima di migliorare dovrà peggiorare", il team economico di Obama sa che solo un intervento sistematico può rimettere l'economia americana sui giusti binari.
Per questo motivo gli investimenti non riguarderanno solo strade e ferrovie, ma soprattutto la diffusione capillare della banda larga (attualmente gli USA sono al 15° posto nel mondo per la diffusione di questa tecnologia), il risparmio energetico negli edifici pubblici, l'ammodernamento degli edifici scolastici, la riforma del sistema sanitario americano.
Una scossa che se confermata andrà ad agire sui fondamenti stessi del sistema economico statunitense, così come disegnato dai tempi di Reagan in poi.Non si tratterà però di interventi a pioggia, né di palliativi a sostegno dei consumi. I singoli Stati dell'Unione saranno infatti parte attiva nell'attuazione del piano di investimenti. Nel caso in cui i fondi stanziati non vengano utilizzati in tempi rapidi, questi verranno sottratti e dirottati in altri ambiti. Insomma un richiamo alla collaborazione di tutti gi attori istituzionali, al di là di qualsiasi posizione politica rappresentino. Un'epoca nuova quella che sta preparando il Presidente eletto nel countdown che lo separa dal 20 gennaio 2009, giorno del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca.
Dopo lo stanziamento di circa 17 miliardi di dollari a sostegno del settore automobilistico, Barack Obama appare deciso a difendere l'industria americana e a traghettare il paese fuori dalla crisi, creando posti di lavoro, e opportunità di investimento. Contribuendo in sostanza a restituire fiducia e sicurezza ai cittadini americani.
Il tutto mentre l'Europa sta a guardare.
Interventi di questo tipo sarebbero infatti considerati da Bruxelles un palese aiuto di Stato. E in attesa che la macchina europea riesca a muoversi in maniera condivisa per difendere il proprio sistema economico, in Italia il governo non trova di meglio da fare che tagliare gli investimenti e le agevolazioni alla scuola e per il risparmio energetico.

venerdì 5 dicembre 2008

A Poznan (Polonia) per il dopo Kyoto...e l'Italia?

The United Nations Climate Change Conference in Poznań opened on Monday, 1 December.
The Conference is a milestone on the road to success for the processes which were launched under the Bali Road Map.
The meeting comes midway between COP 13 in Bali, which saw the launch of negotiations on strengthened international action on climate change, and COP 15 Copenhagen, at which the negotiations are set to conclude.

The Conference includes the 29th sessions of the Convention’s subsidiary bodies - SBSTA and SBI – as well as the 4th session of the AWG-LCA and the 2nd part of the 6th session of the AWG-KP. Almost eleven thousand participants are attending the Poznań meeting, which will both advance international cooperation on a future climate change regime and ensure progress on key issues.

Nelle due settimane di conferenza i Paesi membri devono trovare un accordo sulla lotta alle emissioni di gas serra a partire dal 2012 (il cosi detto "post-Kyoto"), da adottare poi alla Conferenza di Copenaghen fissata per il 2009.
Il "Kyoto-2", cioè il futuro accordo sui mutamenti climatici che sostituirà il Protocollo di Kyoto a partire dal 2012, risulta essere al centro delle attenzioni: l'obiettivo degli Stati membri, dichiarato al termine della Conferenza di Balì dello scorso anno, è quello di coinvolgere dentro il nuovo e più ambizioso accordo sia le grandi economie industrializzate che fino ad oggi non si sono impegnate, come gli Stati Uniti, sia i Paesi in via di sviluppo.

La posizione su questi temi dell'Italia è nota, e purtroppo non è di avanguardia.
Guardiamo con fiducia a queste due settimane di lavoro augurandoci un esito positivo ed un accordo all'altezza della sfida che riguarda l'umanità intera.
Il link per seguire i lavori è il seguente:
www.unfccc.int

Bush: "sulla guerra in Iraq ho sbagliato"....

E’ davvero incredibile!
Una mattina il Presidente uscente degli Stati Uniti W.Bush si alza e dice: “l'Iraq è stato un errore. Il più grande rimpianto di tutta la mia presidenza è certamente il fallimento dell'Intelligence sull'Iraq”. George W. Bush tira le somme della sua amministrazione durante un’intervista alla ABC.
Un mea culpa che arriva in ritardo ma che fa luce su alcuni importanti aspetti, come le informazioni di intelligence infondate circa la caccia alle armi di distruzione di massa, di uno dei conflitti più controversi delle storia recente. “Credo di essere stato impreparato alla guerra - ha detto Bush -. Non avevo fatto campagna elettorale dicendo ‘Per favore votatemi, io riuscirò a gestire un attacco’. Insomma non mi aspettavo un guerra”. Questo, francamente, è l’unico aspetto sul quale non mi sento di colpevolizzarlo.
E tuttavia la sua risposta, e quella del Governo italiano, poteva essere assai diversa. Bush continua ad analizzare la situazione con il “senno del poi” e spiega: “Molta gente si è giocata la reputazione su questo dicendo che le armi di distruzione di massa erano un motivo valido per rimuovere Saddam Hussein. Non posso disfare quello che è stato fatto”.

Può essere una magra consolazione per chi, come me, partecipò a Roma il 15 febbraio 2003 alla grande manifestazione planetaria per il ‘no’ alla guerra all’Iraq, giudicata allora come inopportuna, insensata e fondata su ragioni ambigue e poco credibili.

Soprattutto non può esserlo per chi ha visto morire i propri figli o i propri cari, siano stati civili iracheni o militari americani o di altre nazionalità. Le armi di distruzione di massa, l’unilateralismo, il primato dell’America, la democrazia d’esportazione che si presenta con le bombe sono stati i “must” di una tragica campagna di guerra che ha rimosso sì Saddam Hussein (e quando un tiranno cade il mondo democratico plaude) ma che non ha fornito allo stesso tempo, data l’inconsistenza delle premesse, una soluzione più efficace, democratica e popolare al quel paese ed ai suoi abitanti. Tutt’altro.
Semmai ha inasprito conflitti latenti, anche tra culture, seminando odio e distruzione.

Oggi, fortunatamente, assistiamo ad una svolta nella politica estera degli Usa, nell'ottica del multilateralismo. Tra le linee guida del presidente eletto, Barack Obama, c’è la priorità di un’uscita rapida dall’Iraq a fronte di un impegno maggiore nell’opera di ricostruzione dell'Afghanistan.

“Not in my name”: a maggiore ragione, oggi più di ieri, rifaccio mio lo slogan che utilizzammo allora contro la guerra in Iraq.

Ecco l'idea di futuro che hanno i nostri governanti...

Ecco una “norma-mostro” contenuta nel decreto anti-crisi, che si aggiunge al già eliminato obbligo di accompagnare le compra-vendite di immobili con il certificato di qualità energetica: stiamo parlando dell’annullamento retroattivo dell’agevolazione fiscale (detrazione del 55%) sul risparmio energetico (azioni di ristrutturazione, cambio caldaie, infissi, elettrodomestici ad alta efficienza, motori industriali, impianti per la produzione da fonti rinnovabili) introdotto da Bersani.
E’ un provvedimento che è lo specchio di una cultura politica: dannosa per le tasche dei cittadini che sceglievano di costruire o ristrutturare le proprie case con criteri di risparmio energetico e impiegando fonti rinnovabili; dannosa, in tempi di crisi, per la piccola e media impresa che in questi settori trova occasione di rilancio; deleteria per migliorare la qualità e l'efficienza del patrimonio edilizio del paese; controproducente per ridurre i consumi energetici delle famiglie e quindi alleggerire i costi delle bollette; pessima per dare un contributo al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e alla lotta ai mutamenti climatici. Inoltre aggiungo, essendo una norma retroattiva, fa spregio delle più elementari regole di uno Stato di diritto degno di questo nome.

Vi segnalo, tra i tanti questo approfondimento:

Decretazione d'urgenza: l'effetto "bomba a grappolo" anche sul risparmio energetico

Il 29 novembre 2008, il Governo ha licenziato un decreto-legge dal notevole titolo "Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale".Contiene, come d'abitudine ormai, le più disparate disposizioni nelle più disparate materie. E, come altrettanto d'abitudine, giornali e commentatori politici sembrano averne percepito solo le questioni di più facile impatto. Esplode la bomba della social card e dell'una-tantum ai redditi più bassi, si dibatte ferocemente sull'iva delle pay-tv.Ma si tratta solo dell'ordigno principale, quello che attira l'attenzione e che, come è tipico delle bombe a grappolo, contiene nel suo corpo un certo numero di submunizioni che vengono scagliate a distanza e si sparpagliano sul terreno. Bisogna inciamparci per capire tutta la loro potenza.Annidati nell'articolo 29 del Decreto, pochi commi insabbiano quasi completamente una delle più importanti politiche strategiche introdotte da qualche anno nel nostro paese: quella della somministrazione di incentivi diffusi ai cittadini e alle imprese per gli interventi effettuati sui loro edifici e sui loro impianti, a favore del risparmio energetico (il cosiddetto 55%).
È il caso di valutare con attenzione la modalità con la quale il testo di legge affronta la questione:- al comma 1 si esaminano – insieme – i crediti di imposta previsti dalla Finanziaria 2007 per le spese di attività di ricerca (articolo 1, commi da 280 a 283) e per l'efficienza energetica degli edifici (articolo 1, commi da 344 a 347).- al comma 2 si decreta che l'insieme dei due crediti d'imposta non possano superare lo "stanziamento nel bilancio dello Stato della somma complessiva di 375,2 milioni di euro per l'anno 2008, di 533,6 milioni di euro per l'anno 2009, di 654 milioni di euro per l'anno 2010 e di 65,4 milioni di euro per l'anno 2011".- al comma 6 si specifica che le detrazioni per l'efficienza energetica "sono confermate, fermi restando i requisiti e le condizioni previste nelle norme sopra richiamate".- al comma 7 si specifica che per gli interventi relativi al 2008 e i tre anni seguenti, il contribuente dovrà inviare alla Agenzia delle entrate, per via telematica, "apposita istanza per consentire il monitoraggio della spesa e la verifica del rispetto dei limiti di spesa complessivi pari a 82,7 milioni di euro per l'anno 2009, a 185,9 milioni di euro per l'anno 2010, e 314,8 milioni di euro per l'anno 2011".- nello stesso comma si ricorda che "l'Agenzia delle entrate esamina le istanze secondo l'ordine cronologico di invio delle stesse e comunica, esclusivamente in via telematica, entro 30 giorni dalla ricezione dell'istanza, l'esito della verifica stessa agli interessati. La fruizione della detrazione è subordinata alla ricezione dell'assenso da parte della medesima Agenzia. L'assenso si intende non fornito decorsi 30 giorni dalla presentazione dell'istanza senza esplicita comunicazione di accoglimento da parte dell'Agenzia delle entrate".- al comma 8 si dà mandato al Direttore dell'Agenzia di emanare il modello telematico da utilizzare, "contenente tutti i dati necessari alla verifica dello stanziamento (...), ivi inclusa l'indicazione del numero di rate annuali in cui il contribuente sceglie di ripartire la detrazione spettante."- al comma 9 si segnala che per gli interventi già avvenuti nel 2008 si potrà inviare il modulo all'Agenzia dal 15 gennaio al 28 febbraio 2009. Negli anni successivi da giugno a dicembre.- al comma 10 si concede ai suddetti contribuenti (solo persone fisiche e non imprese) che non siano riusciti a inviare il modulo, o abbiano avuto risposta negativa, o non abbiano ricevuto risposta, di ricorrere alla detrazione 36% sulle ristrutturazioni, già esistente da una decina di anni (per un massimo di costi sostenuti pari a 48.000 euro).
Fermo restando che la breve parte del decreto dedicata alla materia risulta per molti versi oscura, nel complesso siamo di fronte all'ennesima testimonianza di una capacità di fare danni probabilmente molto al di là delle stesse valutazioni dei Decisori (come è per altro tipico delle bombe a grappolo) . Il succo del provvedimento è che un incentivo allargato e senza limiti di stanziamento nazionale viene trasformato in una specie di bando a budget strettissimi e a tempi limitati, che non dà al contribuente alcuna garanzia di ricevere il beneficio (è del tutto incerto persino che gli interventi effettuati nel 2008, sotto la pregressa e diversa normativa, siano passibili di riconoscimento). L'incomprensibilità della manovra si basa su un punto essenziale, ribadito anche da Ermete Realacci (ministro ombra dell'ambiente per il Pd e parlamentare), ma evidentemente non compreso dai tecnici del Ministero delle finanze: per lo Stato, le detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico – se valutate concretamente rispetto alla contabilità pubblica del sistema paese – sono tendenzialmente a costo zero. Infatti, i mancati introiti delle detrazioni corrispondono sempre a lavoro, materiali e manufatti ordinati "in più" rispetto al business as usual, e per i quali altri contribuenti pagano nuove tasse (la redazione di Nextville.it si riserva una più accurata indagine sul livello di questa compensazione).


