sabato 4 luglio 2009

Eccoci qua. Pronti a dare (qualche) consiglio...

Prima di tutto rieccoci qua. Mesi tirati, di corsa. In cui non ho risparmiato nulla. I risultati di San Gimignano dimostrano (eccezione?) che il lavoro paga. Grazie. A tutti. Vi ringrazio dell’appoggio e del contributo, a partire dalla struttura tecnica, dai candidati, dai coordinatori, dal tesoriere, dalla generazione democratica, da coloro che mi hanno telefonato per conoscere, mandato un sms per chiedere o per dimostrarmi fiducia e stima, fermato per strada per avere chiarimenti, invitato in una famiglia a parlare, ad una assemblea per informare, ringrazio chi si è dato da fare ad imbustare a ciclostilare a telefonare a messaggiare a chattare al servizio degli altri.

Ho ancora 169 buoni motivi per andare avanti e non solo. (169 per la prefettura, 167 per noi. Primo caso in cui i dati della prefettura risultano più di quelli degli organizzatori...).

Ce la metteremo tutta.
E, come leggerete, ho fatto una scelta. Chiara. Limpida. Netta. Spero, soprattutto, utile.
Il giorno dopo l'elezione ho lasciato una rosa con nastro tricolore là dove ci sono le tombe dei caduti sangimignanesi di Montemaggio e dei martiri di citerna. Il mio pensiero è stato per loro. Mi è venuto istintivo.

Il voto ci ha detto alcune cose. Ho provato a sintetizzarle nella relazione alla Assemblea comunale. Ho detto più o meno queste cose:



"Credo che sia opportuno scindere i due livelli delle passate elezioni, quello cioè europeo/nazionale da quello amministrativo (provinciale e comunale) anche per evitare che i lusinghieri risultati locali si dimostrino lente inadeguata all’analisi del voto.
Col rischio di lasciarsi andare a trionfalismi che non si addicono alla situazione che stiamo vivendo.

L’Europa esce dalle elezioni più a destra di 5 anni fa.
La prima ad uscire sconfitta da queste elezioni è proprio l’Europa stessa, colpita da un astensionismo impressionante, il più alto mai registrato nella storia.
Astensionismo, scarsa fiducia nell’istituzione europea del Parlamento e avanzata della destra sono gli elementi caratterizzanti dell’euro-voto del 6-7 giugno.

In una fase storica in cui, per effetto della crisi e della globalizzazione, da conservare c’è ben poco, sono proprio i partiti conservatori a dominare.
Con un elemento di preoccupazione in più.
Cioè il fenomeno a cui stiamo assistendo di frammentazione dei sistemi politici in partiti medio piccoli, a danno dei partiti di governo tradizionali ed a vantaggio di formazioni ultraconservatrici, nazionaliste e xenofobe.

Una deriva a cui penso non abbia posto nessun argine l’euro-retorica autoreferenziale in un momento in cui, complice la crisi e i fenomeni migratori che minano la composizione sociale dell’Europa, molti guardavano all’Europa ed a Bruxelles come ad un soggetto capace di dare risposte concrete, unitarie e coese a problemi di cui tutti avvertiamo l’incapacità anche dei singoli Stati nel “fare da soli”: si pensi alle dinamiche economiche, ai flussi migratori, alla sicurezza comune e al terrorismo, ai cambiamenti climatici strettamente connessi con la questione energetica.

In un momento di crisi si poteva immaginare ciò cui eravamo stati abituati a pensare. Per fare un esempio: era da aspettarsi meno attenzione all’ambiente e più sinistra nella Unione Europea.
E’ avvenuto esattamente il contrario.
E’ avvenuto cioè che in un settore in cui la UE si è posta in posizione di leadership come quello dei cambiamenti climatici, mettendo in campo piani ed azioni, dando cioè risposte concrete e tracciando una rotta, i cittadini l’hanno premiata (e lo dimostrano i ritorni dei partiti verdi in Europa, tranne che in Italia, sia per le scelte suicide della sinistra radicale, sia per il nostro cronico rincorrere l’Unione su questi temi); dall’altro lato è invece accaduto che la scarsa percezione di protezione sociale e non solo che ci si attendeva dalla UE ha penalizzato soprattutto chi di quella bandiera ne è stato portatore.

