giovedì 9 luglio 2009

Sviluppo?

Lo sviluppo? Per alcuni si fa con il nuclerare. Che ritorna, zitto zitto, in Italia. Quello vecchio, quello che un referendum ha bocciato. Non è proprio la bella notizia che uno si aspettava come risposta alla questione energetica.
Personalmente, l'ho già scritto altrove, non sono d'accordo. E' una scelta anacronistica, costosa, insicura. In una parola: insostenibile.
Inoltre, anche come scelta strategica nel campo della ricerca, innovazione e dunque della polticia industriale appare una scelta di retroguardia.


L’Italia dice no alla fusione nucleare, ma insiste con il nucleare di terza generazione
(Emiliano Angelelli)
Fonte: reteambiente

La fusione nucleare è costosa e lontana a realizzarsi nel tempo, meglio investire nel nucleare tradizionale: è questo il giudizio del Senato italiano nei confronti del progetto Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor).
La Commissione Istruzione del Senato ha presentato il 29 giugno una "relazione conclusiva sull'indagine conoscitiva sulle ricerche italiane relative alla fusione nucleare", indagine svolta congiuntamente con la commissione Industria dopo aver consultato Enea, Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), Cnr, Consorzio Rfx di Padova, i responsabili dei programmi di fusione nucleare della Commissione Europea e il professore Bruno Coppi del MIT.

Il giudizio della commissione è estremamente negativo. Secondo Guido Possa, presidente della commissione stessa, ci vorranno dieci anni per la realizzazione del primo impianto sperimentale e 25 per completare la sperimentazione. Se tutto andrà per il meglio "la prima energia ottenuta per fusione termonucleare potrà essere utilizzata solo 20-30 anni più tardi, a partire dalla seconda metà del secolo, quando, forse, si potrà godere di un'energia pulita, a basso costo e praticamente illimitata". Una motivazione che cozza violentemente con le dichiarazioni espresse dallo stesso Possa a nome della Commissione e pubblicate nel sito del partito di maggioranza (vedi riferimenti a fondo pagina ndr).

Questo il motivo per cui il Senato ha deciso di tirar fuori l'Italia da un progetto che vede impegnati Unione europea, Russia, Cina, Giappone, Stati Uniti d'America, India e Corea del Sud, e che prevede la realizzazione di un impianto (attualmente in costruzione) a Caradache, nel sud della Francia.

Il progetto Iter

Il progetto internazionale ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) nasce ufficialmente il 28 giugno 2005 a Mosca, con la firma dell'accordo per la realizzazione dello stesso da parte di Unione Europea, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e India, anche se le prime ricerche in questo campo risalgono già agli anni 50.

L'obiettivo di Iter è dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione nucleare come fonte di energia.

Iter è un dispositivo sperimentale, non pensato per la produzione di energia. Per la costruzione sono previsti 8 anni, ai quali seguiranno 10 anni di effettivo utilizzo. Solo allora inizierà la costruzione del reattore vero e proprio, che riguarda la seconda parte del progetto denominata DEMO, che comporterà la vera e propria produzione di energia. Complessivamente, si prevede di avere l'elettricità da fusione commercialmente disponibile fra circa 40 anni.

Iter è un progetto di fusione "a confinamento magnetico", in cui un gas ionizzato ad alta temperatura, detto anche "plasma", viene tenuto confinato in una regione dello spazio per mezzo di campi magnetici, in macchine di cui il tipo più comune è chiamato "tokamak". Il combustibile usato è una miscela di deuterio-trizio (due isotopi dell'idrogeno) che viene riscaldato a temperature di 150 milioni di gradi a formare il cosiddetto "plasma".

Il costo complessivo del progetto si aggira sui 10 miliardi di euro, e una volta in funzione permetterà di svolgere attività di ricerca e sviluppo sulla tecnologia che farà viaggiare le centrali a fusione del futuro.

La mancata partecipazione italiana. Puntare sul nucleare tradizionale
La mancata partecipazione italiana al progetto Iter, così come alla fase successiva denominata Demo (a cui il Senato si è detto contrario), significherà perdere un'opportunità gigantesca per il mondo della ricerca e delle imprese italiane (oltre un centinaio si erano dette interessate) di partecipare a un momento di confronto, a livello internazionale, in un settore ad alta tecnologia scientifica.

L'errore di considerare sullo stesso livello il nucleare tradizionale e la tecnologia di fusione è madornale. Innanzitutto perché il nucleare attuale si è rivelato tutto fuorché economico e a basso rischio (lo rivelano i ritardi e i problemi legati alla sicurezza dell'impianto all'avanguardia in costruzione a Olkiluoto, in Finlandia) e perché rimane comunque legato al problema del reperimento della materia prima, assolutamente limitata nel tempo (vedi uranio) e alla soluzione dei problemi legati allo smaltimento delle scorie radioattive.

Diverso il discorso relativo ai progetti per la realizzazione della fusione nucleare, che utilizza combustibili non radioattivi ampiamente disponibili sulla terra. Il deuterio reperibile nell'acqua di mare è sufficiente, infatti, ad alimentare centrali per trecentomila milioni di anni. Inoltre i reattori a fusione sono sicuri: le reazioni s'interrompono al primo inconveniente e la quantità di combustibile è talmente esigua (circa 10 grammi) che eventi tipo Chernobyl non sono fisicamente possibili. Infine non sussiste il problema delle scorie come nel caso della fissione, le ceneri della fusione, infatti, composte di nuclei di elio, sono inerti e assolutamente non radioattive.

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