Il circolo virtuoso del meccanismo incentivante del 55% è veramente notevole, perché tutti gli attori ne escono rafforzati:
il contribuente fa un investimento sicuro, a fronte di risparmi energetici futuri, e viene premiato con una diminuzione del carico fiscale; il settore edile (ristrutturazioni, vetri e infissi) e il settore delle nuove tecnologie (solare termico, impianti di riscaldamento, geotermico ecc) godono di un buon incremento, tanto più utile in fase recessiva; il PIL aumenta; il fisco ricava la tassazione aggiunta relativa allo sviluppo di questi settori; le casse dello stato saldano gli sgravi fiscali ai contribuenti in modo differito, cioè in un periodo di tre/dieci anni, con effetto demoltiplicato dall'inflazione.Naturalmente, il valore più grande di questo meccanismo di incentivazione è un altro ancora: aiuta a trasformare velocemente un sistema produttivo-abitativo decotto e altamente pericoloso per il clima e per la nostra vita in un sistema più efficiente dal punto di vista energetico, più dinamico, più innovativo. Una trasformazione che è fortemente voluta dall'Unione Europea e che è già stata dichiarata obiettivo prioritario dalla nuova amministrazione americana. E noi? Dobbiamo limitarci a constatare che siamo dotati di ragionieri inesperti o siamo costretti a ricorrere alla più bieca dietrologia, riconoscendo che si opera tenacemente per avviare il Paese verso il sottosviluppo?

Anna Bruno Ventre

venerdì 21 novembre 2008

UNBELIEVABLE!!!!



A letto sono andato... e la mattina mi son pure svegliato in un mondo più democratico, almeno nel senso del presidente americano!

Qualcuno però poi potrebbe dire che mi sono riaddormentato data la mia assenza dal blog....

E' così, non ci sono scuse.

Se non quelle di un paio di settimane densissime di impegni tra lavoro e politica.

SEMPLICEMENTE UNBELIEVABLE!!!!

Salve, Chicago.
Se c’è ancora qualcuno là fuori che ancora dubita che l’America sia un luogo in cui ogni cosa è possibile, che ancora si chiede se i sogni dei nostri Padri Fondatori siano ancora vivi ai giorni nostri, che ancora si interroga sulla reale potenza della nostra democrazia, stanotte ha trovato le sue risposte.

E’ la risposta che viene dalle code che si sono allungate intorno alle scuole e alle chiese, con numeri che questa nazione non aveva mai visto, formate da persone che hanno aspettato 3, 4 ore, molti per la prima volta nella loro vita, perchè hanno creduto che questa volta dovesse essere diversa, che la loro voce potesse fare la differenza.

E’ la risposta data da giovani e vecchi, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, bianchi, neri, ispanici, asiatici, nativi americani, omosessuali, eterosessuali, disabili e non disabili, Americani che hanno lanciato un messaggio al mondo che dice che noi non siamo mai stati solo un insieme di stati blu e stati rossi ma che siamo e saremo sempre gli Stati Uniti d’America.

E’ la risposta di chi si è sentito dire per tantissimo tempo che bisognava essere cinici, spaventati e dubbiosi in merito a quanto avremmo potuto ottenere, e che hanno messo la loro impronta sul corso della storia, e che si sono mossi verso la speranza di avere giorni migliori.

E’ stata dura, ma stanotte, proprio grazie a ciò che abbiamo fatto in questo giono, in queste elezioni, in questo momento cruciale, il cambiamento è arrivato in America.

Poco fa ho ricevuto la straordinaria e gentile chiamata del Senatore John McCain.
Il sen. McCain ha combattuto a lungo e duramente durante questa campagna e ha combattuto ancor più a lungo e più duramente per la nazione che ama.
Ha affrontato sacrifici per l’America che molti di noi non possono nemmeno iniziare ad immaginare. Siamo diventati migliori anche grazi ai servizi resi da questo altruista e coraggioso leader.
Mi complimento con lui e con la governatrice Palin per tutto ciò che hanno ottenuto e guardo alla prospettiva di lavorare con loro per rinnovare le promesse fatte a questa nazione nei prossimi mesi.

Voglio ringraziare il mio compagno in questo viaggio, un uomo che ha fatto campagna con il cuore e che ha combattuto per gli uomini e le donne con cui è cresciuto. Il Vice Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
Non sarei qui oggi senza l’instancabile supporto della mia migliore amica da 16 anni a questa parte, la roccia della nostra famiglia, l’amore della mia vita, la nuova first lady, Michelle Obama. Sacha e Maliya, vi amo entrambe più di quanto immaginate e vi siete meritate un nuovo cagnolino che verrà con noi alla Casa Bianca.

Sebbene non sia più con noi, so che mia nonna ci sta guardando insieme alla famiglia che mi ha reso quello che sono. Stanotte sento la loro mancanza e so che il mio debito nei loro confronti è smisurato. Mia sorella Mya, mia sorella Almond, tutti i miei fratelli e le mie sorelle, grazie mille per tutto il supporto che mi avete dato. Gli sono molto grato.
Un grazie va al manager della mia campagna elettorale, l’eroe silenzioso di questa campagna che l’ha resa la migliore di sempre; al mio consulente capo di strategia, che mi è stato accanto ad ogni passo.Grazie al miglior team mai messo insieme nella storia della politica, voi avete reso tutto ciò possibile e vi sarò grato per sempre per tutto ciò che avete sacrificato per arrivare fino a qui.

Ma soprattutto non dimenticherò mai a chi realmente appartiene questa vittoria. Appartiene a voi. Appartiene a voi. Non sono mai stato il candidato perfetto per questo incarico, sin dall’inizio, senza tanti soldi e con nessun supporto importante. La nostra campagna non si è tenuta nei salotti di Washington ma è iniziata nei cortili di DeMoines, nei soggiorni di Concorde e nei portici di Charleston, costruita da lavoratori e lavoratrici che hanno scavato nei loro risparmi per trovare 5, 10, 20 dollari da devolvere alla causa.
E’ cresciuta forte fra i giovani che rifiutavano il mito che vorrebbe descrivere la loro generazione come una generazione apatica e che hanno lasciato le loro famiglie per lavori che offrono pochi soldi e ancora meno riposo.
E’ cresciuta forte grazie agli anziani, che hanno affrontato il freddo pungente e il caldo assoluto per bussare alle porte di perfetti sconosciuti e grazie ai milioni di Americani che hanno contribuito come volontari e hanno organizzato tutto dimostrando che oltre 200 anni dopo la nostra fondazione un governo che nasce e cresce dal popolo non è un’illusione irrealizzabile.

Questa è la vostra vittoria!

So che non lo avete fatto solo per vincere un’elezione e so che non l’avete fatto per me.
Lo avete fatto perchè avete compreso l’enormità della prova che ci troviamo ad affrontare.
Anche se siamo qui a festeggiare, oggi, conosciamo già le sfide che si presenteranno domani e sappiamo che sono le più importanti della nostra vita.

Due guerre, un pianeta in crisi, la peggior crisi finanziaria del secolo.
Anche se siamo qui a festeggiare, oggi, sappiamo che ci sono americani coraggiosi che si stanno svegliando, adesso, nel deserto dell’Iraq, nelle montagne dell’Afghanistan e rischiano la loro vita per noi.
Le madri e i padri che, una volta messi a letto i bambini, si raccapezzano per capire come fare a pagare il mutuo, o le spese mediche., o per risparmiare abbastanza per garantire l’educazione ai loro figli.

Bisogna reperire nuova energia, creare nuovi posti di lavoro, costruire nuove scuole.
La strada difronte a noi è lunga e ripida, potremmo non raggiungere l’obiettivo in un anno o forse nemmeno in un mandato ma, America, non sono mai stato tanto speranzoso come oggi.

Vi prometto che noi come popolo, ce la faremo.

Ci saranno ostacoli, ci saranno false partenze e molti potranno non concordare con molte delle decisioni che prenderò da Presidente, e sappiamo che il Governo non può risolvere ogni problema ma sarò sempre onesto con voi sulle sfide che affronteremo.

Vi ascolterò, specialmente quando non saremo d’accordo e vi chiederò di unirvi a me nell’opera di ricostruzione di questa nazione nell’unico modo in cui è stato fatto da 220 anni a questa parte: quartiere per quartiere, mattone per mattone.
Ciò che è iniziato 21 mesi fa nel pieno dell’nverno non può finire in questa sera d’autunno.
Questa vittoria da sola non rappresenta il cambiamento di cui abbiamo bisogno, è solo la possibilità che abbiamo per creare quel cambiamento ma ciò non avverrà se torneremo indietro allo stato in cui erano prima le cose. Non può avvenire senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, senza un nuovo spirito di sacrificio.
Costruiamo quindi un nuovo spirito fatto di patriottismo, di responsabilità in cui ognuno di noi risolve un piccolo tassello del problema e lavora duro, e non si preoccupa solo di se stesso ma anche degli altri.
Indirizziamo questo nuovo spirito ai responsabili di questa crisi finanziaria affinchè sia chiaro che non possiamo avere una strada (Wall Street) che si gonfia mentre la strada principale della città muore (nel senso di centro del commercio, NdS).
In questo paese noi cadiamo e ci rialziamo come una sola nazione, come un unico popolo.

Dobbiamo resistere alla tentazione di cadere di nuovo sui vecchi passi sbagliati, sull’immaturità che ha avvelenato la nostra politica per così tanti anni.
Dobbiamo ricordare che fu un uomo di questo Stato che per primo issò la bandiera del Partito Repubblicano sulla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della libertà individuale, dell’autonomia e dell’unità nazionale. Valori che noi tutti condividiamo e sebbene il Partito Democratico abbia ottenuto una grande vittoria oggi noi ci presentiamo con umiltà e con la volontà di ricucire le divisioni che hanno rallentato il nostro progresso.

Lincoln disse ad una nazione molto più divisa della nostra:
“Non siamo nemici ma amici. La passione che ci anima non potrà spezzare l’affetto che ci unisce.”
A tutti gli Americani che non mi hanno supportato dico che potrò non aver avuto il vostro voto oggi ma ascolterò le vostre voci. Ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro Presidente.

A tutti coloro che ci guardano stanotte dall’estero, da Parlamenti e Palazzi stranieri, a tutti coloro che ci ascoltano per radio da qualche sperduto angolo del mondo io dico che le nostre storie sono diverse ma il nostro destino è uno e una nuova alba nella leadership Americana sta sorgendo.

A coloro che vogliono distruggere il mondo dico che li sconfiggeremo. A coloro che cercano la pace e la sicurezza dico che li aiuteremo. E a tutti coloro che si chiedono se la fiamma dell’America brucia ancora io rispondo che la forza di questa nazione non arriva dal livello della nostra potenza o della nsotra sanità ma arriva dal potere dei nostri ideali.

Democrazia, libertà, opportunità e un’instancabile speranza.

La vera genialità dell’America sta nella capacità che ha di cambiare.

La nostra unione può essere perfezionata e ciò che abbiamo già ottenuto ci dà forza e speranza per ciò che dobbiamo e possiamo ottenere domani.