Con il risultato evidente di aprire la crisi della socialdemocrazia in Europa e lo spalancarsi di scenari la cui prima lettura può essere quella dell’urgenza e della necessità di un ripensamento profondo delle politiche progressiste in Europa, chiamate a fare i conti con un nuovo sviluppo economico, con una questione immigrazione tutta da risolvere (molto più in profondità della mano dura delle destre), con un welfare state che non è più percepito come elemento cardine cui affidarsi in tempi di scossoni economici.

Il voto ci regala anche un dato che potrebbe apparire come uno scherzo di un fine umorista, ma che in effetti non è così.
Nell’arretramento complessivo del campo socialdemocratico il PD italiano, con 8.007.854 voti e il 26,1% su scala nazionale, con 21 eurodeputati, si ritrova il primo partito di centrosinistra in Europa, a fronte di cali molto più drastici in diversi paesi.

Segno evidente che l’idea non era sbagliata, che ci sono condizioni per andare avanti ma certo non siamo di fronte a quella tenuta eccezionale che qualche nostro dirigente nazionale ci ha voluto far credere nel commentare a caldo i dati elettorali.

Rispetto al 2008 il calo del Pd è stato di 7 punti , quello del PDL di due.
Poi sì, è vero, Berlusconi non ha sfondato e meno male.
Ma attenzione a scambiarla per una vittoria del PD.

La Lega è oltre il 10 per cento , prima volta in assoluto, e drena voti al cavaliere.
La sua avanzata comincia a mettere radici anche al centro, come in Emilia.
Arretra certo il PDL in percentuale e dati assoluti, lo fa ancora di più il PD, si allarga la forbice tra i due partiti, mentre raddoppiano Lega e Di Pietro.
Alla sinistra del PD non c’è il deserto ma la vocazione minoritaria e scissionista fa mancare il secondo obiettivo consecutivo dopo quello del parlamento italiano: quello europeo. Alla nostra sinistra c’è comunque un circa 10 per cento del consenso elettorale espresso di cui bisogna tenere conto.

Tirando le somme c’è poco da essere allegri e se il PD ha superato la soglia ritenuta minima di sopravvivenza credo sia arrivato il momento di dare nuova vita al progetto e nuova linfa alle persone che ancora vi credono.

Abbiamo davanti a noi un congresso, forse troppo rimandato, ma francamente mi domando se quelli che in questi giorni parlano sui giornali (tra l’altro con i ballottaggi nel mezzo) hanno letto i dati, si rendono conto di quanto siamo minoranza nel paese, se davvero questo PD lo vogliono ancora…

Abbiamo davanti un congresso che, non ci illudiamo, non sarà salvifico, ma spero che serva a fare chiarezza. Un congresso in cui, finalmente, si costruisca quel PD con la testa rivolta in avanti e non al passato, senza più casacche, non più agitato dalla prima preoccupazione di far eleggere questo anziché quello sulla base della sua provenienza.
Non sarà un’ultima spiaggia ma una occasione formidabile per il PD di sicuro.
Spero che si faccia un congresso in cui prima delle persone si scelgano le idee e che su quelle ci si misuri.
Fino ad oggi il PD è stato un continuo misurarsi, tra ex.
E’ una prospettiva che non affascina più nessuno.

Per questo trovo insopportabili le cose che leggo in questi giorni, dove ancor prima del “cosa fare” siamo già alla ricerca di “chi farà”, senza sapere che cosa.

Davvero pensiamo ancora una volta di uscirne con i tatticismi, con la sola arma delle alleanze, il porsi in una posizione più conveniente al momento nello scacchiere politico?
Davvero vogliamo restare ancora una volta schiavi dell’idea per la quale la crisi di consenso si risolve alla svelta con le tattiche e le alleanze da caminetto? (magari con i neo eletti UDC De Mita e Magdi Allam?)…

Sento parlare tanto di schemi, alleanze, tattiche, accordi già fatti, di uomini già pronti a prendere il comando ma senza una rotta… forse bisognerebbe fermarsi e utilizzare il congresso per qualcosa di utile, proprio partendo col rompere questi schemi e questa logica.

