lunedì 15 settembre 2014

Una splendida giornata! 13/09/2014


Nella città del cuore, a due passi da dove sono nato, nel centro storico in cui vivo nella piazza a cui sono più legato, nella chiesa con cui vo più d'accordo, tra gli affetti più cari e vecchie e nuove amicizie, con la persona che più amo
Dopo un mesetto, ancora non c'era stato modo, grazie a questa meravigliosa città, e a tutti gli amici e conoscenti che in vario modo hanno dimostrato sentimento, stima e sincero affetto.
E grazie a chi, zitto zitto, ha "curato la parte tecnica".

http://vimeo.com/110198821

martedì 26 agosto 2014

Ciao grande Alfredo, signore del ciclismo

Su Sky, ogni tanto, c'è un rubrica intitolata "i signori del calcio".
E, ogni tanto, si celebrano anche personaggi che signori, forse forse, non lo sono stati, nè dentro nè fuori dal campo.
Ci vorrebbe la stessa rubrica, ma a due ruote: "i signori del ciclismo".
E la prima puntata dovrebbe essere dedicata al nostro Alfredo Martini: il signore del ciclismo.
Sulla bici e senza bici.
Italiano e toscanaccio.
Indimenticabile commissario tecnico della nazionale.
Dei suoi 6 successi mondiali ho un vaghissimo ricordo TV (1986) della vittoria di Moreno Argentin a Colorado Springs, mentre ricordo benissimo, perchè c'ero, la vittoria rocambolesca di Maurizio Fondriest nel 1988 a Renaix (in Belgio), in camper a 10 anni coi miei genitori lungo il percorso iridato. Quando ancora il ciclismo faceva sognare...
Poi, a colori e ben impressa ancora in mente, la doppietta di un altro signore del ciclismo, Gianni Bugno: nel 1991 e nel 1992, rispettivamente a Stoccarda e a Benidorm.
Martini se ne intendeva e come di ciclismo.
Ne incarnava lo spirito, l'essenza di uno sport bellissimo, non a caso definito 'metafora di vita'.
L'unico rammarico è stato non potergli dedicare idealmente e sostanzialemtne la vittoria di un italiano nel mondiale dell'anno scorso, quello che ha organizzato la sua Toscana, a pochi passi da casa sua, con arrivo a Firenze.
Martini è stato un grande esempio di ciclismo: prima praticato da corridore, poi organizzato e gestito da C.T., poi predicato. E' impossibile, per tutti, ma per noi Toscani poi, non ricordarlo così.
Un signore.
Pedala ancora Alfredo.

giovedì 21 agosto 2014

Da Erwitt a Pintoricchio, passando per San Gimignano

Per intendersi: vanno bene le mostre alla Elliot Erwitt che, attenzione, si posson fare in tutto il mondo. 
Penso però anche che i musei non possano vivere di soli “eventi”, ma della relazione quotidiana col loro territorio, che li ha espressi e che li deve alimentare.
Perchè i musei, per vivere, devono saper restituire al nostro territorio quel che il territorio ha fornito loro nei secoli. 

Dunque luoghi di sapiente conservazione, certo, ma anche luoghi che sappiano coinvolgere la nostra comunità (e le comunità valdelsane) dalle quali hanno tratto le opere i beni/materiali che espongono. 
Arriveranno così anche i visitatori da tutto il mondo. Che non son pochi giò ora, in verità.
Serve dialogo e rapporto permanente con il pubblico e con il suo territorio. Con i suoi cittadini e con le sue istituzioni scolastiche.
In Consiglio Comunale, la passata legislatura, mi son battuto nell'Atto di indirizzo del CC per la gestione museale perchè fosse un po' più così ed un pochino meno nell'altro modo.
Ben venga, quindi, questo progetto di conoscenza e di valorizzazione dello straordinario patrimonio delle collezioni civiche di San Gimignano.


giovedì 19 giugno 2014

Ecco perchè non sono in Giunta...e mi basta una newsletter!

"O come mai non sei in Giunta? O perchè non fai il vice sindaco? Ma che con 424 preferenze 'un ti fanno fa' nulla?". E' questa la piccola antologia di domande a raffica che in tanti mi hanno rivolto in quest' ultima settimana, quella dopo l' ufficializzazione della Giunta Comunale a San Gimignano.
Premesso che questo post lo rubricherei sotto l'hashtag #esticazzi oppure #notizione, mi sembra comunque opportuno spiegare ancora, come ho fatto da circa 6 mesi a questa parte a chi me lo chiedeva "in caso di", i motivi per cui (anche dopo e nonostante il risultato molto positivo delle recenti comunali) non sono nella Giunta.
Il discorso è molto semplice. Tra pochi mesi mi scade il contratto di lavoro e non ho il tempo materiale per riattivare il mio lavoro di consulente ambientale. Perchè il problema non è che mi manchi il lavoro. Quello da quando ho smesso gli studi l'ho sempre avuto. Ho studiato e faticato tanto per fare questo mestiere. Ma un portafoglio clienti non lo si ricrea in due giorni.
Personalmente ho sempre prima studiato, lavorato e, poi, fatto politica.
Ho sempre fatto così. Mi hanno insegnato a fare così.
Ed avere qualcosa a cui 'poter tornare' mi è sempre servito. E fatto sentire, soprattutto, libero.
Perchè mi piace occuparmi della cosa pubblica potendo guardare tutti negli occhi, essendo e sentendomi libero. Se fo bene si è fatto bene tutti, se fo male è responsabilità mia. Ma solo mia e della mia testa, non di altro o di altri... .
Seppur a malincuore (siamo sinceri) credo di aver fatto bene a fare questa scelta, perchè tra meno di un anno mi sarei trovato a "campare di politica", come si usa dire oggi con troppo sprezzo.
Bene. Non l'ho mai fatto fino a doggi, non volevo e non voglio cominciare a 36 anni. Tutto qui.
Qualcuno mi ha detto che ho sbagliato, molti hanno capito ed apprezzato devo dire.
Per me resta la scelta più seria. Punto.

Del resto ho sempre pensato che la politica si può fare in tanti modi, anche di secondo piano, anche nell'era della super medialità come questa. E che c'è un tempo per tutto.
E che si può essere rappresentativi lo stesso, meritevoli di fiducia, determinanti e/o incisivi lo stesso nel fare l'interesse generale della tua comunità.
Le ultime elezioni comunali lo hanno confermato.
La gratificazione più grande è, infatti, quando penso che questo risultato è stato ottenuto senza avere ruoli esecutivi, assessorati o altro, ma solo su aspetti politici e, forse, anche personali.
Anche per questo continuerò a mettercela di più di quanto ho fatto fin qui. Mantenendo un’autonomia di pensiero, avendo San Gimignano e la Val d’Elsa nel cuore per esserci nato e cresciuto.
E prendendo gli unici impegni che davvero sono in grado di prendere: di restare come sono, con i piedi per terra, di non cambiare, di ricordarmi da dove vengo e che la politica è prima di tutto servizio, che si può vivere per la politica (che è di tutti) ma non di politica (che se no serve solo a pochi); e di continuare a studiare e ad imparare, che è la cosa più importante.

***
Dice: e allora??
Allora mi accontento di attivare una NEWSLETTER, la A-News.
Siccome il risultato mi responsabilizza ancora di più (non potrebbe essere altrimenti), credo sia giusto mantenere un rapporto ancora più assiduo con i Sangimignanesi.
Perchè ci sono un sacco di cose da fare per la nostra città e per il nostro territorio. 
Per questo, come facevo quando ero segretario del partito locale, attivo una newsletterer per tenervi e tenermi informato delle cose (impegnandomi a farlo prima che queste avvengano, se possibile).
Allora la newsletter si chiamava E-News (pensa un po', poi è venuto il renzismo), da oggi la chiamerò la A-News.

Come si fa? 
Semplice, bastano 3 mosse. Due vostre ed una mia.

1) mi mandate una mail al mio indirizzo: andreamarrucci @ gmail.com
2) nella mail mi scrivete:
- NOME /
- COGNOME /
- CHE FATE NELLA VITA (PROFESSIONE)
- IL NUMERO DI CELLULARE (se volete, sia chiaro)
3) Io vi rispondo e cortesemente vi ringrazierò!