Quest’elezione ha tanti record e molte storie in merito verrano raccontate alle prossime generazioni.
Ciò che è nella mia mente oggi è una donna che ha votato ad Atlanta. E’ simile ai tanti che hanno atteso in fila per far sentire la propria voce eccetto per una cosa: Ann Nixon Cooper ha 106 anni.

E’ nata una sola generazione dopo la schiavitù, in un tempo in cui non c’erano auto per le strade nè aerei nei cieli, in un tempo in cui una persona come lei non poteva votare per ben due ragioni: perchè è una donna e per via del colore della sua pelle.
Stanotte penso a tutto ciò che lei ha visto durante questo secolo Americano. I giorni difficili e la speranza, la fatica e il progresso, i tempi in cui ci veniva detto “Non potete” (You can’t) e il tempo in cui una parte dell’America rispose “Possiamo” (Yes, We can).

In un tempo in cui la voce delle donne era zittita e le loro speranze ignorate, lei ha vissuto abbastanza per vedere le donne alzarsi e reclamare i loro diritti, fino a raggiungere le urne e dire “Noi possiamo”.
Quando c’era sconforto e la depressione si spandeva nella nazione, lei ha visto l’America rialzarsi sulle proprie gambe con nuovi obiettivi, nuovo lavoro, un nuovo senso di intento comune. “Noi possiamo”
Quando le bombe sono cadute sui nostri porti e il terrore ci ha attanagliati lei era li ad osservare una generazione cresciuta per salvare la democrazia. “Noi possiamo”
Era li durante le rivolte di Montgomery, gli scontri di Birmingham, le impiccagioni di Selma e era li difronte ad un pastore di Atlanta che disse <> (noi ce la faremo). “Noi possiamo”
Un uomo è arrivato sulla luna, un muro è caduto a Berlino, un mondo intero è stato avvicinato dalla scienza e dall’immaginazione e quest’anno, in queste elezioni, lei ha avvicinato il dito ad uno schermo e ha votato. Perchè dopo 106 anni in America, attraverso i tempi belli e i momenti peggiori, sa come l’America può cambiare.

Yes we can.

America, siamo arrivati molto lontano, abbiamo visto così tanto, ma c’è molto altro ancora da fare.

Quindi stanotte chiediamoci:
Se i nostri figli vivranno fino a vedere il nuovo secolo, se le mie figlie saranno così fortunate da poter vivere quanto Ann Nixon Cooper, quali cambiamenti vedranno? Quali progressi avremo compiuto?

Questa è la nostra occasione per dare delle risposte. Questo è il nostro momento. Questo è il nostro tempo.
E’ il momento di riportare la nostra gente al lavoro, di creare opportunità per i nostri figli. Il momento di ricreare la prosperità e di promuovere la causa della pace. Per ricreare il sogno americano e riconfermare la verità che tutti insieme siamo una cosa sola, che respiriamo e speriamo e che risponderemo a coloro che con cinismo e dubbio ci dicono che non ce la faremo con un unica voce che racchiude lo spirito del nostro popolo:
YES WE CAN.

Grazie, che Dio vi benedica e che benedica gli Stati Uniti d’America.

Barack Obama

mercoledì 29 ottobre 2008

DRP....Sangiradio ha una sede!!!

SIAMO TORNATI!
20.10.2008
DRP…siamo tornati, per parlare di noi, di Sangiradio, della nostra città e di ciò che accade nel mondo.
DRP…sangiradio ha compiuto due anni ma sembra ancora nata ieri.
E una radio di livello la riconosci da come sa immaginarsi e come sta stare nel futuro.
DRP….quel futuro oggi si chiama sangiradiotv.
Il magico trio ci ha regalato una perla assoluta: intuizione, fantasia, rapidità di esecuzione e sangiradio diventa radio tv!
DRP…embrioni di canale civico, embrioni di una televisione di quartiere ma forse molto molto di più!
Noi ci siamo e non vogliamo perderla.
L’appuntamento è a più tardi, ovviamente, sempre e comunque, solo su Sangiradio!

TEMPI DI CRISI
20.10.2008

DRP…in tempi di crisi, mi perdonerà i’ monni, mai parole mi sembrarono più appropriate.
DRP.. "noi siamo quella razza che non sta troppo bene, che di giorno salta i fossi e la sera le cene;

DRP…lo posso gridare forte fino a diventà fioco, noi siamo quella razza che tromba tanto poco;
DRP…eppure la natura ci insegna sia sui monti sia a valle, che si può nascer bruchi e diventar farfalle;
DRP…ecco noi siamo quella razza che è fra le più strane, che bruchi semo nati e bruchi si rimane;DRP…quella razza semo noi ed è inutile far finta, c'ha trombato la miseria e semo rimasti incinta!"
L’appuntamento è a più tardi, ovviamente, sempre e comunque, solo su Sangiradio!


CIAO VITTORIO
20.10.2008

DRP…dopo Enzo Biagi ci lascia un altro grande.
Vittorio Foa, paDRE della patria, antifascista, costituente, una vita tra lavoro e sindacato.
Vittorio ha attraversato la storia italiana, scrivendola in larga parte direttamente.
DRP…per chi non lo conosce sappia che se ne va un uomo di di grandissima civiltà, di grande democrazia, e grandissimo impegno.
DRP lo ricorda così, con le sue parole, le parole di un uomo, per esempio, che ha sempre visto la democrazia, la politica, come un mezzo e mai come un fine: “Forse il degrado della politica ed elle sue parole nasce proprio nell’agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi. Ecco perché quando un ragazzo mi chiede che cosa vuol dire fare politica, la sola povera risposta che sento di dargli è di pensare agli altri: solo l’altro dà senso alla nostra identità”.
Ciao Vittorio!
L’appuntamento è a più tardi, ovviamente, sempre e comunque, solo su Sangiradio!



DUE EURO DI CLIMA
20.10.2008

DRP…è malinconico vedere la mappa dell’Europa con tutti i paesi (inclusi Grecia e Portogallo) impegnati sul clima e l’Italia, sola contraria con i paesi dell’Est.
DRP…dopo il crollo dei mercati possiamo dire che la festa è finita e che forse non potremo più parlare di crescita, come abbiamo fatto fino ad ora.
DRP…viene un senso di frustrazione anche a pensare a che cosa si poteva fare per il clima con i 700 miliardi di dollari del piano di salvataggio delle banche americane, o ai 50 miliardi del governo britannico, o ai 20 miliardi italiani (praticamente una finanziaria) per assicurare le banche.
DRP…unire gli sforzi contro la crisi finanziaria e il cambiamento climatico può portare benefici a tutto il mondo. Forse, non è davvero fuori luogo oggi riparlare di sviluppo sostenibile e puntare (ed investire) sulla modernizzazione ecologica dell’economia.
DRP…no, noi no, noi giriamo l’Europa a mendicare pietà, due euro di clima perché fino ad ora non ci eravamo accorti che esisteva un problema CO2 ed un protocollo chiamato Kyoto che non è un il nome di un bordello giapponese! DRP…aveva ragione il grande Gaber: “del nostro mondo occidentale, noi siam che la periferia!”
L’appuntamento è a più tardi, ovviamente, sempre e comunque, solo su Sangiradio
!


Sembra davvero che Sangiradio avrà una sua sede a San Gimignano, in Fugnano. Bellissima notizia. Complimenti ai tre moschettieri sangiradiosi.

giovedì 23 ottobre 2008

C.V.D.

Della serie "come volevasi dimostrare". Anche se della cosa c'è poco da essere allegri, anzi ci sarebbe da riflettere e parecchio.. Nel mio post dell'11 agosto parlavo della vicenda Eluana e della presa di posizione (che non condividevo) del Parlamento italiano rispetto alla scelta di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale.

Lunedì 11 agosto 2008
4. Caso Eluana Englaro. Confesso che la vicenda mi dà i brividi e in punta di piedi per rispetto alla famiglia e a lei provo a dire l'idea che mi sono fatto sul conflitto di attribuzione tra poteri dello sStato sollevato dalla camera. La dico subito chiara: personalmente credo che abbiamo assistito ad una prova di ipocrisia della politica da fare paura! E mi è piaciuti a metà il PD. Ci torno subito. Prima però due considerazioni. La prima. Trovo scandaloso, nel metodo, che un parlamento, eletto per legiferare e per dare un corpus normativo moderno e efficiente al popolo, sollevi conflitto di attribuzione contro un altro potere dello stato (la magistratura) per il fatto che questa si sia espressa su di una materia (certo delicata) sulla base di principi giuridici generali dell'ordinamento, in mancanza di una specifica legge che il parlamento stesso, in tutti questi anni, non ha trovato il tempo (o non l'ha voluto trovare) per approvare. Sta qui l'ipocrisia. Io penso che una legge sul testamento biologico sia urgente e necessaria. penso anche che il Pd al Senato abbia fatto meglio che alla camera, non paretcipando alla votazione e uscendo dall'Aula ma impegnando con un ordine del giorno il SEnato ad affrontare il tema alla riopresa dei lavori. Eppure il PD non ci ha fatto una bella figura. Avrei preferito che i miei parlamentari fossero stati lì e avessero votato no! Tanto più che si votava sul metodo e non sul merito! Per maggiore chiarezza sul tema cito Cuperlo e soprattutto, a sua volta, una sua interessantissima citazione di una sentenza della Corte costituzionale: "Non c’erano, anche a mio parere, gli estremi perché il Parlamento sollevasse il conflitto di attribuzione. E a stabilirlo è stata una sentenza della Corte Costituzionale. Per la precisione la n° 347 del 1998 che così recita: in “materie prive di una disciplina specifica il giudice, lungi dall’omettere di pronunciarsi, deve adottare un bilanciamento tra beni giuridici contrapposti, legittimando quindi, laddove manchi una normativa una estensione maggiore della discrezionalità giudiziaria (che solo il Parlamento potrebbe limitare con l’adozione di una specifica disciplina”. E la Corte prosegue infatti con queste parole: “l’individuazione di un ragionevole punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti, nel rispetto della dignità della persona umana, appartiene primariamente alla valutazione del legislatore. Tuttavia (vi prego fate attenzione a questo “tuttavia” ndr) nell’attuale situazione di carenza legislativa (la sentenza in questione riguardava la fecondazione medicalmente assistita ndr), spetta al giudice ricercare nel sistema normativo l’interpretazione idonea ad assicurare la protezione degli anzidetti beni costituzionali”. Tuttavia il tema che questa vicenda pone alla nostra bottega PD è questo: fino a quando ci poteremo permettere di fuggire di fronte a questi temi. Il PD è per vocazione (ed è un bene!) un partito plurale, con tanti voci. Odio i monoliti. Ma ci dovrà pur essere un momento in cui il partito prenderà posizione, anche a maggioranza su alcuni temi e su quella posizione farà la sua battaglia? oppure no? A volte si starà inminoranza a volte in maggioranza, a volte saremo d'accordo, altre volter un pò meno. Ma quando, la prima volta che succederà, prenderemo una decisione in questo modo, come si conviene, allora saremo un partito. Per l'esattezza Partito Democratico. Ha scritto bene Pasquino e cito: "Su un argomento di tale rilevanza, un grande partito elabora una posizione propria oppure concede a ciascuno dei suoi parlamentari di argomentare la sua posizione in «scienza e coscienza» (come ha fatto, in maniera eccellente, Barbara Pollastrini) comunicando in questo modo a tutti gli elettori informazioni di notevole importanza e anticipando una propria posizione legislativa, sperabilmente capace di ampliare gli spazi di libertà delle persone."
La seconda considerazione. Penso che nel merito l'Italia e gli Italiani abbiamo bisogno di una normativa certa e risepttosa della libertà e dell'autodeterminazione di ciascuno. Io non mi permetto di giudicare il babbo Englaro ma altro non fa che riportare la volontà della figlia manifestata in vita, quando era coscente. Rispetto anche le posizioni di chi professa una fede religiosa e l'idea che la vita è degna di essere vissuta sempre e che, quindi, anche Eluana vive. Io non credo, non penso e non voglio dire che ci sia una vita più degna e una menio degna da vivere: quella del povero è meno degna del ricco? Quella dell'uomo è meno degna di quella della donna? Quella della star televisiva è più degna dell'insegnante o dell'impiegato delle poste? Quella dell'invalido o del malato è meno degna di quella della persona sana? Non ne faccio una questione in questi termini. Mi chiedo, laicamente, se vita nel senso di vita vissuta da una persona nel pieno delle proprie facoltà e responsabilità possa essere considerata quella di Eluana. Per come intendo io la politica. penso che la potica non possa più fare finta di niente. Dica come la pensa, agisca di conseguenza e si assuma le proprie responsabilità. Ma se niente cambierà, ci risparmi l'ipocrisia del conflitto di attribuzione.

