martedì 12 maggio 2015

Meglio perdere che vincere. Come in Campania ad esempio...

Mai avrei immaginato, nel 2007-2008 quando chiudevamo i Ds per dare vita al Partito Democratico, che nel 2015 avrei sperato che lo stesso PD perdesse in Campania alle elezioni regionali.

Mai avrei pensato di assistere ad una comica per cui c'è il candidato governatore che si allea con persone che definisce impresentabili, invita pure a non votarle, quasi dimentico del fatto che gli stessi sono candidati in delle liste (per lo meno, va detto, non sotto il simbolo delle liste PD) in appoggio alla sua stessa candidatura.

Ancora non capisco che cosa abbiamo da guadagnare da queste macchiette.
Il PD campano andrebbe commissariato, non da ora.
E De Luca, e l'armata brancaleone da lui messa insieme, spazzata via da una sonora sconfitta.
Sperando che basti.

Non per mitizzare il "bel tempo che fu", ma ricordo bene il Veltroni segretario del 2008 che non ricandidò De Mita in Campania (qui accanto un titolo tratto da "la Stampa" di allora).
De Mita si offese moltissimo e lasciò il PD. Amen.
Io esultai, mi sentii orgoglioso, si perse come era giusto che fosse alle politiche del 2008, ma si girava senza imbarazzi. Eppure c'erano le liste bloccate grazie a quel troiaio del "porcellum".

Ecco, non chiedo tanto, chiedo almeno che si torni a quello spirito.
(Ricordo benissimo il racconto che me ne face Walter quando venne in visita a San Gimignano, ad agosto 2009, in occasione della presentazione del suo romanzo "Noi". Aveva da poco lasciato la segreteria del Pd, nel febbraio 2009, ed il racconto di quell'incontro con De Mita fu da un lato esilarante, da un altro molto istruttivo... Quel: "ma stai scherzando?!?!", che immagino con classico accento campano deve essere stato da antologia).

Quello che penso sulla concenzione dell'etica della politica di alcuni disinvolti "esponenti" del PD (che io reputo essere una esigua minoranza rispetto a tante persone che si danno da fare lealmente) l'ho già scritto qui. Ma continua a preoccuparmi. Eppure non vedo reazioni interne. Eppure continuo ad avere la sensazione che i nostri vertici nazionali non vogliano affrontare il tema. A me questo pare il problema numero uno. Molto più, ad esempio, dell'italicum e della riforma della scuola, come ho già spiegato.

Attenzione, voglio essere chiaro. Io non sono tra quelli che oggi pensano che definirsi di sinistra sia limitarsi ad/identificarsi in una deontologia civica di onestà e di rispetto e di queste fanno la loro bandiera. Penso però, semplicemente e allo stesso tempo, che da queste pre-condizioni non si possa derogare nemmeno di un po'. E che da questo aspetto derivi tanta, se non tantissima, parte della disaffezione verso la politica. Anche se non ritengo che "sia tutta colpa del PD", come si vuole accreditare da parte dei nostri concorrenti politici, ho la netta convinzione che molta fetta dell'astensionismo nasca anche da qui, oltre che dalle inconcludenze ventennali di chi ha avuto la maggiore responsabilità di governo del Paese dal 1994 in poi.

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