Appena avremo raccolto un po' di mail comincio a scrivervi. Keep in touch!

venerdì 13 giugno 2014

I Fratelli Tani

Provo sempre una grande curiosità quando scopro le incredibili e tremende storie di partigiani e combattenti per la libertà.
Per lavoro mi sono imbattutto in questa, che non conoscevo: quella dei fratelli Tani e del Rossi.

giovedì 12 giugno 2014

Primo Consiglio comunale, prima volta di un Presidente, la politica ed un pensiero per Stefano e Silvio

Martedì 10 c'è stata la prima seduta del nuovo Consiglio Comunale a San Gimignano.
I miei colleghi mi hanno chiesto di fare il capo gruppo consiliare, rappresentando così la coalizione Centrosinistra per San Gimignano. Ho accettato e li ringrazio per la fiducia.
Come si dovrebbe convenire nella prima seduta, dopo le linee programmatiche (le cose da fare per capirci) esposte dal Sindaco, a nome del gruppo ho provato a sintetizzare il senso politico che dovrà caratterizzare le nostre scelte nei prossimi 5 anni.
Mi sembrava giusto fare così, non la lista della spesa nella classica formula (da porta a porta, intese come S.Giovanni e S.Matteo) come ho sentito fare, ad esempio, alla lista civica.
Ma tant'è.
La prima seduta ci ha portato anche una novità: abbiamo proposto alle opposizioni di istituire la figura del Presdiente del Consiglio non coincidente con quella del Sindaco.
Proposta accettata da tutti, è la prima volta nella storia del Consiglio Comunale.
Alla presidenza abbiamo eletto all'unanimità Leonardo Fiaschi (Ulignano impera...) che, oltre ad avere il physique du rôle ha soprattutto l'esperienza e la capacità per svolgere questo ruolo, inedito per il nostro Consiglio. Il Vice Presidente è andato alle opposizioni, nella figura di Massimo Pietroni (M5S).
Abbiamo già concordato che la figura del Presidente del Consiglio non comporterà nessuna indennità, per quanto minima, che sia prevista dalla Statuto e dal Regolamento.
Su un po' di politica che ci dovremo mettere nei prossimi 5 anni ho detto, più o meno, queste cose.

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Grazie ai Sangimignanesi!

perchè è un onore essere consigliere comunale della città in cui si è nati e cresciuti.
Ed è un onore esserlo tanto più se questa, come San Gimignano, è città patrimonio dell’umanità intera.

Già questo primo dato ci carica di una responsabilità che va oltre la nostra dimensione e che va oltre i nostri numeri da paese di provincia.
Proprio per questo, come abbiamo imparato in questi anni, guai se la politica locale si limitasse a fissare il proprio orizzonte alle sole, per quante nobili ed antiche, mura cittadine.

La nostra storia infatti, ricca di traffici e di commerci con tutto il mondo, ci impone uno sforzo in più, ci impone di amministrare questa città non solo con la responsabilità verso i nostri concittadini, ma anche verso il mondo che ci guarda.

E che noi guardiamo.

E se lo guardiamo bene ci accorgiamo, nella Sala che rappresenta tutta la comunità sangimignanese,  come ancora il valore universale della democrazia e della libertà in tutte le sue forme non siano patrimonio di tutti gli esseri umani.
E questo aspetto ci deve fare apprezzare ancora di più il valore prezioso delle istituzioni democratiche come questo Consiglio.

E se pensiamo a questo Consiglio Comunale, non possiamo non riflettere sulle nostre istituzioni democratiche che oggi ci appaiono scontate, ma che sono state conquistate con il sacrificio di donne e di uomini che allora, come oggi purtroppo in tante parti del mondo, lottarono per quei valori di democrazia e di libertà che sono oggi sanciti nella nostra Costituzione.

Proprio quella su cui, non a caso, ha giurato il Sindaco poco fa.

Per questo, se mi fosse chiesto a chi vada oggi il nostro primo pensiero, all’insediarsi di questo nuovo Consiglio Comunale, noi risponderemo che va a tutti quei sangimignanesi che allora combatterono nella guerra di Liberazione per queste istituzioni.
San Gimignano ne è piena di esempi: dai martiri di Citerna e Montese ai caduti di San Donato, dai Martiri di Montemaggio a tutti i partigiani, fino anche all’impagabile esempio dei detenuti politici liberati dai nostri partigiani dal carcere di San Domenico tra cui si distinse Oclide Roatta che, invece di riparare in Francia una volta liberato, preferì unirsi a loro e combattere, trovando poi la morte al “Piano” in seguito al rastrellamento nazifascista di San Donato-Poggiosecco.
E ricordali oggi ha ancora più senso, proprio oggi che si ricordano i 90 anni dell'uccisione di Giacomo Matteotti.

Per noi, per me, questa non è retorica.
E’ la nostra storia.
Quella che ci permette di essere oggi qui, liberi e democratici, ad occuparci delle sorti della nostra gente e delle nostre terre. Un compito bellissimo.

Ed è per noi un messaggio preciso: di impegno, di rigore morale e di civismo straordinario a cui siamo stati formati e che vogliamo portare in questo Consiglio Comunale.

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Il voto del 25 maggio a San Gimignano è stato chiaro, in tempi di antipolitica e di toni beceri.
Il Centrosinistra per San Gimignano (formato dal Pd e da Sel che qui rappresento) ottiene il 74,8% dei consensi, oltre 3.200 voti (l’8,8% in più del 2009).

Si tratta di un risultato straordinario e per nulla scontato alla vigilia del voto, dopo 5 anni di legislatura tra i più travagliati della storia della Repubblica per effetto della crisi economica, dei tagli ai trasferimenti statali e dei ripetuti attacchi all’autonomia degli enti locali. 
Sfido chiunque a dire “me lo aspettavo”.

Perché in effetti è un risultato frutto di tanti fattori, che però ci ripaga dell’impegno e dello sforzo fatto in questi 5 anni per tenerla unita San Gimignano e per proteggerla il più possibile dalla crisi. Ne voglio citare alcuni:

La conferma di una forte presa sulla realtà sangimignanese che ha dimostrato di avere la coalizione in generale, che si è presentata omogenea con il contributo di Sel, e del Partito Democratico in particolare, se è vero come è vero, che a livello locale il 74,8% ottenuto dal “Centrosinistra per San Gimignano” è la terza miglior percentuale della provincia di Siena e la più alta tra i comuni sopra i 5.000 abitanti. A fronte di un arretramento complessivo delle proposte delle opposizioni, che è il dato politico, più evidente sotto le torri.

Ma siamo convinti che tanta differenza l’abbia fatta soprattutto la proposta per San Gimignano: il modo di costruirla e poi di porla.
Abbiamo messo in campo questa visione: la volontà di governarla tutta questa città e tutto insieme questo territorio con proposte e progetti, da Badia a Elmi a Castelsangimignano, oltre ogni settarismo e visione parziale, senza pensare ad una San Gimignano da vetrina e ad una dimenticata.
I Sangimignanesi hanno capito questa proposta, frutto di conoscenza del territorio, concreta e rivolta a tutta la comunità, anche perché costruita in modo aperto, con metodi partecipativi, attraverso tavoli tematici che hanno ulteriormente arricchito l’esperienza di buongoverno della coalizione uscente. 
E sulla partecipazione siamo disposti a confrontarci con le opposizioni, convinti che questo non sia un tema in esclusiva ad un movimento o ad un partito.

Infine le persone: a partire dal nostro candidato Sindaco con il suo impegno di questi anni da primo cittadino, oltre ad una lista di candidati con professionalità, competenze e spirito di servizio che si è dimostrata capace di intercettare molti consensi.

E’ un risultato importante che testimonia come, ancor più di 5 anni fa, i sangimignanesi non sono alla ricerca di improvvisazione, quanto semmai di un progetto concreto, completo, che guardi a tutto il territorio, che spieghi loro come stanno le cose in un rapporto di estrema franchezza e trasparenza.

Il consenso non è per sempre. Lo sappiamo bene.
La differenza però la fanno i valori di riferimento, le proposte costruite con la partecipazione dei cittadini, le persone sulla cui serietà corrono queste proposte.
Con questa consapevolezza noi consiglieri continueremo a coltivare questo consenso, alla luce del sole, con l’impegno, l’ascolto, l’analisi, la proposta e l’azione, come noi abbiamo fatto e continueremo a fare stando tra i sangimignanesi su tutto il territorio comunale.

Lo faremo perché sappiamo che quando si vince con questi risultati è più difficile saper gestire le proporzioni di una tale vittoria del fatto stesso di vincerle le elezioni.
Per questo rimaniamo con i piedi per terra, al servizio di San Gimignano, convinti che i nostri concittadini non ci abbiamo voluto dare un lasciapassare, ma caricare di maggiore responsabilità a fare e a fare bene.

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Quello che vogliamo fare per San Gimignano e la Valdelsa è scritto chiaramente nel nostro programma.
Spetta alla Giunta attuarlo, al netto dei mutamenti che ci potranno capitare intorno.
A noi Consiglieri spetta determinare gli indirizzi politici, facilitare le scelte, controllare che questi siano rispettati.

Voglio allora ricordare solo quelli che saranno i 5 punti fondamentali della nostra azione politica, nel percorso che inizia questa sera.

  1. Al di là dei numeri del voto, siamo consapevoli della domanda di cambiamento che attraversa i nostri tempi. E’ una domanda non solo di cambio di colori politici, ma più larga e diciamolo pure, spesso indistinta e generica, che si percepisce nel nostro Paese. Bene, a questa domanda vogliamo dare una risposta, una declinazione anche in sangimignanese. Per me, per noi, significa tradurre questa domanda in  tre risposte guida: innovazione, trasparenza, partecipazione.

  1. San Gimignano città patrimonio dell’Unesco, conosciuta e guardata da tutto il mondo resta territorio per appetiti. Dai più nobili a quelli più speculativi.   La crisi ha soltanto sopito il fenomeno, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Ebbene, bisogna continuare a battersi perché a prevalere sia l’interesse generale, che è il fondamento del governo della cosa pubblica, contro il privilegio e la   speculazione.