L'8 ottobre 2008 la Corte giudica inammissibil i ricorsi di Camera e Senato dicendo no all'annullamento delle sentenze sull'interruzione del trattamento di alimentazione di Eluana. Era ampiamente prevedibile. I motivi erano secondo me già chiari allora. E per questi rimando al post "ripostato" sopra.
Domande: era necessario tutto questo? Cosa dovrebbe pensare il babbo di Eluana? Cosa dice il Parlamento e soprattutto cosa dicono quei parlamentari, di una parte soprattutto, che avevano sostenuto questa scelta?

Brutta aria...

Due fatti di questi giorni ci dicono che tira una brutta aria segno, da un lato, di un'arretratezza culturale, dall’altro, di una odiosa intolleranza verso il dissenso.
Ce ne è poi anche un terzo, ma questo non fa più notizia...

1. Mi avvalgo delle parole di un economista che stimo: "La posizione del governo italiano rischia di trascinare l'Europa verso l'abisso. Berlusconi ha lo sguardo volto al passato, vede e pensa alla vecchia economia: ma su quella strada non c'è scampo perché la crisi ha una dimensione non affrontabile con i parametri tradizionali. Per salvarsi bisogna innovare, rilanciare, scommettere sul futuro". Jeremy Rifkin
La battaglia (è poi tale?) del governo sulla riduzione degli impegni europei (i 20-20-20) tradisce due cose: l'idea di un modello di sviluppo sempre uguale a se stesso, che opera sempre e costantemente a condizioni date ed immutabili. Il clima e il depauperamento delle risorse ci dimostrano invece che non è così; la mancanza di una cultura ambientalista riformista che faccia leva sull'innovazione tecnologica per la modernizzazione ecologica dell'economia con riflessi potenziali positivi su occupazione, economia stessa, clima e sostenibilità nell'uso delle risorse.
Possibile che in tutta Europa l'abbiano capito (anche a destra fortunatamente vedi Sarkò e la Merkel...) e in Italia no?

2. Scuola e università: studenti, insegnanti, genitori e rettori protestano. Ma c’è chi scambia il disagio sociale per un problema di ordine pubblico e propone di mandare la polizia nelle università.
In democrazia si dovrebbe ascoltare, prima di agire. Soprattutto se si vuole agire male e con la forza. Chiariamoci: occupare non è un atto consentito. Su questo nessun tentennamento, altrimenti la sinistra cade in un suo antico vizio, per cui le regole si rispettano finchè fanno comodo ma possono essere forzate quando è lei a deciderlo perché depositaria, magari, di una verità più forte e più giusta (verrebbe da dire "più vera") delle altre. Non sono più questi i tempi. E tuttavia, di fronte ad occupazioni PACIFICHE non si può brandire il manganello, minacciare sgomberi, e confondere ordine pubblico con ben altra cosa: una protesta spontanea contro una norma (un decreto legge per l'esattezza) che già nella sua forma giuridica (un decreto legge appunto!) denota la NON voglia di discutere e di confrontarsi democraticamente (rafforzata dalla scelta, peraltro, di apporvi la fiducia) sull’idea di istruzione e formazione in questo Paese. Detto questo, domenica scorsa abbiamo fatto un'iniziativa in merito alla scuola e in effetti cose di cui preoccuparsi ci sono, eccome. Al di là della retorica politica di destra e di sinistra un rischio c’è ed è alto per la scuola italiana.
3. Infine. Sento dire che questa protesta è alimentata dalla sinistra (un pò generico come termine di questi tempi...) e dalla stampa contraria al Governo. Ora. Il Pres del consiglio governa, non col mio voto certo, ma ha vinto le elezioni, alla grande, democraticamente, lo rispetto, ne a tutto il diritto. Ma, mi domando, come si fa a dire e a credere ancora a queste cose??? l'Italia è fondamentalmente un paese di destra, la pdl ha vinto con largissimo consenso, la cd sinistra rappresenta “poco più di un terzo” degli Italiani (“un terzo” è il Pd, il “poco più” sono tutti gli altri) e davvero le scuole, le università sarebbero tutte sobillate e unidirette da queste forze. E dei giornali? Cosa vogliamo dire? Un signore che è padrone delle tre principali reti televisive private, che ha la guida politica della tv di stato (fin quando la politica non uscirà dal comando della rai sarà così purtroppo…), che è editore di molti giornali e riviste ancora la mena col fatto che la stampa è tutta contro di lui? Le trovo cose inconcepibili. Ma è ancora più strabiliante il fatto (e con questo dobbiamo fare i conti con umiltà) che siano in molti ancora a credervi.

domenica 12 ottobre 2008

Tra canavese e Siena...

Sono un po’ in ritardo col blog ma le due ultime settimane sono state fitte di impegni (oltre che dense di emozioni). Gestire al meglio il proprio tempo resta ancora una sfida avvincente quanto irrisolta…

Auguri agli sposi, grazie agli eccellenti. Lo scorso fine settimana sono stato a Castellamonte provincia di Ivrea, per il matrimonio di Maria Paola e Pietro. Storia da film: si sono conosciuti al nostro master, al Sant’Anna a Pisa, si sono messi insieme durante il master e, dopo cinque anni, eravamo tutti (quasi tutti) a festeggiare con loro il matrimonio. Ci siamo ritrovati in parecchi e, sebbene con la maggior parte fossimo sempre restati in contatto (il forum degli “eccellenti” funziona) è stato emozionante ritrovarsi carne e ossa (qualcuno pure con prole..) lontani da casa nostra (come al master) per condividere un giorno felice con amici comuni. Penso che fra le cose belle che mi potevano capitare nella vita, quella di aver trovato persone interessanti, genuine, intelligenti e – si direbbe – “ in gamba”, attente e sensibili ai rapporti umani sia stata una delle più grandi fortune. Abbiamo un bel rapporto ed è stato importante mettere insieme un altro tassello di questa nostra amicizia nel canavese. Il quale, tra l’altro, è un posto splendido. La casa di “slash” maria paola è proprio sotto il gran paradiso. Le ho promesso che ci tornerò a fare trekking. Abbiamo fatto anche castagne nel bosco la domenica mattina: sembrava di essere in un’altra dimensione. Ho anche visto che la strada per arrivare a Torino non è complicata, semmai un po’ lunghetta. Prima o poi ce la farò ad andarci (meglio se anche in un fine settimana che il Toro gioca in casa). Consiglio: abbiamo pernottato all’agriturismo Equin’ozio (agri davvero e poco turismo, nel senso delle comodità di “alberghi in campagna”) Indirizzo: frazione filia, Castellamonte, Ivrea. Molto spartano ed economico ma ideale per un tuffo nella natura (boschi di castagni per esempio).

Grazie Vasco. Ieri invece a Siena ho partecipato con ugo, pier luigi e nonno guido al convegno in ricordo di Vasco Calonaci. Vasco è un nome che ho sentito rammentare spesso nella mia vita: non l’ho mai conosciuto (salvo forse qualche volta da piccolo quando ero per mano a mio nonno e potremmo averlo incontrato a San Gimignano; ma ne dubito), ma certo è stato uno dei nomi che fin da piccolo nonno mi ricordava raccontandomi del periodo partigiano, della partenza come volontari nell’esercito di liberazione, della ricostruzione nel dopoguerra , della storia locale del pci. Ho fatto bene ad andare. Per nonno che era molto amico (nonché anche molto commosso, al punto da raccontare a tutti un’azione partigiana fatta insieme a san gimignano) ma anche credo per il mio impegno politico, per la nostra storia, per l’esercizio della nostra memoria e per San Gimignano. Trovavo giusto che il segretario del pd delle torri fosse presente nella giornata del ricordo forse della figura più limpida e conosciuta della storia politica locale. Figlio di contadini, antifascista, gap, volontario nell’esercito di liberazione, segretario del pci provinciale, poi presidente della provincia (non lo sapevo!) e infine parlamentare. Soprattutto una persona mite, scavata dall’ansia di portare avanti e bene un progetto comune, attento e curioso a ciò che succede non solo nel proprio campo ma anche nel campo avversario. ugo pasqualetti ne ha tracciato un ricordo lucidissimo, impreziosito da una disanima politica di allora e di oggi molto puntuale. Gli ho chiesto l’intervento. Riconosco a Ugo grande capacità. Io, forse, l’ho conosciuto nel suo momento meno brillante: la polemica con daniele e marco, l’appoggio alla lista civica (estranea alla sua cultura), lo sgarbo dopo cinquant’anni, quando fu eletto marco sindaco (un sindaco ds) di non far uscire il campanone dopo le elezioni adducendo stanchezza, salvo poi ritrovarselo in edicola subito dopo su posizioni critiche e poi, nel 2004, schierato con la lista civica. Tant’è. Ragionamento sottile, parole precise, grande esperienza. Rileggerò il suo intervento. Bravo, anche se più cronologico e didascalico, anche riccardo margheriti. Brillante, invece, l’intervento di luigi Berlinguer. Una denuncia/difesa allo stesso tempo lucida ed appassionata del pci di allora. La diversità nelle sue due declinazioni (una giusta una sbagliata): etica politica profonda – la giusta -, il considerarsi depositari di una verità assoluta (la sbagliata) e come tale origine della diversità che ripudia per questo il confronto con l’altro e l’accettazione di tutto e di tutti in funzione di questa verità di partenza. E poi il passaggio sulla necessità di introiettare una nuova dimensione (matrice?) da cui far ripartire uno slancio ideale forte per i prossimi anni come, per esempio, quella della povertà o dei cambiamenti climatici. E poi ancora: la lectio brevis sul pci a livello locale che ha conosciuto l’empiria del governo locale, del risolvere i problemi, conoscendo un livello altro dall’astrattismo e dalla purezza del pensiero. Un intervento che ho ascoltato a bocca a aperta. Ho avuto insomma la fortuna di aver conosciuto fatti, luoghi (e persone) della recente storia politica senese, con l’orgoglio di sapere che uno dei protagonisti più vivi, attenti e stimati è stato un grande uomo politico sangimignanese. Grazie all’ASMOS per aver pensato alla giornata di studio. Mi sono ripromesso di andare a visitarlo. Pur essendo abbonati alla rivista io e nonno, personalmente non ho mai avuto l’occasione di farlo. Mi sono promesso che lo farò al più presto. Grazie, soprattutto, a Vasco.

Carrambata. La giornata di ieri mi ha riservato mote sorprese tra cui anche il ritrovare l amia professoressa del ginnasio di latino e greco. Una persona che stimo molto e che ho trovato sempre in forma come al liceo. La sera poi, cena con le mitiche compagne di classe del liceo stesso. Carrambata completa.

