lunedì 7 dicembre 2009

Seal the deal Copenhagen 7-18 dicembre 2009

Da oggi al via 15 giorni di negoziati per un accordo vincolante per la riduzione mondiale dei gas serra secondo il principio delle responsabilità condivise.
Per i link vedete il post precedente.

Report: Proposed emission cuts close to what is needed
A study released by the UN Environment Program Sunday indicated that pledges by industrial countries and major emerging nations fall just short of the reductions of greenhouse gas emissions that scientists have called for — and the gap is narrower than previously believed.

07/12/2009 06:15
"For those who claim a deal in Copenhagen is impossible, they are simply wrong," said UNEP director Achim Steiner, releasing the report compiled by British economist Lord Nicholas Stern and the Grantham Research Institute.
Environmentalists have warned that emissions commitments were dangerously short of what UN scientists have said were needed to keep average temperatures from rising more than two degrees Celsius (3.6F) above what the industrial age began 250 years ago. But most of those warnings were based on pledges only from industrial countries.
The UNEP report included pledges from China and other rapidly developing countries, which in turn were contingent on rich-country funding to help. UNEP said all countries together should emit no more than 44 billion tons of carbon dioxide by 2020 to avoid the worst consequences of a warming world. Computing the high end of all commitments publicly announced so far, the report said emissions will total some 46 billion tons annually in 2020. Emissions today are about 47 billion tons.
"We are within a few gigatons of having a deal," Steiner said. "The gap has narrowed significantly."


PICCOLO VADEMECUM
Cina, Usa, Ue, Russia, India e Giappone sono la top 6 dei maggiori emettitori di Co2 e producono il 70% delle emissioni totali. Ecco i numeri (Fonte: Fondazione per lo sviluppo sostenibile):
dal 1990 al 2008 la metà dell'aumento mondiale delle emissioni è stato prodotto dalla Cina; la Cina produce il 22,2% delle emissioni globali (1,9 miliardi di tonnellate di carbonio nel 2008), gli Usa producono il 18% delle emissioni (1,5 miliardi di tonnellate nel 2008).
Cina e Usa producono il 40% delle emissioni mondiali.
20 paesi producono il 75% delle emissioni mondiali e il 78% del loro aumento.
L'Italia è al 13° posto per emissioni totali di CO2 (119 milioni di tonnellate di CO2 nel 2008).


FONDAZIONE SVILUPPO SOSTENIBILE E KYOTO CLUB PER UN NUOVO TRATTATO SUL CLIMA
Cinque proposte da portare a Copenhagen per far svolgere all'Italia un ruolo da protagonista al vertice Onu sui cambiamenti climatici e arrivare al varo di un nuovo trattato sul clima.

La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il Kyoto Club le hanno presentato oggi a Roma in occasione di una Conferenza Stampa alla presenza di politici, rappresentanti dell'industria, dei sindacati, delle autonomie locali e delle associazioni. Le proposte prevedono l'assenza di ulteriori rinvii e la definizione di un Trattato legalmente vincolante; una riduzione delle emissioni di gas serra del 30% entro il 2020 rispetto al 1990 per i paesi più industrializzati; impegni di riduzione minori anche da parte dei paesi di nuova industrializzazione, in particolare della Cina; meccanismi di cooperazione internazionale per le misure di adattamento, per il trasferimento tecnologico e il sostegno dei Paesi in via di sviluppo; efficaci sistemi di controlli e sanzioni. "Per mantenere l'aumento della temperatura entro i due gradi -ha osservato il Presidente della Fondazione, Edo Ronchi - non si dovrebbero emettere in atmosfera dal 2000 al 2050 più di 1.000 Gton di CO2, ne abbiamo già emesse 313 e ce ne restano 687. Per rispettare questo "budget", la ripartizione della riduzione delle emissioni al 2020 potrebbe essere questa: -30% di CO2 per i paesi industrializzati, come proposto dalla UE; -25% per la Russia, -2% per la Cina, mentre l'India potrebbe aumentarle del 60%. Si tratta di una grande sfida ed è quindi necessario un nuovo trattato che coinvolga tutta la comunità internazionale". L'Italia da parte sua, per la crisi economica ma anche per le politiche per il risparmio energetico e lo sviluppo delle energie rinnovabili, ha visto, dal 2005, le emissioni di gas serra in costante diminuzione e quindi potrebbe centrare l'obiettivo di Kyoto nel 2012. Ma per essere pronta ad attuare il nuovo trattato e per svolgere un ruolo di traino nella trattativa sul clima, deve compiere un cambio di passo in otto azioni. In particolare dovrà definire con le Regioni un programma di sviluppo delle rinnovabili per realizzare l'obiettivo del 17% del consumo finale lordo; aggiornare gli incentivi; rimuovere gli ostacoli burocratici e tecnici per la diffusione delle rinnovabili; intervenire per l'efficienza energetica negli usi finali a cominciare dagli edifici pubblici; definire nuovi standard di efficienza energetica; rilanciare il programma "Industria 2015" per lo sviluppo delle imprese energetiche verdi e per i prodotti a basso impatto; definire un piano per la mobilità sostenibile; promuovere i consumi sostenibili e gli acquisti pubblici verdi.
"Il mondo politico e industriale italiano ha capito in ritardo la portata della rivoluzione industriale legata al cambiamento del clima e dovrà ora recuperare il ritardo?, ha detto Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. Ed ha aggiunto che "esiste ancora una finestra di 5-7 anni per ritrovare un ruolo di punta nelle tecnologie delle rinnovabili e dell'efficienza energetica; occorre recuperare la visione del cambiamento in atto per garantire la forza propulsiva necessaria".

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