  1. Garantire l’equilibrio tra tutela e sviluppo del nostro territorio, con tutto ciò che esso porta con sé dal punto di vista architettonico, artistico, culturale, storico e paesaggistico.Un unico grande territorio da governare cui prestare attenzioni, interventi ed offrire risposte che traggono insegnamento dalla nostra storia, recente e passata ma siano all’altezza della modernità che stiamo vivendo. Oggi ci è richiesta una maggiore responsabilità e capacità di discernimento tra chi vuol fare e chi, invece, vuol solo sfruttare/approfittare. I primi dovranno essere aiutati, a partire da una determinata lotta dal basso alla burocrazia che dipende da noi, i secondi dovranno essere messi nelle condizioni di rivolgersi altrove. La stagione di riforma e revisione degli strumenti di governo del territorio, sarà decisiva su questo fronte.

  1. Prioritario sarà il tema di continuare a tenere unita la nostra comunità, con la concretezza delle cose da fare e manutenere, per esempio, per le nostre frazioni e di chi le vive, facendo sì che si possa continuare a vivere bene a San Gimignano, sia possibile trovarvi un lavoro, qui come in Valdelsa, sia possibile trovarvi una casa a prezzi accessibili vivendo in sicurezza come sempre accaduto in queste terre, dove sia possibile continuare a godere di servizi di qualità a cui tutti, residenti e turisti, contribuiscano, rendendo più facile la vita dei cittadini nel rapporto con le istituzioni.

  1. Ma anche, se mi è permesso, insistere con la determinazione delle politiche da pensare perché San Gimignano resti comunità unita e luogo di qualità: cultura, formazione, ambiente dovranno essere un assillo: a) nella cultura, che è la nostra storia ma anche il nostro futuro, per mantenere forte l’indirizzo pubblico nelle politiche culturali a San Gimignano; b) nella scuola, per ribadire quanto crediamo nella formazione e nella scuola, mettendola al passo coi tempi, nel momento in cui l’OCSE ci dice che gli italiani leggono poco, quel che leggono non lo capiscono e non sanno interpretare i numeri; c) nell’ambiente, scegliendo definitivamente la via della sostenibilità ambientale ed energetica, rendicontando gli sforzi fatti ed i risultati prodotti, nel momento in cui il Panel Internazionale sui Cambiamenti Climatici ci conferma il riscaldamento globale.
  

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Siamo per larghissima parte un Consiglio tutto nuovo, lo sono le opposizioni lo è per oltre metà il nostro Gruppo.

E’ importante partire bene, pur nella diversità delle opinioni, con il reciproco rispetto delle prerogative di maggioranza e minoranza

In questo senso va la nostra proposta, per la prima volta nella storia di questo Consiglio, di istituire la figura del Presidente non coincidente con quella del Sindaco, a garanzia della migliore funzionalità del Consiglio e nel rispetto democratico del ruolo delle opposizioni.
Leonardo sarà senz'altro all'altezza del compito e ringrazio il Sindaco per la sua disponibilità.

Questo Consiglio era e resta una casa di vetro (la diretta streaming è ormai un dato da cui non si torna indietro), la casa dei sangimignanesi, luogo di confronto per trovare le risposte più efficaci alle questioni che il tempo e i processi politici ci metteranno di fronte.
Come i temi che attraversano la nostra Città e la nostra Valdelsa.
I Sangimignanesi potranno così sentire e vedere ciò che qui si dice e si fa, senza ricorrere al chiacchiericcio politico cittadino.

Se siamo qui lo dobbiamo ai nostri concittadini, che ci hanno chiesto di rappresentarli. L’obiettivo resta di farlo tutti al meglio delle nostre possibilità, migliorando la politica oggi vituperata a partire dai nostri comportamenti individuali e dai nostri esempi.

Come quelli che ci hanno dato, e che oggi ci mancano, persone che abbiamo potuto apprezzare e vedere al lavoro per San Gimignano in questo Consiglio come Stefano Giusti e Silvio Troiani nella passata legislatura.

Per questo garantiremo impegno e serietà.
Come loro ci hanno insegnato, come ci richiede la nostra storia politica, come meritano i Sangimignanesi.

Buon lavoro a tutti.
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mercoledì 4 giugno 2014

#sipuòfare! Delle elezioni sopra e sotto le torri



Ripreso fiato tra lavoro e campagna elettorale, si può tornare a dire “un paio di cose” sul voto di domenica scorsa. In Europa come a San Gimignano. 

Con un avvertimento a chi legge: ho scritto tanto e, probabilmente, c’è anche qualche bischerata. 
Ma il blog aperto nel 2008 mi serve proprio a questo: a fare con più calma. 
Per la furia c’è twitter o facebook.
Per chi tempo non ne ha, può scegliere quale delle tre parti leggere.

***
Dunque: la vittoria alle europee è state netta quanto inaspettata nelle proporzioni.
Che lo sia stata così, in un voto tradizionalmente lontano dal sentire degli italiani, la rende ancor più straordinaria.
Mi limito a segnalare l’analisi più comprensibile, almeno nei numeri, fatta del voto europeo.
Come al solito quella del prof D’Alimonte. Eccola qui
Che si spiega già nel titolo: alta fedeltà del Pd e nuovi voti.
Riducendosi rispetto alle politiche 2013 il numero dei votanti (come sempre accade tra politiche ed europee) il Pd di Renzi ha saputo convincere “i suoi” e attrarre nuovi voti: dal centro in particolar modo ma anche, seppure in misura minore, dal M5S e da Fi.
E, dico finalmente, secondo le analisi dei flussi elettorali, il Pd risulta primo partito tra gli under 40 e, secondo Swg, e nel mondo della piccola imprenditoria che, appena un anno fa disposto a dare fiducia a Grillo, quest’anno sceglie per primo il Pd.

Ho provato finalmente un po' di soddisfazione in termini politici quando, lunedì mattina della settima scorsa in viaggio verso Firenze, ho ascoltato al giornale radio i risultati incredibili del voto europeo.
Ho ripensato all’anno fatto da segretario locale dei ds, quando maturammo la scelta di chiudere il partito per farne non uno in più, ma uno nuovo. Più moderno. E con la testa che guardasse avanti e non indietro. E poi ai tre anni da segretario Pd delle torri, insieme a tante persone, a tutto quel tempo impiegato per far passare un’idea nuova (e io spero sempre più innovativa) della sinistra.

Ho ripensato al Veltroni del 2008, all’errore fatto nel non coltivare quel risultato (34%) nonostante la sconfitta (più che meritata) alle elezioni politiche dopo il disastro dell’Unione.
A quando, accompagnandolo in macchina con la mia focus da San Gimignano a Empoli, dopo le sue dimissioni gli spiegavo quanto avesse fatto male ad andarsene e, soprattutto, ad andarsene in quel modo: senza ‘cattiveria’, senza porre questioni dirimenti, senza rendere chiaro al popolo democratico quale era la sua opzione politica e quale quella di chi, si diceva allora, ‘non lo faceva lavorare’. Un trauma. Da cui sono derivati poi tutti i disastri nazionali successivi. Ho ripensato a tutto quello che ci è stato dopo, fino ai troiai imbarazzanti e devastanti della non vittoria alle politiche, al siluramento di Prodi, al Governo Letta e via con tutti gli altri imbarazzi che qui sul territorio abbiamo dovuto subire da Roma…. Vergognosi.

“Allora si può fare davvero”, mi sono detto.
Come me l’ero detto nel 2008, pur avendo perso ma considerando quel 34% una dimostrazione di una strada corretta. Nuova certamente, ma non una via cieca.
Aveva ragione Veltroni?
Credo proprio di sì. L’ho sempre pensato, non solo quando abbiamo chiuso i ds, ma soprattutto nella convinta costruzione del Pd a cui, almeno a livello territoriale, ho dedicato alcuni anni non solo per i compiti che mi sono stati affidati.
La speranza insomma, ma vorrei dire meglio la volontà,  di un’idea di sinistra riformista (parola vuota che da sola non vuol dire nulla) ma che invece si sostanzia se rappresenta un’istanza perenne di cambiamento e di progresso, se si pone l’idea di una sinistra grande (cioè senza rinchiudersi nei fortini rassicuranti delle ideologie e delle bandiere e in cui possono, non senza dibattito, convivere posizioni anche più radicali, ed il tema di come si prendono le decisioni è ancora tutto lì al nostro interno, momentaneamente messo da parte dal decisionismo di Matteo e dai numeri che ha), se si fa carico di un progetto nazionale (il #sipuòfare o il #cambiaverso per capirci e semplificando), se si pone di rappresentare un rinnovamento democratico per l’Italia, anche attraverso l’innovazione del sistema politico (cioè i partiti e come funzionano) e di quello (spinoso ma non eludibile) del sistema istituzionale che necessita di un aggiornamento.

Insomma: una sinistra moderna. Che discute certo, ma poi decide, si dà dei tempi sulla base di priorità ed obiettivi. E li fa sapere, senza giaguari da smacchiare, ma dicendo quello che vuol fare.
Una sinistra riformista che sta sulla frontiera dei cambiamenti sociali, economici e politici.
Una sinistra che, per questo, rischia di più. 
Anche suggerendo e praticando riforme mai fatte.
Riformismo è rischio, la conservazione è più rassicurante.
Ma la sinistra per dirsi riformista o è questo, e fa rima con cambiamento (che non è necessariamente rivoluzione e violenza), con progresso, con riforme, con comunità che porta giustizia sociale, più libertà, diritti e nuove opportunità, o non è.