Ad essere in discussione è l’idea del partito democratico stesso, la sua percezione nell’elettorato, il suo posizionamento nello scenario italiano ed europeo.

Non partiamo da zero, è vero, ma la sfida sta tutta qui.
Non certo nel vaneggiare alleanza prive di fondamento con UDC o IDV o Sinistra radicale, o lanciare giovani in quanto giovani e basta, quanto semmai occuparsi del PD, della sua forma partito, della sua organizzazione, della sua proposta politica, delle modalità di selezione della classe dirigente, sul rapporto virtuoso che noi qui a San Gimignano abbiamo con fatica ma con merito provato a praticare tra responsabilità della direzione politica e valore della partecipazione, facendo contare iscritti e militanti nei passaggi cruciali del partito, all’insegna di un messaggio nuovo e improntato alla semplicità (che è più dirompente e vincolante del consumato politichese).

Questo ci dice anche il voto europeo, che modelli e schemi prestabiliti reggono e pagano sempre meno.

Io resto convinto che noi abbiamo la forza per farlo ed è per questo che tra mille difficoltà e impegni ho ancora voglia di impegnarmi per questo progetto, a carte scoperte.

Anche perché penso che il PD possa farcela, possiamo farcela se riusciamo ad uscire dalle secche a motori accessi e non spenti, se continuiamo a lavorare per questo progetto e se siamo davvero convinti, per dirla con Berlinguer di cui pochi giorni fa si è celebrato il 25° della morte, che “i partiti politici non possono ridursi ad adagiarsi sulle posizioni della parte più torbida e tarda del loro elettorato. Questo significherebbe una abdicazione alla funzione che dovrebbe essere propria di tutti i partiti democratici, cioè quella di guidare, promuovere, formare una coscienza politica più avanzata.” [...]

Ma c’è anche un altro motivo per cui è ora di lavorare ad una riscossa del PD.
Con buona pace di D’Alema l’unico scossone che mi pare ci sia stato sia quello che la destra ci ha dato anche nel livello locale.

Si evidenzia un dato sul quale forse abbiamo riflettuto poco.
E cioè quello per cui, per la prima volta, la destra va meglio nel voto amministrativo che in quello nazionale, dove il faccione di Berlusconi c’è ma è più sfumato.
E’ un dato che riguarda anche noi, anche le nostre zone, anche la Toscana e Siena come ci faceva notare anche Sabrina nell’ultimo esecutivo (nel nostro caso l’esempio eclatante è quello della Lega).


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Il voto europeo a San Gimignano fa registrare votanti in calo, in linea con il fenomeno dell’astensionismo nazionale (-4% rispetto al 2004 e meno 7 rispetto la 2008).
Il PDL perde voti rispetto al 2004 (quando aveva dentro anche la DESTRA) e soprattutto rispetto alle politiche dell’anno scorso.

UDC sostanzialmente stabile anche se in leggera crescita rispetto ai valori del 2004.

La LEGA NORD aumenta i consensi e prende 7 volte i voti del 2004, raddoppiandoli invece rispetto al 2008, con le migliori prestazioni nella sezione 3 (Badia) e nella 9 (Castello).

IDV aumenta e prende 4 volte i voti del 2004 e quasi raddoppia quelli del 2008.

Dato preoccupante è che raddoppiano i voti anche DESTRA SOCIALE E FORZA NUOVA anche se nessuna supera i 20 voti.

Il PD si conferma sul livello del 2004 quando erano DS+MARGHERITA (sui 2500 voti), perde ovviamente rispetto al 2008 del 7% (allora i voti furono 3114).
Le nostre prestazioni migliori sono nella sezione 4, 5 e 6, la peggiore nella 1 dove peraltro si registra il miglior risultato della PDL.

