mercoledì 21 maggio 2014

Si scrive agricoltura, si legge territorio, paesaggio, reddito e impresa


Premessina (ina ina...)
In una campagna elettorale locale che vedo molto interessata al cicciolo ma molto meno alle idee (ne sento poche in giro), mi ostino a parlare e scrivere di quello che vogliamo fare come centrosinistra  (e di un po’ di opinioni personali su ciò che vorrei fare) per San Gimignano nei prossimi anni.
Credo sia più utile.
O, se non altro, mi diverte di più.
Ma se invece, per dirla con il Manzoni, “fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.

Qui di seguito, rapidamente se ci riesco, quello che ho detto (venerdì scorso incontrando coi candidati al Consiglio ed il nostro candidato Sindaco alcuni imprenditori agricoli) e quello che penso.
 


Si scrive agricoltura, si legge territorio, paesaggio, reddito e impresa
Veniamo da 5 anni di rivoluzione nel mondo agricolo. 
Rivoluzione indotta da Roma ma, indirettamente, subita anche a San Gimignano. 
E di norma le rivoluzioni servono per fare (anche) progressi a ciò che, appunto, si intende rivoluzionare. 
In agricoltura è successo il contrario. 
Si è rischiato pesantemente di tornare indietro. 
Ed il dato economico condiviso da tutti su quest’ultimo lustro (si dice: “l’agricoltura a San Gimignano non è cresciuta ma ha tenuto”) appare quasi come un mezzo miracolo. 
E siccome i miracoli non sono di questo mondo, penso più prosaicamente che il merito sia dei nostri agricoltori che si sono rimboccati le maniche, hanno fatto due conti ed indossato la giacca pesante in attesa del passaggio della burrasca.  

Al mondo agricolo negli ultimi anni, infatti, è stato chiesto un contributo importante nel risanamento del Paese. Faccio alcuni esempi, così ci capiamo:
-         la novità assoluta dell’IMU sui fabbricati rurali (novità storica!)
-         la vicenda del tributo di bonifica
-         il continuo aumento dei carburanti agricoli
-         la riforma Fornero che ha interessato anche questo settore, solo per fare qualche esempio...

Soprattutto la vicenda dell’IMU è emblematica.
Per San Gimignano, per terre come le nostre, ma verrebbe da dire per un Paese come l’Italia, ha significato la fine di un patto fiscale prima e sociale poi.
La rottura di quel patto/concetto per cui lavorare la terra, curare e mantenere il paesaggio per trarne fonte di reddito e di vita costa fatica, rischio di impresa elevatissimo e sconta difficoltà dovute al fattore più incerto ed imprevedibile del nostro pianeta: la natura.

Penso dunque che, prima di tutto, sia necessario rimettere al centro delle politiche agricole, a tutti i livelli attraverso condizioni e strumenti concreti, i suoi veri protagonisti:
-         il territorio, il lavoro e dunque l’impresa e l’imprenditore agricolo

Così come è necessario, anche a San Gimignano, almeno per quello che a noi compete e sui cui possiamo incidere, aprire una discussione per un rinnovato rapporto tra città e campagna (non solo perché in campagna c’è la nostra storia e la nostra tradizione, ma perché oggi sempre di più c’è un presidio di gestione del territorio ed un fattore produttivo e di reddito prezioso, ma in difficoltà). Se così non sarà tra poco ci penserà, a cose fatte tra l'altro, la nuova LR sul paesaggio in costruzione in queste settimane. 

Ho detto dunque bene e ok alla salvaguardia del territorio, così come prevede la nuova LR sul governo del territorio (anch’essa in discussione in queste settimane), ma comunque no a rigidità. 
Non sbracare (sul territorio e sul paesaggio non si scherza!), ma senza ingessare tutto. Mi spiego. 

Se il tema è rimettere al centro territorio, lavoro ed impresa agricola, l’imprenditore agricolo deve essere messo però nelle condizioni di lavorare.
E di lavorare anche sapendo di farlo da una condizione di partenza per cui la nostra campagna, come è stato giustamente fatto osservare, ha un costo di produzione più alto di altre. 
Ma sapendo altrettanto bene che è proprio questa visione complessiva, questa visione di non sfruttamento intensivo della nostra campagna che ancora oggi fa la nostra differenza e, in moltissimi casi, la nostra eccellenza qualitativa.

Dunque l’imprenditore agricolo deve essere messo nelle condizioni di lavorare.
Alcune cose possono essere fatte subito:
-         dai cambi di coltivazione che non prevedono opere edilizie da fare senza titoli abilitativi (i famosi permessi), alle norme sui reimpianti (ma chi si avventura oggi in simili azzardi? Eroi...), ai movimenti terra per attività agricole, alle modifiche delle inclinazioni delle falde in caso di sostituzione delle coperture oggi in eternit, etc…

Per farlo la prima cosa da fare è semplificare! Norme e procedure.
Senza mollare di un centimetro la tutela del territorio e del paesaggio, ma togliendo tutto ciò che fa perdere tempo e, soprattutto, non aggiunge una virgola sul piano ambientale e tecnico.