Crolli (e inganni) di finanza internazionale. Nel mezzo della settimana tante cose. Quella che mi ha più colpito è stata la crisi internazionale, il crollo dei mercati e delle borse. Come poteva essere altrimenti? Ne ho parlato anche lunedì scorso alla assemblea comunale (la quinta del pd locale. Ho detto più o meno queste cose: non so se sia la fine del capitalismo, di sicuro lo è di una cultura politica (di destra) che ha mitizzato la deregulation come la panacea di tutti i mali; un sistema fatto di meno stato (e meno politica; nel senso delle regole e della vigilanza s’intende) e più libertà senza lacci e lacciuoli; meno spesa sociale, vista come vincolo ed ostacolo (lenta distruzione e scomposizione dello stato sociale): chi ce la fa bene, chi non ce la fa si arrangi; fine dell’idea (effetto collateraled ella globalizzazione) che i soldi si fanno con i soldi; che si possa vendere e comprare “asset” che non esitono!; che la crisi ci riporta all’impoortanza dell’economica reale (la valdelsa ne è un esempio dato ciò che sta succedendo…); che se è vero che è la fine di una cultura politica che ha fatto tanti disatri e che consente al suo più grande teorico ed attuatore G.bush di lasciare la casa bianca con il più grande intervento pubblico della storia americana (700 milioni di dollari che pagheranno i cittadini nei prossimi anni), si capisce quanto spazio lasci questo disastro al ritorno forte dell’economia reale, appunto, ma anche di un nuovo pensiero di sinistra, volto a riscrivere le regole e a definire un modello alternativo e meno speculativo di quanto non lo sia stato quello che sta implodendo in questi giorni. Le mode passano e i conti restano. Gli usa producevano il dieci percento delle merci mondiali e ne consumavano il trenta per cento: un po’ inostenibile come modello no? Un’espanzione, quella di bush, fondata sul debito e sul modo dell’amercian way of life non negoziabile. Ma tragicamente perduto per sempre, in quanto distrutto anche da una politica estera sfacciata e costosissima. Tutti si interrogano su come ripartire. Io mi do alcune risposte. Riscrivendo le regole del gioco con i seguenti paletti: più trasparenza; più vigilanza; più certezza e tutela per i risparmiatori frodati da atteggiamenti speculativi; massima concentrazione sull’economia reale. Ma soprattutto non fare come molti vorrebbero: riaprtire da zero, come se niente fosse, allo stesso modo, con le stesse regole senza posri il propblea , per esempio, della sostenibilità: sarà il caso di affrontare la modernizzazione ecologica dell’economia dopo questa catastrofe, oppure vorremmo ancora una volta far finta di niente e ripartire con l’insostenibile sistema che consuma più di quanto potrebbe senza un limite, un freno, una minima preoccupazione di quello che sarà domani? C’è tanto spazio per una buona politica, accidenti.

Corrdinatori. Venerdì sera sono stato a cena coi coordinatori. Per ringraziarli del loro impegno e per capire come vanno le cose. Ho con me persone (alcune anche molto giovani) davvero in gamba. Serie e con i piedi per terra. Già questo è un punto di partenza di assoluto vantaggio per far bene. Abbiamo condiviso alcuni pensieri ed ho imparato molto. Ho toccato con mano il volto buono e genuino della politica.

Tra il dire e il fare. Ci corre il mare. Lo so. Ne ha parlato anche ugo ieri riferito all’ansia costante di vasco di tenere insieme politica ed organizzazione. Facciamo chiarezza. L’organizzazione è importante e in troppi la strascurano. Specialmente per un partito che ha scelto di essere solido e non liquido e che non ha i mezzi di Berlusconi. Ma l’organizzazione, anche quando fosse la migliore non può sopperire la politica. E la politica, non può pensare di fare a meno dell’organizzazione. E’ un aspetto che molti non colgono, anche a san gimignano. Anche da noi passa troppo tempo tra il dire e il fare e questo non gioca a nostro favore. In tempi così rapidi e fluida del formarsi e distruggersi dell’opinione pubblica. Stiamo comunque mettendo su alcuni modi di procedere, lavorare e fare (soprattutto nella comunicazione) che spero di poter lasciare funzionanti e rodati a chi un domani, verrà dopo di me. Resto infatti sempre saldamente ancorato a quanto mi ha insegnato chi è più vecchio di me in politica: un buon dirigente lo i giudica non solo per i risultati conseguiti lungo il suo mandato, ma soprattutto su ciò che lascia dopo di sé.

Figurette. Niccolò mi ha comunicato con alberto che le primarie dei giovbani sono state rimandate. Ad una settimana dalla loro data. Perché i candidati non si trovavano d’accordo. Non ho parole. Dispaice vedere ragazzi e ragazze che si impegnano così tanto impiegando del loro tempo per una cosa più grande di loro essere trattati così. A roma non hanno –certo non tutti- i piedi nella realtà. Mi dispiace ragazzi. Credo che dovremo farci sentire su questo.

Con rispetto. Ci vorrebbe più rispetto in politica. Anche tra di noi.

Dannata ipocrisia. Leggo dal mio cellulare, messaggino di sky: la consulta ha dichiarato inammissibili i ricorsi di camera e senato. No ad allungamento delle sentenze sull’interruzione del trattamento di alimentazione per Eluana Englaro. Dannata ipocrisia. L’avevo già denunciato, oggi abbiamo la palese e scontata conferma. Un parlamento che non trova il tempo di fare una legge sul testamento biologicamente e l’accanimento terapeutico, quando un giudice si esprime, perchè chiamato a farlo, sulla base dei principi del nostro ordinamento – in virtù della mancanza proprio di quella legge che invece servirebbe – non trova di meglio che sollevare conflitto di attribuzione davanti alla corte. Un errore due volte. Politico e giuridico. Servirà da lezione. Vedi il post dell’11 agosto….

Antifascista. Ieri sera braccia tese e cori fascisti allo stadio per bulgaria e Italia. Mi vergogno per loro. Fini ha giustamente detto: la destra si riconosca nei valori dell’antifascismo, rivolgendosi ai giovani di An. La repubblica sociale era dalla parte sbagliata. I giovani hanno risposto: noi mai antifascisti. Ancora mi vergogno. Ma mi fa ancora più tristezza, pensando alla nostra storia d’Italia, il fatto che il presidente del consiglio non trovi la forza (ci vuole forza???) per rispondere ad un giornalista che lui è antifascista in una repubblica fondata sulla costituzione nata dalla resistenza e dalla lotta di liberazione. “io lavoro tutto il giorno per gli italiani” è stata la risposta. E intanto domenica 5 ottobre il comune di san gimignano è stato a marzabotto a ricordare l’eccidio. Nazista e fascista.

Buoni propositi. Leggere di più, ultimamente lo faccio poco (non per volontà). Andare in piscina. Ogni tanto. Per il corso c’è tempo…anzi non ce ne è proprio.

Sport. Non mi piace molto la formula uno, ma quest’anno ad ogni gran premio ne succede una. Il Toro ha perso con le “grandi”, alla ripresa del campionato c’è il cagliari. Sarebbe il caso di vincere…

Speranza. Che vinca obama il 4 novembre.

domenica 28 settembre 2008

L'Italia ha i colori dell'iride!



Dottore imperatore! Vale si scusa per il ritardo ma l'ottavo titotolo iridato è suo. E pensare che c'è chi lo dava per finito. Tecnicamente questo se non il migliore è senza dubbio uno dei suoi mondilai più riusciti.




Rush iridato per uno splendido Alessandro Ballan che vince da vero finisseur...sapienza tattica e gambe potenti. L'ultimo km è stato da leggenda (e anche un pò da brividi!).
L’erede di Paolo Bettini ha lanciato un messaggio al mondo del ciclismo, in difficoltà: "Spero d’aver dato qualcosa anch’io, qui in Italia, mi auguro che si cominci a risalire, che il doping ci lasci un po’ tranquilli. La mia vita? Cambierà un po’, sarò riconosciuto in giro, ma spero di rimanere sempre lo stesso".


PS:
Il Toro di quest'anno mi piace. In fondo abbiamo perso con Inter e con la Lazio oggi. Anche se la lazio oggi tutta questa grande vittoria io non l'ho vista....primo gol fortunosa, secondo gol della domenica e terzo su rigore. Il primo tempo 5 tiri per il toro e 2 per la lazio. Ah..ovviamente per noi c'è stato un rigore non dato e abbiamo preso una traversa....
FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!

venerdì 26 settembre 2008

Pensieri in potenza...

Pensieri in potenza si affastellano nella mente, in questi giorni densi di fatti degni di riflessione.
Tuttavia la sfida con il tempo si è fatta acuta in questa settimana...
Forse aveva ragione Eugenio Montale:

Il tempo degli eventi è diverso dal nostro.
See you soon!

lunedì 22 settembre 2008

SETTIMANA DELLA MOBILITA' SOSTENIBILE...

Dal 16 al 22 settembre i cittadini europei hanno celebrato (avrebbero dovuto, ndr) la Settimana europea della mobilità. Promossa dalla Commissione europea ha avuto quest'anno per tema: "Aria pulita per tutti", con l'obiettivo di incoraggiare le autorità locali a prendere iniziative che mettano in evidenza il legame fra mobilità e qualità dell'aria. "La "Settimana europea della mobilità" contribuisce a rendere più respirabile l'aria delle nostre città", ha detto il Commissario per l'Ambiente, Stavros Dimas. La Settimana è stata coordinata da tre organizzazioni non governative specializzate in questioni ambientali urbane: Eurocities, Energie-Cités e Climate Alliance, mentre la Direzione generale per l'ambiente della Commissione europea sostiene finanziariamente e organizza i premi annuali per il miglior programma di attività e di misure.
La campagna, giunta quest'anno alla settima edizione, ha sempre suscitato molto interesse (vediamo se l'anno prossimo promuoviamo qualcosa anche a San Gimignano, ndr). Quest'anno c'è stato un incremento dell'affluenza di pubblico a causa dei crescenti timori che suscitano i cambiamenti climatici e del forte aumento del prezzo del petrolio.
L'idea è stata ripresa anche oltre le frontiere europee: hanno aderito all'iniziativa, infatti, alcune città del Brasile, del Canada, della Colombia, del Giappone e della Corea del Sud.

domenica 21 settembre 2008

Impressioni da Barcellona...




Mi ci è voluto un pò ma alla fine ce l'ho fatta. In due sensi. Il primo: andare a Barcellona (ed è stato più rapiso, improvviso e quindi inaspettato di quanto invece mille volte l'ho solo pensato). Il secondo: ce l'ho fatta a scrivere cosa mi ha lasciato la capitale della Catalogna. Il tempo è una risorsa sempre più scarsa e la settimana è scivolta via tra lavoro, riunioni, dottore e ricerca della forza di riabituarsi al tram tram nostrano dopo la trasferta catalana.




Barcellona ha colpito. In tre giorni credo sono (e siamo) riusciti a vederne gli apetti caratterizzanti. Una grande città Europea, moderna, ben organizzatita, con un grande patrimonio culturale, una città di mare, una città d'arte ma anche di sfrenato divertimento.




L'imprinting della città mi ha colpito: dinamica, moderna, apparentemnte efficiente, quasi come se si percepisse nell'aria, guardando nei locali, nelle bottoghe, per le strade, per i luoghi turistici che qui si "sono dati una mossa". Insomma. So che non è il massimo ma non saprei descriverlo meglio.


Ciò che invece riesco a definire meglio è il genio visionario (e molto pragmatico poi nella trsposizione concreta della visione geniale) di Gaudì. Incredibile appena lo incontri. Sensazionale quando lo hai conosciuto, visto e toccato da vicino. La Pedrera, casa Batllot, palau Guell, il parco Guell con la casa del genio ti lasciano senza fiato. La tecnica antica del saper usare lo spazio e la luce, il saper creare il caldo e il fresco, l'uso e il richiamo continuo di elementi dal mondo naturale, vegetale ed animale sono sorprendenti. L'uso bizantino della ceramica, l'arco catenario da lui inventato, case il cui interno somiglia al costato di un grosso cetaceo, i colori, gli spazio le forme (le case non hanno angoli!).


Per non dire di quell'incompleta della Sagrada Familia. Un'attrazione nell'attrazione. Ancora non l'hanno finita e continuano però a costruirla secondo il progetto di Gaudì. Il parco Guell poi è una sorpresa continua.


Di fronte ai grandi ci si inchina.




Mi ha molto colpito anche un altro aspetto.


La precisione, l'efficienza, la pulizia e la funzionalità dei mezzi di trasporto. Peraltro più di quelli su gomma che non della metro (che peraltro funziona benissimo ed è molto comoda).


