lunedì 16 marzo 2015

Salvare la Pro Loco, senza sproloquio



In questi giorni si discute del futuro della Pro Loco e, soprattutto, della capacità/possibilità di continuare a gestire l’ufficio turistico tramite la turrita associazione.
Non sono d’accordo con chi dice che questo stia avvenendo nell’indifferenza generale. C’è chi se ne sta occupando (l’Amministrazione comunale, qualche associazione di categoria, alcuni associati alla stessa Pro Loco) cercando di trovare una soluzione.
Semmai, a me pare, quello che non c’è ancora è una consapevolezza piena e diffusa, soprattutto nel mondo turistico e del commercio, delle opzioni in campo con le relative conseguenze.
Non è il problema di andare a gara. Di gare se ne fanno tante, anche per aspetti e servizi forse più importanti.

Il tema su cui discutere semmai, e su cui poi decidere, non è tanto se avremmo ancora un ufficio turistico, ma come lo vorremmo anche in futuro e gestito da chi.
Ebbene, tra il modello della gara con offerta del servizio ad un soggetto miglior offerente, ed il modello attuale, quello gestito dalla locale associazione  Pro Loco, non ho dubbi: ad oggi preferisco il secondo. 
Cioè quello che garantisce due caratteristiche importanti: quella della pubblicità (si risponde all’interesse pubblico che, nel caso di specie, è fare l’interesse dell’intero settore turistico locale e non solo di quello che “tira” di più) e dell’universalità (la Pro Loco serve a tutti, ci si accede tutti, collabora con tutti e non solo con chi paga ed offre di più).

Sulla base di queste due caratteristiche ed in considerazione della natura del servizio offerto a San Gimignano ed agli operatori (in larga parte gratuito), ed in considerazione della grandissima dispersione sia numerica sia in termini di interessi contrapposti dei privati che operano a San Gimignano nel turismo, una gestione esterna vedrebbe concretizzarsi il rischio di un soggetto volto più a promuovere ciò che può generare profitto, che ciò che davvero serve alla nostra città. Così come una gestione tra soli privati, oltre a prestarsi alla medesima possibile distorsione rischia di fallire, laddove nel recente passato altre esperienze hanno già fallito. 
In più: la crisi ha dimostrato che è tempo di unire le forze, pubbliche e private, perché il “fai da te”, ognuno per il suo settore, oltre a non pagare non è più sostenibile.  Serve dunque continuare con l’impegno pubblico per la promozione di San Gimignano, a prescindere dal tipo di collaborazione e dalla forma giuridica.
Così come occorre, non ci giriamo intorno, che le partita iva e gli operatori turistici, dall’alberghiero all’extra alberghiero, dall’agriturismo al commercio al dettaglio concorrano alla sostenibilità della gestione dell’ufficio turistico. I dati sull’adesione alla Pro Loco del nostro sistema sono a dir poco imbarazzanti. Se va bene, appena un terzo degli operatori. Nonostante ciò la Pro Loco, al netto della contribuzione massima possibile del Comune, recupera con i propri servizi e le attività associative oltre l’85% dei propri costi. Possibile che non si riesca (voglia) a coprire con il mondo imprenditoriale quel 15% di costi?  Basterebbe una quota associativa sottoscritta da parte di tutti per colmare già di molto il divario. Impossibile farlo?

Si dice, correttamente, che non tutti gli operatori hanno le stesse esigenze. Lo sappiamo.
Così come sappiamo delle diverse tipologie di attività che costituiscono il variegato mondo turistico sangimignanese: l’esigenza dell’albergo non può essere quella del negoziante di souvenir. Ri-siamo d’accordo. Così come non sfugge la richiesta di un ulteriore salto di qualità degli operatori della Pro Loco, che pure già oggi fanno un gran lavoro e che, da qualche mese, sono anche part-time a causa delle difficoltà economiche. Ma risiamo lì. Senza la contribuzione di tutti, mondo turistico sangimignanese compreso, ri-siamo punto e a capo. Senza colmare le (tutto sommato relative) difficoltà economiche causate soprattutto dalla fine di diverse attività a pagamento che l’ufficio predisponeva (es: il cambio valuta, la pubblicità sulle carte cittadine), ri-siamo al cane che si morde la coda: niente sostenibilità, niente salto di qualità, meno servizi, orari di apertura ridotti e più danni all’immagine e all’intero settore.

E invece, per finire, dovrebbe essere proprio ora il momento di dimostrare che a questa città si può anche dare, invece di prendere e basta (come spesso accade in verità). Proprio ora che anche la legge regionale di riordino delle competenze delle province (in attuazione della Legge “Del Rio”), affida ai Comuni “le funzioni in materia di turismo, a esclusione della formazione professionale degli operatori turistici e della raccolta dei dati statistici” e che tali “funzioni …sono trasferite ai Comuni, che le esercitano obbligatoriamente in forma associata, negli ambiti di dimensione adeguata di cui all’allegato A alla l.r. 68/2011. La funzione è esercitata mediante convenzione tra tutti i Comuni dell’ambito di dimensione territoriale adeguata ovvero mediante unione di comuni”.
Cioè, per uscire dal burocratese, proprio quando si riapre la possibilità di una promozione/valorizzazione/gestione turistica in capo ai comuni, seppure in forma associata.
Ora: se pensiamo alla Val d’Elsa, con tutto il rispetto per i nostri comuni limitrofi, chi volete che possa candidarsi, anche forte dell’esperienza sviluppata in questi lunghi anni dall’ufficio turistico gestito dalla Pro Loco, a fare il capo fila di una simile evoluzione? Chi volete che abbia capacità, competenze, esperienza, numeri e anche la voglia (oltre all'interesse) di tirare le fila di questo discorso? Tocca a noi, a San Gimignano, mettere le proprie competenze a disposizione della Val d'Elsa. Per essere la porta della Val d’Elsa ed il soggetto che tiene a sistema la nostra area. Non si tratta di farci pagare dagli altri comuni il gap di cui abbiamo detto. A quello dobbiamo pensarci da soli, come ho provato a spiegare: il pubblico (che già lo fa per intero) e il privato (che lo fa in parte, come abbiamo visto dai numeri). Si tratta, ancora una volta, di unire le forze, per il bene della promozione turistica di San Gimignano e della Val d’Elsa.

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PS: per la cronaca sono in conflitto di interessi. Sono socio Pro Loco, ho un affittacamere con ditta individuale dal 1999, pago da sempre la quota associativa all’associazione, così come da sempre pago il canone alla Pro Loco per essere ospitato sul portale sangimignano.com (che fa migliaia di contatti e che è l’unica forma di promozione che ho lasciato in piedi quando ho ridotto ad una sola camera con bagno la mia attività), così come ho sempre pagato, ad esempio, la quota associativa per le luminarie natalizie, per dirne una, anche quando sotto casa mia le luci non ce le mettevano, nemmeno nella piazza in cui svolgo l’attività. Certo un po' dspiaciuto, ma senza lamentarmi troppo. Anzi con l’orgoglio e la convinzione che, almeno finché è sostenibile l'operazione, si debba ogni tanto anche dare a questa città, senza prenderne soltanto.

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