Senza farla troppo lunga: è tutto questo il Pd di Matteo Renzi, così come immaginato al Lingotto? Non lo so e non sta sicuramente a me dirlo. Ma il risultato è, da una parte, figlio di questa impostazione, dall’altra incoraggiamento a perseguire una strada che è stata imboccata ma non ancora percorsa tutta.
Quel che mi appare chiarissimo è che questa è (ancora) la vittoria di Renzi più che del Pd.
Nel senso che ancora dubito che tutto il Pd abbia fatto propria questa visione. 
Molto, per adesso, c’è del personalismo e del carisma di Matteo. 

Una cosa è certa, almeno per me: quando il Pd ha praticato innovazione è quando è riuscito meglio. A tutti i livelli.
La sinistra, almeno quella che il Pd vuole rappresentare, la deve smetter di avere paura della modernità, e di arroccarsi nel bel tempo che fu. Che fu e che, oggi, non è più.
Grillo ha perso, non solo per un messaggio di paura o per i suoi toni esasperati e francamente beceri, ma proprio perché anche l’elettorato di Grillo, a suo modo, esprime un sentimento di innovazione. 
Ma se il Pd fa il suo mestiere, quello per cui è nato e per cui vale lavorare per una sinistra riformista e moderna in Italia, gli toglie una parte di terreno sotto i piedi, come è accaduto. 
Sta qui, secondo me, la chiave del successo di Renzi. Non perché l’elettorato di grillo sia di destra o di sinistra, è sicuramente un elettorato più complesso e, con rispetto, dico che ancora rappresenta sempre il 20% degli italiani che votano. (PS: anche se, devo dire, che il “o noi o loro!”, ha me ha saputo parecchio di destra…e poi, comunque, qualcuno ci dovrà spiegare perché in Italia si vuol fare il vino in purezza 100%, senza confrontarsi con i vini rosè dei bersani e dei renzi di turno, e in Europa si accettano disciplinari assai più annacquati, per stare in una metafora agricola cara alle nostre terre, e si ritiene invece accettabile ragionare, ovviamente non in streaming, con l’Ukip inglese di Farange, per dirne uno…). Andiamo oltre. Senza scomodare nessuno.

Il principale merito di Renzi (mi pare troppo presto per dire pienamente ‘del Pd’), a mio avviso, è stato proprio questo: rispolverare, senza citarla, la ‘vocazione maggioritaria’ di veltroniana memoria (che tanto fa arrabbiare una certa parte della sinistra) ma che non significa far da soli ma parlare a tutta l’Italia, e porsi da riformista contro i conservatori ed i conservatorismi. Sostanziando questo atteggiamento con proposte comprensibili, seppur discutibili quanto si vuole, ma con proposte. Avessimo avuto qualche anno addietro il pensiero politico di Veltroni con la determinazione di Renzi, avremmo governato già dal 2012, dopo  la caduta di Silvio e con la legittimazione del voto popolare. Ma la storia, si sa, non si fa con i ‘se’ e con i ‘ma’. Figuriamoci la politica.

Ma la storia sa anche essere interessante.
Mi soffermo su un paio di altre considerazioni che le elezioni europee ci consegnano.
Intanto, va detto che anche 5 anni fa, pur nell’arretramento complessivo del campo socialdemocratico il Pd italiano, con 8.007.854 voti e il 26,1% su scala nazionale, con 21 eurodeputati, si ritrovava, seppur di poco, il primo partito di centrosinistra in Europa, a fronte di cali molto più drastici in diversi paesi.
Cinque anni fa l’Europa uscì dalle elezioni ancora più a destra dei precedenti cinque.
Oggi scopre un sostanziale pareggio tra le principali famiglie politiche europee, il PPE ed il PSE, ma sono considerevolmente cresciute le forze euroscettiche, nazionaliste e xenofobe rispetto a soli cinque anni precedenti. Oltre ad una astensione che resta impressionante, rispetto alla quale il dato italiano spicca invece per partecipazione…

L’astensione, seppur fisiologica nel voto europeo, la leggo in due modi: 1) un’Europa sempre più difficile da comprendere (sono d’accordo con quanto scrive Baglioni nel dossier de La voce.info  e la complessità, si sa,  allontana i cittadini; 2) soprattutto la necessità di politiche di risanamento dei debiti pubblici che non ammazzino le persone e politiche per lo sviluppo che mettano al centro lavoro, investimenti, diritti, ambiente ed energia.

E bene: la storia mette le mani di Renzi e del Pd, dell’Italia Paese fondatore della UE, Paese deriso anche per colpa dell’inconcludenza berlusconiana al governo, la possibilità di guidare questo processo di riforma.
Sì perché Renzi è il leader riformista  più forte in Europa così come uscito dal voto europeo, alla guida del più forte partito riformista in Europa, col suo 40,8% nonché del principale partito che esprimere la maggioranza dei parlamentari all’interno del più grande gruppo progressista nel parlamento Europeo, cioè dentro il PSE. Che se è vero che non è arrivato primo, per demerito soprattutto questa volta di Francia Germania e Spagna, c’è bisogno di lui da parte del PPE per garantire un governo all’Europa.

Personalmente la trovo un’occasione (ed una coincidenza) oltre che fortunatissima anche straordinaria, da non sprecare. Renzi mi sembra consapevole. Io ci spero. Convinto che, tra un nord Europa che chiede meno solidarietà ed un sud Europa che chiede meno austerità, la via maestra stia nel mezzo a queste due pulsioni, attraverso le politiche per il risanamento comune e per lo sviluppo che ho detto sopra. L’Italia ha questa occasione, difficilissima, ma non può non giocarsela.
Sapendo che in Europa non servono gli effetti speciali, le battute, le corna o l’improvvisazione (l’ho sperimentato personalmente le volte che per lavoro mi sono recato a Bruxelles), ma competenza e conoscenza dei dossier.
A me che ho fatto anche un po’ di studi del diritto europeo e della costruzione dell’integrazione europea appare come una ‘congiunzione astrale’ irripetibile. L’Italia, dopo questo voto, si candida a Paese che può guidare il processo, necessario, di ricostruzione europea.
Serve anche alla Merkel, che se è vero che ha rivinto il campionato tedesco, seppure di poco, in Champions League è andata malissimo. Vittoriosa a Berlino ma sempre meno in Europa.
Il 2 luglio inizia il semestre europeo a guida italiana.
La possibilità di dettare l’agenda, fattore decisivo in politica, ci farà capire subito di che panni ci vestiamo.


***

Il voto a San Gimignano

Per la prima volta da quando seguo la politica, almeno a livello locale e mi riferisco ovviamente al Pd, questo ha avuto un effetto, per quanto indiretto ma positivo dal livello nazionale.
Il mitico “effetto traino”, quello che ho sempre sentito evocare nelle fumose stanze di quando mi sono avvicinato alla politica ma che, inesorabilmente, beneficiava sempre gli altri!
A questo giro si può dire che l’effetto Renzi-Pd (l’ordine non è casuale come ho scritto prima) ha dato una mano anche sui territori, anche a livello locale (tranne le classiche eccezioni che confermano la regola, anche vicino a noi, vedi Certaldo e vedi Colle… Aggiungo che la valdelsa rischia un ribaltamento mai visto nella storia. Conosco molto bene sia la vicenda di Certaldo, frutto di primarie avvelenate, e quella di Colle, frutto di miopia e manovre di un gruppo dirigente che, forse, ha remato al suo stesso interno in due direzioni opposte l'una all'insaputa dell'altra, facendo nascere la lista civica trasversale che tutti conosciamo e che pure -domandiamoci perché?- gode di così tanta stima. Se il voto dovesse confermare un passaggio di testimone in entrambi i comuni e, soprattutto, in quello che fu il primo Comune socialista della Toscana ed uno dei primi nella storia d’Italia come Colle, avremmo una Valdelsa, senese ma anche fiorentina, a geografia variabile. In cui l’unico Sindaco al secondo mandato sarebbe il nostro, quello di San Gimignano, e con una responsabilità in più per la nostra città per dare alla valdelsa una guida ed una visione comune. E con qualche problema in più, immagino, nella maturazione di scelte condivise).

Grazie anche a questo così detto “traino nazionale”, ma soprattutto grazie ai Sangimignanesi il centrosinistra ha vinto anche a San Gimignano, così come avvenuto in larga parte d’Italia. E le grandi vittoria chiamano più responsabilità e sempre maggiore impegno.

Al netto di questo aspetto di “traino”, ritengo che le motivazioni siano infatti e soprattutto nostre, locali. 
In sintesi:

Una coalizione vincente. La coalizione tra PD e SEL ottiene il 74,8% dei consensi, pari a 3.291 voti (206 voti in più del 2009 quando a votare furono in 4.903 a fronte dei 4.643 sangimignanesi recatisi alle urne domenica scorsa). Una coalizione (“Centrosinistra per San Gimignano”) che ha guadagnato un +8,8% rispetto al 2009.
Un risultato straordinario e per nulla scontato alla vigilia del voto, dopo 5 anni di legislatura tra i più travagliati della storia della Repubblica per effetto della crisi economica, dei tagli ai trasferimenti statali e dei ripetuti attacchi all’autonomia degli enti locali.

