martedì 12 maggio 2015

Consumare meno suolo si può. La Toscana ci pensa, con o senza EXPO

Pochi giorni fa è stato pubblicato il rapporto ISPRA sul consumo di suolo in Italia.
Qui ci sono numeri e informazioni che, in sintesi, ci dicono che l'Italia del 2014 perde ancora terreno, come segue:
- è stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e il 16% compreso tra i 300-1000 metri;
- persi 34.000 ettari all'interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi;
- contaminato dal cemento anche il 2% delle zone considerate non consumabili (montagne, aree a pendenza elevata, zone umide);
- 7% la percentuale di suolo direttamente impermeabilizzato (il 158% in più rispetto agli anni '50) e oltre il 50% il territorio che, anche se non direttamente coinvolto, ne subisce gli impatti devastanti;
- rallenta la velocità di consumo, tra il 2008 e il 2013, e viaggia ad una media di 6-7 mq al secondo.
Da segnalare anche la perdita prevalente di aree agricole coltivate (60%), urbane (22%) e di terre naturali vegetali e non (19%).


Si dice che il suolo, come del resto il pianeta, appartenga ai nostri figli.
Al di là delle belle suggestioni, che comunque traducono una verità che è nelle cose, la limitazione del consumo del suolo e la messa in sicurezza del territorio sono una scelta non solo strategica ma ormai necessaria per l’Italia. E per le Regioni che la compongono. E che in materia hanno molti poteri.


In questi anni in Toscana, dove pur vantando risultati migliori di altre regioni, non siamo immuni dal fenomeno, sono state assunte, non senza aspre polemiche, decisioni e atti legislativi importanti in questa direzione. Frutto certamente dei mutamenti climatici che hanno pesantemente portato la Toscana a confrontarsi con politiche di adattamento e di mitigazione degli effetti. Ma anche, per quello che ho potuto constatare direttamente, da una crescente consapevolezza che fosse arrivato il tempo di assumere scelte nette per la tutela del territorio regionale.

Questo ha portato all'approvazione di nuove norme per il governo del territorio: basta nuovo consumo di suolo, divieti per le edificazioni oltre i perimetri urbani, edilizia residenziale attraverso interventi di rigenerazione, riuso e ristrutturazione, tutela dei territori agricoli. Sono state bloccate le costruzioni in tutte le aree a rischio idraulico (il 7% della superficie pianeggiante) e sbloccate opere ferme da anni.
E' stato previsto un piano straordinario da 113 milioni per interventi di messa in sicurezza ma, a mio avviso ciò che più conta, è stato previsto uno stanziamento costante, annuale, pari a 50 mln per la messa in sicurezza del territorio toscano.

Ultima cosa, per favorire un recupero equilibrato all'uso agricolo del territorio, i terreni abbandonati tornano a produrre. Da un lato la messa a disposizione della terra a chi vuole fare l’agricoltore/allevatore con il progetto “Banca della terra”, avviato nel 2013, per contribuire a restituire all’agricoltura oltre 500 ettari di terreno e 12 fabbricati di proprietà pubblica con la priorità di accesso al progetto per gli under 40.
A questo si aggiungerà il ritorno all'uso agricolo, grazie al nuovo (e contestatissimo) piano del paesaggio, di circa 200 mila ettari di bosco risultanti dall'abbandono delle terre.

Inevitabilmente si sono scontrati e si scontrano interessi fortissimi su questo fronte, ma ritengo che la strada intrapresa sia quella corretta se dalle parole si vuole ogni tanto scendere veramente sul 'terreno', è il caso di dirlo, delle azioni.

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