Il trasporto urbano su gomma vanta un autista tutto fare: autiere, bigliettaio, guida turistica. Intanto si sale da davanti, si fa il biglietto su e ti fanno subito il resto e ti danno lo scontrino. Che bisogno c'è di darti il bilgietto da obliterare se sei già sopra e hai già pagato?? Vallo a dire agli Italiani...


Poi dispaly luminosi e voce che ti dicono a quale fermata sei, come nella metro. Postio riservati per anziani e mamme in cinta. Controllori che salgfono in due e ti fanno alzare se si in uno dei posto riservati. Mi sembra anche questo un modo per rendere più sicure (e più efficienti e meglio organizzate, quindi più rispettate!) le nostre città.


Postilla: il sistema dei bus su gomma di Barcellona è certificato ISO 14001: 2004 e sono alimetati a metano.


Barcellona ha un sistema di bici comunali che prendi da una parte e lascia da un'altra, in appositi parcheggi. Fantastico!




Poi la spiaggia e il mare. Bellissimi. Spoaggia larga e immensa. Siamo stati alla Barcelloneta e lì abbiamo pranzato. Vedi dopo.




La compagnia era per me nuova ma siamo andati alla grande: laura, sara, massimo, silvia, rici, sandro e ricca.


Lì c'erano marco e lucia con i suoi 2 bellissimi bamabibi ruben ed hernan. Ci hahho ospitato a cena sabato, gamberoni alla griglia, cozze in guazzzetto...WOW!


Troppo gentili e veramente una bella famiglia. Marco da sangi a barcellona l'ha indovinata.


Grazie. E spero davvero alla prossima quanto prima.




A dormire eravamo in via La Forja, quasi centrale e belli e comodi gli appartamenti che ci hanno trovato Marco e Lucia.




Segnalo due posti dove mangiare con due brevi schede:


ARENAL


Tel. 93 221 0810 - Passeig Maritim (di fronte all’ospedale marittimo e a 300 mt dal Hotel Arts) - Metro (L4) Barceloneta


Situato nella famosa Barceloneta, si può godere una magnifica vista sul Mediterraneo dalle spaziose e piacevoli terrazze ed immergersi nella vita da spiaggia che vi circonda. O se preferite anche dalle sale interne si può godere di una bella vista sulla spiaggia e sul mare. Noi abbiamo mangiato fuori, rigorosamente pajella. Buoni i vini e cortesia.
Orario apertura 12,30-23,30




FREE WAY


c/o Mallorca 191


Barcellona


Attenzione, ce ne sono due. Noi suamo stati in via Mallorca. Ci ha posrtati là marco. Cucian internazionale e si trova di tutto! Prezzi, a parte il sabato che costa un pò di più, molto abbordabili.

mercoledì 17 settembre 2008

Nostalgia catalana...


In queste ore, un pò di nostalgia catalana



SENZA UN BRICIOLO DI ENERGIA

Tra militari, sicurezza, caso Alitalia, scuola a pezzi (e lavoratori, come per Alitalia, a spasso) emerge anche l’idea che il Governo ha dell’ambiente e dell’energia in particolare. Il bene non sta tutto da una parte, così come neppure il male. Ma ciò che secondo me traspare è che da un punto di vista della cultura ambientalista (al di là del guado) ci sia ancora molto da chiarirsi le idee. Il tratto politico, invece, più evidente è che la questione energetico-ambientale non sia considerata non dico la priorità ma, almeno, una delle priorità.

Il decreto legge Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 poi convertito in legge (legge di conversione 6 agosto 2008, n. 133 (cioè la Finanziaria 2009) è indicativo, almeno per la matweri dell’energia e l’ambiente, di questo atteggiamento.

Ecco qualche esempio.

Articolo 7
"Strategia energetica nazionale"
1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, definisce la "Strategia energetica nazionale", che indica le priorità per il breve ed il lungo periodo e reca la determinazione delle misure necessarie per conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato, i seguenti obiettivi:a) diversificazione delle fonti di energia e delle aree geografiche di approvvigionamento;b) miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo;c) promozione delle fonti rinnovabili di energia e dell'efficienza energetica;d) realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare;d-bis) promozione della ricerca sul nucleare di quarta generazione o da fusione; e) incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica;f) sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell'energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra;g) garanzia di adeguati livelli di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori.

Alla grande torna il nucleare! Attenzione: personalmente sono favorevole a che l’Italia stia nella ricerca del nuclerare c.d. di quarta generazione. Tuttavia, rilanciare adesso il nucleare (attuale, obsoleto e costoso) è un'operazione non sostenibile e antistorica. Il nucleare, è vero, non ha emissioni di gas serra ma presenta ancora problemi irrisolti e non secondari arci-noti: sicurezza, smaltimento scorie, tempi di realizzo, costi di costruzione e smantellamento (il decommissioning, troppo spesso sottostimato), la reperibilità – e il costo- dell’uranio e del plutonio, e si poterebbe continuare. Il passaggio sulle rinnovabili sembra più un atto formale, così come quello sull’efficienza. Basta andare avanti e vedere gli altri articoli. Brividi…

Legge obiettivo per lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi
1. Il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle acque del golfo di Venezia, di cui all'articolo 4 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, come modificata dall'articolo 26 della legge 31 luglio 2002, n. 179, si applica fino a quando il Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Regione Veneto, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non abbia definitivamente accertato la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, sulla base di nuovi e aggiornati studi, che dovranno essere presentati dai titolari di permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione, utilizzando i metodi di valutazione più conservativi e prevedendo l'uso delle migliori tecnologie disponibili per la coltivazione.

Mah… Che il futuro energetico italiano e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del sistema energetico italiano – dove manca un piano energetico nazionale dal 1988…- passi per il petrolio del golfo di Venezia, è poco più che una battuta. Sorrisi…

Articolo 27

Taglia-carta
1. Al fine di ridurre l'utilizzo della carta, dal 1° gennaio 2009, le amministrazioni pubbliche riducono del 50% rispetto a quella dell'anno 2007, la spesa per la stampa delle relazioni e di ogni altra pubblicazione prevista da leggi e regolamenti e distribuita gratuitamente od inviata ad altre amministrazioni.2. Al fine di ridurre i costi di produzione e distribuzione, a decorrere dal 1° gennaio 2009, la diffusione della Gazzetta ufficiale a tutti i soggetti in possesso di un abbonamento a carico di amministrazioni o enti pubblici o locali è sostituita dall'abbonamento telematico.

Questa norma, perlomeno, sembra avere una sua ragione! Norma in tal senso c’erano già per gli enti pubblici, ma tutto ciò che è comunque in più in questo caso non guasta. Bravi…

Articolo 30

Semplificazione dei controlli amministrativi a carico delle imprese soggette a certificazione
1. Per le imprese soggette a certificazione ambientale o di qualità rilasciata da un soggetto certificatore accreditato in conformità a norme tecniche europee ed internazionali, i controlli periodici svolti dagli enti certificatori sostituiscono i controlli amministrativi o le ulteriori attività amministrative di verifica, anche ai fini dell'eventuale rinnovo o aggiornamento delle autorizzazioni per l'esercizio dell'attività. Le verifiche dei competenti organi amministrativi hanno ad oggetto, in questo caso, esclusivamente l'attualità e la completezza della certificazione. Resta salvo il rispetto della disciplina comunitaria.

E’ ciò di cui mi occupo. Semplificare gli adempimenti per chi si pone sulla strada (volontaria!) dell’eccellenza ambientale è un obiettivo degli strumenti volontari e del V e VI piano d’azione europea. Confindustria ha fatto il suo mestiere ma questa volta con buonsenso. Unico neo: hanno inserito anche quelle per le qualità, io le avrei tenute fuori. Bravi bis.…

Articolo 35

Semplificazione della disciplina per l'installazione degli impianti all'interno degli edifici
1. Entro il 31 dicembre 2008 il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per la semplificazione normativa, emana uno o più decreti, ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, volti a disciplinare:a) il complesso delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all'interno degli edifici prevedendo semplificazioni di adempimenti per i proprietari di abitazioni ad uso privato e per le imprese;b) la definizione di un reale sistema di verifiche di impianti di cui alla lettera a) con l'obiettivo primario di tutelare gli utilizzatori degli impianti garantendo una effettiva sicurezza;c) la revisione della disciplina sanzionatoria in caso di violazioni di obblighi stabiliti dai provvedimenti previsti alle lettere a) e b).2. L'articolo 13 del regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37 è abrogato. 2-bis. Sono abrogati i commi 3 e 4 dell'articolo 6 e i commi 8 e 9 dell'articolo 15 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192.

E qui casca l’asino. Ecco il tratto culturale poco “verde”: l’efficienza energetica considerata un costo, un vincolo, un impaccio un ostacolo da eliminare. Non rendere più obbligatorio l’attestato di efficienza energetica dell’edificio nell’atto di compravendita degli immobili (a pena di nullità dell’atto stesso) di fatto vanifica la qualificazione energetica degli edifici. Che resta sempre obbligatoria, ma è chiaro che risulta depotenziata. E voglio vedere in un paese come il nostro quanti la faranno a questo punto. Pessimi…

Articolo 48
Risparmio energetico
1. Le pubbliche amministrazioni statali di cui all'articolo 1, comma 1, lettera z), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 sono tenute ad approvvigionarsi di combustibile da riscaldamento e dei relativi servizi nonché di energia elettrica mediante le convenzioni Consip o comunque a prezzi inferiori o uguali a quelli praticati dalla Consip.2. Le altre pubbliche amministrazioni adottano misure di contenimento delle spese di cui al comma 1 in modo da ottenere risparmi equivalenti.

Questa è invece una norma che non capisco e che potremmo definire il manifesto della concezione del risparmio energetico da parte del centrodestra (o, se non di tutto, sicuramente di chi ha scritto questa norma espressione di quella parte politica). Dover ricorrere al consip (www.consip.it) non è di per sé uno scandalo, anzi. Consip è nata apposta per far risparmiare la Pubblica amministrazione. Ma è qui lo strabismo governativo. Si parla nella rubrica della norma di risparmio energetico ma, di fatto, dov’è il risparmio energetico? Compare a prezzo più basto è un risparmio, certo, ma non energetico! E non si può qualificare un risparmio come energetico perché…si opera sui prezzzi delle forniture energetiche. Un gran casino. Con buona pace del risparmio energetico, appunto. Neuroni impazziti…

Ultimi due pensirini finali: qualcuno ha sentito parlare di mobilità sostenibile, di riduzione delle emissioni di CO2, di protocollo di Kyot0? Tristezza...

martedì 16 settembre 2008

17 SETTEMBRE BUIO TOTALE

Gira questa mail su internet....

Buio mondiale: il 17 Settembre, 2008 a partire delle ore21.50 alle 22.00.

La proposta è spengere tutte le luci e se possibile tuttigli apparecchi elettronici affinchè il nostro pianeta possarespirare. Se a rispondere a questa iniziativa seremo in tanti la quantità di energia risparmiata in soli 10 minuti sarà moltissima. Solo 10 minuti e vedremo che succederà. Si potrà accendere una candela e semplicemente osservarla e mentre noi staremo respirando il nostro pianeta anche. Ricorda l'unione fa la forza e Internet ha un potere molto grande. Diffondi l'informazione anche se i tuoi amici vivono in altri paesi.

L'idea di per sè è ganza...però non ho capito (nè trovato) chi la promuove. (Una spontanea internetgenesi???). Boh..