PD in forte crescita più il contributo di SEL. Un’affermazione frutto di una solida
collaborazione politica con SEL e della marcata ripresa del PD a livello nazionale e locale.
A San Gimignano, infatti, il PD ottiene alle europee il 66,42% dei consensi (2.990 voti), che è il
terzo miglior risultato dei democratici in provincia di Siena, dopo Castiglion d’Orcia e Chiusi.
A livello locale il 74,8%, pari a 3.291 voti, ottenuto dal “Centrosinistra per San Gimignano” a
trazione PD è anch’essa la terza miglior percentuale della provincia (dietro soltanto a San Casciano
dei Bagni e Radicofani, fatta eccezione dei 100% di Gaiole in Chianti, Radda in Chianti e
Chiusdino dove si è presentata una sola lista) e la percentuale più alta tra i comuni sopra i 5.000
abitanti.

Il Pd ed il centrosinistra avanzano, le opposizioni arretrano tutte. E’ questo il dato politico per me più evidente sotto le torri. Le opposizioni a San Gimignano, infatti, arretrano tutte rispetto a 5 anni fa, come nel caso della Lista Civica (dimezzata al 6,6%, era al 10,8% nel 2009, segno evidente che il progetto ormai ha il fiato corto e che i passaggi transfrontalieri non pagano) ed il Centrodestra (letteralmente crollato al 4,4%, era al 14,2% nel 2009). Oppure rispetto al dato delle Europee, come nel caso del neonato M5S che scende al 14,1% dal 15,3% del voto per Bruxelles.
A livello locale il Pd ed il centrosinistra hanno fatto ciò che ha fatto il Pd di Renzi a livello nazionale: ha tenuto i proprio voti e li ha sottratti alle opposizioni.
La differenza in termini assoluti di voti tra le europee e le comunali è positiva, e segna un +211 voti. 
Sarà stato un fatto di fiducia, capacità e competenze delle persone, come sempre più è a livello locale, tale da non ritenere competitive e meritevoli di essere premiate le alternative, ma resto convinto che tanta differenza l’abbia fatta soprattutto la proposta per San Gimignano, il modo di costruirla e poi di porla.

Un programma completo per dare risposte e progetti ai cittadini. Questa è stata per me la principale motivazione di una così netta vittoria. In una campagna che a volte ho trovato sterile di idee e molto polemica sui “ciccioli” (roba da cui mi tengo lontano da sempre), amplificati dal bar sport digitale che è FB, io credo che i Sangimignanesi abbiamo invece apprezzato il programma del centrosinistra.
Questo almeno è quello che mi sono impegnato a fare in campagne elettorale: spiegare che c’era e c’è un'idea di città e di Comune ed un programma realistico, attento a dare risposte ai bisogni dei cittadini, oltre a contenere progetti per tutta San Gimignano.
Durante la campagna elettorale mi sono impegnato proprio a marcare questa differenza di visione:
la volontà di governarla tutta questa città e tutto insieme questo territorio, da Badia a Elmi a
Castelsangimignano, oltre ogni settarismo e visione parziale, senza pensare ad una San Gimignano
da vetrina e ad una dimentica.
I Sangimignanesi hanno apprezzato questa proposta, concreta e rivolta a tutta la comunità, anche
perché costruita in modo aperto, con metodi partecipativi, attraverso tavoli tematici che hanno
ulteriormente arricchito l’esperienza di buongoverno della coalizione uscente.
Metodi che spero proprio il Pd e l’Amministrazione vogliano fare definitivamente propri: la domanda, per quanto spesso indistinta e generica, di cambiamento che si percepisce nel Paese, deve trovare una sua declinazione anche in sangimignanese. Per me significa tradurre questa domanda in  tre risposte guida: innovazione, trasparenza, partecipazione.

Un mandato pieno per il nostro Sindaco. Si tratta di un successo e di un mandato pieno anche per Giacomo, nostro Sindaco uscente, frutto da un lato dell’impegno assiduo e della presenza costante di questi 5 anni e, dall’altro, dei risultati ottenuti sotto tanti punti di vista. Per me il principale di questi, al di là di tante cose roboanti, quello per cui ci siamo battuti anche dai banchi del Consiglio con i miei colleghi, è quello di aver fatto sì che San Gimignano non tornasse indietro ed anzi reggesse meglio di altre realtà una fase economica negativa per tutti (tradotto: mantenuti i servizi ai cittadini, in alcuni casi rafforzati, sostegno alle politiche sociali, imposte locali basse, livelli di investimenti da ‘grande comune’ per tutto il territorio, centro storico e frazioni…).

Poi ci voglio mettere anche una lista di candidati al Consiglio che si è dimostrata capace di intercettare molti consensi, competitiva e capace. Per esserci passato da segretario 5 anni fa, dovendo gestire il post elezioni e sapendo la delusione che segue ad una mancata elezione, qui mi sento soprattutto di dire grazie a chi non è stato eletto. Per l’impegno costante e la personale e positiva esperienza messa a disposizione della coalizione e dei cittadini. Valori e capacità a cui non vorrei rinunciassimo.
Così come faccio gli auguri ai neo eletti delle opposizioni. 
La mia idea di politica l’ho ri-spiegata in un post in campagna elettorale, sicché non credo che suoni artificioso questo mio augurio. 
Quanto a Sel la mia opinione è che c’è tutto lo spazio politico, visto il risultato ottenuto a livello di coalizione e di singoli, per recuperare in Giunta con una presenza istituzionale. Così come sulla Giunta mi aspetto una composizione che tenga conto del risultato pieno ottenuto, del fatto che si è ad un secondo mandato consecutivo, che sia all’altezza dell’impegno dei numeri ottenuti, che sia anche un investimento politico sul futuro (non intendo solo sul piano anagrafico), razionale nell’organizzazione delle deleghe come abbiamo scritto nel programma (cultura, attività produttive, agricoltura e energia e ambiente necessitano di ancora più cura nella prossima legislatura), senza fare di certi aspetti (come tempo e ‘appartenenze’ varie…) elementi decisivi delle scelte. Insomma, bisogna fare buon uso della vittoria che, come diceva Polibio nelle ‘Storie’, a volte è più complicato del vincere stesso.

Mi soffermo poi su alcune, ultime, considerazioni forse marginali ma che vanno fatte.
Intanto, in tempi di antipolitica e di vaffa indistinti, le comunali confermano il centrosinistra sopra la soglia dei 3000 voti (a questo giro 3.201 per la precisione), che confermano una forte presa della nostra parte politica sulla realtà sangimignanese, che rappresentano un altrettanto importante patrimonio di consenso da curare e coltivare e da non disperdere, a cui dare continuamente attenzioni, soluzioni, risposte nell’interesse generale. Per me questa era e resta la sfida più importante, la prima missione e la più grande responsabilità verso i sangimignanesi e, aggiungo poi, verso la storia politica della nostra comunità.
La responsabilità di questo dato la sentivo addosso 5 anni fa e la risento addosso anche oggi, anche se non avrò compiti esecutivi, ma comunque per quello che potrò fare e nelle vesti che sarò chiamato a ricoprire. Che è il frutto di un lavoro che viene da lontano, di tante battaglie, di uomini e donne capaci di mirare al bene di San Gimignano nel tempo, di guardare oltre il proprio naso o la scadenza del proprio mandato amministrativo.
Non va tutto bene, ci sono molte cose da aggiustare, lo so bene e in alcuni casi le ho pure dette, so che c’è il quotidiano da gestire ma vorrei che questa tensione a pensare oltre i propri cinque anni non si smarrisse.

Infine, poiché per formazione e per carattere non sono stato abituato a nascondere i problemi, spero che il netto risultato a livello di elezioni europee e l’altrettanto netta affermazione del Pd a livello di elezioni comunali non facciano perdere, con molto senso pratico, la cognizione che ancora le cose nel Pd non funzionano del tutto, a quasi 8 anni di distanza dalla sua fondazione. 
Non parlo solo del nazionale, qui parlo di noi e del Pd delle torri. 
Le ragioni che mi hanno portato ad una astensione all’ultimo congresso locale, non certo per battaglie sulle persone che non mi interessano, ma per mancanza a mio avviso di strategie, proposte e messaggi politici chiari e leggibili dai nostri cittadini, insomma di un pensiero e di metodi nostri, per me restano piuttosto aperti. La vittoria netta spero non serva ad aggirare i problemi, anzi ad affrontarli meglio e con chiarezza. Il PD da brillante idea, capace anche di vincere come ha dimostrato Renzi con le europee, deve farsi partito, soggetto politico coeso, abbandonando de-fi-ni-ti-va-men-te “le casacche” di appartenenza e coltivando quella vocazione maggioritaria di cui ho detto che è, in primis, coltivare idee e soluzioni per l’Italia e per le comunità che si amministrano.