IL PD sangimignanese si conferma tra i più forti a livello provinciale e dopo essere stato il primo assoluto alla camera alle politiche si conferma terzo alle europee col 52,90% dietro solo a CASTIGLION D’ORCIA col 53,33%, e RADICONDOLI col 53,14%.


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ALLE PROVINCIALI le note in chiave locale sono ancora più liete.
Anche se c’è un dato da rimarcare: in un contesto elettorale in cui complessivamente cresce il numero delle schede bianche, bianche e nulle crescono particolarmente nelle elezione provinciale.

Simone Bezzini, il candidato del centrosinistra con il 58,83% dei voti (sostenuto da Partito Democratico, Italia dei Valori, La Sinistra e Riformisti), è il nuovo presidente della Provincia di Siena. Bezzini ha ottenuto una delle affermazioni più nette in tutto il panorama nazionale e una delle più rilevanti per quel che riguarda i candidati di centrosinistra. Fra gli avversari, Donatella Santinelli (Pdl, Lega) ha ottenuto il 30,44 per cento, Antonio Falcone (Prc – Pdci) il 5,56 per cento, Angiolo Del Dottore (Udc) il 4,16 per cento, Pietro Del Zanna (Verdi) l’1,99 per cento.

A San Gimignano il PD come voto di lista è al 55,72%, pari a 2572 voti, cioè ben 71 in più delle europee.
Miglior risultato della Provincia.
Niccolò viene eletto grazie a questi risultati e consentitimi di dire anche grazie al suo impegno ed alle sue capacità dimostrate anche in questa campagna elettorale.

Bezzini e la coalizione raggiungono nel nostro collegio il 65,37% ed anche questo è il miglior risultato della coalizione a livello provinciale.

La PDL perde 228 voti rispetto alle europee, IDV perde 31, la LEGA ne guadagna 40 (come dicevamo prima), UDC ne perde 14, LA SINISTRA ne prende 5 in più e PRC COMUNISTI ne prendono 9 in più.

Questo risultato ci ripaga dell’amarezza pre-elettorale per la vicenda che ci ha coinvolti, tirando in ballo il nome di Niccolò e delle altre candidature che noi volevamo avanzare. Una vicenda che si è conclusa per noi positivamente, in cui come segretario ho dato tutto per il Pd sangimignanese, esponendomi forse fin troppo nella difesa dei nostri candidati e soprattutto di un metodo che non può piovere dall’alto e di cui, se ancora qualcuno avesse dubbi, paghiamo forse le conseguenze dato che nessun cenno ci è giunto da Siena anche solo per complimentarsi dello straordinario lavoro fatto.
Noi siamo consapevoli di aver agito nella correttezza, forti di un metodo di rapportarsi con la federazione alla luce del sole, conviti di avere energie importanti da mettere a disposizione.
Mandiamo a rappresentarci, non a caso, una delle figure più importanti del nostro partito e siamo convinti che Niccolò sarà più che all’altezza del compito. E avrà, come ha avuto in campagna elettorale una volta fatte le scelte, può stare tranquillo, tutto il nostro sostegno.
Il resto è materia per la prossima fase congressuale provinciale e non mi tirerò indietro.


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A LIVELLO COMUNALE i risultati ci ripagano di un lungo percorso avviato ormai più di un anno fa, di costruzione di una coalizione omogenea e il più larga possibile, di modalità di selezione del nostro candidato larghe e partecipate, ancorate a criteri collegiali, di una costruzione del programma faticosa, certo, ma volta ad includere e non ad escludere, a spalancare porte e finestre a contributi di varia natura nell’interesse di San Gimignano, di costruzione di una squadra di candidati veramente all’altezza sulla base di criteri ancora una volta collegiali e validati dai passaggi nei circoli di base.

La coalizione CENTROSINISTRA PER SAN GIMIGNANO raccoglie il 65,96% dei consensi, con 3085 voti, quindi 501 voti in meno rispetto al 2004 a fronte di un calo dei votanti di 100 unità, di un lieve calo delle valide e soprattutto considerando i 420 voti di PRC-COMUNISTI che era con noi e questa volta abbiamo fatto una scelta politica diversa (e loro ci hanno messo molto del suo come noto).
PRC si ritrova ultimo partito di maggioranza anche se aumenta alle comunali rispetto ad europee e provinciali, forse drenando qualcosa a IDV e LEGA.