Una cosa è sicura. La produzione elettrica è piuttosto costante nel tempo e non così strettamente legata alla domanda. Nel senso che non è un rubinetto di casa che si apre e si chiude istantaneamente a seconda delle necessità. Certo è che viena tarata sui trend e sugli storici, ma mai in modo letteralmente istantaneo.
Dal sito Terna: "previsione del fabbisogno nazionale (curva verde): elaborata il giorno prima sulla base dei valori di consumo relativi a giorni analoghi di periodi precedenti, tenendo conto delle variabili che influenzano la richiesta di energia elettrica quali i fattori meteorologici e climatici e le componenti socioeconomiche".
Direi che tra queste ultime possono comprendersi tranquillamente anche gli stili di vita nel privato. Perciò è chiaro che nel medio-lungo periodo comportamenti più virtuosi e razionali (insomma: maggiore risparmio nell'utilizzo dell'energia elettrica anche negli usi domestici) possono incidere sulla produzione di energia elettrica e di conseguenza sul consumo di risorse e sui cambiamenti climatici (in seguito ad emissioni ridotte in atmosfera).

Detto questo secondo me può essere utile aderirivi per creare (tutto fa) una coscienza ambientale (un pò di cultura ragazzi!) ma soprattutto mi sembra una buona occasione per una cena al lume di candela e magari approfittare del buio! Datevi da fare.

Io, per esempio, so già che non potrò fare nè l'uno nè l'altro in quanto sarò, a quell'ora, in una stanza piena di persone a consumare, per l'appunto, la nostra dose giornaliera di energia elettrica...

giovedì 11 settembre 2008

BARCELLONA....


Si parte per un giro a Barcellona...

capitale della Catalogna, comunità autonoma della Spagna.

martedì 9 settembre 2008

UN PO' DI CHIAREZZA

COMUNICATO STAMPA - L’ANPI NAZIONALE:
«Continuano a sovvertire la storia per dare assalto all’antifascismo, alla democrazia e alla libertà»
SULLE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO IGNAZIO LA RUSSA RILASCIATE L’8 SETTEMBRE 2008 IN OCCASIONE DEL 65° ANNIVERSARIO DELLA DIFESA DI ROMA A PORTA S. PAOLO
In seguito alla dichiarazione del Ministro della Difesa Ignazio La Russa secondo la quale «anche i militari dell’RSI combatterono per la difesa della Patria», espressione di un revisionismo che pone sul medesimo piano storico ed etico dittatura e libertà, totalitarismo e democrazia, l’ANPI Nazionale ribadisce quella che è una verità storica inoppugnabile: in Italia c’è chi si è battuto per ridare libertà e dignità alla nazione − i partigiani, i 600.000 militari deportati nei campi di concentramento nazisti e le truppe angloamericane − e chi per riaffermare un dominio assoluto e criminale, ricorrendo anche a stragi di civili innocenti e deportazioni, cui parteciparono attivamente i militari della Repubblica di Salò già considerati dall’allora legittimo governo italiano collaborazionisti dei nazisti e quindi perseguibili penalmente.
Con preoccupazione assistiamo all’ennesimo tentativo, da parte di illustri esponenti del Governo, di sovvertire la Storia d’Italia per dare assalto ai valori che l’hanno sorretta per sessant’anni: democrazia, antifascismo e libertà. E per evidenziare sempre di più l’importanza e l’urgenza della Memoria l’ANPI fa sue le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pronunciate proprio in occasione della celebrazione per il 65º anniversario della difesa di Roma a Porta S. Paolo:
«(...) ho parlato e l’ho sempre sottolineato anche nelle celebrazioni della festa del 25 aprile – a Cefalonia come a Genova − di un duplice segno della Resistenza: quello della ribellione, della volontà di riscatto, della speranza di libertà e di giustizia di tanti giovani che combatterono nelle formazioni partigiane sacrificando in non pochi la loro vita; e quello del senso del dovere, della fedeltà e della dignità che animarono la partecipazione dei militari, compresa quella dei 600mila deportati nei campi tedeschi che rifiutarono l'adesione alla Repubblica di Salò».
8 settembre 2008

venerdì 29 agosto 2008

THE AMERICAN PROMISE

Vado in vacanza qualche giorno con una forte speranza americana nel cuore...


Nello stesso giorno in cui 45 anni fa Martin Luther King (era il 28 agosto del 1963) pronunciava il suo celebre discorso sui diritti civili al termine di una marcia di protesta e da uno stadio come solo prima di lui (era il '60) aveva fatto J.F.Kennedy, Barack Obama lancia il suo discorso all'America: "La promessa americana". Obama diviene il primo candidato afro-americano alla Casa Bianca, dopo una battaglia interna al partito che è stata anch'essa un evento straordinario per la vita politica statunitense avendo visto una donna giocarsi fino all'ultimo la possibilità di una candidatura: quella di Hillary Clinton. Con Obama, per il partito democratico americano, per l'America, per l'Europa e per il contesto internazionale si apre una grande possibilità di cambiamento. E noi possiamo iniziare a sperare che la promessa si faccia realtà e che, davvero, il mondo possa cambiare a partire proprio da quell'America, da quella Casa Bianca che troppo spesso in questi 8 anni ha declinato il mondo in una sua privatissima, distortissima e insostenibile chiave a stelle e strisce.


"The american promise"
Barack Obama
Denver - 28 August 2008

To Chairman Dean and my great friend Dick Durbin; and to all my fellow citizens of this great nation;

With profound gratitude and great humility, I accept your nomination for the presidency of the United States.

Let me express my thanks to the historic slate of candidates who accompanied me on this journey, and especially the one who traveled the farthest – a champion for working Americans and an inspiration to my daughters and to yours -- Hillary Rodham Clinton. To President Clinton, who last night made the case for change as only he can make it; to Ted Kennedy, who embodies the spirit of service; and to the next Vice President of the United States, Joe Biden, I thank you. I am grateful to finish this journey with one of the finest statesmen of our time, a man at ease with everyone from world leaders to the conductors on the Amtrak train he still takes home every night.

To the love of my life, our next First Lady, Michelle Obama, and to Sasha and Malia – I love you so much, and I’m so proud of all of you.

Four years ago, I stood before you and told you my story – of the brief union between a young man from Kenya and a young woman from Kansas who weren’t well-off or well-known, but shared a belief that in America, their son could achieve whatever he put his mind to.

It is that promise that has always set this country apart – that through hard work and sacrifice, each of us can pursue our individual dreams but still come together as one American family, to ensure that the next generation can pursue their dreams as well.

That’s why I stand here tonight. Because for two hundred and thirty two years, at each moment when that promise was in jeopardy, ordinary men and women – students and soldiers, farmers and teachers, nurses and janitors -- found the courage to keep it alive.

We meet at one of those defining moments – a moment when our nation is at war, our economy is in turmoil, and the American promise has been threatened once more.

Tonight, more Americans are out of work and more are working harder for less. More of you have lost your homes and even more are watching your home values plummet. More of you have cars you can’t afford to drive, credit card bills you can’t afford to pay, and tuition that’s beyond your reach.

These challenges are not all of government’s making. But the failure to respond is a direct result of a broken politics in Washington and the failed policies of George W. Bush.

America, we are better than these last eight years. We are a better country than this.

This country is more decent than one where a woman in Ohio, on the brink of retirement, finds herself one illness away from disaster after a lifetime of hard work.

This country is more generous than one where a man in Indiana has to pack up the equipment he’s worked on for twenty years and watch it shipped off to China, and then chokes up as he explains how he felt like a failure when he went home to tell his family the news.

We are more compassionate than a government that lets veterans sleep on our streets and families slide into poverty; that sits on its hands while a major American city drowns before our eyes.

Tonight, I say to the American people, to Democrats and Republicans and Independents across this great land – enough! This moment – this election – is our chance to keep, in the 21st century, the American promise alive. Because next week, in Minnesota, the same party that brought you two terms of George Bush and Dick Cheney will ask this country for a third. And we are here because we love this country too much to let the next four years look like the last eight. On November 4th, we must stand up and say: “Eight is enough.”

Now let there be no doubt. The Republican nominee, John McCain, has worn the uniform of our country with bravery and distinction, and for that we owe him our gratitude and respect. And next week, we’ll also hear about those occasions when he’s broken with his party as evidence that he can deliver the change that we need.

But the record’s clear: John McCain has voted with George Bush ninety percent of the time. Senator McCain likes to talk about judgment, but really, what does it say about your judgment when you think George Bush has been right more than ninety percent of the time? I don’t know about you, but I’m not ready to take a ten percent chance on change.

The truth is, on issue after issue that would make a difference in your lives – on health care and education and the economy – Senator McCain has been anything but independent. He said that our economy has made “great progress” under this President. He said that the fundamentals of the economy are strong. And when one of his chief advisors – the man who wrote his economic plan – was talking about the anxiety Americans are feeling, he said that we were just suffering from a “mental recession,” and that we’ve become, and I quote, “a nation of whiners.”

A nation of whiners? Tell that to the proud auto workers at a Michigan plant who, after they found out it was closing, kept showing up every day and working as hard as ever, because they knew there were people who counted on the brakes that they made. Tell that to the military families who shoulder their burdens silently as they watch their loved ones leave for their third or fourth or fifth tour of duty. These are not whiners. They work hard and give back and keep going without complaint. These are the Americans that I know.


Now, I don’t believe that Senator McCain doesn’t care what’s going on in the lives of Americans. I just think he doesn’t know. Why else would he define middle-class as someone making under five million dollars a year? How else could he propose hundreds of billions in tax breaks for big corporations and oil companies but not one penny of tax relief to more than one hundred million Americans? How else could he offer a health care plan that would actually tax people’s benefits, or an education plan that would do nothing to help families pay for college, or a plan that would privatize Social Security and gamble your retirement?

It’s not because John McCain doesn’t care. It’s because John McCain doesn’t get it.

For over two decades, he’s subscribed to that old, discredited Republican philosophy – give more and more to those with the most and hope that prosperity trickles down to everyone else. In Washington, they call this the Ownership Society, but what it really means is – you’re on your own. Out of work? Tough luck. No health care? The market will fix it. Born into poverty? Pull yourself up by your own bootstraps – even if you don’t have boots. You’re on your own.

Well it’s time for them to own their failure. It’s time for us to change America.

You see, we Democrats have a very different measure of what constitutes progress in this country.

We measure progress by how many people can find a job that pays the mortgage; whether you can put a little extra money away at the end of each month so you can someday watch your child receive her college diploma. We measure progress in the 23 million new jobs that were created when Bill Clinton was President – when the average American family saw its income go up $7,500 instead of down $2,000 like it has under George Bush.

We measure the strength of our economy not by the number of billionaires we have or the profits of the Fortune 500, but by whether someone with a good idea can take a risk and start a new business, or whether the waitress who lives on tips can take a day off to look after a sick kid without losing her job – an economy that honors the dignity of work.

The fundamentals we use to measure economic strength are whether we are living up to that fundamental promise that has made this country great – a promise that is the only reason I am standing here tonight.

Because in the faces of those young veterans who come back from Iraq and Afghanistan, I see my grandfather, who signed up after Pearl Harbor, marched in Patton’s Army, and was rewarded by a grateful nation with the chance to go to college on the GI Bill.

In the face of that young student who sleeps just three hours before working the night shift, I think about my mom, who raised my sister and me on her own while she worked and earned her degree; who once turned to food stamps but was still able to send us to the best schools in the country with the help of student loans and scholarships.

When I listen to another worker tell me that his factory has shut down, I remember all those men and women on the South Side of Chicago who I stood by and fought for two decades ago after the local steel plant closed.

And when I hear a woman talk about the difficulties of starting her own business, I think about my grandmother, who worked her way up from the secretarial pool to middle-management, despite years of being passed over for promotions because she was a woman. She’s the one who taught me about hard work. She’s the one who put off buying a new car or a new dress for herself so that I could have a better life. She poured everything she had into me. And although she can no longer travel, I know that she’s watching tonight, and that tonight is her night as well.

I don’t know what kind of lives John McCain thinks that celebrities lead, but this has been mine. These are my heroes. Theirs are the stories that shaped me. And it is on their behalf that I intend to win this election and keep our promise alive as President of the United States.

What is that promise?

It’s a promise that says each of us has the freedom to make of our own lives what we will, but that we also have the obligation to treat each other with dignity and respect.

It’s a promise that says the market should reward drive and innovation and generate growth, but that businesses should live up to their responsibilities to create American jobs, look out for American workers, and play by the rules of the road.