***
Quanto a me...
Per quanto mi riguarda, parlo sempre malvolentieri di me, voglio dire grazie ai 424 sangimignanesi che mi hanno dato fiducia.
Confesso che non me lo aspettavo, così come confesso di non averci capito nulla alla vigilia dove non riuscivo a leggere segnali che mi apparivano molto contrastanti.
Il risultato mi responsabilizza ancora di più, ce la metterò tutta per esserne all’altezza.
La gratificazione più grande è quando penso che questo risultato è stato ottenuto senza avere ruoli esecutivi, assessorati o altro, ma solo su aspetti politici e, forse, anche personali.
Anche per questo continuerò a mettercela di più di quanto ho fatto fin qui.
Mantenendo un’autonomia di pensiero, avendo San Gimignano e la Val d’Elsa nel cuore per esserci nato e cresciuto, e prendendo gli unici impegni che davvero sono in grado di prendere: di restare come sono, con i piedi per terra, di non cambiare, di ricordarmi di dove vengo e che la politica è prima di tutto servizio, che si può vivere per la politica (che è di tutti) ma non di politica (che se no serve solo a pochi); e di continuare a studiare e ad imparare, che è la cosa più importante.

venerdì 23 maggio 2014

La primavera (e non solo) del 1992

Il '92 è stato un anno che non scorderò.
Uno di quelli che, da adolescente, ti formano e ti segnano per quello che sarai o diventerai.
A luglio e a novembre se ne sarebbero andati nonno e nonna.
Uno dietro l'altra, lasciando piazza Sant'Agostino più vuota.
Nel primo caso avevo lasciato la terza media da poco e, come diceva lei, con profitto.
Nel secondo caso avevo da poco iniziato la IV ginnasio e, al ritorno a casa, mi dissero che da quella notte nonno non c'era più.
Non mangiai nulla.
Il 23 maggio, invece, avevo passato pomeriggio e sera davanti alla TV.
Incredulo a cercare di comprendere ciò che stava accadendo con la strage di Capaci e l'eliminazione di Falcone.
Ricordo tutto.
Anche l'inizio dello scandalo di tangentopoli.
E ricordo quella rabbia, quel senso di ingiustizia che senti così acuto (forse) solo da ragazzo.
Ricordo al tempo stesso, però, un pari e contrapposto senso di giustizia.
Quello che mi ha portato ad un certo tipo di studi.
Quello che mi ha portato ad un'idea di impegno civile e politico.
Quello che mi ha portato a nutrire rispetto e senso delle istituzioni democratiche.
Quello che ogni giorno mi e ci chiede, a ciascuno di noi, di mettercela tutta e provare (almeno) a fare il nostro dovere.
Ed a farlo per bene.
Devo molto al '92.

San Gimignano c’è! (qualche risposta, lunga, al Montanari)



Caro Montanari,
mio nonno ha combattuto per liberare San Gimignano e l’Italia dai tedeschi e dai fascisti perché ci fosse, anche, la libertà di parola per tutti.
Anche oggi, fortunatamente, dopo 69 anni.
L’importante, però, sarebbe non approfittarsene.

Mi congratulo per la sua scoperta dell’acqua calda: il fenomeno del turismo di massa nella nostra città. 
Benvenuto, se ne discute da vent’anni.
Così come non ho trovato per nulla originale la ormai (anch’essa) stucchevole litania su quanto è bello il turismo di sola qualità. 
Senza dire cosa significa, senza dire come si riconosce la qualità, senza proporre, soprattutto, una soluzione che sia una.

Quanto a rispolverare la chiusura del centro Storico (che sia l’Unesco o altri a chiederlo è comunque una bischerata), lasciamo stare.
Il Centro Storico va governato, né abbandonato né chiuso.

E governare è un po’ più complesso che scrivere un articolo.  
E lo si governa mantenendo servizi (non tutti) ed attività tra le sue mura; lo si governa con un citybus che consenta di raggiungerlo, a tutti, in modo pubblico, da tutti i quartieri; lo si governa pensando che non ci sono i residenti da una parte e i visitatori dall’altra, ma trovando soluzioni che contemperino le esigenze di chi qui ci viene e di chi qui ci vive (un esempio: i parcheggi riservati ai residenti, gratuiti, grazie anche ad un forte uso della tecnologia.); lo si governa attraverso un regolamento dell’arredo urbano che vieti di far diventare il centro storico un ombrellonaio continuo, che eviti le insegne luminose da metropoli ed una irrazionale occupazione del suolo pubblico di vie e piazze; lo si governa facendolo pulire con 3 turni di pulizia e spazzamento al giorno; lo si governa con l’idea di riportare alla fruizione pubblica zone oggi nascoste della città, come il parco dietro al S.Fina e come il complesso del San Domenico (questa robina, che rappresenta oltre il 10% del centro storico patrimonio Unesco rischiava, questa sì, di essere privatizzata e di essere sottratta per sempre all’uso pubblico! Lei dove era?); lo si governa immaginando una grande ZTL dietro i fossi come previsto nel Piano Strutturale; lo si governa investendo denari pubblici nel restauro dei palazzi e dei monumenti pubblici (teatro, logge nuove, ammattonati e piazze tanto per citare alcuni interventi degli ultimi 5 anni); e potrei continuare…

Basta tutto questo? Probabilmente no. 
Ma almeno è un'idea di dove vogliamo andare e di cosa vogliamo fare.
La qualità, se proprio si vuol ragionare seriamente, la si prova a fare con scelte di questo tipo.
Non con gli articoletti che grattano la pancia al pubblico amico.
Se poi lei ha soluzioni più brillanti ce le dica. E ci confrontiamo.

In più, lei spara nel mucchio (giochino facile facile), facendo però il danno più grosso proprio ai tanti commercianti, artigiani, albergatori, operatori ricettivi, ristoratori che invece fanno della qualità il loro paradigma: accoglienza, cortesia, professionalità, scontrini sempre, lingue estere conosciute e parlate, sforzo di far conoscere le bellezze della nostra arte e cultura, etc…
Chieda scusa a questi.
Che sono proprio quelli che a diventare una “Disneyland del Medioevo”, “un otulet della storia”, un “mall della cultura” (ma quanto si è sbizzarrito nella ricerca della vecchia retorica turistica eh?!?!), non ci pensano proprio!
Perché sono i primi a sapere che questa sarebbe la loro morte.

Le dico poi che a me il turismo non mi mette per nulla in fuga.
Ma chi gliele racconta queste balle?
Sono nato e cresciuto qui.
Ho un bel mutuo sul groppone che ho preso per ristrutturare la casa dei nonni per tornare proprio (pensi un po’) a vivere nel Centro storico.
E qui (udite udite) voglio continuare a vivere e qui voglio fare la mia famiglia.
Perché mi creda Montanari, non è vero che tutto è per i turisti.
E (non so lei con chi abbia parlato) dire che “l’unico posto pubblico in cui fare 4 chiacchiere è la lavanderia a gettoni”, dimostra che lei di San Gimignano, mi permetta, non ne sa proprio nulla.
In Centro storico ci abitiamo in 1503, sarebbe bastato chiedere a chi ci sta…

Lei dice che la soluzione sarebbe coltivare un turismo di qualità, diversificare l’economia.
Ma lo sa, ad esempio, che nel nostro programma di governo siamo gli unici che parlano anche di manifatturiero (mentre altri si scordano che siamo in Val d’Elsa) e più diffusamente di agricoltura? 
In questo secondo caso non per farne un museo delle cere, ma un fattore dinamico di manutenzione del territorio e fattore di reddito perché i nostri imprenditori agricoli continuino a lavorare ed a vivere qui.
Lo sa che prima della crisi il primo settore per addetti dei lavoratori sangimignanesi era il manifatturiero e non il turismo?

Lei scrive su di un giornale che invita a non omologarsi.
Bene, faccia uno sforzo anche lei che sul quel giornale ci scrive,a non omologarsi ad una retorica sul turismo a San Gimignano vecchia e inconcludente.

Sulla scelta della gestione esterna dei Musei Civici per 5 anni (la proprietà era e resta del Comune, cioè nostra), con me non attacca.
Parla a uno che si è battuto in Consiglio e con i colleghi affinché l’operazione non fosse soltanto un’operazione economicistica, perché dentro a quei Musei c’è la nostra storia ed il nostro futuro.
Grazie a questa chiave di lettura, ed al concetto del mantenimento del forte indirizzo pubblico, avevo pure strappato l’astensione di una parte delle opposizioni sull’atto di indirizzo del Consiglio Comunale.
Mi domando però, se vogliamo essere onesti intellettualmente, cosa avrebbe fatto lei a fronte dei tagli imposti dal DL 78/2010, art. 6 comma 8 (lo conosco bene perché siamo stati costretti a discuterne a lungo). 
Si tratta di quella cosina che dal 2011 ti impone di spendere non oltre del 20% di quello che spendevi nel 2009 in convegni, mostre, promozione, pubbliche relazioni.
Tradotto in sangimignanese:  dagli oltre 100mila euro del 2009 si è passati ad appena 21mila euro nel 2011...

Erano i tempi del “con la cultura non si mangia..”, se li ricorda?
E non ci sono più nemmeno i tempi delle “vacche grasse”, per capirci, della fondazione MPS e della Fondazione Musei Senesi.
Quelli che forse lei avrà conosciuto.
Ricordo poi che per la gestione esterna si è svolta con una regolare gara ad evidenza pubblica. 
Così, giusto per ricordarlo, senza ricorsi degli altri partecipanti.
Come si chiamino i gestori a me interessa poco.
Mi interessa invece che siano dei professionisti, questo sì, e che corrispondano all’indirizzo pubblico.
Per questo mi sono impegnato e mi impegno.

