martedì 2 febbraio 2010

Giri di valzer in politica

Avanti! C'è posto per tutti, anche per i duri e sbeffeggiatori del tricolore...

C'è chi lascia per abbracciare Rutelli, hai visto mai... Ma ha fallito il Pd o la Binetti?

Il tutto, mentre si consuma un impedimento (alquanto?) legittimo...

E in valdelsa una buona, per quanto provvisoria, notizia..

Infine, riflettiamo su questa considerazione di Gianni Cuperlo. La condivido ampiamente:

(...)"L’ultima osservazione che voglio fare è sull’immagine che ci accompagna in questo inizio d’anno e che non ha sempre tratti di brillantezza (è un eufemismo…). Credo che, in modo sereno, noi possiamo riconoscere limiti ed errori di questa fase. Parlo di errori tattici, di tono, di sostanza…..e dove ci sono stati è bene correggere. Sia mettendo le mani in casa nostra. Sia chiedendo ai nostri alleati comportamenti responsabili (ad esempio, ed è il caso dei radicali, risparmiandoci delle candidature improprie). Sia scegliendo, soprattutto sul capitolo delle Riforme di parlare con una voce unica sapendo della sensibilità che su questo piano è presente nel nostro popolo. Ma penso che, insieme, dobbiamo distinguere tra le differenze politiche, e un tentativo che è in atto di colpire il Partito Democratico e la sua credibilità. Ci sono vicende aperte che in questo senso non aiutano. Ma qui c’è la responsabilità di un gruppo dirigente, che sa affrontare i punti di crisi, ma che è anche in grado di difendere come un bene comune il senso del progetto. La mia polemica in questo caso è davvero e solo verso l’esterno (dunque non riguarda il PD in quanto tale), perché troppi sono i segni di una campagna aggressiva, e spesso violenta, rivolta al tentativo che stiamo portando avanti, pure coi limiti che ho detto. Ma una cosa, secondo me, noi dobbiamo temere come la peste: ed è il tentativo di descrivere questo nostro partito – e le sue leadership – come una realtà oramai depurata di moralità e preda di un’ansia del potere che offusca ogni cosa. Ecco, questo racconto su di noi, se non è contrastato, può produrre danni irreparabili. Perché possiamo sbagliare una posizione. O una tattica. O una candidatura. Ma per nessuna ragione noi possiamo rinunciare al prestigio del progetto e della sua classe dirigente. Questo è un pericolo tanto più serio in un passaggio così delicato dal punto di vista sociale e istituzionale. Perché dietro di noi non c’è un’altra soluzione. Dietro di noi c’è solo lo sfondamento della destra o il ripiegamento. Allora il punto non è evocare una solidarietà generica, ma capire se alla vigilia di una campagna elettorale complicata noi siamo nella condizione di difendere con fermezza le ragioni che ci hanno spinto fino qui. Penso che anche il nostro risultato elettorale di fine marzo, in qualche misura, passerà da questa nostra capacità".

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