Ours is a promise that says government cannot solve all our problems, but what it should do is that which we cannot do for ourselves – protect us from harm and provide every child a decent education; keep our water clean and our toys safe; invest in new schools and new roads and new science and technology.

Our government should work for us, not against us. It should help us, not hurt us. It should ensure opportunity not just for those with the most money and influence, but for every American who’s willing to work.

That’s the promise of America – the idea that we are responsible for ourselves, but that we also rise or fall as one nation; the fundamental belief that I am my brother’s keeper; I am my sister’s keeper.

That’s the promise we need to keep. That’s the change we need right now. So let me spell out exactly what that change would mean if I am President.
.
Change means a tax code that doesn’t reward the lobbyists who wrote it, but the American workers and small businesses who deserve it.

Unlike John McCain, I will stop giving tax breaks to corporations that ship jobs overseas, and I will start giving them to companies that create good jobs right here in America.

I will eliminate capital gains taxes for the small businesses and the start-ups that will create the high-wage, high-tech jobs of tomorrow.

I will cut taxes – cut taxes – for 95% of all working families. Because in an economy like this, the last thing we should do is raise taxes on the middle-class.

And for the sake of our economy, our security, and the future of our planet, I will set a clear goal as President: in ten years, we will finally end our dependence on oil from the Middle East.

Washington’s been talking about our oil addiction for the last thirty years, and John McCain has been there for twenty-six of them. In that time, he’s said no to higher fuel-efficiency standards for cars, no to investments in renewable energy, no to renewable fuels. And today, we import triple the amount of oil as the day that Senator McCain took office.

Now is the time to end this addiction, and to understand that drilling is a stop-gap measure, not a long-term solution. Not even close.

As President, I will tap our natural gas reserves, invest in clean coal technology, and find ways to safely harness nuclear power. I’ll help our auto companies re-tool, so that the fuel-efficient cars of the future are built right here in America. I’ll make it easier for the American people to afford these new cars. And I’ll invest 150 billion dollars over the next decade in affordable, renewable sources of energy – wind power and solar power and the next generation of biofuels; an investment that will lead to new industries and five million new jobs that pay well and can’t ever be outsourced.

America, now is not the time for small plans.

Now is the time to finally meet our moral obligation to provide every child a world-class education, because it will take nothing less to compete in the global economy. Michelle and I are only here tonight because we were given a chance at an education. And I will not settle for an America where some kids don’t have that chance. I’ll invest in early childhood education. I’ll recruit an army of new teachers, and pay them higher salaries and give them more support. And in exchange, I’ll ask for higher standards and more accountability. And we will keep our promise to every young American – if you commit to serving your community or your country, we will make sure you can afford a college education.

Now is the time to finally keep the promise of affordable, accessible health care for every single American. If you have health care, my plan will lower your premiums. If you don’t, you’ll be able to get the same kind of coverage that members of Congress give themselves. And as someone who watched my mother argue with insurance companies while she lay in bed dying of cancer, I will make certain those companies stop discriminating against those who are sick and need care the most.

Now is the time to help families with paid sick days and better family leave, because nobody in America should have to choose between keeping their jobs and caring for a sick child or ailing parent.

Now is the time to change our bankruptcy laws, so that your pensions are protected ahead of CEO bonuses; and the time to protect Social Security for future generations.

And now is the time to keep the promise of equal pay for an equal day’s work, because I want my daughters to have exactly the same opportunities as your sons.

Now, many of these plans will cost money, which is why I’ve laid out how I’ll pay for every dime – by closing corporate loopholes and tax havens that don’t help America grow. But I will also go through the federal budget, line by line, eliminating programs that no longer work and making the ones we do need work better and cost less – because we cannot meet twenty-first century challenges with a twentieth century bureaucracy.

And Democrats, we must also admit that fulfilling America’s promise will require more than just money. It will require a renewed sense of responsibility from each of us to recover what John F. Kennedy called our “intellectual and moral strength.” Yes, government must lead on energy independence, but each of us must do our part to make our homes and businesses more efficient. Yes, we must provide more ladders to success for young men who fall into lives of crime and despair. But we must also admit that programs alone can’t replace parents; that government can’t turn off the television and make a child do her homework; that fathers must take more responsibility for providing the love and guidance their children need.

Individual responsibility and mutual responsibility – that’s the essence of America’s promise.

And just as we keep our keep our promise to the next generation here at home, so must we keep America’s promise abroad. If John McCain wants to have a debate about who has the temperament, and judgment, to serve as the next Commander-in-Chief, that’s a debate I’m ready to have.

For while Senator McCain was turning his sights to Iraq just days after 9/11, I stood up and opposed this war, knowing that it would distract us from the real threats we face. When John McCain said we could just “muddle through” in Afghanistan, I argued for more resources and more troops to finish the fight against the terrorists who actually attacked us on 9/11, and made clear that we must take out Osama bin Laden and his lieutenants if we have them in our sights. John McCain likes to say that he’ll follow bin Laden to the Gates of Hell – but he won’t even go to the cave where he lives.

And today, as my call for a time frame to remove our troops from Iraq has been echoed by the Iraqi government and even the Bush Administration, even after we learned that Iraq has a $79 billion surplus while we’re wallowing in deficits, John McCain stands alone in his stubborn refusal to end a misguided war.

That’s not the judgment we need. That won’t keep America safe. We need a President who can face the threats of the future, not keep grasping at the ideas of the past.

You don’t defeat a terrorist network that operates in eighty countries by occupying Iraq. You don’t protect Israel and deter Iran just by talking tough in Washington. You can’t truly stand up for Georgia when you’ve strained our oldest alliances. If John McCain wants to follow George Bush with more tough talk and bad strategy, that is his choice – but it is not the change we need.

We are the party of Roosevelt. We are the party of Kennedy. So don’t tell me that Democrats won’t defend this country. Don’t tell me that Democrats won’t keep us safe. The Bush-McCain foreign policy has squandered the legacy that generations of Americans -- Democrats and Republicans – have built, and we are here to restore that legacy.

As Commander-in-Chief, I will never hesitate to defend this nation, but I will only send our troops into harm’s way with a clear mission and a sacred commitment to give them the equipment they need in battle and the care and benefits they deserve when they come home.

I will end this war in Iraq responsibly, and finish the fight against al Qaeda and the Taliban in Afghanistan. I will rebuild our military to meet future conflicts. But I will also renew the tough, direct diplomacy that can prevent Iran from obtaining nuclear weapons and curb Russian aggression. I will build new partnerships to defeat the threats of the 21st century: terrorism and nuclear proliferation; poverty and genocide; climate change and disease. And I will restore our moral standing, so that America is once again that last, best hope for all who are called to the cause of freedom, who long for lives of peace, and who yearn for a better future.

These are the policies I will pursue. And in the weeks ahead, I look forward to debating them with John McCain.

But what I will not do is suggest that the Senator takes his positions for political purposes. Because one of the things that we have to change in our politics is the idea that people cannot disagree without challenging each other’s character and patriotism.

The times are too serious, the stakes are too high for this same partisan playbook. So let us agree that patriotism has no party. I love this country, and so do you, and so does John McCain. The men and women who serve in our battlefields may be Democrats and Republicans and Independents, but they have fought together and bled together and some died together under the same proud flag. They have not served a Red America or a Blue America – they have served the United States of America.

So I’ve got news for you, John McCain. We all put our country first.

America, our work will not be easy. The challenges we face require tough choices, and Democrats as well as Republicans will need to cast off the worn-out ideas and politics of the past. For part of what has been lost these past eight years can’t just be measured by lost wages or bigger trade deficits. What has also been lost is our sense of common purpose – our sense of higher purpose. And that’s what we have to restore.

We may not agree on abortion, but surely we can agree on reducing the number of unwanted pregnancies in this country. The reality of gun ownership may be different for hunters in rural Ohio than for those plagued by gang-violence in Cleveland, but don’t tell me we can’t uphold the Second Amendment while keeping AK-47s out of the hands of criminals. I know there are differences on same-sex marriage, but surely we can agree that our gay and lesbian brothers and sisters deserve to visit the person they love in the hospital and to live lives free of discrimination. Passions fly on immigration, but I don’t know anyone who benefits when a mother is separated from her infant child or an employer undercuts American wages by hiring illegal workers. This too is part of America’s promise – the promise of a democracy where we can find the strength and grace to bridge divides and unite in common effort.

I know there are those who dismiss such beliefs as happy talk. They claim that our insistence on something larger, something firmer and more honest in our public life is just a Trojan Horse for higher taxes and the abandonment of traditional values. And that’s to be expected. Because if you don’t have any fresh ideas, then you use stale tactics to scare the voters. If you don’t have a record to run on, then you paint your opponent as someone people should run from.

You make a big election about small things.

And you know what – it’s worked before. Because it feeds into the cynicism we all have about government. When Washington doesn’t work, all its promises seem empty. If your hopes have been dashed again and again, then it’s best to stop hoping, and settle for what you already know.

I get it. I realize that I am not the likeliest candidate for this office. I don’t fit the typical pedigree, and I haven’t spent my career in the halls of Washington.

But I stand before you tonight because all across America something is stirring. What the nay-sayers don’t understand is that this election has never been about me. It’s been about you.

For eighteen long months, you have stood up, one by one, and said enough to the politics of the past. You understand that in this election, the greatest risk we can take is to try the same old politics with the same old players and expect a different result. You have shown what history teaches us – that at defining moments like this one, the change we need doesn’t come from Washington. Change comes to Washington. Change happens because the American people demand it – because they rise up and insist on new ideas and new leadership, a new politics for a new time.

America, this is one of those moments.

I believe that as hard as it will be, the change we need is coming. Because I’ve seen it. Because I’ve lived it. I’ve seen it in Illinois, when we provided health care to more children and moved more families from welfare to work. I’ve seen it in Washington, when we worked across party lines to open up government and hold lobbyists more accountable, to give better care for our veterans and keep nuclear weapons out of terrorist hands.

And I’ve seen it in this campaign. In the young people who voted for the first time, and in those who got involved again after a very long time. In the Republicans who never thought they’d pick up a Democratic ballot, but did. I’ve seen it in the workers who would rather cut their hours back a day than see their friends lose their jobs, in the soldiers who re-enlist after losing a limb, in the good neighbors who take a stranger in when a hurricane strikes and the floodwaters rise.

This country of ours has more wealth than any nation, but that’s not what makes us rich. We have the most powerful military on Earth, but that’s not what makes us strong. Our universities and our culture are the envy of the world, but that’s not what keeps the world coming to our shores.

Instead, it is that American spirit – that American promise – that pushes us forward even when the path is uncertain; that binds us together in spite of our differences; that makes us fix our eye not on what is seen, but what is unseen, that better place around the bend.

That promise is our greatest inheritance. It’s a promise I make to my daughters when I tuck them in at night, and a promise that you make to yours – a promise that has led immigrants to cross oceans and pioneers to travel west; a promise that led workers to picket lines, and women to reach for the ballot.

And it is that promise that forty five years ago today, brought Americans from every corner of this land to stand together on a Mall in Washington, before Lincoln’s Memorial, and hear a young preacher from Georgia speak of his dream.

The men and women who gathered there could’ve heard many things. They could’ve heard words of anger and discord. They could’ve been told to succumb to the fear and frustration of so many dreams deferred.

But what the people heard instead – people of every creed and color, from every walk of life – is that in America, our destiny is inextricably linked. That together, our dreams can be one.

“We cannot walk alone,” the preacher cried. “And as we walk, we must make the pledge that we shall always march ahead. We cannot turn back.”

America, we cannot turn back. Not with so much work to be done. Not with so many children to educate, and so many veterans to care for. Not with an economy to fix and cities to rebuild and farms to save. Not with so many families to protect and so many lives to mend. America, we cannot turn back. We cannot walk alone. At this moment, in this election, we must pledge once more to march into the future. Let us keep that promise – that American promise – and in the words of Scripture hold firmly, without wavering, to the hope that we confess.

Thank you, God Bless you, and God Bless the United States of America.