Dunque che fare? Cosa deve fare un museo oggi?
Cosa devono fare, in particolare, i Musei Civici di San Gimignano, soprattutto dopo la scelta della gestione esterna, maturata a seguito dei vincoli di spesa e della spending review imposti dalle normative nazionali?
Per noi e per me la risposta è nel dialogo permanente fra musei e territorio.
I musei non possono e non devono vivere di soli “eventi”, ma della relazione quotidiana col nostro territorio.
In mancanza di risorse locali e nazionali serve un rapporto profondo fra i nostri Musei Civici ed i suoi potenziali frequentatori/visitatori/cultori, l’associazionismo che il nostro Comune esprime – anche per la valorizzazione dei tanti “tesori minori” oggi non fruiti – e, aggiungo, le nostre istituzioni scolastiche.
E’ decisiva la relazione tra museo e territorio, tra patrimonio culturale e comunità, e dunque è importante investire nella valorizzazione delle nostre collezioni permanenti; rivisitare in chiave storica e tematica le opere di cui disponiamo;  mettere in campo allestimenti innovativi; mettere in campo percorsi didattici (costanti) con le scuole (nell’atto di indirizzo del Consiglio Comunale c’è!) e le nostre associazioni

A me e a noi dell’"intrattenimento di cassetta" non importa proprio nulla.
Ci interessa invece, oltre la nostra storia dare  un indirizzo anche per il futuro.
 E questo non può, per me, che essere un forte indirizzo pubblico, secondo i criteri e gli obiettivi che ho descritto e che sono nell’Atto di indirizzo del Consiglio.
Questo sì che sarà uno dei compiti più impegnativi e delicati della nuova Giunta comunale.

Infine, siccome sono abituato a rispondere a tutto e, se ci riesco, ad argomentare, le dico al volo anche cosa penso della ForGood.
Personalmente "a pelle", l’idea mi fa venire i brividi…pensare di riprodurre l’unicità è un’idea antica quanto  perdente. Ma che ha, purtroppo dico io, pure un suo mercato...
E tuttavia: se ha da essere (nel senso che se l'Amministrazione comunale non ha strumenti giuridici per evitare/condizionare in alcun modo iniziative del genere, come sembra), avevo e ho suggerito molta prudenza. Per intenderci e telegraficamente: credo infatti che il Comune non debba metterci "il cappello" sopra, nel senso di una iniziativa intesa come di una qualche valenza pubblica, considerato che il tutto muove, comunque, da un interesse privato (e per me discutibile per quel che ne so ad oggi).
Detto questo, le rispondo tranquillamente alla sua domanda: i Cinesi hanno preso un abbaglio e non hanno proprio capito nulla di San Gimignano.

A San Gimignano, quando uno non c’ha preso proprio per nulla, si dice che “l’ha buttata di fori!”.
Ecco, mi pare, pur avendo provato a darle qualche risposta, che questo sia anche il suo caso.

Mi dispiace, perché avrebbe potuto innescare un dibattito anche serio, invece di puntare il dito verso la Giunta Bassi (perché -stringi stringi- lei lì voleva arrivare), con tanto di appellino finale al voto. Mah!
Diciamoci la verità: da umile e per nulla capace giornalista pubblicista le dico che pezzi come il suo a 3 giorni dalle elezioni si chiamano, tecnicamente, in un modo solo. Che non riporto per carità di patria.

Diciamoci la verità: grazie alla nostra San Gimignano, lei si è preso la prima pagina di un quotidiano nazionale e si è fatto una grande pubblicità.
Perché ancora, e con buona pace dei cinesi, siamo guardati ed apprezzati da e in tutto il mondo.
Almeno ci ringrazi.

mercoledì 21 maggio 2014

La CO2 della discordia (e dell’arroganza)


Trovo le parole del Signor Piazzini su gonews di stamani di un'arroganza fuori misura.
A parte il fatto che il Tar si pronunci dopo 2 anni (e ha fatto presto), consiglierei più prudenza e cautela. Oltre che a moderare i toni e le parole.

E premetto subito, a scanso di equivoci, che comprendo anche una certa agitazione di chi, alla fine, se stiamo alle parole, chiede solo di poter fare il suo lavoro. Tutto legittimo. Addirittura, tutto garantito dalla Costituzione (più che dal Tar ad essere precisi).

Vorrei però ricordare che nessuno (almeno della maggioranza uscente Centrosinistra per San Gimignano), ha mai messo in dubbio il suo diritto (né quello di altri) a fare impresa.
E a farla nel rispetto della normativa vigente.

Vorrei anche ricordare che nessuno è ed ha mai “voluto andare contro legge”, soprattutto chi è dentro e rappresenta le istituzioni. Ma di che parla?

Affermare poi che “Ai candidati a Sindaco dei Comuni di San Gimignano e Barberino dico solo “state sereni” il Tribunale ha chiarito l’evidente e cioè che San Paolo si trova a Certaldo e che tutte le procedure fatte sono del tutto regolari. In conclusione la legge ci da ragione e noi siamo disposti al dialogo e determinati a portare in fondo le nostre attività ma per fare un percorso rispettoso della cittadinanza abbiamo bisogno di persone che rappresentano le istituzioni che siano serie e responsabili nel far rispettare le leggi e non ciarlatani o maghi del consenso che vogliono solo e comunque, anche contro legge come con l’istituzione di un nuovo parco, ostacolare le attività di impresa e non dialogare istituzionalmente per trovare soluzioni che possano dare nuove opportunità al territorio nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente”.

Caro Piazzini, ecco un po’ di cose su cui la sua uscita non c’è piaciuta per nulla (per non dire peggio), senza troppa polemica:

1)      ognuno di noi le riconosce il sacrosanto diritto di fare impresa a normativa vigente. Si figuri se istituzioni democratiche si permetterebbero di fare il contrario. Ancora: di cosa parla?
2)      Nessuno di noi (e con noi intendo noi PD e SEL di San Gimignano -coalizione Centrosinistra per S.Gimignano-, ha mai dato la stura a ciarlatani o maghi, nessuno di noi ha mai usato violenza (ci mancherebbe altro) né fisica né verbale contro di lei o altri.
3)      Nessuno di noi ha mai cavalcato il Comitato, convinti come siamo che ciascuno debba fare il proprio mestiere, con rispetto reciproco.
4)      Anzi, nostro malgrado, dal Comitato a volte abbiamo preso male parole perché abbiamo sempre spiegato (e capisco che l’argomento non faccia presa, nell’epoca dei berci elevati a politica), che alle istituzioni non spetta gridare, ma usare gli strumenti della legge ed i procedimenti amministrativi per tradurre le volontà politiche in azioni concrete. Questa è la democrazia e lo stato di diritto. Chi non lo capisce vada a scuola.
5)      Quindi: se lei rivendica il sacrosanto diritto di fare impresa nella legalità, sappia che c’è anche il nostro altrettanto sacrosanto diritto ad agire nella medesima legalità, con gli strumenti normativi vigenti affinché prevalgano altri interessi, cioè quello pubblico della comunità e del territorio rispetto al suo privato. E’ quello che stiamo facendo come Comuni (almeno come San Gimignano ne sono certissimo), all’interno della VIA regionale, con l’Odg approvato dal Consiglio Regionale a novembre scorso, con le azioni per la modifica del Piano Estrattivo e quello Ambientale regionale.  
6)      Se ha scarsa memoria la informiamo che a San Gimignano siamo contrari a questo tipo di attività da oltre 10 anni, quando la SOL ci provò nel territorio di San Gimignano ad inizio anni 2000. Ora che siamo a 3-4 km più in là, in Comune di Certaldo, non abbiamo cambiato idea. 
7)      Siamo stati anche contrari fin dal 2012, nel caso specifico, al suo nuovo progetto a S.Polo, per le stesse motivazioni di allora. Leggere qui per rinfrescare la memoria, grazie.
8)      L’idea del parco fluviale, dovrebbe saperlo, non è certo di ora. Anzi se proprio dobbiamo dirla tutta i nostri Comuni sono rimasti anche un po’ indietro (anche per alcune buone ragioni, prima tra tutte il coordinamento di tutti i diversi strumenti urbanistici comunali). Mica pensiamo ad un parco fluviale per bloccare un’attività di impresa!!! Se lo si fa lo si fa per un’idea di territorio e di paesaggio, di fruizione pubblica del territorio stesso, di conservazione e tutela della biodiversità, di attrazione turistica in una zona vocata turisticamente, etc… Ma per chi ci ha preso?
9)      Infine, anche se qui si entra nel campo delle opinioni, siamo da sempre poco (per nulla ) convinti che per il nostro territorio, per la Valdelsa, la sua attività possa “dare nuove opportunità al territorio nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente”.


Per tutto questo ci battiamo, nelle regole, perché le regole cambino a maggior tutela di un interesse più pubblico che privato. Senza minacce, senza violenza, con gli strumenti che la legge e la democrazia ci mettono a disposizione.
Questo è quello che può e deve fare la politica, senza acredine, senza rivalse personali, a tutela 
dell’interesse generale. Il mondo, per fortuna, non finisce in un TAR. Ci farà fare il nostro lavoro? 