Il PDL esprime 2 consiglieri, è prima forza di opposizione e a differenza di PRC cede sia in termini assoluti (-361 voti rispetto alle europee che rispetto alle provinciali – 133 voti; l’effetto “bertelli” hanno in molti commentato), anche se il dato è in aumento rispetto al 2004 e consiglio di non sottovalutarlo.

Cala la LISTA CIVICA che prende 2 consiglieri, i soliti Sanciolo e Bagnai, perdendo rispetto al 2004 79 voti.


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Il dato della nostra coalizione è molto positivo per vari aspetti.

Intanto ci conferma sopra la soglia dei 3000 voti che sono un patrimonio immenso di consenso, da curare e coltivare e da non disperdere.
Questa è la nostra prima missione e la nostra più grande responsabilità verso i sangimignanesi e verso la storia politica della nostra comunità.

Sento e sentiamo tutti la responsabilità di questo dato perché è il frutto di un lavoro che viene da lontano, di tante battaglie, di uomini e donne capaci di mirare al bene di San Gimignano nel tempo, di guardare oltre il proprio naso o la scadenza del proprio mandato amministrativo.

Nel risultato ha influito certamente la figura del candidato Sindaco a cui faccio ancora i complimenti a nome di tutto il partito e che ringrazio per la generosità e la disponibilità, unite alla serietà, dimostrate in campagna elettorale, nella quale non si è mai sottratto a nessuna occasione di confronto.
Ora Giacomo tocca a te, alla nuova Giunta, portare avanti questo patrimonio, attuare il programma e dare le risposte urgenti che i sangimignanesi si aspettano e che ci hanno chiesto in campagna elettorale, dalla crisi al funzionamento della macchina comunale.

Se siamo arrivati a questo risultato è anche grazie ad un partito solido e concreto, fatto di tante persone, che ti ha supportato e che continuerà a farlo anche in futuro se subito imposteremo bene il lavoro anche in vista della fase congressuale e se avrai per il PD e per il suo ruolo, quel rispetto e quelle attenzioni necessarie e doverose che in questa campagna hai dimostrato di avere.
In bocca al lupo!

Ma questo straordinario risultato, consentitemi, è anche il frutto di altri due fattori, a mio avviso.
Da un lato una eredità politico-amministrativa formidabile frutto del decennio passato, in cui emergono più le luci che le ombre, unita ad una importante presa del partito sulla realtà sangimignanese, con un altrettanto importante patrimonio di consenso.

Dall’altro la qualità della proposta oltreché programmatica anche di rappresentanti politici del PD nelle candidature al Consiglio comunale che, unite a due elementi già citati, a mio giudizio hanno fatto sì che si recuperasse anche quelle sacche di diffidenza residue verso la figura di Giacomo.

E’ un aspetto che rivendico con forza, da segretario, dopo giornate estenuanti, e di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi perché la nostra forza è proprio questa: la quantità e soprattutto la qualità delle persone che animano il PD locale, che ho potuto ulteriormente apprezzare in questa campagna elettorale.

I risultati ci danno ragione ed è merito di tutti noi.

Pochi forse l’hanno notato o se lo sono dimenticato alla svelta ma parlavamo di eleggere 8 al massimo 9 consiglieri nelle più rosee delle previsioni… ne abbiamo eletti 10!
Questo è merito di tutti i candidati e voglio qui esprimere loro il mio personale ringraziamento e quello del partito intero per ciò che hanno fatto e che faranno in seguito.