E semplificare non dicendolo e basta (e poi sperando che lo facciano o lo debbano fare altri).
Ma partendo da ciò che dipende da noi!

Vista anche l’esperienza di questi ultimi 5 anni in Consiglio Comunale, faccio sempre questo esempio: di Consiglio sono passati soltanto 2 PMAA, per essere prima adottati e poi approvati come Piani attuativi. Tempo medio (perso) circa 3-4 mesi. Al netto della crisi e di molto alto, questo è un passaggio da eliminare. Attuazione di un principio giusto (avere lenti addosso a chi intende intervenire su di un territorio di pregio come il nostro), oggi sconta un contesto totalmente diverso da quando la norma fu pensata.Senza che, diciamocelo francamente, il Consiglio possa aggiungere nulla (o pochissimo) sul piano tecnico all'istruttoria eseguita.

Dunque, ecco alcune cose che abbiamo proposto di fare:
-         niente Piano attuativo per i PMAA (poi vediamo la nuova LR che cosa dirà, se metterà delle soglie  sopra le quali il piano sarà comunque necessario e, dico i, può essere ragionevole una simile soluzione)
-         nuovo Regolamento Urbanistico (RU), il secondo del nuovo Piano Strutturale (PS), che inevitabilmente comporterà una variante allo stesso PS
-         abolizione della commissione edilizia comunale (resta quella paesaggistica, obbligatoria per legge)
-         riorganizzazione dell’ufficio urbanistica
-         aggiornamento del regolamento edilizio (con particolare attenzione alle agri-energie)
-         no deciso, come diciamo da oltre 3 anni e come avevamo già detto oltre 10 anni fa quando interessato era il Comune di San Gimignano, a progetti di estrazione di CO2
-         tavolo verde caratterizzato da: presenze qualificate degli operatori agricoli e maggiore funzione ex ante sulle scelte determinanti.
-         Aggiungo un tema (personale) che andrà definitivamente risolto e su cui siamo rimasti indietro: gli scarichi fuori fognatura in territorio aperto. Recupero del pregresso, condivisione a livello valdelsano di un solo ufficio competente, procedure, tempi di rilascio certi e controlli a campione. La qualità e la tutela del territorio,  a casa mia, passano anche da questa roba.

Su tutto questo abbiamo ribadito una scelta da cui non possiamo e non vogliamo tornare indietro: la qualità come criterio guida di ogni passaggio della filiera.

Noi infatti vogliamo sostenere, sia in modo diretto che attraverso azioni incentivanti come abbiamo fatto in questi anni, tutti quei progetti che vanno in questa direzione e che puntano ad accrescere il valore delle nostre produzioni.

Il Consorzio della Vernaccia, in tal senso, è il luogo fisico, ad esempio, di cosa si intenda per "fare qualità", confrontarsi sulla qualità (di sè e degli altri), investire in qualità (vedi il progetto sulla selezione clonale della Vernaccia).

Qui mi sono fermato, garantendo l’impegno su questi temi e ricordando le principali azioni el nostro programma.

Eccoli in sintesi e per farla breve ve li metto per titoli:


  1. IL PARADIGMA DELLA QUALITÀ: unico criterio in ogni passaggio della filiera.
  2. IL PAESAGGIO RURALE: UNA RESPONSABILITÀ DI TUTTI: salvaguardare la bellezza del territorio come elemento competitivo. 
  3. IL RUOLO STRATEGICO DELLA VERNACCIA E DEL CONSORZIO DELLA DENOMINAZIONE SAN GIMIGNANO: il vino di qualità come prodotto principale della nostra produzione agricola.
  4. UN NUOVO PROTAGONISMO PER GLI AGRITURISMI: Agriturismi docg: creare un’offerta garantita di qualità. 
  5. SOSTENERE E SVILUPPARE IL BIODISTRETTO: far crescere le produzioni biologiche. 
  6. INCENTIVARE LE PRODUZIONI A KM 0: gli ortolani son tornati di moda, evviva!
  7. OLIO E ZAFFERANO E ALTRI PRODOTTI: creare redditività per l’olio extravergine d’oliva.
  8. MENO BUROCRAZIA NEL SECONDO REGOLAMENTO URBANISTICO: semplificare si deve e stavolta tocca a noi.
Il PROGRAMMA COMPLETO lo trovate qui, in particolare a pag. 20.

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