Si scrive agricoltura, si legge territorio, paesaggio, reddito e impresa


Premessina (ina ina...)
In una campagna elettorale locale che vedo molto interessata al cicciolo ma molto meno alle idee (ne sento poche in giro), mi ostino a parlare e scrivere di quello che vogliamo fare come centrosinistra  (e di un po’ di opinioni personali su ciò che vorrei fare) per San Gimignano nei prossimi anni.
Credo sia più utile.
O, se non altro, mi diverte di più.
Ma se invece, per dirla con il Manzoni, “fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.

Qui di seguito, rapidamente se ci riesco, quello che ho detto (venerdì scorso incontrando coi candidati al Consiglio ed il nostro candidato Sindaco alcuni imprenditori agricoli) e quello che penso.
 


Si scrive agricoltura, si legge territorio, paesaggio, reddito e impresa
Veniamo da 5 anni di rivoluzione nel mondo agricolo. 
Rivoluzione indotta da Roma ma, indirettamente, subita anche a San Gimignano. 
E di norma le rivoluzioni servono per fare (anche) progressi a ciò che, appunto, si intende rivoluzionare. 
In agricoltura è successo il contrario. 
Si è rischiato pesantemente di tornare indietro. 
Ed il dato economico condiviso da tutti su quest’ultimo lustro (si dice: “l’agricoltura a San Gimignano non è cresciuta ma ha tenuto”) appare quasi come un mezzo miracolo. 
E siccome i miracoli non sono di questo mondo, penso più prosaicamente che il merito sia dei nostri agricoltori che si sono rimboccati le maniche, hanno fatto due conti ed indossato la giacca pesante in attesa del passaggio della burrasca.  

Al mondo agricolo negli ultimi anni, infatti, è stato chiesto un contributo importante nel risanamento del Paese. Faccio alcuni esempi, così ci capiamo:
-         la novità assoluta dell’IMU sui fabbricati rurali (novità storica!)
-         la vicenda del tributo di bonifica
-         il continuo aumento dei carburanti agricoli
-         la riforma Fornero che ha interessato anche questo settore, solo per fare qualche esempio...

Soprattutto la vicenda dell’IMU è emblematica.
Per San Gimignano, per terre come le nostre, ma verrebbe da dire per un Paese come l’Italia, ha significato la fine di un patto fiscale prima e sociale poi.
La rottura di quel patto/concetto per cui lavorare la terra, curare e mantenere il paesaggio per trarne fonte di reddito e di vita costa fatica, rischio di impresa elevatissimo e sconta difficoltà dovute al fattore più incerto ed imprevedibile del nostro pianeta: la natura.

Penso dunque che, prima di tutto, sia necessario rimettere al centro delle politiche agricole, a tutti i livelli attraverso condizioni e strumenti concreti, i suoi veri protagonisti:
-         il territorio, il lavoro e dunque l’impresa e l’imprenditore agricolo

Così come è necessario, anche a San Gimignano, almeno per quello che a noi compete e sui cui possiamo incidere, aprire una discussione per un rinnovato rapporto tra città e campagna (non solo perché in campagna c’è la nostra storia e la nostra tradizione, ma perché oggi sempre di più c’è un presidio di gestione del territorio ed un fattore produttivo e di reddito prezioso, ma in difficoltà). Se così non sarà tra poco ci penserà, a cose fatte tra l'altro, la nuova LR sul paesaggio in costruzione in queste settimane. 

Ho detto dunque bene e ok alla salvaguardia del territorio, così come prevede la nuova LR sul governo del territorio (anch’essa in discussione in queste settimane), ma comunque no a rigidità. 
Non sbracare (sul territorio e sul paesaggio non si scherza!), ma senza ingessare tutto. Mi spiego. 

Se il tema è rimettere al centro territorio, lavoro ed impresa agricola, l’imprenditore agricolo deve essere messo però nelle condizioni di lavorare.
E di lavorare anche sapendo di farlo da una condizione di partenza per cui la nostra campagna, come è stato giustamente fatto osservare, ha un costo di produzione più alto di altre. 
Ma sapendo altrettanto bene che è proprio questa visione complessiva, questa visione di non sfruttamento intensivo della nostra campagna che ancora oggi fa la nostra differenza e, in moltissimi casi, la nostra eccellenza qualitativa.

Dunque l’imprenditore agricolo deve essere messo nelle condizioni di lavorare.
Alcune cose possono essere fatte subito:
-         dai cambi di coltivazione che non prevedono opere edilizie da fare senza titoli abilitativi (i famosi permessi), alle norme sui reimpianti (ma chi si avventura oggi in simili azzardi? Eroi...), ai movimenti terra per attività agricole, alle modifiche delle inclinazioni delle falde in caso di sostituzione delle coperture oggi in eternit, etc…

Per farlo la prima cosa da fare è semplificare! Norme e procedure.
Senza mollare di un centimetro la tutela del territorio e del paesaggio, ma togliendo tutto ciò che fa perdere tempo e, soprattutto, non aggiunge una virgola sul piano ambientale e tecnico.

E semplificare non dicendolo e basta (e poi sperando che lo facciano o lo debbano fare altri).
Ma partendo da ciò che dipende da noi!

Vista anche l’esperienza di questi ultimi 5 anni in Consiglio Comunale, faccio sempre questo esempio: di Consiglio sono passati soltanto 2 PMAA, per essere prima adottati e poi approvati come Piani attuativi. Tempo medio (perso) circa 3-4 mesi. Al netto della crisi e di molto alto, questo è un passaggio da eliminare. Attuazione di un principio giusto (avere lenti addosso a chi intende intervenire su di un territorio di pregio come il nostro), oggi sconta un contesto totalmente diverso da quando la norma fu pensata.Senza che, diciamocelo francamente, il Consiglio possa aggiungere nulla (o pochissimo) sul piano tecnico all'istruttoria eseguita.

Dunque, ecco alcune cose che abbiamo proposto di fare:
-         niente Piano attuativo per i PMAA (poi vediamo la nuova LR che cosa dirà, se metterà delle soglie  sopra le quali il piano sarà comunque necessario e, dico i, può essere ragionevole una simile soluzione)
-         nuovo Regolamento Urbanistico (RU), il secondo del nuovo Piano Strutturale (PS), che inevitabilmente comporterà una variante allo stesso PS
-         abolizione della commissione edilizia comunale (resta quella paesaggistica, obbligatoria per legge)
-         riorganizzazione dell’ufficio urbanistica
-         aggiornamento del regolamento edilizio (con particolare attenzione alle agri-energie)
-         no deciso, come diciamo da oltre 3 anni e come avevamo già detto oltre 10 anni fa quando interessato era il Comune di San Gimignano, a progetti di estrazione di CO2
-         tavolo verde caratterizzato da: presenze qualificate degli operatori agricoli e maggiore funzione ex ante sulle scelte determinanti.
-         Aggiungo un tema (personale) che andrà definitivamente risolto e su cui siamo rimasti indietro: gli scarichi fuori fognatura in territorio aperto. Recupero del pregresso, condivisione a livello valdelsano di un solo ufficio competente, procedure, tempi di rilascio certi e controlli a campione. La qualità e la tutela del territorio,  a casa mia, passano anche da questa roba.

Su tutto questo abbiamo ribadito una scelta da cui non possiamo e non vogliamo tornare indietro: la qualità come criterio guida di ogni passaggio della filiera.

Noi infatti vogliamo sostenere, sia in modo diretto che attraverso azioni incentivanti come abbiamo fatto in questi anni, tutti quei progetti che vanno in questa direzione e che puntano ad accrescere il valore delle nostre produzioni.

Il Consorzio della Vernaccia, in tal senso, è il luogo fisico, ad esempio, di cosa si intenda per "fare qualità", confrontarsi sulla qualità (di sè e degli altri), investire in qualità (vedi il progetto sulla selezione clonale della Vernaccia).

Qui mi sono fermato, garantendo l’impegno su questi temi e ricordando le principali azioni el nostro programma.

Eccoli in sintesi e per farla breve ve li metto per titoli:


  1. IL PARADIGMA DELLA QUALITÀ: unico criterio in ogni passaggio della filiera.
  2. IL PAESAGGIO RURALE: UNA RESPONSABILITÀ DI TUTTI: salvaguardare la bellezza del territorio come elemento competitivo. 
  3. IL RUOLO STRATEGICO DELLA VERNACCIA E DEL CONSORZIO DELLA DENOMINAZIONE SAN GIMIGNANO: il vino di qualità come prodotto principale della nostra produzione agricola.
  4. UN NUOVO PROTAGONISMO PER GLI AGRITURISMI: Agriturismi docg: creare un’offerta garantita di qualità. 
  5. SOSTENERE E SVILUPPARE IL BIODISTRETTO: far crescere le produzioni biologiche. 
  6. INCENTIVARE LE PRODUZIONI A KM 0: gli ortolani son tornati di moda, evviva!
  7. OLIO E ZAFFERANO E ALTRI PRODOTTI: creare redditività per l’olio extravergine d’oliva.
  8. MENO BUROCRAZIA NEL SECONDO REGOLAMENTO URBANISTICO: semplificare si deve e stavolta tocca a noi.
Il PROGRAMMA COMPLETO lo trovate qui, in particolare a pag. 20.