La qualità della nostra proposta di facce nuove alla città, al di là del mero e banale dato giovanilistico, ha pagato eccome, così come la scelta che abbiamo fatto di rendere veramente contendibile la carica, senza liste bloccate, senza teste di legno, impegnando il partito in uno sforzo senza precedenti di comunicazione (ed economico) a vantaggio di tutti i candidati, evitando così gli effetti deteriori della eccessiva competizione personale, come avvenuto anche in Comuni limitrofi. Evitando anche, al tempo stesso, esclusioni stabilite prima del voto. Non credo che questi siano più meccanismi praticabili nella società moderna e nel nostro partito. Certo è che se un domani cambiassimo metodo, questo dovrà essere sempre il frutto di una scelta collegiale.

Una scelta da rivendicare con forza e da cui imparare, però.

Certo, questo era per tutti un esperimento, una novità e come tale portava anche delle incognite.

Poiché per formazione e per carattere non sono stato abituato a nascondere i problemi considero che tutto abbia funzionato bene all’80%, dovendo però forse trarre lezione da ciò che è avvenuto nella ricerca del consenso, evitando in futuro sbracature, accavallamenti e sovrapposizioni nei circoli e tra i circoli di base.
Ne faremo tesoro.

L’importante adesso è ripartire, non mollando nessuno le posizioni, contribuendo a quella battaglia di idee importantissima che ci aspetta nel congresso, nella festa per il Pd a Santa CHIARA, nei circoli.

Occorre restare coesi, stante anche il quadro nazionale che vi ho descritto: meno sette per cento a livello nazionale, meno sette in toscana, meno sette in provincia di Siena e meno sette nel capoluogo.
Siamo abituati a fare le cose per bene a San Gimignano e non ci tireremo indietro. Ma affronteremo tutti meglio le sfide se le nostre casacche, tutte, oltre a scolorirsi ci abbandoneranno del tutto.
Il nostro impegno e quello del sottoscritto in primis, sarà fare degli azionisti di questo partito i suoi aderenti, iscritti e militanti evitando che a prendere il sopravvento siano i patti di sindacato tra ex. Siamo sulla buona strada ma non siamo arrivati a destinazione.
Il PD da brillante idea deve farsi partito, soggetto politico coeso.

I prossimi 5 anni saranno decisivi per noi. A livello politico, per il consolidamento del PD ed amministrativo. Le due cose si tengono, guai a pensare il contrario.

Personalmente, se è questo che vorrete, ce la metterò tutta come ho fatto fin qui.
E vi ringrazio dell’appoggio e del contributo, a partire dalla struttura tecnica, dai candidati, dai coordinatori, dal tesoriere, dalla sinistra giovanile, da coloro che mi hanno telefonato per conoscere, mandato un sms per chiedere, fermato per strada per avere chiarimenti, invitato in una famiglia a parlare, ad una assemblea per informare, che si sono dati da fare in questa stanza fino a tardi per imbustare al servizio degli altri. Mi scuso anche se qualche volta più per stanchezza che per carattere posso aver risposto male a qualcuno od essere sembrato distante.

A tutti voi, a queste persone, che sono l’esempio più autentico della politica di servizio, va il grazie di tutto il partito e del segretario.

Se questa assemblea che mi ha eletto lo vorrà io resto a disposizione del partito e del nuovo gruppo consiliare (e di questo ringrazio Giacomo per la sua comprensione e disponibilità: insomma: per aver capito).
Resterò, se lo vorrete, al partito perché sono convinto che ci sia un lavoro da finire, un progetto ancora tutto da compiere e perché, credo, sia per questo che mi avete eletto.
I risultati raggiunti fin qui dal PD di San Gimignano sono niente se non riusciamo tutti a costruire un partito solido e concreto in grado di contendere il Paese alla Destra.

Se è vero, come dico sempre, che la politica ha bisogno di esempi e di gesti concreti, ognuno nel suo piccolo e nel suo raggio d’azione, ebbene io mi metto ancora a disposizione, come tutti voi, sperando, con la mia disponibilità verso il PD di San Gimignano, di dare ancora un piccolo ma importante contributo al nostro partito e alla nostra città.

Buon lavoro".


XIII^ ASSEMBLEA COMUNALE PD SAN GIMIGNANO

Relazione del SegretarioSan Gimignano, 15 giugno 2009

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